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Interviste

Bavisela di Trieste : intervista al neo presidente Fabio Carini

Rubriche - Interviste

La Bavisela di Trieste è un pezzo di storia importante del nostro settore, tutto inizia nel 1994 con una breve corsa al castello di Miramare, un contorno alla famosa Barcolana, regata storica di Trieste. Nel 1996 arriva la mezza e nel 2000 la maratona. Negli anni diventa una manifestazione di riferimento nel calendario podistico, nel 2011 porta a classificare quasi 3000 atleti sulle due distanze. Poi alcuni mesi orsono accadono delle cose che mettono a rischio l’edizione 2012 e, forse, l’esistenza della manifestazione stessa. Subentrano altre persone che raccolgono il testimone e rilanciano, abbiamo contattato il nuovo presidente della Bavisela, Fabio Carini, chiedendogli di raccontarci come sono andate e come andranno le cose.

L’intervista è stata realizzata in collaborazione con Micol Brusaferro. 

La Bavisela di Trieste, l’associazione sportiva dilettantistica che organizza ogni prima domenica di maggio Maratona d’Europa, Maratonina dei 2 Castelli e Bavisela Family, dopo le dimissioni del precedente consiglio direttivo, coinvolto in una bufera giudiziaria, riparte con il marchio di Nuova Bavisela e un nuovo presidente, Fabio Carini, giornalista dell’Agenzia di stampa della Regione Friuli Venezia Giulia. 

Grande amante dello sport, runner amatoriale e già capoufficiostampa di importanti eventi sportivi internazionali, Carini è, assieme agli altri sei componenti del vertice societario (Francesca Falco, Ruggero Tomsig, Alessandra Lo Gatto, Spartaco Brizzi, Ruggero Poli e Lino Madotto), l’artefice della salvezza dell’evento che ha rischiato seriamente di sparire dal calendario. 

«Siamo un gruppo di appassionati della Bavisela e delle corse amatoriali – spiega Carini - senza padrini politici alle spalle, accomunati dal desiderio di mettere a disposizione professionalità, tempo libero e passione per invertire la deriva della Bavisela e rilanciare il grande evento al pari dell’attività sportiva».

I primi tasselli importanti della Nuova Bavisela sono arrivati con l’acquisizione di uno sponsor di alto livello come l’Hotel Savoia Excelsior Palace di Trieste, che ha messo a disposizione una sala per ospitare la nuova sede dove, a tempo di record, il nuovo staff è partito subito con nuove idee e tantissima voglia di lavorare. E i risultati si vedono già nelle iniziative avviate e nel sito internet costantemente aggiornato con tante news e informazioni per tutti.

Cosa l’ ha spinta buttarsi nel rilancio della Bavisela, dopo la bufera giudiziaria abbattutasi sui precedenti vertici della società?

Sicuramente la volontà di salvare uno dei due grandi eventi di Trieste. Resisi conto che la manifestazione era a rischio ci siamo messi in gioco, per la società ma anche per la città e naturalmente per salvaguardare l’evento, una sfida a dir poco impegnativa.

All’inizio di questa nuova avventura le cose erano sicuramente molto complesse e difficili, c’è stato un momento in cui ha pensato di lasciar perdere?

Mai. Quando si accetta una sfida l’obiettivo è di portarla a termine per vincerla. Nel nostro caso è una sfida che affronto con una squadra motivata, lavoriamo insieme, per garantire che l’evento venga organizzato nel migliore dei modi e soddisfi gli oltre 11mila partecipanti. Non ho mai pensato di tornare sui miei passi perché l’esperienza che sto vivendo è emozionante, riempie d’orgoglio giorno dopo giorno. Ci siamo messi a disposizione della Bavisela pur avendo tutti un lavoro a tempo pieno, al momento è questa la forza della Nuova Bavisela anche se nel nuovo staff l'acquisto più importante è stato sicuramente Paolo Giberna, il nuovo direttore tecnico dell’evento che ha già organizzato una decina di volte in passato e che rappresenta una garanzia assoluta.

Avete già individuato qualche sinergia con altre realtà podistiche?

Ci siamo attivati subito con sinergie a livello nazionale, instaurando un ottimo rapporto con alcune maratone importanti come quella di Venezia ma anche con le maratonine della Riviera del Brenta (Dogi) e di Udine. Inoltre, stiamo lavorando a nuove collaborazioni internazionali con Klagenfurt in Austria e Lubiana in Slovenia, senza però tralasciare di intrecciare relazioni con il Sud Italia .

La Bavisela 2012 sarà anche caratterizzata da iniziative sociali, quali?.

Abbiamo avviato il progetto Medici di Corsa, ideato e curato dalla pediatra Isa Amadi, che permetterà a tutti i medici ed agli infermieri ospedalieri di partecipare a maratona, maratonina o family run costruendo anche un progetto di solidarietà che, attraverso la donazione del 50% della quota di iscrizione versata, sosterrà la ricerca medica italiana.

Sul fronte dei top runner, come si preannunciano maratona e mezza?

Negli ultimi anni è stato un aspetto colpevolmente trascurato, tanto che erano spariti atleti di valore e non c’erano premi per i migliori classificati. Nonostante un budget ridotto rispetto al 2011, abbiamo recepito l’invito della Fidal e considerato fondamentale ripristinare i premi e riportare i top runner a Trieste.

 

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Intervista a Francesca Marin

Rubriche - Interviste

Marin_Francesca_Seregno_100km_della_Brianza_2011_Foto_Roberto_MandelliIl 5 gennaio sono state formalizzate ed autorizzate dal Settore Tecnico Federale le proposte di convocazione degli atleti che rappresenteranno l’Italia al prossimo Campionato del Mondo ed Europeo di 100 km su strada, che avrà luogo in Italia, a Seregno, il 22 aprile 2012. Tra le donne convocate c’è anche Francesca Marin, la trentacinquenne atleta di Suno, trapiantata a Varese.

Come ti si avvicinata alle corse?

Ho iniziato a correre intorno ai 13 anni per la GAO di Oleggio. In seguito mi sono dedicata per un po’ ad altri sport per riavvicinarmi alla corsa solo nel 2002 quando, per sfida e per gioco, ho deciso di preparare con mio fratello la maratona di New York. Quell'anno non riuscii purtroppo a correrla, ma aspettandolo a Central Park e vivendo l'emozione di quell'evento, ho promesso a me stessa che non sarei più stata tra gli spettatori: e cosi è stato.

Quali sono stati i primi successi e con quali squadre?

Tra i traguardi che porto nel cuore c'è sicuramente la vittoria della Rimini-San Marino nel 2007: ricorderò sempre il calore e la vicinanza della squadra per cui correvo in quell'occasione, l'ASD Circuito Running di Cressa... Lo stesso anno arrivò quella che considero la prima grande soddisfazione regalatami da questa passione, la vittoria (assolutamente inaspettata) della maratona di Ravenna. Nei mesi precedenti avevo dedicato allenamenti e riposto aspettative nella maratona di Berlino, la mia prima maratona sotto le 3h, e mi sono presentata a Ravenna il mese successivo con la serenità e il puro desiderio di correre senza pretese di chi ha già avuto una grande soddisfazione. E’ stato sicuramente questo stato d'animo a permettermi di migliorare persino il mio tempo di Berlino.

Tra i primi successi sulle lunghe distanze la “50k di Romagna”: come è andata?

Avevo già corso una 50k nel 2008 a Sanremo, vincendola, ma la 50 di Romagna dell'anno scorso è stata sicuramente meno improvvisata ed emotivamente più coinvolgente. Avevo da poco concluso la mia prima 100k e ancora dovevo metabolizzare il vissuto, le emozioni e le novità che quell'esperienza mi stava regalando. Sono cosi partita alla 50 di Romagna con il sorriso negli occhi e una cara amica a condividerla al mio fianco: mi sono divertita correndola e, quando mi diverto, le cose mi vengono meglio...

Poi arriva il successo della “100k della Brianza” a Seregno. Come è nata la passione per le 100km?

L'idea di correre una 100k risale alla prima 50 ed era dettata dal desiderio di mettermi alla prova su distanze nuove (per il corpo e per la testa). Però un fastidioso infortunio mi aveva costretta a rimandare questa sfida. Quest'anno, in un momento di particolare grazia per la forma fisica, ho pensato che potesse essere l’occasione giusta per provarci; l'entusiasmo e il supporto della mia famiglia, oltre ad una buona dose di testardaggine, hanno fatto il resto.

Alla tua prima esperienza ottiene un 8.13.01, risultando essere la 7^ donna di sempre in Italia: come si è svolta la competizione?

A Seregno sono partita, come sempre, troppo veloce per la mia preparazione (non lo imparerò mai...), ma quello era il giorno che avevo tanto aspettato e le gambe non le fermava nessuno...almeno per i primi 50k... Nella seconda parte della gara ho iniziato a soffrire il caldo e la lunga distanza, ho dovuto rallentare dopo qualche chilometro corso a fianco di Monica Casiraghi, che in quel momento era prima. L'inesperienza non ha sicuramente aiutato, ma da quel giorno è nata una bella amicizia.

Adesso la convocazione per i mondiali della 100k. Quali sono le aspettative?

Il risultato di Seregno mi ha regalato la convocazione ai mondiali dello scorso settembre, in Olanda, ma purtroppo, nonostante una preparazione più attenta, quel giorno qualcosa non ha funzionato e mi sono dovuta fermare al sessantesimo chilometro. Ora si avvicina un'altra possibilità e con la stessa voglia di correre mi sto preparando a quest'avventura, consapevole, questa volta, che in 100km tutto può succedere!

Hai della avversarie da battere?

Di avversarie ce ne sono e ce ne saranno sempre, ma la vera gara è con me stessa.

Corse così lunghe non si improvvisano: a quali allenamenti ti sottoponi per avere tali risultati? L’alimentazione è particolare?

I miei allenamenti sono sempre stati dettati dalle sensazioni che ho nel momento in cui metto le scarpe. Quest'anno, grazie ai consigli di un ottimo atleta e compagno di squadra, ho potuto allenarmi in modo più preciso e mirato, alternando uscite lunghe ad altre di velocità. Ho sempre amato i lunghi allenamenti in cui ci si dimentica dell'ora, non soffro quindi la quantità di chilometri. Quello che però ho imparato è che la velocità è fondamentale anche per preparare una 100km. La convocazione in squadra mi ha permesso di riconsiderare anche l'aspetto nutrizionale, che diventa fondamentale su queste distanze. Ho sempre avuto un'alimentazione piuttosto varia, ma ho scoperto che un aumento delle porzioni, soprattutto proteiche, garantisce un miglior recupero.

Come risponde il fisico a fatiche di questo genere?

Il fisico risponde nel più intelligente dei modi: fermandoti quando la testa non ne vuole sapere. Gli infortuni fanno parte del gioco per qualsiasi sportivo, ma a volte forse possono essere evitati se ci si ascolta un po' di più.

Correre per tante ore è impegnativo sicuramente anche a livello mentale: cosa passa per la testa?

Ciò che più mi piace della corsa è che in quel momento non sono solo le gambe a muoversi, ma anche la mente a vagare sui più disparati pensieri, senza apparenti connessioni. Mentre mi alleno mi accorgo spesso di riuscire a riflettere e riconsiderare i problemi da un punto di vista diverso, più oggettivo, forse più leggero e spesso nel tornare a casa avverto che anche la testa, oltre che al fisico, ha avuto un attimo di pura libertà.

Sei anche fisioterapista: diretta conseguenza della tua passione per la corsa?

Sicuramente uno dei motivi che mi hanno spinta a studiare fisioterapia è stato il desiderio di restare a contatto del mondo dello sport, mi affascinano e al tempo stesso incuriosiscono sempre le motivazioni alla base di una scelta sportiva.

Perché corri?

Corro per le emozioni che la corsa mi sa dare e perché continuo sempre a divertirmi nel farlo.

Grazie e a presto, Francesca!

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)

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Ultimo aggiornamento (Sabato 11 Febbraio 2012 01:37)

 

Quattro chiacchiere con Salah Ouyat

Rubriche - Interviste

Ouyat_Salah_Oleggio_2011I partecipanti alle gare podistiche organizzate tra le province di Novara, Varese e Biella sicuramente conoscono il nome di Salah Ouyat. Nato il 3 gennaio 1976 a Kasba Tadla, nel centro del Marocco, inizia prestissimo a dedicarsi alla corsa, tanto che già a quindici anni diventa campione regionale cadetto di corsa campestre. Nel 1995 diviene atleta professionista e partecipa alle corse campestri del calendario nazionale, arrivando sempre nelle primissime posizioni. Nel 1997 entra a far parte della nazionale marocchina, proprio negli anni in cui correvano in questa squadra grandi campioni che hanno fatto la storia del mezzofondo mondiale e in questa intervista, proviamo a conoscerlo meglio.
Salah, dopo la nazionale marocchina abbandoni il Marocco e vieni in Italia..
Si, mi trasferisco in Italia nel 2000 perché vengo tesserato da un’ottima squadra, la Team Runner Foggia, con cui arrivo sesto al campionato italiano di corsa campestre e per la quale correrò fino al 2004. Nel frattempo, avendo la famiglia residente a Novara, partecipo nel 2002 e nel 2003 alla Mezza Maratona di San Gaudenzio, vincendola.

Ad un certo punto abbandoni l’attività sportiva a tempo pieno. Perché?
Nel 2004 abbandono l’attività professionistica per due motivi: innanzi tutto non mi trovavo più bene e, cosa non secondaria, i guadagni non mi permettevano di vivere. Così mi trasferisco nel novarese e comincio a lavorare. Nel frattempo corro per il gruppo GS Castellania di Gozzano col quale partecipo a diverse gare importanti, tra cui la Mezza Maratona di Brugnera, dove arrivo quarto con il tempo di 1h06’’, e la 10 chilometri di Gualtieri che termino in 28’58’’.

Gli ultimi tuoi successi sono corse su strada come la Lago d’Orta Half Marathon, la Pella-Orta, la Maratonina delle Terre d’Acqua e tante altre. Quale corsa disputata nella tua carriera ti ha dato più soddisfazione?
La gara che ricordo con più piacere è la Transmarathon di Agropoli, una corsa in cinque tappe nei sentieri del Cilento che ho vinto per due anni consecutivi, nel 2001 e nel 2002. E’ una gara molto bella, che ti porta a percorrere sentieri vicini al mare o sulle montagne cilentine, per una lunghezza complessiva di 55 km.

Come sono i tuoi ritmi di allenamento? Come curi l’alimentazione?
Il mio allenamento non presenta particolari attività: corro circa 80 km alla settimana, distribuiti su cinque uscite, cui unisco le diverse gare. Per quanto riguarda l’alimentazione, non ho un segreto particolare: molta frutta e verdura, molto pesce e poca carne, pasta o riso due volte alla settimana. Insomma, un’alimentazione equilibrata.

Come riesci a conciliare allenamenti, attività lavorativa e famiglia?
Mi sono sposato nel 2010 con Samira, che vive ancora in Marocco, mentre io vivo in Italia e lavoro presso la ditta Palzola. Riesco a conciliare visite alla famiglia, attività lavorativa ed allenamenti programmando la mia vita ed i miei impegni in modo scrupoloso.

Quale atleta ti dà più filo da torcere nelle gare su strada? Chi pensi possa essere l’atleta da battere?
In realtà, non penso mai agli altri atleti come ad avversari da battere. Quando siamo sulla linea della partenza siamo tutti uguali, sarà la corsa a decidere il vincitore.
Hai avuto tanti successi anche nei cross, l’ultimo a Borgoticino dove non hai avuto rivali.
La corsa campestre è stata la mia prima attività sportiva da professionista, probabilmente è per questo motivo che non ho particolari difficoltà nel disputare gare su terreni sterrati.

Perché ti piace correre?
La passione per la corsa mi è stata passata da due miti dell’atletica marocchina: Salah Hissou, che viveva vicino a me e che è stato nel 1999 campione mondiale dei 5000 metri, e soprattutto Said Aouita, considerato il più forte mezzofondista di sempre, capace di primeggiare in tutte le specialità, dagli 800 ai 10 000 metri. Proprio seguendo le sue imprese alle olimpiadi di Los Angeles nel 1984, dove vinse i 5000 metri, e poi a Roma nei mondiali del 1987 mi nacque il desiderio di seguire le sue orme.
Inoltre, amo la corsa perché è uno sport che gestisci personalmente, dove non devi rendere conto di niente a nessuno se non a te stesso e che ti mette sempre alla prova.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Preferisco non fare nessun progetto: mi piace correre come amatore e decido gara dopo gara cosa fare.

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 29 Dicembre 2011 00:34)

 

Gabriele De Nard, più di 15 volte al Campaccio

Rubriche - Interviste

S_Giorgio_S.L_Campaccio_2011_Gabriele_De_Nard_foto_Roberto_MandelliL’albo d’oro del Campaccio è lungo e denso di altisonanti nomi italiani campionissimi del passato: Antonio Ambu è stato il re degli anni ’60, poi sono arrivati primi sul traguardo Luigi Zarcone, Franco Fava, Venanzio Ortis, fino al magico decennio degli ’80 con le grandi sfide tra Gelindo Bordin (2 vittorie) e Francesco Panetta (5 successi). Negli anni successivi è arrivato lo strapotere dei forti atleti africani, al Campaccio così come in tutte le gare più importanti del mondo. Appena dietro però, prima nelle gare juniores e poi tra i senior, è cresciuto Gabriele De Nard, ancora oggi bandiera delle Fiamme Gialle nonché della Nazionale azzurra di cross anche di recente impegnata ai Campionati Europei.

De Nard, oggi trentasettenne, ha fatto della corsa campestre uno stile di vita e si è presentato al via del Campaccio per più di 15 volte in carriera: “E’ senza dubbio uno dei cross migliori del mondo, quest’anno inoltre so che è arrivata la promozione nel circuito Iaaf. Un riconoscimento importante e giusto – afferma il finanziere - Per quanto mi riguarda sarebbe assurdo non parteciparvi, le campestri sono le mie gare preferite, e trovarsi al via con l’intero podio dei Campionati Mondiali di cross 2011 è sicuramente un grande stimolo. Noi italiani non avremo molte chance di vittoria, vedremo comunque di rendergli la gara il più dura possibile”.

Il bellunese però non perde l’occasione per parlare anche del futuro della specialità: “Se io a 37 anni sono ancora tra i migliori ho i miei meriti, ma è anche vero che bisogna prendere atto che c’è qualcosa che non va. L’intero settore è in crisi, qualche giovane c’è ma non capisco perché si nascondano e pensano magari solo ad allenarsi. A mio avviso gareggiano troppo poco, ho sempre creduto che il miglior allenamento fosse gareggiare, bisogna tornare alla filosofia della fatica, della sfida da vincere. Ora mi fa piacere essere un esempio per i giovani, come lo erano per me i Panetta ed i Pusterla quasi vent’anni fa”.

C’è un tocco rosa nella vita di De Nard e nei suoi allenamenti e nelle sue gare, si chiama Federica Dal Rì, anche lei mezzofondista azzurra amante dei cross, i due si sono sposati nel settembre 2010: “Viviamo assieme a Belluno, anche lei correrà al Campaccio, tante presenze in questo splendido cross anche per lei. Spesso riusciamo ad allenarci anche insieme, credo di averle dato più continuità, da qualche anno non è più sola negli allenamenti. Fin da ora le faccio i migliori auguri perché faccia un grande Campaccio il 6 Gennaio ed un grande 2012”.

Gabriele De Nard allo stadio Angelo Alberti venerdì 6 Gennaio sfiderà dunque il campione del Mondo di cross 2011, l’etiope Imane Merga, e i keniani Paul Tanui, 22 anni, argento, e il 23enneVincent Chepkok, bronzo sempre ai mondiali di cross. In gara anche gli altri italiani quali Stefano La Rosa (Carabiniere) e Yuri Floriani (Fiamme Gialle). Completa l’elenco dei più forti in gara Gian Marco Buttazzo.

La moglie Federica Dal Ri troverà in gara la keniana 27enne Sylvia Kibet, doppia medaglia ai Mondiali di Daegu 2011 e Berlino 2009 sui 5000 metri, l’etiope 19enne Birtukan Adamu bronzo ai mondiali Junior 2010 e Mercy Cherono, Kenya, quinta al mondiale di Daegu sui 5000 metri. Da segnalare il ritorno di Elena Romagnolo e la presenza di Silvia Weissteiner.

 

(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net) Tutte le foto del 54° Campaccio 2011

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 22 Dicembre 2011 17:52)

 

Intervista ad Alice Gaggi, colpo del Runner Team '99

Rubriche - Interviste

Gaggi_Alice_Runner_Team_99Cambio di casacca per l’atleta rivelazione della stagione 2011. Azzurra di specialità, terza in classifica tricolore, vincitrice del Gran Prix corsainmontagna.it e del 54° Trofeo Vanoni, la giovane campionessa morbegnese è pronta a vestire i colori di un club prestigioso e tentare un ulteriore salto di qualità. L’abbiamo incontrata e intervistata per voi:

Nuova maglia e nuova esperienza. Perché la scelta di cambiare squadra?

«Sono undici anni che corro per il Gs Valgerola. Quella del presidente Piganzoli è praticamente la squadra che mi ha cresciuto. A fine stagione il Runner Team 99 mi ha contattato, proponendomi di diventare una loro atleta… Non è stato facile, ma alla fine ho deciso di provarci e di cambiare. Ho cambiato anche il lavoro: da tecnico apistico sono diventata commessa in un negozio di articoli sportivi, in modo da poter fare solo un part-time ed avere più tempo per allenarmi. Ciò che vorrei è provare a migliorarmi. Forse non ci riuscirò, ma almeno mi toglierò la soddisfazione e potrò dire di averci provato in un momento nel quale l’anagrafe è dalla mia parte».

Nel nuovo club troverai una campionessa di indiscusso valore come Valentina Belotti. Obiettivo Vanoni 2012?

«Sì, stimo molto Valentina: è un’atleta fortissima e un’amica. La considero simpatica, gentile e disponibile. Non abbiamo ancora discusso a proposito del Vanoni, che l’anno prossimo sarà campionato Italiano a staffetta. Per quanto mi riguarda mi piacerebbe davvero fare bene e ci metterò tutto l’impegno possibile per provare a vincerlo nuovamente».

Vittoria nel grand prix, podio tricolore, nazionale e successo al Vanoni. Ti aspettavi un 2011 così ricco di soddisfazioni?

«Non pensavo proprio; nel senso che già quest’anno gli allenamenti si sono fatti più intensi e ciò che mi motivava era la voglia di fare una bella stagione. Però non pensavo che andasse così… Non mi posso proprio lamentare».

Il Gs Valgerola ti ha visto crescere e ti ha coccolato come sua atleta di punta. Un pensiero per la tua ex squadra?

«Il Gs Valgerola è stata la mia prima e, fino ad ora, unica squadra. Con loro sono cresciuta e mi sono sempre trovata bene: mi hanno fatto sentire parte di una grande famiglia. Non hanno mai preteso che facessi risultati; non si sono mai lamentati se le gare non andavano bene e questo secondo me è importantissimo perché mi sono sempre sentita libera e ho sempre corso con piacere. Vorrei quindi ringraziare e salutare gli amici del Gs Valgerola, augurando loro di continuare così, perché so che faranno crescere tanti giovani, come atleti, ma ancor prima come persone. E poi, in fondo in fondo, anche se me ne vado rimango sempre un po’ gialloblù».

In vista dell'estate cambierai la tua preparazione per cercare di compiere un ulteriore step o proseguirai a lavorare come hai sempre fatto?

«Come dicevo, uno dei motivi per cui ho scelto di lanciarmi in questa nuova esperienza è quello di poter avere un po’ più di tempo per allenarmi. L’idea è quindi di proseguire con quello che già sto facendo, ma aumentando gli allenamenti. Questa, naturalmente, è una cosa che va fatta per gradi…poi bisogna vedere se anche il fisico si adatta e risponde bene, ma naturalmente per saperlo non si può che provare».

Il sogno nel cassetto di Alice Gaggi atleta?

«Poter correre senza infortuni per tanti anni e vestire ancora la maglia azzurra, facendo dei bei risultati a livello di squadra e individuali».

Il tuo successo più bello e il tuo rammarico più grande?

«I successi più belli sono due, per due motivazioni diverse: il primo è il nono posto ai mondiali in Albania di quest’anno… non ho alle spalle tantissime esperienze a livello internazionale, ma per me questa è stata sicuramente la più positiva, poi non è solo il nono posto in sé, ma anche il fatto che insieme alle altre “azzurre” abbiamo conquistato l’oro mondiale. Correre con la maglia della nazionale è un’emozione grandissima. Riuscire a dare tutto durante la gara, contribuire al risultato di squadra è qualcosa di indescrivibile. Il secondo, non per importanza, ma perché è arrivato un po’dopo, è la vittoria al trofeo Vanoni. E’ stato fantastico vincere in casa: dal primo all’ultimo metro avevo un tifo strepitoso e anche in questo caso, come in Albania, sono contenta di aver battuto avversarie che non avrei mai pensato di riuscire a superare. Rammarichi? Fortunatamente per ora non ne ho».

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 21 Dicembre 2011 12:35)

 
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