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Interviste

Bazzana Fabio, uno skyrunner delle Orobie. Intervista ad un’aquila….

Rubriche - Interviste

Bazzana Fabio 400x269Domanda: Una grande stagione con diversi piazzamenti e una vittoria importante, te lo aspettavi?
Risposta: Non me lo aspettavo ma ci ho sempre creduto. Come  diceva Mario Merelli, il grande alpinista bergamasco, scomparso sul Pizzo Scais  lo scorso gennaio, '' I sogni si realizzano solo se ci credi''
D: Quando hai iniziato a capire che la tua stagione poteva avere un “cambio di passo”?
R: Quando ho cominciato a divertirmi anche in discesa. Inizialmente la vedevo come un grosso ostacolo e un motivo di preoccupazione mentre  ora le affronto con serenità e di conseguenza posso sentirmi completo e in grado di essere competitivo su ogni tracciato.
D: Cose belle e brutte di questa stagione 2012?
R: Sicuramente la nota positiva di questa stagione è quella di aver trovato un valido appoggio da parte della squadra che per un’atleta è  molto importante.  Alla Valetudo Skyrunning Italia mi trovo benissimo sia con lo staff che con i compagni.
La nota negativa è  stata la dissenteria alla Sierre – Zinal tenutasi lo scorso 12 agosto. Purtroppo questo problema fisico ha compromesso una gara alla quale tenevo molto.
D: Nuovi obiettivi per il 2013?
R: Stando con i piedi per  terra vorrei sicuramente ripetere le gare del 2012 cercando di migliorare il più possibile e  soprattutto mi piacerebbe provare l'esperienza di qualche altra gara a livello internazionale. Una di queste potrebbe essere la Zegama Aizkorri anche se tutto si deciderà con il calendario alla mano.
D: Skyrace &Ultra Trail, due filosofie  diverse, accomunate da tanta passione e soprattutto da polmoni. Mai pensato di provare a competere anche nelle gare sulle lunghe distanze?
R: Credo che per ora i 50 km del trail Oulx siano più che sufficienti... Mi piace la lunga distanza ma fino ad un certo punto
D: I tuoi punti di forza ?
R: A tavola prima della gara!!! Bazzana la tua forza sarà il grana!!!
D: La tua passione per lo ski alp ti porterà a gareggiare questo inverno?
R: Sicuramente farò qualche gara ma impronterò la stagione 2013 sulle sky.. Sto cercando un compagno per il Sellaronda perché è una gara che mi piace tantissimo e ho promesso la Pierra Menta ad un mio amico Bergamasco.
D: Qual è l’avversario che ti ha maggiormente colpito nel corso della stagione?
R: Credo che sia stato un anno di conferme e di ritorni. Non lo reputo un avversario, ma un compagno di squadra da cui imparare molto: Ionut Zinca
D: La gara più bella a livello di tracciato di questo 2012?
R: La Dolomites Skyrace senza dubbio racchiude tutte le caratteristiche di una Skyrace: quota, panorami mozzafiato e soprattutto le caratteristiche di una gara di Skyrunning ovvero la salita e la discesa di una montagna.
D: Cosa ne pensi del movimento skyrunning  italiano? Sembra che anche qui da noi qualcosa si stia muovendo. Sempre più sponsor e media interessati.
R: Che tutto ben venga, ma lo Skyrunning  è  uno sport contro il tempo e la montagna...Quanti atleti hanno intenzione di sfidare questi due colossi?

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 25 Ottobre 2012 11:12)

 

Un anno di corsa... con Valentina Belotti

Rubriche - Interviste

Belotti_Valentina_collage_2012Quando restano da definire le graduatorie del Gran Prix Internazionale e da assegnare i titoli tricolori a staffetta, per il mondo della corsa in montagna è già tempo di primi bilanci. Per stilare un consuntivo “a caldo” di una stagione 2012 ormai alle battute conclusive, abbiamo intervistato una delle icone azzurre di questa disciplina: Valentina Belotti, stella del Runner Team 99 di Volpiano e unica medaglia azzurra individuale agli ultimi campionati mondiali. Disponibile come sempre, la forte runner bresciana recentemente convolata a nozze con l’altro campione di specialità Emanuele Manzi, ci ha regalato una panoramica a 360° sul movimento senza tralasciare alcune pecche…..

Valentina, per te ennesimo argento, ma al traguardo tanta gioia nei tuoi occhi...A bocce ferme, è ancora così o c'è un pochino di rimpianto?

«C’è un pochino di rimpianto perché il fattore “casa” ha giocato decisamente a mio sfavore! Sapevo di aver lavorato molto bene, dopo l’ultima prova di Campionato Italiano ero fiduciosa di poter fare una grande gara, ma sulla linea di partenza la tensione si è fatta sentire: le gambe erano molli e ci sono voluti tre chilometri prima di riuscire a sbloccarmi. Ma a quel punto il ritardo dalla Mayr era già arrivato a 40”-50” e nel tentativo di ricucire il buco ho dato fondo a tutte le mie energie non riuscendo nella parte finale a compiere l’impresa…».

Un Mondiale particolare, il tuo, come lo hai vissuto tra emozione, ansie della vigilia e poi finalmente la gara?

«Di sicuro chi guardasse solo al risultato finale può pensare sia stato tutto “facile” e pianificato; in realtà è esattamente il contrario… Già dallo scorso anno quando è stato deciso che il Mondiale si sarebbe disputato a Temù-Ponte di Legno, sapevo che per me sarebbe stato sinonimo di ansia…e così è stato! Ma solo a giugno ho capito veramente che se fossi rimasta a casa non sarei riuscita ad allenarmi in maniera adeguata. Complice il modo in cui sono state prese altre decisioni e che hanno portato il mio morale sotto i tacchi, non riuscivo a correre per più di quaranta minuti lenti, avevo tachicardia e affanno. Così, ho fatto le valigie sono partita per l’altura, rientrando a Temù solo il venerdì prima della gara iridata. Decisione che si è rivelata poi vincente, visto che fino all’ultimo sono riuscita a stare tranquilla…».

Dove e come hai costruito questa nuova medaglia iridata?

«Con il mio allenatore Renato Gotti avevamo già stabilito di svolgere tre settimane di allenamento in altura a St Moritz ad agosto, poi invece a causa di questa “tensione mondiale”, il periodo in quota è stato anticipato. Come dicevo sopra, a metà luglio, anche grazie ai consigli e all’incoraggiamento della Comitato Piemontese della Fidal e spronata dalla mia società, ho iniziato la preparazione al Sestriere: le sensazioni positive non si sono fatte attendere molto, ho ritrovato subito la giusta serenità emotiva per potermi allenare bene. A St Moritz poi, ho trascorso l’intero mese di agosto e il clima stupendo mi ha permesso di lavorare al meglio. Certo ho investito interamente di tasca mia, ma ne è valsa la pena. La mia preparazione estiva non si è differenziata molto rispetto a quella invernale: pochi km ma di qualità (mai più di 100 a settimana), secondo allenamento quotidiano in bici o piscina più qualche richiamo di forza in palestra. Per non disperdere energie e arrivare puntuale all’evento, il mio allenatore ha deciso di farmi gareggiare poco: solo le due prove di Campionato Italiano e la gara di Grand Prix Wmra a Mayrhofen, utilizzata più come allenamento lungo ed al termine di una proficua settimana di carico».

Il post, specie se dopo esito positivo, è sempre il tempo dei ringraziamenti: ti toccano, Valentina…

«Diverse persone mi hanno aiutato nel raggiungimento di questo risultato. In primis sicuramente “Lele”, mio marito. Ha capito il mio disagio, il mio stato di tensione e non ha esitato a mettere da parte le sue esigenze per seguirmi in tutto il periodo in altura, assecondando ogni mia richiesta e tirando ogni mio lavoro, dopo aver fatto il proprio. Il mio allenatore Renato Gotti come sempre è stato bravo nel gestire la mia testa “pazzerella”, creando un programma basato più sulle sensazioni che sui tempi in modo da farmi correre il più serena possibile: i ritmi poi sono venuti da soli! Il presidente del Runner Team, Claudio Favaretto, che quasi peggio di un fidanzato geloso, mi ha chiamata in continuazione, soprattutto quando avevo perso le speranze e le motivazioni di partecipare ai Mondiali, dandomi sempre il suo sostegno e la sua fiducia. Infine familiari e amici, che da sempre sono la mia ancora di salvezza... guai se non ci fossero stati sull’ultima salita del Tonale».

E adesso? Dopo il matrimonio, quanta voglia c'è ancora di provare ad inseguire traguardi atletici importanti...

«Mah… con la Mayr in “pensione” ci devo provare almeno un’altra volta: obbiettivo Mondiali di sola salita 2014, anche perché non credo di poter essere competitiva allo stesso e identico modo sul saliscendi, soprattutto se con discese molto tecniche. Anche se un paio di mie medaglie dicono il contrario, seppure in occasione degli ultimi Campionati Europei di Pamukkale più nessuno sembrava ricordarsene».

Uno sguardo più ampio sul movimento della corsa in montagna da parte della donna più medagliata di sempre della specialità in ambito azzurro...

«Dal 2009, anno in cui mi sono riavvicinata alla corsa in montagna, ad oggi ho visto un movimento deteriorarsi sempre più. E’ sotto gli occhi di tutti come ben più di qualcuno tra gli atleti di punta e non solo sia in evidente disaccordo con lo staff della nazionale. Tutto ciò ricade poi su una mancanza di entusiasmo e di rapporti umani, che in un “piccolo” mondo come il nostro risultano essere un boomerang pericoloso. Soprattutto se nuovi fenomeni sportivi come lo skyrunning o il trail running riscuotono sempre più successo e seguito, anche a scapito della corsa in montagna. Nel mio piccolo anche io ho pagato questa situazione: dopo la Scalata della Maddalena (inizio maggio 2012) nessuno dello staff azzurro mi ha più parlato, per sapere come stessi o quali fossero i miei programmi, se non fino alla vittoria nell’ultima gara di Campionato Italiano a Bolognano (fine agosto, a due settimane dai Mondiali…). A fine maggio, il mio allenatore aveva dato la mia disponibilità a partecipare ai Campionati Europei, pur consapevole che, rinunciando alla prima prova di campionato italiano, giustamente altre atlete sarebbero state prese in considerazione. Lo dico a scanso di ogni equivoco: sono felice che altre atlete e amiche abbiano potuto vestire o addirittura esordire in maglia azzurra, ma rimane il fatto che Renato attende ancora oggi la telefonata in cui il selezionatore azzurro avrebbe dovuto informarlo su chi fossero le convocate e se alla fine si fosse assunto o meno il “rischio” di scegliere me pur non avendo fatto gare con discesa… che poi a Pamukkale mi pare si sia rivelata nemmeno troppo tecnica».

Al di là dei risultati, in casa Italia mi sembra di capire che non siano tutte “rose e fiori”…

«Non voglio assolutamente entrare nel merito delle scelte tecniche, ma credo che il rapporto tra l’allenatore personale e lo staff della nazionale sia basilare per creare clima costruttivo e costruire una squadra il più possibile competitiva. Se io avessi dato seguito alla scelta presa ad inizio luglio di chiudere anzitempo la stagione montana per i vari motivi citati sopra, forse qualcuno avrebbe anche potuto stupirsi… Senza polemica alcuna, riconoscendo gli indubbi meriti di chi ha guidato fino ad ora il movimento, sento che nell’ambiente si respira una forte esigenza di cambiamento. Per ricreare un clima sereno e costruttivo ed investire sul futuro della nostra meravigliosa disciplina, diradando le nubi che ne hanno offuscato l’orizzonte».

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Ultimo aggiornamento (Domenica 23 Settembre 2012 08:54)

 

Valeria Straneo tra sport e vita privata

Rubriche - Interviste

Straneo_Valeria_Brossa_Beatrice_Saint-Moritz_2012

La maratoneta Valeria Straneo tra sport e vita privata I colori della bandiera italiana li tiene intrecciati già al polso. Sono quelli del braccialetto regalatole da una cara amica, Cinzia, per la maratona di Berlino, con su incise le iniziali di marito e figli, diventato da allora suo fedele portafortuna.

Prendendo spunto da questo piccolo vezzo scaramantico, ne abbiamo approfittato per scoprire qualcosa in più della vita oltre lo sport di Valeria Straneo, primatista italiana di maratona con il tempo di 2h 23’ 44” conquistato a Rotterdam lo scorso 15 aprile. Con quel record l’atleta alessandrina si è conquistata il pass olimpico per Londra e, dopo un periodo di intenso allenamento sulle alture di Saint-Moritz (con una media di 200 km di corsa settimanali) è ormai pronta a dare battaglia alle sue avversarie nella 42 km a cinque cerchi del prossimo 5 agosto.

Un’autentica rinascita sportiva quella di Valeria Straneo, affetta da sferocitosi, una malattia genetica che provoca la distruzione dei globuli rossi e un forte ingrossamento della milza. La stessa che l’aveva obbligata a ritirarsi dalle competizioni atletiche e da qualsiasi sogno di gloria. Questo fino al 14 maggio 2010, quando Valeria si sottopone a un intervento di asportazione della milza, arrivata a pesare 1 kg e 800: “Ho ripreso a correre dopo una decina di giorni dall’operazione - ci racconta la top-runner - quando non mi facevano più male i punti. Dopo sei settimane ero alla partenza della mezza maratona di Biella, chiusa in 1h e 21’ con tanta fatica visto che ero stata completamente ferma per cinque mesi”.

Quali sono le tue passioni oltre la corsa?

Tutto ciò che ha a che fare con il movimento: mi piace viaggiare, camminare nella natura, fare altri sport anche in palestra, tipo il pilates. Mi piace molto anche sciare, soprattutto lo sci di fondo.

Visto che sei laureata in lingue e letterature straniere, da dove nasce la tua passione per le lingue? La conoscenza linguistica ti ha aiutato nel rapportarsi con gli atleti stranieri? Ritieni che avresti potuto dedicarti ugualmente agli studi se avessi raggiunto prima risultati sportivi di alto livello prima? Possiamo sfatare il pregiudizio per cui dedicarsi all’uno toglie tempo all’altro?

Ho sempre avuto la passione per le lingue, trovo sia utilissimo conoscere almeno l’inglese che è la lingua più parlata al mondo e quindi permette di destreggiarsi bene all'Estero. La conoscenza delle lingue mi ha permesso sicuramente di avere più occasioni per conoscere meglio le persone e le loro abitudini.

Non saprei dire se avessi potuto fare atletica ad alto livello e contemporaneamente laurearmi. Sicuramente è possibile, Meucci ne è l'esempio. Qui in Italia, purtroppo, a differenza degli altri Paesi, non siamo molto organizzati per poter fare sport ad alto livello nell'ambito scolastico. Ho studiato sia in America che in Francia e ho trovato un abisso con la situazione italiana. Lì puoi contare su strutture pazzesche e a costo zero per gli studenti: lo sport, qualsiasi sport, viene incentivato. Non mi sembra che in Italia si faccia molto in questo senso...

I tuoi figli come stanno vivendo la tua partecipazioni alle Olimpiadi? Saranno con te a Londra? In generale, praticano già qualche sport? Un domani, ti piacerebbe se praticassero atletica?

I miei figli non si rendono conto di cosa sia l'Olimpiade, per loro è una gara come un'altra! Saranno con me a Londra, si sono comprati due megafoni x fare il tifo! Per ora non praticano sport, quest'inverno li ho iscritti in palestra e seguivano un corso di ginnastica, inoltre mio marito li segue in piscina, gli sta insegnando a nuotare e ad andare sott'acqua visto che lui è istruttore di apnea. Io li porto ai giardini e cerco di farli muovere il più possibile, anche il gioco all'aperto è un validissimo sport!

Mi piacerebbe molto se praticassero atletica, è la base di tutti gli sport!

Cosa significa passare da una situazione di assoluta libertà nella corsa (e nella vita) a una in cui sei costantemente seguita da uno staff di medici, allenatrice, nutrizionista, ecc…?

Beh, adesso sono veramente seguita tantissimo, non ci ero proprio abituata visto che ho sempre fatto tutto da sola, come la stragrande maggioranza dei runners. È davvero un privilegio potersi allenare così, anche se bisogna rendere conto a più persone e mi sento di avere più responsabilità. Ho imparato tanto dai raduni e ringrazio la FIDAL che mi ha permesso di poterli fare. D'altronde, se si vogliono fare le cose seriamente, questa è la strada.

Qual è l’avversaria che temi di più nella maratona olimpica?

Tutte quelle che hanno un personale sotto le 2h e 20’.

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Ultimo aggiornamento (Sabato 28 Luglio 2012 12:06)

 

RUN 5.30: ne parliamo con Sergio Bezzanti

Rubriche - Interviste

Bezzanti_Sergio_run_5.30Si è corsa giusto una settimana fa la RUN5.30 milanese e già altri due appuntamenti sono alle porte: il primo domani a Torino e l’altro, confermato, a Modena settimana prossima (a beve notizie sull’iniziativa dei Podisti da Marte a sostegno delle persone colpite dal terremoto).
Poteva sfuggire Sergio Bezzanti, ideatore insieme a Sabrina Severi degli appuntamenti della RUN 5.30 (www.run530.it), a un’intervista di Podisti.Net? 

Sergio, a Milano si è appena corsa la 3^ RUN 5,30 con circa 2000 partecipanti e, dalla singola data di Modena del 2009, nel 2012 le date saranno cinque: tu e Sabrina come lo spiegate questo successo della vostra iniziativa?
Una puntualizzazione sui numeri: 1400 i partecipanti di Milano. Pensiamo davvero che il successo dell'iniziativa non sia l'aver trovato l'idea meravigliosa quanto la coerenza di chi la propone; noi siamo davvero così, per abitudine, andiamo a letto presto, ci svegliamo presto al mattino e, dovunque ci troviamo, siamo soliti uscire all'alba a passeggiare per la città. La gioia di condividere questo stile di vita ci si legge in faccia e ce l'hanno anche detto 'siamo andati ad altre manifestazioni che cercano di imitarvi facendo cose strane ma, voi… siete voi stessi!'.

Ci ricordi brevemente da cosa nasce la RUN 5,30?
RUN5.30 nasce dall'esperienza di una vita vissuta svegliandosi presto, i miei genitori non riuscivano a tenermi sveglio fino al Carosello e, al mattino, fin da piccolo cercavo di uscire di casa prestissimo, prima che tutti gli altri aprissero gli occhi. Girando l'Europa per lavoro scoprii che, all'alba, potevo correre per la City, a Londra, o lungo gli Champs Elisées, a Parigi, in mezzo alla strada ed era una bellissima sensazione!
Poi conobbi Sabrina che, da nutrizionista, mi disse 'Sergio dobbiamo trovare un modo per stimolare le persone a muoversi, dobbiamo dargli una motivazione forte ma alla portata di tutti e, soprattutto, che possa inserirsi in giornate già piene di impegni'… detto fatto, era ciò che facevo da bambino!
Quando, nel 2009 a Modena, proposi questa cosa al movimento podistico mi risero dietro e bocciarono il progetto, non ricevetti il patrocinio dalle istituzioni ma ebbi lo stesso i permessi per realizzare la manifestazione e, divulgata sul web e con il passaparola, 570 persone parteciparono alla prima RUN5.30.

Secondo te fra i tanti partecipanti alla RUN 5.30 quanti sono quelli che hanno capito il vostro messaggio e quanti quelli che invece partecipano per una, passami il termine, "goliardata" da raccontare"?
Lavoro come creativo nella pubblicità da 30 anni e so che le persone non leggono, l'attenzione si limita ai titoli e alle figure, ciononostante non ci stanchiamo di ribadire che RUN5.30 non è l'ennesima corsa podistica della quale, in un calendario già affollato, non si sentiva il bisogno ma, un vero grande progetto di comunicazione teso a divulgare i 'sani stili di vita' tant'è che, insieme a Sabrina, teniamo corsi nelle grandi aziende, siamo chiamati a relazionare a convegni e teniamo lezioni universitarie proprio su queste tematiche, partendo dall'esempio di RUN 5.30.
Non siamo sicuramente goliardi (ma non abbiamo nulla contro chi lo è) preferiamo 'essere' ciò che siamo dando l'esempio con il nostro comportamento, forse saremo meno visibili e ci vorrà un po' più di tempo perché (grandi sponsor) si accorgano di noi ma, questa coerenza, alla lunga paga sempre… anche parlando da pubblicitario.
 
Ricordo di aver letto che a Modena sin dalla prima edizione avete coinvolto i ragazzi delle scuole superiori, a Milano questo è stato possibile?
Precisamente dalla seconda edizione. Abbiamo trovato la disponibilità di un preside e di prof di educazione fisica illuminati (li voglio citare nell'ordine, Roberto Cavalieri, Ugo Giberti, Mauro Dondi dell'Istituto Guarini di Modena) che hanno coinvolto più di 200 ragazzi ad accettare questa sfida; lo slogan, semplice e d'impatto, era 'Perché no?' ed è stato spiegato ai ragazzi che queste due semplici parole definiranno la loro vita (sliding doors) quando dovranno prendere autonomamente delle scelte. Ora gli istituti di Modena che partecipano alla RUN5.30 sono 5, il progetto Scuola, purtroppo, non ha ancora uno sponsor ed è interamente sostenuto dalla nostra associazione l'A.S.D. Vaniglia.
A Modena, io e Sabrina, andiamo personalmente nelle scuole per incontrare i ragazzi e motivarli, su Milano non è ancora stato possibile farlo, per organizzazione e anche per mancanza di un minimo di risorse ma, ce lo hanno già chiesto anche a Torino e Venezia.
 
Dopo Milano, Torino, Modena, Bologna e poi Venezia: l'ipotesi di una RUN 5.30 a Verona è tramontata o solo rimandata? E per l'autunno ci saranno altri appuntamenti?
Verona spero sia solo rimandata perché è una bellissima città. Prima di andare in una nuova città chiediamo 'permesso' come quando si entra in casa altrui, RUN5.30 non può prescindere da creare alleanze sul territorio con le istituzioni, le associazioni sportive e di volontariato; per tessere questa rete ci vuole tempo, coerenza e sincerità.
Invece, ti dò una news, stiamo lavorando con il nuovo partner Terramia per portare il progetto all'estero, nello specifico a New York e nelle grandi capitali europee; non ho timore di rivelarlo perché sono consapevole che, mettendo in circolo delle energie positive, le cose poi si avverano.
 
Per Torino e Modena le iscrizioni sono già "esaurite": quanti saranno al via in questi due appuntamenti?
Noi abbiamo un numero chiuso di 1000 partecipanti che a Milano è diventato 1400; ho avuto la prova in questa edizione milanese che, oltre questi numeri, si rischia di scalfire il clima di gioia e di benessere che puntiamo a creare; le strade, gli ostacoli presenti nelle città, l'inevitabile agonismo (anche se è una non competitiva), la nostra organizzazione minimale rischiano di vanificare i nostri sforzi. Ci spiace dire dei no ma è necessario perché vogliamo avere la possibilità di regalare a tutti un sorriso, senza tensioni. Piuttosto invitiamo chi non riesce a partecipare, a fare parte dello staff, c'è sempre bisogno di staffette in bicicletta, dei segna chilometri umani, dei volontari agli angoli delle strade e, la partecipazione all'emozione dell'evento è, se possibile, ancora più grande perché se si è parte integrante.

Vuoi approfittare per lanciare un messaggio ai nostri lettori?
Lasciate da parte l'agonismo (in questa manifestazione) godetevi la città ricercate la semplicità in tutto ciò che fate, togliete invece di aggiungere: la RUN5.30 sta tutta in un furgone, arriva in città alle 2 del mattino e la lascia alle 7 pulita come prima.
Don't dream it. Be it!

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Ultimo aggiornamento (Sabato 02 Giugno 2012 12:55)

 

Claudia Gelsomino si racconta a Maria Muraro

Rubriche - Interviste
Gelsomino_Claudia_2010_foto_Roberto_MandelliClaudia Gelsomino dell’Atletica Palzola il 15 aprile 2012 ha fatto l’impresa, correndo la Milano City Marathon in 2h49’46’’, arrivando settima assoluta e seconda donna italiana dopo Emma Quaglia dell’ASD CUS Genova.
Che fosse in forma si era capito dalle gare di avvicinamento alla maratona, iniziando dal Poker del Cross Novarese, passando per la Mezza di San Gaudenzio, la Mezza del Castello di Vittuone (1h20’54’’), la 30 km di Piacenza ed arrivando ai 9,5km della Città di Sesto del 1 aprile: tutte gare che l’hanno vista vittoriosa.
Te l’aspettavi un simile risultato alla Milano City Marathon?
Di chiudere sotto le 2h50’ non me lo aspettavo proprio; sapevo di poter correre sotto le tre ore, ma essendo la mia prima maratona tutto poteva succedere.
Come ti sei preparata?
Ho iniziato la preparazione, sotto la guida del coach Andrea Gornati, all’inizio di gennaio. Una grande parte del merito va sicuramente ad Andrea, alle sue tabelle, alla sua presenza costante ed al suo supporto: senza tutto questo non avrei raggiunto quel risultato.
Avevi una strategia da mettere in pratica in gara?
Nessuna strategia: ero molto concentrata sul ritmo da tenere per evitare di partire troppo veloce e scoppiare poi nel finale.
Prima della partenza ti ho vista concentratissima che ti riscaldavi davanti all’arco gonfiabile. Nei tuoi occhi si legge sempre determinazione: sei più competitiva con gli altri o con te stessa?
Sono più competitiva con me stessa.
So che non corri da moltissimi anni: oltre alle doti fornite da Madre Natura, qual è il segreto che ti ha permesso di arrivare a tali risultati in così poco tempo?
Nessun segreto, solo tanta determinazione, costanza e tenacia.
Prima di correre hai praticato diversi sport: ti sono serviti, o il runnning è un mondo a parte?
Ho praticato tanti sport (sci, basket, tennis, aerobica)  ma quello che mi viene meglio e che mi da più soddisfazioni è sicuramente la corsa. Peccato averla scoperta così tardi!
Quali sono i tuoi ritmi d’allenamento?
Mi alleno sei volte alla settimana e riposo il sabato.
Curi anche l’alimentazione?
Non ho un alimentarista che mi segue, mangio un po’ di tutto ma sopratutto vado matta per il cioccolato fondente.
Riesci a vincere sia su terreni sterrati che in gare su asfalto, corte-veloci o lunghe: dove ti trovi più a tuo agio?
Mi trovo più a mio agio a correre su asfalto. In inverno faccio anche qualche cross, ma non mi piacciono molto... faccio troppa fatica!
Archiviata la Maratona di Milano, quali sono i prossimi obiettivi?
Adesso mi sto velocizzando un po’ perché tra poco inizierà il Giro del Varesotto ed io sarò ai nastri di partenza.
Perché corri?
Perché mi fa stare bene e mi rilassa.
Che correre le faccia bene è evidente, non solo dal fisico e dalla serenità che traspare dal volto, ma anche dai risultati, non ultima la vittoria al Gran Prix del Gorgonzola di Maggiate che si è svolto mercoledì 16 maggio.
Non ci rimane che seguire le sue prossime imprese!
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Ultimo aggiornamento (Sabato 19 Maggio 2012 23:46)

 
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