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Ultra - Ottobre 2011

Un'italiana (un po' speciale) vince la UTGC 176 km

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Ponzano_Boully_Caterina_Ultra_Trail_Gran_Challenge_2011Caterina Ponzano Boully ha vinto la Ultra Trail Gran Challenge di 176 km., con più di 20.000 m. di dislivello accumulato, in 45 ore! Una gara speciale per una donna speciale: ed ecco perché.

Cat é una "mammina quarantenne" con la passione della corsa off-road ed é un vero esempio di cittadina del mondo. É di nazionalità italiana, ma nata negli USA da padre italiano e madre francese. Dopo aver vissuto anche in Russia, é attualmente residente in Spagna dove vive con il suo bimbo di 9 anni.

Una donna in apparenza esile, ma estremamente resistente. In tutti i sensi.

Prima di superare con successo una sfida sportiva così dura come questa Ultra Trail, é riuscita anche a vincere la gara pìù difficile della sua vita: solo 6 anni fa, é stata vittima della sindrome di Guillain-Barré, una rara polinevrite acuta, che si manifesta con paralisi progressiva agli arti.

Fortunatamente, dopo interminabili giorni di immobilizzazione e di angoscia, la giusta terapia ed una grande volontà, le hanno consentito di superare la paralisi. La lunga riabilitazione prevedeva anche alcune sessioni con il tapis-rulant (treadmill) che, con il tempo, diventarono brevi corsette lungo i sentieri della colline della periferia di Madrid.

Prima della malattia, Cat frequentava solo un po' la palestra per mantenersi in forma e non era mai stata interessata al running. Ma durante la lunga riabilitazione, la corsa, specialmente quella campestre, cominciò a piacerle, diventando la sua grande passione.

La cosa curiosa é che questa atleta di ultrafondo non ha un curriculum sportivo che possa in qualche modo giustificare il raggiungimento di un livello così alto di endurance. Infatti ha cominciato ad allenarsi con costanza (e a gareggiare) solamente da un anno e mezzo!

La UTGC é una Ultra Trail di quelle come poche: ai suoi 176 km. con più di 20mila metri di dislivello accumulato, occorre aggiungere ulteriori difficoltà: sentieri poco battuti, impervi, di terra friabile e con pietre sparse di varia grandezza. Inoltre, durante i primi 86 km. (cioè, fino alla partenza del percorso da 90 km.), i trailers potevano orientarsi solo con il proprio gps.

Questo é il motivo per cui, dei 27 valorosi partiti alle 00.00 del venerdì ai piedi del Barranco di Guayadeque, solo 10 sono stati gli eroi che hanno raggiunto l'agognato traguardo di Playa Melenara, nella costa est di Gran Canaria.

Ed é proprio qui che, alle 9 di sera del sabato, Cat é giunta al traguardo dopo 45h8'45", in buone condizioni, sia fisiche che mentali, al punto di meravigliarsi per l'interesse mostrato dai media, dichiarando di aver dormito solo 3 ore e di "essersela presa con calma" durante l'ultimo tratto del percorso.

Nella categoria maschile, la vittoria é andata all'atleta locale Gilberto Molina, uno specialista della disciplina, con il tempo finale di 34h1'37". Mentre Andrea Eugeni, l'altro italiano al via della 176 km. nella categoria "a coppie", é stato costretto al ritiro al km. 120, in seguito al crollo del proprio compagno. Un vero peccato, perché Andrea, in perfetta forma, era riuscito a mantenersi nelle prime posizioni durante le prime 24 ore di gara.

Oltre alla 176 km., il programma della UTGC ha previsto anche altre 4 gare con percorsi e difficoltà differenti.

Trail Vertical 90 km. - 150 partenti e 116 arrivati - Un percorso esigente con 10mila metri di dislivello, attraversando l'isola da ovest a est. Sulla linea di partenza di questa gara, anche il terzo italiano, Ugo Fabbri, con la certezza fin dall'inizio di non avere nessuna possibilità di finire la gara a causa di un menisco dolente e, inoltre, per avere concluso un mezzo ironman solo 7 giorni prima. Un ritiro "onorevole" per Ugo, dopo 42 km. di dura salita in 11 ore e 4.500 metri di dislivello accumulato.

Gran Descenso 50 km. - 180 partenti e 164 arrivati - Una lunga discesa con partenza dal punto più alto dell'isola. A questa gara ha partecipato anche Josef Ajram, noto e mediatico Ultraman spagnolo, vincitore della famosa Epic 5 delle Hawaii (5 ironman in 5 giorni in 5 isole).

Medio X-Tremo 28 km. - 300 partenti e 283 arrivati - Un percorso adatto ai principianti che ha saputo soddisfare l'esigenza di chi non era particolarmente abituato alle grandi distanze.

Caminata 28-17 km. - 210 partenti e 210 arrivati - Due percorsi a scelta per gli amanti del trekking e delle camminate. Successo organizzativo del Club Vandama Xtrail, un numeroso gruppo di volontari ben formati e coordinati dall''esperto race director Antonio Lobbo. Un lavoro difficile, complicato ed estenuante che ha reso possibile la buona riuscita di un evento cosí speciale e la realizzazione di un sogno per molti trail runners.

Foto, link e informazioni in italiano: www.ironxugo.com/report/utgc_it.htm.

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 21 Ottobre 2011 11:49)

 

E' cominciata la 10%=1000 chilometri

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Oggi, Venerdì 21 ottobre, alle ore 8.00 è stato dato il via alla 10 giorni x 100 km al giorno, per un totale di 1.000 km al giorno. La “parola” è ora passata agli atleti che si cimenteranno su un circuito di 1.028 m.

Sulla linea di partenza per questa 10 giorni/100 km al giorno, Antonio Tallarita, finora nella duplice veste di atleta e organizzatore dell’evento insieme al suo gruppo sportivo, la Podistica Biasola di Reggio e Emilia, e con il Patrocinio de C.T.R. di Reggio Emilia, del Comune di Reggio e della IUTA.

Accanto ad Antonio, sulla medesima linea di partenza, Angela Gargano, 402 maratone in carriera, 120 ultramaratone, un Guinness World Record (100 maratone in un anno solare, record femminile), miglior prestazione italiana nei 6 gg di Antibes 2010 con 563 km (MPI battuta poi a maggio 2011 da Barchetti in Ungheria) e miglior prestazione italiana sui 10 giorni di corsa realizzati ad Atene 2011 con 826 km. In pratica ad Angela in compito di battere se stessa!

Messer Francesco Capecci, patron della Maratona e ultramaratona sulla Sabbia, a San Benedetto del Tronto, che doveva essere anch’egli ai nastri di partenza, ha dovuto dare forfait per un brutto, quanto banale incidente di pochi giorni or sono, con prognosi di circa 25 giorni. A lui gli auguri di Tallarita e dell’Organizzazione della 10%=1.000 km !

Per quanto riguarda la maratona le partenze previste nella giornata di venerdì riguardano:

- Angelo Cappuccio, sindaco del Comune di Santhià (VC), che ha all’attivo 121 maratone in carriera;

- Lorenzo Gemma, Maresciallo dell’Esercito in congedo/pensione, con all’attivo 472 maratone e ultramaratone;

- Mario Liccardi, ingegnere edile, 372 maratone;

- Marina Mocellin, ultramaratoneta che ha al suo attivo la MPI sulla distanza della 48 ore con 252 km, realizzata nel 2005;

- Michele Rizzitelli, medico, marito di Angela Gargano, 494 fra maratone ed ultramaratone;

- Stefano Giorgio, 113 maratone all’attivo;

- Roberto Paracchini, 233 maratone all’attivo;

- Vito Piero Ancora, 580 maratone e ultramaratone al suo attivo.

Alla manifestazione parteciperanno molte scuole cittadine con presenze giornaliere durante le ore mattutine, nella settimana dell’evento.

Classifica

La suddetta manifestazione è organizzata sotto l’egida dell’UISP e della FIDAL. Ogni giorno verrà stilata una classifica per tutti i partecipanti alle varie prove. Pertanto è da ritenersi valido, raggiunti almeno 42 km, il conteggio per l’entrata nel Club Supermarathon Italia.

Omologazione e percorso

Il circuito è lungo 1.028 metri completamente chiusi al traffico e omologato FIDAL, all’interno del Centro d’avviamento al ciclismo, Via Marro n.2, nei pressi dell’aeroporto di Reggio Emilia, a circa 1 km dalla stazione ferroviaria.

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 21 Ottobre 2011 07:33)

 

Presentata la 10%=1000 chilometri

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Correre 100 chilometri al giorno per 10 giorni consecutivi per effettuare uno studio medico-scientifico sul corpo umano soggetto a sforzi prolungati e, perché no? Entrare nel Guinness World Records. Questo il duplice obiettivo dell’evento medico-sportivo patrocinato da Provincia e Comune di Reggio Emilia di cui sarà protagonista, dal 21 al 30 ottobre, Antonio Tallarita, il podista reggiano vincitore lo scorso giugno della Torino-Roma, l’ultramaratona più lunga no stop che si sia mai effettuata in Italia, quasi 720 km, percorsi in circa 147 ore).

La sfida è stata presentata martedì mattina a Palazzo Allende, sede della Provincia di Reggio Emilia, da Antonio Tallarita, insieme all’assessore provinciale alla Sicurezza sociale Marco Fantini, all’assessore comunale allo Sport Mauro Del Bue, al dottor Roberto Citarella del CTR, responsabile medico-scientifico dell’evento, al presidente della Cooperatori-Scott di ciclismo Valentino Iotti, a sponsor e sostenitori dell’iniziativa tra cui i vertici di Coni, Uisp, Fondazione per lo sport e Podistica Biasola, organizzatrice dell’evento.

Antonio Tallarita, 51enne di origini siciliane, dirigente industriale, si è avvicinato a queste gare estreme solo nel 2004, quando a Carpi ha completato la sua prima maratona in 3 ore e 23 minuti. Al 2006 risale invece la sua prima 100 chilometri (10h 21 min al Passatore), al 2008 la sua prima 24 ore (197,6 km a Palermo). Nel 2010 ha conquistato la medaglia d’oro agli Europei e quella d’argento ai Mondiali di 24 ore su strada a squadre e quest’anno, oltre alla Torino-Roma, si è aggiudicato anche la 24 ore di Sarvar -categoria Master- in Ungheria ed il titolo italiano Master di 6 ore su strada.

“Per entrare nel Guinness World Records dovrò superare i 700 chilometri percorsi in 7 giorni da Enzo Caporaso – ha detto Tallarita – Partirò venerdì 21 ottobre e per dieci giorni, ogni mattina alle 8, sarò in strada per i miei cento chilometri quotidiani sulla pista di avviamento al ciclismo che la Cooperatori mi ha gentilmente messo a disposizione, un tracciato davvero perfetto per una impresa del genere perché, variando con curve sia a sinistra sia a destra, non sollecita esclusivamente una parte delle articolazioni”.

“Affrontare le ultramaratone non è semplice, perché è necessario che il corpo e la mente siano una cosa sola. L’uno deve essere in sostegno all’altra e nulla deve e può essere inventato sul momento perché un piccolo errore, una sottovalutazione o sopravalutazione di se stessi può essere fatale”, ha aggiunto Tallarita spiegando che conta di percorrere i 100 chilometri quotidiani in 12 ore nei primi 3 giorni, in 14 ore dal quarto al settimo giorno e in 16 ore negli ultimi tre.

Fondamentale sarà dunque anche il sostegno psicologico che l’”ultratleta” potrà avere sul campo da altri atleti (già 28 maratoneti hanno assicurato di essere al suo fianco nell’arco dei dieci giorni), appassionati, ma anche cittadini. Le stesse scuole di Reggio sono state coinvolte per partecipare a questo evento che potrebbe portare il podista reggiano nel Guinness World Records.

Tuttavia, lo scopo principale dell’impresa è poter effettuare uno studio medico-scientifico sul corpo umano soggetto a sforzi prolungati. A questo penserà una équipe composta da medici del Cnr di Milano e del Centro di Medicina dello Sport di Verona e dal dottor Roberto Citarella, direttore sanitario del CTR di Reggio Emilia: “Prima, durante e dopo la prova effettueremo controlli ematochimici ed anche risonanze magnetiche per valutare, ad esempio, se in occasione di uno sforzo prolungato si registrino delle perdite muscolari, perché tutti questi atleti sostengono di arrivare a un certo punto di crisi che però spesso viene superato – ha spiegato il dottor Citarella – Cercheremo quindi di capire se le energie che gli atleti ritrovano quando sembrava fossero finite vengono magari prese a danno della muscolatura”.

Il più caloroso in bocca al lupo a Tallarita e agli altri atleti che si uniranno a lui durante i dieci giorni, è stato espresso dall’assessore provinciale Marco Fantini e dall’assessore comunale Mauro Del Bue che, insieme ai vertici di Coni, Uisp e Fondazione per lo sport, hanno sottolineato anche la “bella e importante collaborazione che si è realizzata tra i ciclisti della Cooperatori e i podisti del Biasola nell’interesse comune dello sport e di Reggio”. Da non dimenticare che ogni giorni saranno presenti alunni delle varie scuole di Reggio.

Nel prossimo comunicato, saranno riportati i nominativi di coloro che parteciperanno sin dal venerdì 21 ottobre alla kermesse. Patrocinio dell’evento il Comune e la Provincia di Reggio Emilia, il C.T.R. e la IUTA Ultramarathon Italia.

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La 1000 km di Reggio Emilia

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Lucio Bazzana, Monica Barchetti, Angela Gargano, Enzo Caporaso e quelli della Torino-Roma sembrano aver fatto scuola, e stanno trasformando gli italiani in un popolo di ultramaratoneti della lunghissima distanza. Navigatori, poeti, scienziati ecc. lo sono sempre stati. A Reggio Emilia, in un circuito lungo 1.028 m e largo 4 m, si svolgerà una gara di 1000 km. Si parte venerdì, 21 ottobre; si chiude, dopo dieci giorni, domenica, 30 ottobre.

E’ solo in parte un’imitazione delle più famose 10 giorni internazionali, nelle quali, per tutta la durata della manifestazione, non si può abbandonare la pista e bisogna adattarsi, per il riposo notturno e il cibo, a ciò che passa il convento.

A Reggio nell’Emilia, hanno inventato una 1000 km più soft. Tutta la distanza non viene somministrata in un’unica dose massiva, ma suddivisa in piccole porzioni. Da queste parti, debbono essere dei seguaci delle teorie del dott. S. F. Ch. Halnemann, inventore della medicina omeopatica, che prevede l’assunzione di medicamenti in dosi infinitesimali. Nella Città del Tricolore, i chilometri non saranno prescritti proprio in piccolissime parti, ma sempre in quantità ridotte sono.

Il via sarà dato alle ore 8.00, e i concorrenti avranno a disposizione 16 ore per percorrere la distanza di 100 km; poi, alle ore 24.00, le luci si spengono. Tutti a casa, dunque, ove li attendono gli spaghetti al dente, i massaggi e il caldo letto. L’indomani, si ricomincia con le stesse modalità per 10 giorni.

Sia ben chiaro, le difficoltà di una 1000 km ci sono tutte.

L’organizzazione è di alto livello, e si è imposta norme tali che i finisher potranno essere inseriti nel Guinness World Record.

Questa dieci giorni italica non è una gara competitiva, in quanto non ci saranno vincitori; è un evento valido per il conseguimento di un primato. Ed è per questo che i partecipanti vanno ancor più ammirati. Dopo essersi dannata l’anima, non si vedranno riconosciuto neppure il premio di un prosciutto, di una confezione di vini, di 1 kg di pasta, che non si negano nemmeno nelle gare della lunghezza di qualche chilometro.

La manifestazione si propone anche finalità scientifiche: intende studiare gli effetti di corse massacranti sull’organismo. La letteratura medica è povera in materia, essendo pochi gli atleti che si cimentano in queste competizioni. Sarà una buona occasione per fare progredire le nostre conoscenze.

In contemporanea, per rendere meno solitaria la fatica dei millechilometristi, si svolgeranno gare più brevi, come mezza maratona, maratona, 12 ore, 100 km, staffette.

L’evento ruota intorno alla forte personalità del nazionale della 24 ore Antonio Tallarita (nella foto), che si presenta in veste di atleta e organizzatore. Come atleta, ha tutti i numeri per concludere felicemente l’impresa, nella speranza che abbia recuperato le energie spese nella 24 ore di Fano, dove fu uno dei pochi a correre sotto la pioggia e la grandine. Come organizzatore, questa potrebbe essere una prova generale per testare la possibilità di organizzare una 10 giorni riconosciuta dalla IAU.

Molti hanno annunciato la loro partecipazione per iscritto o a voce, dei quali non fornisco i nomi, non certo per la privacy. Vedremo chi realmente si presenterà sulla linea di partenza e per quale gara opterà. Infatti, molti sono i chiamati, pochi gli eletti.

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Spartathlon 2011: il mio capolavoro!

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Spartathlon_2011_Marco_MazziCon la Spartathlon 2010 ho realizzato un sogno, è tutto vero, eppure, nonostante sia trascorso un anno, tutte le volte che ci penso mi pongo la stessa domanda: “Ma come ho fatto ad arrivare al traguardo in quelle condizioni?” Ricordo, per chi non lo sapesse, che da buon masochista mi inventai di correre questa corsetta di soli 246 km con calze e scarpe nuove di pacca, infatti tolsi le etichette la sera prima della gara. Il mal di piedi era già presente alla partenza dopo pochi metri dal via, sulla dolce discesa dell'Acropoli mi dicevo: “Me la vedo brutta, se tutto va bene sarà un disastro!; poi, se ci mettiamo le tante ore corse durante la notte sotto un terribile nubifragio che ha mieté molte vittime, le prime avvisaglie influenzali giunte con l'arrivo dell'alba… Ad un controllo medico, la dottoressa, dopo avermi controllato i parametri vitali, mi disse che c’era febbre ed era anche abbastanza alta (38.3° C): aggiunse, però, che dopo uno sforzo simile era anche del tutto normale, che non avevo nulla di grave, che era nelle mie mani la voglia di continuare a soffrire e arrivare al traguardo. Quelle parole, unite alla mia grande forza di volontà, fecero si che l'ago della bilancia andasse a posizionarsi verso la parte positiva, mi diedero una spinta incredibile, eppure - nonostante tutto - rimango ancora incredulo. Ricordo perfino che non vedevo l'ora che finisse questo calvario per poter finalmente togliere le scarpe, il traguardo quasi assumeva un significato secondario.

E’ trascorso un anno, sono ancora qui, Acropoli di Atene, venerdì 30 settembre: mi sto misurando ancora con me stesso, rivoglio mettermi in gioco, ma questa volta con più certezze e soprattutto me la voglio godere fino in fondo, il dazio dell’atroce sofferenza l’ho pagato con gli interessi nella passata edizione e perciò mi sento in credito con la buona sorte, molto in credito.

La preparazione di questa gara è stata – direi - più che ottima, soprattutto in questi ultimi quattro mesi ho regolarmente corso un chilometraggio importante ma non esagerato, ho diminuito le uscite portandole da sei a cinque giorni settimanali, ma nello stesso tempo ho allungato le distanze suddivise nelle seguenti modalità: martedì e giovedì, 22/25 km collinari con ultimi 5 km in progressione; venerdì, lungo collinare di 35/40 km; sabato, defaticamento di 10/15 km a ritmo molto ma molto blando; domenica, corsetta non agonistica in gruppo, quelle organizzate dall'UMV in cui andavo a curare la velocità ritmo e media.

Quest'anno, già la data di partenza della Spartathlon ha un significato importante: è il giorno del compleanno di Niccolò, mio figlio, che oggi compie 10 anni. L’ho lasciato dicendogli che il traguardo sarebbe stato tutto per lui , sarebbe stato il "mio regalo più grande".

Ho voglia di far bene, ho voglia di riscattare tutta quella grande sofferenza che ho dovuto sopportare l'anno scorso per coronare "Il Sogno", ma se a priori qualcuno mi avesse pronosticato ciò che avrei combinato quest’anno gli avrei dato del drogato.

Ho voglia di fare bene per onorare il grande sforzo economico che il mio Presidente, unito a tutto il direttivo della sezione Fidas di Valeggio sul Mincio (di cui faccio orgogliosamente parte), ha sostenuto per omaggiarmi di due stupende magliette tecniche personalizzate inneggianti alla Spartathlon; non posso fallire anche perché il sabato successivo alla corsa ricorre la festa del 49° anno di fondazione della sezione, io sarò premiato con la medaglia d'oro per le mie 45 donazioni e a presentarmi con un fallimento non vorrei neanche pensarci, anzi ho detto al mio presidente che se fosse andata male non sarei tornato proprio a casa…

Come l'anno scorso, anche in questa trasferta voglio sottolineare l'importanza del volontariato e di sacrificare un po’ del proprio tempo libero da mettere a disposizione verso chi ne ha bisogno, io sono orgogliosamente attivo nella Fidas. Il mio messaggio e il mio pensiero è sempre questo: “Si può essere donatori generosi ed allo stesso tempo praticare attività sportive o lavorative ad elevato dispendio energetico senza che la prestazione ne risenta”. Questo è il mio personale modo di sensibilizzare le persone verso il grande bisogno di sangue che serve, serve il sangue di tutti. Io nel mio piccolo cerco di promuovere e diffondere la pratica della donazione anonima, volontaria, gratuita e informata del sangue e dei suoi componenti, quale atto di umana solidarietà partecipando con passione a queste estreme competizioni, perciò se io sono un donatore , tutti possiamo e dobbiamo esserlo. C’è bisogno del sangue di tutti.

Ore 07,00 in punto, si parte; l'olandese Lantiniek è già in fuga, dopo il tremendo ceffone preso l'anno scorso quando già pregustava di salire sul gradino più alto del podio e che invece dovette accontentarsi del secondo posto e cedere la gloria al terribile Ivan Cudin: Ivan con la sua umiltà - ad una decina di km dall'arrivo - gli aveva proposto persino di giungere al traguardo insieme, l'olandese come risposta si prodigò in uno scatto dicendo che voleva vincere da solo, a quel punto il suo destino fu segnato in modo inesorabile perché il nostro Cudin tirò fuori la sua incontrollabile cattiveria agonistica che la portò dritto dritto al traguardo, lasciandosi alle spalle l'attonito olandese.

Quest'anno Lantiniek si ripresenta per la rivincita e soprattutto per vincere, imprime fin da subito un ritmo elevato, dietro di lui vedo i miei amici Andrea e Stefano, pian piano li raggiungo e mi assesto alle loro spalle, ci compattiamo con il gruppo di italiani, si aggregano Andrea Z., Alessandro con Carmelo, ed il nostro capitano Ivan Cudin. Fino a poco prima della maratona, Ivan rimane con noi, è la sua tecnica, parte sempre cauto a differenza dell'olandese, per poi andare in progressione costante fino alla fine. Tra una battuta e l'altra, gli diciamo: “Oh, guarda che l'olandese è già a Corinto!”, Ivan ricambia con un sorriso sornione che la dice lunga sul suo stato di forma, lui che si è presentato dichiarando di non essere proprio in splendida forma e di essere indietro rispetto alla concorrenza agguerrita che c’è quest’anno, sono parecchi, infatti, i top runners che hanno notevoli credenziali di vittoria finale.

Si corre in scioltezza, “passiamo” la maratona intorno alle 3h30’, minuto più, minuto meno, sta andando tutto bene, il caldo però inizia a farsi sentire, la temperatura sale fino ad oltre i 35°C. Intorno al 50esimo km, subisco le peggiori conseguenze: accuso un repentino calo di pressione, ossia il classico colpo di calore , inizio a preoccuparmi, mi si induriscono le gambe, l'allegra brigata degli italiani la vedo scomparire al mio orizzonte e, con lei, anche l'invidiabile posizione di classifica fino a quel momento guadagnata , saremo stati tra i primi 15-20 in classifica, ma questo è l'ultimo dei miei problemi… Il primo è, invece, che forse oggi non arrivo neanche a Corinto (81 km): mi fermo a sedere sul marciapiede per togliere i famigerati gambaletti contenitivi, lentamente riprendo a camminare, ai ristori cerco disperatamente sale, solo e semplice sale da cucina, eppure sembra introvabile, neanche a pagarlo si trova, passeranno almeno quattro ristori prima di trovarne e da lì in poi inizio la mia terapia, ingurgito manciate intere di sale con coca cola che ha il duplice effetto di neutralizzare il ph nei muscoli e di tirarmi un po’ su la pressione, nei prossimi ristori che incontrerò farò sempre così, finché finalmente mi sarò ripreso. Mi ero prefissato alla partenza che, se fossi arrivato a Corinto più o meno come l'anno scorso, da lì in poi avrei solo potuto migliorare e anche alla grande, perché nel 2010 a Corinto ero gia un cadavere che cercava di correre. Questa crisi me la porto appresso per circa 25 Km e, nel frattempo, vengo superato da frotte intere di podisti, un po’ mi dispiace, ma neanche più di tanto, siamo solo all'inizio.

Prima di passare sul ponte dello stretto di Corinto, uno tra gli innumerevoli e bellissimi scorci per cui vale la pena di essere alla Spartathlon, raggiungo Stefano, è allo stremo delle forze, lo si vede perché sta camminando e neanche con un buon ritmo. Mi fermo sul ponte per ammirare questa grande opera di ingegneria, mi aggrappo alla ringhiera e sporgo lo sguardo in profondità: nonostante la protezione, il senso di vertigini è molto accentuato, c'è il fotografo dell'organizzazione che mi scatta parecchie foto, una la ritrovo poi nel video ufficiale, ritraggono la parte posteriore della mia maglietta con mappa e data della corsa. Arrivo a Corinto in pieno recupero e vi transito alle 15.18 con sette minuti di vantaggio rispetto al 2010, un’inezia rispetto a come sono passati i miei compagni, con quella crisi ho buttato oltre mezzora ma va bene lo stesso. Passo sul tappeto elettronico, non degno neanche di uno sguardo la postazione massaggi dove l'anno scorso il maniscalco mi diede il colpo di grazia mettendo in serio pericolo la possibilità di arrivare a Sparta, passo oltre e vado diretto al tavolo ristoro, mi prendo riso e coca cola e mi siedo e mangio con calma. Mi rialzo e riprendo la mia via: sono le 15.25, ora ho 40 minuti di vantaggio.

Sto bene con le mie care scarpe da quattro soldi (le 1160, gli esperti del settore inorridiscono quando dico per cosa le uso), ma io ci corro che sono una meraviglia, neanche una vescica, ormai queste scarpe fanno parte di me. Al diavolo gli esperti, l'anno scorso mi sono lasciato infinocchiare come un pivello optando per un altro modello che sono la versione top e ne ho dovuto pagare le estreme conseguenze, troppo rigide e pesanti e poca duttilità; da allora avanti a modo mio.

Corro sono in continuo recupero, i ristori li faccio come fossi in una maratona (praticamente al volo), al CP 30 Km 105 mi fermo per cambiare maglietta e prepararmi per la notte, anche se è ancora chiaro: il sole sta calando ma la temperatura si abbassa notevolmente, riparto con la frontale al viso anche se è ancora giorno, però sono coperto ed evito di beccarmi un colpo di freddo.

Prima del Cp 35 Km 124, raggiungo altri due connazionali, i due Andrea, arrivo al controllo e, come prima cosa, accendo il telefono per fare una sorpresa a Niccolò: gli telefono per fargli gli auguri di buon compleanno, parlo con tutta la famiglia, in diretta mia moglie mi dice che sono transitato in 56esima posizione e che sono in pieno recupero, mi sento ancora più euforico e galvanizzato, dico che sta andando tutto bene, nonostante ciò che mi è capitato in mattinata quando credevo di dover finire anzitempo la corsa, ora però è acqua passata. Cambio calze e pantaloncini, mi prendo ancora riso in bianco e lo mangio cammin facendo, a metà gara transito con oltre 1 h di vantaggio rispetto al 2010 che, tradotto, significa avere un vantaggio di oltre 2h30' sul cancello orario.

Ho virtualmente diviso la guerra in duelli rappresentati dai singoli CP, a loro volta li raggruppo in battaglie che sono rappresentate dai cancelli orari principali, cosicché le battaglie sono rappresentate dai CP10-22-35-43-53-60-69 e l'ultimo, la fine, 75. Dunque ogni CP raggiunto è un duello vinto e al raggiungimento del CP principale una battaglia vinta ,di conseguenza per decretarmi vincitore di questa guerra dovrò vincere 75 duelli e ben 8 battaglie.

Riprendo la mia corsa, ora vado incontro alla prossima battaglia “CP43”, nel frattempo raggiungo Alessandro, ora sono secondo degli italiani, era ciò che nel mio cuore mi prefiggevo, lo sentivo nelle mie possibilità, ritenevo un grande onore essere preceduto solo da Ivan, un atleta che ho eletto come mio personaggio sportivo preferito, l’ho scritto anche nella mia pagina di Facebook.

Sto sempre meglio, ho una corsa costante senza forzare, mi sento veramente da re, sento che finalmente sto facendo la corsa della vita, il giorno perfetto nel giorno più importante, nella corsa più importante della stagione.

Al Cp 43 trovo Emanuela, alias la presidentessa del comitato Italiano Pro-Spartathlon, la moglie di Alessandro, che mi dice: “Certo, che ci stai dando dentro!”, le rispondo che mi sento veramente bene e voglio approfittarne senza esagerare ma in modo costante. Il tempo di vantaggio sul cancello orario è di circa 3h30', riparto, ora c'è la lunga discesa che mi porterà alla base della lunga salita, affronto quest’ultima con un buon passo, finalmente posso camminare consapevole del fatto che, seppur camminando, non perderò né posizioni di classifica né media oraria. Affronto l'ultimo strappo, quello di circa 3 km su sentiero di montagna, stando molto attento: alcuni passaggi li faccio a carponi per sentirmi più sicuro, non sono infatti abituato a questi scenari, arrivo in cima e recupero altre due posizioni di classifica. Lassù tira un vento bestiale, forte e gelido, classico di quando di giorno fa molto caldo e di notte l'escursione termica diventa notevole: i volontari del servizio ristoro fanno per mettermi una coperta addosso, ma la rifiuto, non mi fermo neanche per un the caldo e riparto di corsa, voglio assolutamente abbassarmi di quota per togliermi da quel gelido vento. La parte di questo versante non è più su sentiero ma su carrareccia, cosicché posso iniziare a correre ed abbassarmi di quota; fatti solo alcuni tornanti, la situazione è già più sopportabile, il freddo è ancora presente ma, se non altro, non sono più investito dalle raffiche di vento.

Arrivo sotto al CP52, 172Km con 3h45' di vantaggio sul cancello, in 26esima posizione, sto scalando la classifica a dismisura, qui l'anno scorso mi ero fermato per riposare, quest'anno non ho alcuna intenzione, sono ancora vigilie ed in forze, sto guardando cosa scegliere di mangiare al ristoro… Una gentile donzella mi porge un piatto fumante di patate al forno a dir poco squisite, lo arraffo ringraziando mille volte, me le mangio strada facendo accompagnate da un sorso di birra, saranno l'equivalente di una botta di doping da paura, recupero ancora posizioni ora sono 22esimo. Dopo una decina di km, però, dato che anch'io sono umano, perché fin lì pensavo di essermi tramutato in un robot, mi si irrigidiscono un po’le gambe, provo a camminare, il guaio è che, come inizio a camminare, comincio a barcollare, vado in crisi profonda di sonno, riprovo a correre, ma niente non riesco più a stare sveglio. Nei due ristori seguenti mi vedo costretto a coricarmi su sacco a pelo per una decina di minuti per riprendermi; nel frattempo, con queste soste, perdo delle posizioni in classifica, ma non mi preoccupo.

Arrivo al CP60 in 27esima posizione, vado subito al posto massaggi e mi faccio prendere in cura, sono le 07.27 di mattina, ne approfitto per chiudere ancora gli occhi per qualche minuto, lascio al deposito la frontale e mi cambio ancora maglietta, mi rimetto quella del mio gruppo Fidas con cui orgogliosamente arriverò al traguardo.

Riparto che sono le 07.37, mi sembra sia passata un eternità da quanto mi sento rinvigorito da quei pochi minuti di massaggio e di dormiveglia su un lettino vero.

Ora è la volta della lunga salita che mi porterà al 206esimo Km, ho a tiro tutti quelli che mi hanno superato nell’ultimo tratto, io cammino, qualcuno lì davanti tenta quella che io definisco la mossa dei disperati, si mette a correre su una salita impegnativa con lo scopo di difendere con i denti la posizione in classifica, da come si muovono capisco che ormai sono alla frutta. Io, nonostante tutto, sono ancora in uno stato divino, li lascio sfogare, supero alcuni anche camminando e credo che ciò abbia lo stesso effetto di un calcio nei “maroni”. Prima dell'ultimo cancello CP69 Km 224, dove transito in 26esima posizione, ho il tempo per fermarmi altre due volte per riposare alcuni minuti prima della cavalcata finale.

Ora sono pronto per affrontare la lunga discesa e nel vero senso della parola me la “bevo”, anche per una sorta di rabbia e di nervoso che nutro nei confronti di un atleta, il 107, un greco: lo supero, lui ormai è in estrema difficoltà, mi giro e c'è il vuoto assoluto, poi, improvvisamente, dopo un ampio curvone spunta l'auto rossa che gli fa da assistenza e si ferma, non scende nessuno, sto lì a vedere cosa succede, l'auto sta ferma, mi immagino qualcosa, ma non ne ho le prove materiali anche se ne ho la certezza perché, subito dopo, dal curvone spunta questo tizio che si sta trascinando, eppure mi ha raggiunto… E’ impossibile, io ho sempre corso in maniera costante, credo che abbia fatto il furbo e lui lo sa bene, mi lascio superare poi mi francobollo dietro il suo culo e gli urlo: “Tu, ora, se vuoi arrivare al traguardo ci arrivi con le tue gambe, se no te le spezzo, non fai più il furbo a montare in auto”, credo che capisca l'antifona e mi fa un sorriso, sono incazzato nero, il problema è che è completamente piantato a terra e non va avanti, gli altri dietro stanno recuperando, non mi va di perdere la mia 22esima posizione che nel frattempo ho acquisito, ora c'è un gruppetto e lo marcheranno loro, riprendo il mio ritmo e divoro la discesa fino agli ultimi 4 km pianeggianti che mi conducono alla statua. In questa discesa completo il mio capolavoro: il mio vantaggio sui cancelli orari era sulle 4 ore che, tradotto in tempo, significava avere una proiezione finale di circa 32 ore, tanto è vero che i connazionali che volevano assistere al mio arrivo si erano preparati per giungere verso il traguardo intorno a quell'ora, solo che ho disatteso le loro aspettative andando a sfondare il muro delle 31 ore (per la cronaca, gli ultimi 23 km li ho corsi in 2h06', è vero, tranne gli ultimi 4 sono in discesa, ma nelle gambe ne avevo 220 e oltre, grazie greco del c…o, il nervoso che mi hai fatto venire l'ho scaricato tutto in energia cinetica).

In classifica generale sono 22esimo assoluto, secondo degli italiani, sono preceduto solo da Ivan Cudin, che tra l’altro ha bissato il successo dello scorso anno.

Tempo finale: 30h57'46 che equivale alla nona prestazione italiana di sempre, se si tiene conto che i primi tre tempi appartengono al mostro sacro Cudin, che attualmente è il più forte ultramaratoneta al mondo sulle lunghe distanze, beh credo di aver fatto qualcosa di straordinario.

Te l’avevo promesso Niccolò che questa Spartathlon sarebbe stato il mio regalo più grande, credo di aver fatto il possibile e anche l’impossibile per onorare la promessa. Ti aspetto, prima o poi la Spartathlon la faremo insieme.

Un grande ringraziamento va alla sezione Fidas di Valeggio sul Mincio, rappresentata dal presidentissimo Silvio Franchi e a tutto il direttivo per avermi sempre moralmente sostenuto ed incoraggiato, ma soprattutto per il prezioso dono.

Una dedica anche alla mia società sportiva di appartenenza, il G.P. Villafranca, che ha vissuto nel 2011 un’annata transitoria e dolorosa per una serie di vicissitudini,con l’augurio che dal 2012 ritorni ad essere una delle società più prospere floride e gloriose del Veronese come negli anni passati. Faccio qui una promessa e mi impegno fin da ora ad onorarla, con la nuova stagione mi renderò più partecipe con la disponibilità a mettermi in campo per dare una mano in modo concreto e costante.

Ultima, ma non per questo meno importante, dedica, è per te che troppo presto te ne sei dovuto andare, ricordo con commozione e nostalgia l’anno scorso, sei stato il primo che mi ha cercato per complimentarti e chiedermi di scrivere un resoconto da pubblicare sul sito del GPV. Ciao Davide, questo mio piccolo grande capolavoro è anche per te.

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 19 Ottobre 2011 23:46)

 
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