Nuovo Portale

Questo portale cessa la sua funzione al 30 Dicembre 2012. Il nuovo portale può essere raggiunto al seguente indirizzo:

www.podisti.it

 da cui è possibile scegliere tra i diversi portali specializzati: Magazine (tutte le news e gli articoli), Calendario (tutte le gare del calendario podistico italiano), Foto (migliaia di foto da scaricare ogni settimana), ClassificheSondaggi

Ultra - Ottobre 2011

Saint Vincent (AO) - 100 km delle Alpi

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Il primo classificato, il 44enne piemontese Nerino Paoletti (Maratolandia), ha completato 100 km in meno di otto ore (7h50’03’’). La prima donna, la 45enne lombarda Roberta Orsenigo (Libertas Cernuschese), settima assoluta in 8’42’19’, ha demolito il record della corsa rosa fatto registrare l’anno scorso da Maria Grazia Villella (9h 23’ 13”). Entrambi hanno compiuto una grande impresa, conducendo una gara a parte, per quasi metà percorso da soli al comando. Sono loro i personaggi in copertina della terza edizione della 100 Km delle Alpi, ultramaratona da Torino a Saint Vincent organizzata da Il Giro d’Italia Run, che ha assegnato i titoli regionali di Piemonte e Valle d’Aosta (assoluti e master) di 100 km. L’edizione 2012 dell’ultramaratona dalla Mole al Casinò ospiterà il Campionato italiano Master di specialità. Nerino Paoletti è dunque il primo atleta a laurearsi campione regionale piemontese assoluto di 100 km, mentre la prima campionessa regionale a scrivere il proprio nome sul neonato albo d’oro della specialità è la torinese Cristina Borra (Il Giro d’Italia Run), che ha chiuso la sua fatica in 13h03’25’’. I titoli regionali della Valle d’Aosta sono invece andati a Marco Mangaretto (Società Pont S. Martin), quarto assoluto in 8h34’11’’ e ad Adriana Zappalà (Atletica Monterosa), a destinazione dopo 14h41’30’’.

Rinnovata la tradizione di un percorso che ha ospitato la prima ultramaratona d’Italia, nonché una delle primissime al mondo, nel lontano 1963. Al solito, la 100 Km delle Alpi è stato un immenso contenitore di emozioni, storie, vicende sportive e umane.

La cronaca. Dei 158 iscritti, ben 121 (record della corsa) hanno tagliato il traguardo di Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, nel cuore di Saint Vincent, dove stamani si è svolta la premiazione. L’ultimo atleta è arrivato in 17h10’, in netto anticipo sul tempo limite di 20 ore. La corsa, partita sabato 15 ottobre alle ore 10 da Via San Benigno (Torino, Circoscrizione 6) è stata dominata nella prima metà da due uomini soli al comando: Alessandro Rastello (già vincitore nel 2009) e Walter Sartor. I due non hanno però retto il ritmo forsennato che volevano imporre alla gara e si sono così ritirati dopo l’impegnativa salita di Alice Superiore, intorno al km 60. La leadership è così passata all’aostano Marco Margaretto, poi superato dal verbanese Nerino Paoletti che ha cambiato passo con un’azione molto decisa. Negli ultimi cento metri, nel pieno centro di Saint Vincent, Paoletti ha mimato il volo di un aeroplano, prima di “planare” sul traguardo in lacrime. Alle sue spalle, nell’avvincente lotta per la piazza d’onore, Margaretto è stato rimontato dal cuneese Paolo Rovera (Asd Dragonero), alfiere della nazionale azzurra di 24 ore che, con una splendida progressione nei 20 km finali, è riuscito a salire sul secondo gradino del podio, fermando il cronometro dopo 8h16’57’’. Nelle battute finali Margaretto ha dovuto rinunciare anche alla medaglia di bronzo, rimontato dal bergamasco Stefano Bognini (Bigacc de Ela) che ha chiuso in 8h30’33’’.

Nella gara femminile, dominio assoluto di Roberta Orsenigo, che ha anticipato di mezz’ora la seconda classificata, Luisa Zecchino (Podistica Massafra), undicesima assoluta in 9h11’19’’. La terza piazza è invece andata a Barbara Galimberti (Team Otc Como), quattordicesima assoluta in 9h32’07’’. Esordio col botto sulla distanza per la Orsenigo che non si era mai cimentata in una 100 km: “Dopo un test molto positivo sulle 6 ore ho capito che avrei potuto dire la mia alla 100 Km delle Alpi. Il percorso muscolare, con tante salite piuttosto impegnative, sembra fatto apposta per le mie caratteristiche. Ringrazio chi mi ha accompagnato in questa impresa: il loro sostegno è stato davvero prezioso”. La gioia delle Orsenigo è stata condivisa dalla sua allenatrice, la leggenda dell’ultramaratona italiana Monica Casiraghi. Invitata a partecipare alla prossima edizione della 100 Km delle Alpi, la primatista italiana (7h28'00’’) ha risposto con un “mai dire mai” che lascia molte speranze all’organizzazione targata Il Giro d’Italia Run.

Parla Enzo Caporaso, presidente dell’Asd Il Giro d’Italia Run: “Vedere i colori della corsa e la lunga fila di luci che nella notte tra sabato e domenica ha illuminato e animato la Statale 26 è uno spettacolo che ripaga tutti gli sforzi fatti per organizzare una corsa come la 100 Km delle Alpi. Il nostro impegno è stato ripagato anche dall’assegnazione del prossimo Campionato italiano Master di specialità. Il 25% degli ultramaratoneti arrivati al traguardo era all’esordio sulla distanza, a dimostrazione che correre 100 km è un’impresa possibile. Invitiamo tutti a mettersi alla prova in occasione della quarta edizione della 100 Km delle Alpi, in programma il 13-14 ottobre 2012”.

Add a comment
 

Venerdì parte la 10%=1000 chilometri

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Ha riscosso finora tanto successo l’evento che a ragion veduta può ritenersi fra i più importanti dell’anno! Venerdì 21 ottobre parte l’avventura della 10 giorni x 100 km al giorno= 1.000 km.

Il nuovo evento non è una 24 ore, né una 48 ore, né una corsa a tappe, né in linea, è una manifestazione di 10 giorni per 100 km al giorno. La partenza sarà data venerdì mattina alle ore 8.00 e terminerà alle ore 24 di ogni giorni, per 10 giorni. Termine della manifestazione, il 30 ottobre.

10% // 1.000 km

Correre 100 km al giorno per 10 giorni consecutivi con l’intento molto preciso e di rigore, di effettuare uno studio medico-scientifico sul comportamento del corpo umano soggetto a sforzi prolungati, come appunto un’ultramaratona, che sia esso a ore o a giorni. In questo caso come abbinare la ricerca scientifica al piacere di provare l’ebbrezza spostando i limiti del proprio corpo. Ma non siete obbligati!

Solo l’atleta che lo desidera potrà partecipare allo studio medico-scientifico che prevede la raccolta dati sui consumi energetici e sull’impiego del macchinario da impiegare per migliorare/facilitare il recupero fisico. Infatti, sarà un’equipe medica del CNR, insieme al Dottor Roberto Citarella (Direttore Sanitario CTR Reggio Emilia), che effettuerà il prelievo del sangue, la pesatura dei liquidi, dei solidi consumati e la misura del peso corporeo dell’atleta.

Per tutti gli altri che vorranno provare l’ebbrezza di spostare il proprio limite o vedere solo dove arriva la propria capacità fisica e mentale, possono lo stesso iscriversi dopo aver comunque preso nota del regolamento.

Antonio Tallarita, della podistica Biasola è l’uomo che correrà per 10 giorni consecutivi. Azzurro di ultramaratona, vincitore della Torino-Roma no stop 2011, recente medaglia d’argento “Master B” al Campionato FIDAL di 24 ore a Fano, sarà affiancato da Angela Gargano, l’ultramaratoneta pugliese della Barletta sportiva, recente campionessa FIDAL di 24 ore “Master B” a Fano. Doveva esserci anche Francesco Capecci, organizzatore della Maratone ultra sulla sabbia, ma un incidente in moto all’indomani dell’Ultramaratona di Fano, ne hanno compromesso la sua partecipazione.

Attualmente sono quasi una trentina gli iscritti alla singolare manifestazione, in maggioranza per la maratona giornaliera sulla classica distanza.

Ci sarà anche la torinese Marinella Satta fresca la medaglia d’argento “Master B” al Campionato sopra menzionato,  che sarà anche reduce dalla 100 km delle Alpi, in svolgimento questo fine settimana.

Gare collaterali

Alla 100 km al dì sarà affiancata, con partenza sempre alle ore 8.00 di ogni mattina in contemporanea, anche la 12 ore.

Nel pomeriggio con partenze dalle ore 15.00 ogni giorno è prevista la partecipazione di tutti gli atleti che vorranno partecipare, con percorsi da 21 e 42 km, ovvero la distanza della mezza maratona e della maratona.

Alla manifestazione parteciperanno molte scuole cittadine con presenze giornaliere durante le ore mattutine, nella settimana dell’evento.

Classifica

La suddetta manifestazione è organizzata sotto l’egida dell’UISP e della FIDAL. A differenza di quanto già annunciato in precedente e nel regolamento, ogni giorno verrà stilata una classifica per tutti i partecipanti alle varie prove. Pertanto è da ritenersi valida per qualsiasi campionato interno delle varie società e per quanto riguarda la maratona, il conteggio per l’entrata nel Club Supermarathon Italia.

Omologazione e percorso

Il circuito è lungo 1.028 metri completamente chiusi al traffico e omologato FIDAL, all’interno del Centro d’avviamento al ciclismo, Via Marro n.2, nei pressi dell’aeroporto di Reggio Emilia.
Per maggiori informazioni: 

http://www.uisp.it/reggioemilia/files/principale/FILES/atletica/volantini/10%20_%201000%20%20regolamento%20completo.pdf

Add a comment

Ultimo aggiornamento (Sabato 15 Ottobre 2011 14:13)

 

Fano (PU) - 3^ Ultramaratona

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Fano_Ultramaratona_2011_foto_Michele_RizzitelliL’Organizzazione ha offerto un menù à la carte, potendo, gli ultramaratoneti, scegliere fra la 6, 12, 24 Ore e la 100 km. Piatto prelibato la 24 Ore, valida come Campionato Italiano FIDAL e IAU Bronze Label. La forza fisica è certamente importante nelle corse di resistenza, ma è il possesso di altre qualità che permette di emergere, come ha dimostrato la 24 Ore di Fano, dove, per un paio d’ore, ha infuriato una tempesta di pioggia e grandine.

 

La “Città di Fano” ha proposto un menù adatto al palato di tutti gli ultramaratoneti. Con la 6 Ore ha servito la colazione ai velocisti, con la 12 Ore ha preparato il pranzo ai passisti, con la 24 Ore ha saziato gli stakanovisti offrendo loro una cena luculliana. C’era anche la merenda per chi avesse preferito fermarsi al traguardo dei 100 km. La cena riservata ai corridori della 24 Ore era di gala, in quanto Campionato Italiano FIDAL e IAU Bronze Label. La tavola su cui s’è banchettato era lunga 2,226 km, sinuosa, ondulata e scorrevole. Gli invitati alla 6 Ore erano 62, alla 12 Ore 14, alla 24 Ore 71; quelli che effettivamente si sono assisi sono stati rispettivamente 57, 14, 57. La quota di partecipazione era al prezzo unico di 25 Euro ai più solerti, 50 Euro ai ritardatari; sconto di 5 Euro ai Supermaratoneti. A proposito di menù, se vi trovate da queste parti, ordinate pappardelle alla pescatora e brodetto fanese, ed annaffiate con “Metauro”, che ricorda il fiume dove fu combattuta una sanguinosa battaglia fra Romani e Cartaginesi.

Alle ore 10 di sabato 8 ottobre, è stato dato il via all’unico turno di banchetto. Tutti si son messi a divorare chilometri: voracemente quelli della 6 Ore, moderatamente quelli della 12, lentamente, gustando sapori ed odori, quelli della 24, consapevoli che “prima digestio fit in ore”.

Nella gara più breve, emergeva la classe cristallina di Marco Boffo. Il longilineo atleta della nazionale riusciva a mantenere fino alla fine l’ampia, elegante e potente falcata, percorrendo 85,153 km, seguito da Paolo Bravi (82,229 km) e Massimo Termite (76,523 km). Non ancora sazio di chilometri, Paolo Bravi continuava a macinarne; smise quando tagliò il traguardo dei 100 km in 7.23.57. Nella gara femminile, Francesca Marin destava stupore per la sua tattica aggressiva sin dai primi metri. Piantava l’avampiede sull’asfalto e, chiamando a raccolta il movimento delle braccia, spingeva con potenza, ingoiando chilometri su chilometri. A metà gara, la sua corsa di tipo muscolare le ha presentato il conto con gli interessi. Le ultime ore le saranno sembrate interminabili. Con tenacia, alternando il passo alla corsa, ha lottato e gestito l’enorme vantaggio accumulato. Concludeva con 68,865 km, seguita da Lorena Piastra (58,602 km) e Raffaella Gada (54,253 km).

Mentre la 6 Ore si concludeva, la 12 entrava nel vivo. Era giunto il momento di stringere i denti e raccogliere il frutto dei duri allenamenti. Nella gara maschile, Luca Benvenuti (110,068 km), Antonino Jacono (100,515 km) e Andrea Biazzi (96,513 km), abbandonarono l’atteggiamento sornione fino allora mantenuto e prevalsero sullo sparuto manipolo dei partecipanti. Da elogiare la prova di Luciano Morandin. Sulla linea di partenza, prima ha resettato i suoi impulsi motori, poi ha invertito la programmazione nel senso che ha fatto diventare agonisti i muscoli antagonisti, e s’è messo a correre in retrorunning per ben 62,077 km. Allo scadere della 12^ ora, ha riprogrammato la sua motricità ed è ritornato in tenda ad andatura naturale. Nella gara femminile, l’azzurra Ilaria Fossati non s’è impegnata più di tanto per vincere con 97,733 km (2^ Wilma Repetti 94,246 km; 3^ Giuliana Aiazzi 86,615 km), un po’ perché non stimolata da avversarie, un po’ perché non al massimo della forma. Conclusa la gara, è tornata a casa, non aspettando le premiazioni previste per l’indomani, probabilmente non soddisfatta della prestazione.

Sebbene presenti solo alcuni dei grandissimi nomi, la 24 Ore ha offerto ugualmente il solito spettacolo di coraggio, abnegazione, sofferenza e forza morale. In gare lunghe fino a 10-12 ore, è la forza fisica che permette di vincere; in quelle di maggior durata, conta molto meno, perché si diventa uguali sul piano fisico, tutti ritrovandosi con fibre muscolari depauperate di glicogeno, spazi intra-extracellulari a secco e articolazioni dolenti. E’ come se in pista facesse il suo ingresso la safety car per far ripartire tutti dalla stessa posizione. In questo delicato momento, i valori da buttare nella mischia sono ben altri, sinteticamente riassumibili in una sola parola: testa. E’ questo usatissimo “oggetto” che permette di superare le immancabili crisi, di liberare energie sconosciute, di scorticare il fondo del barile.

Proprio quando i concorrenti sono alle prese con questo lavorio mentale, intorno alle 2.00 di notte, cioè verso la 16^ ora di corsa, ecco i tuoni udirsi da lontano, i lampi illuminare il cielo di un sinistro color violaceo, i fulmini squarciare le nubi e andare perdersi nel mare. Tutti si augurano che il temporale risparmi il circuito ciclistico “E. Marconi” ed esaurisca la sua potenza altrove. Hanno appena finito di mettersi l’animo in pace con un simile ragionamento di comodo, quando di colpo la temperatura si abbassa, e sulla gara si scatena il diluvio universale. I più fortunati sono quelli che si trovano vicino alla tenda, ove riparano. A molti tocca percorrere i 2 km del circuito sotto una gragnola di chicchi delle dimensioni di una nocciolina. La tenda, fin allora deserta, scoppia di atleti bagnati ed infreddoliti che stenta a contenere. La grandine esaurisce la sua veemenza sulle sue strutture, che si lamentano scricchiolando. Tuoni, lampi e fulmini continuano a rincorrersi nel cielo. Qualcuno balbetta essere pericoloso indugiare in un luogo circondato da pini che potrebbero attirare fulmini, ma nessuno se la sente di abbandonare quel fragile rifugio sconquassato dal vento ed illuminato dai funesti bagliori dei lampi che penetrano attraverso le fessure. La campagna circostante, rivestita di bianco per la grandine, è in preda alla furia del vento. L’organizzazione è stata lesta a mettere in salvo le strutture smontabili. Una brutta sorte tocca all’ombrellone di Luciano Morandin. Il vento lo fa volare come una foglia, disperdendolo.

Molti atleti di classifica sono schierati in prima fila nella tenda, in attesa di condizioni atmosferiche meno proibitive. Dopo circa due ore, alcuni, come soldati per troppo lungo tempo trattenuti in trincea, si buttano all’’attacco. Altri non sono in grado di saltare il fossato, perché il freddo e l’attesa ha logorato la pur forte fibra. Giancarla Agostini e Stefano Verona, fino a quel momento splendidi protagonisti, abbandonano e pagano il pedaggio della prima esperienza.

Le ultime sei ore sono molto intense. E’ un’altra gara, una gara nella gara, che premia chi ha saputo resistere al gelo e alla forzata inattività.

In campo maschile: 1) Frigura Vasile 211,565 km. 2) Leonelli Nicola 207,729 km. 3) Barbacetto Giacomino 202,911 km. Stimolato a gran voce dall’osteopata-fisioterapista Francesco Damiani, eroiche sono state le ultime tre ore di Vito Intini (201,992 km), come pure la forza d’animo di Francesco Abitino (196,180 km) e Ciro Di Palma (193,622 km).

In campo femminile: 1) Pari Paola 178,561 km. 2) Di Lorenzo Adele 177,913 km. 3) Gargano Angela 161,233 km. Dopo aver portato a termine la Torino-Roma, Paola Pari ha vinto per la terza volta consecutiva la 24 ore di Fano. Riesce ad esprimere un risultato chilometrico superiore alle apparenti doti atletiche. Infatti, è risaputo essere, queste gare, appannaggio di chi ha una grande forza morale, e Paola ne ha da vendere, come ha dimostrato il suo arrivo a Roma con i piedi impiagati. Nella sua città, era terza allo scoppiare del diluvio. E’ salita in cattedra proprio quando le condizioni atmosferiche si son fatte terribili. Coraggiosamente, ha sfidato la tempesta senza farsi abbattere. Annullato il distacco e passata in testa, c’è rimasta fino alla fine.

Add a comment

Ultimo aggiornamento (Venerdì 14 Ottobre 2011 17:49)

 

Fano (PU) - Campionato Italiano 24h

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Il fine settimana scorso ha visto correre, nella bella cittadina marchigiana di Fano, il campionato italiano Fidal della 24 ore. Un evento da me preparato scrupolosamente curando oltre che l’aspetto fisico e mentale, anche particolari come l’alimentazione, i ristori, i cambi vestiario e tutto quello che una gara del genere prevede. Tutto fatto con molta cura essendo, questa manifestazione, uno dei miei tre obiettivi stagionali, dopo la 100km di Seregno e la Nove colli running. A questa gara, però, tenevo particolarmente per vari motivi. Il primo è perché l’avevo voluta correre fortissimamente e da qui poi doveva nascere la stagione agonistica prossima, che prevedeva “l’attacco” ad una convocazione nella nazionale della 24h, oppure ottenere come risultato minimo un chilometraggio tale da permettermi almeno la domanda di partecipazione alla Badwater ultramarathon (come da accordi presi con gli organizzatori americani). L’altro motivo era il non voler deludere il mio allenatore, la mia società, l’equipe che mi assiste e tutti gli amici che mi seguono con ricambiata simpatia e affetto. Ciò non è accaduto e di questo mi è dispiaciuto fortemente appena conclusa la corsa. Ho aspettato qualche giorno prima di scrivere questa cronaca perché a mente lucida si riesce sempre a ragionare meglio, valutando ciò che a caldo, altri fattori come la tristezza, lo sconforto e la stanchezza, non ti fanno vedere. Appena tagliato il traguardo agli amici ho detto che era stata una debacle clamorosa, una Caporetto in terra marchigiana, insomma una disfatta clamorosa. Tantissimi messaggi e telefonate di stima, insieme a qualche giorno di riposo, mi hanno aiutato a fare chiarezza su tutto. Ciò che però mi ha permesso di vedere il classico “bicchiere mezzo pieno” - e per questo lo ringrazio -, è stata una lunga chiacchierata con Andrea Accorsi, uno dei pochi che veramente capisce il mio modo di vedere e di vivere le corse. Una persona ”profonda” che va oltre le apparenze, oltre la superficie delle cose, vede in me atleta quello che veramente sono e non quella immagine che purtroppo appare a tanti, cioè quella di un fanatico all’eccesso. Dopo aver parlato con lui sono molto più carico e pronto a ripartire con nuovi stimoli, proiettato già a progettare una 24h da correre in primavera sicuramente all’estero e poi, siccome il mondiale dovrebbe essere a settembre, … I giorni che hanno preceduto il viaggio per Fano mi hanno visto molto attento a quelle che potevano essere le condizioni meteo durante la gara, in modo da non trovarmi impreparato di fronte a niente. Tutto sembrava ok, solo sabato mattina era prevista un po’ di pioggia e davano una bassissima percentuale di precipitazione durante la notte: non è stato propriamente così alla luce dei fatti. Una giornata fantastica alla partenza, ma durante la notte una tempesta di acqua e grandine si è abbattuta sul circuito Enzo Marconi di Fano facendo saltare i piani di tutti gli atleti, ma con questo non voglio dire che per lo specifico sia stato un risultato falsato, chi ha vinto lo ha fatto con merito, chi mi è arrivato avanti è stato più bravo di me e chi comunque ha visto la fine -ma anche chi si è fermato - è stato un grande e a tutti vanno i miei complimenti e la mia stretta di mano. Potrei aver da ridire su alcuni altri particolari, ma se i giudici non hanno visto oppure hanno ritenuto regolari certi comportamenti, non sarò certamente io a polemizzare ma sarà la coscienza degli stessi atleti che ogni tanto si farà sentire ed una “vocina” ricorderà loro che certe cose non andavano fatte e ciò sarà molto più duro da mandare giù rispetto ad un giudice di gara che ti sanziona. Venerdì 07, vigilia della gara, un’ acquazzone si abbatte su Reggio Emilia facendo cambiare i piani per la partenza, non più in treno ma in macchina col mio amico Andrea, il quale aveva pure prenotato una camera doppia in albergo facendomi desistere dal mio intento di dormire sulle brande messe a disposizione dagli organizzatori. La pioggia ci accompagna per tutto il viaggio ed una volta arrivati, sistemati in albergo, andiamo a ritirare i pettorali. Ho subito una buona impressione di tutto, del circuito tutto chiuso, transennato ed asfaltato in un bel parco, dell’organizzazione e dell’accoglienza riservataci. I fratelli Aiudi, con il loro staff, si prodigano affinché tutto vada per il verso giusto mentre un’atmosfera familiare regna all’interno dell’area. Mi viene indicato dove sono posti i ristori lungo il percorso e quanti ne sono presenti; sono due nelle ore che portano all’imbrunire, mediamente ogni chilometro e cento metri circa, diventeranno uno quando calerà la sera e purtroppo non ce ne saranno quando il nubifragio si accanirà su Fano, fermo restando che si poteva utilizzare (l’ho saputo dopo) il ristoro posto vicino alla tenda dove si potevano fare i massaggi, al quale però si doveva giungere da un percorso obbligato e non da altre parti del circuito pena la squalifica. Mi indicano dove saranno ubicati i ristori personali, dove poter fare i massaggi, dove eventualmente riposare, i vari punti del percorso dove si può uscire e tante altri particolari. La sera, un bel pasta party anche abbondante, e la presenza di tanti amici con i quali si scherza e ci si diverte, faranno da viatico alla notte che precederà la gara. Il sabato mattina ha un cielo sereno ed una temperatura piacevole a dispetto delle previsioni. Arriviamo al parco dove tutta l’organizzazione si sta mettendo di nuovo in moto, i giudici controllano i loro dettagli e noi atleti prepariamo la nostra postazione personale nell’area lungo i cento metri che precedono il traguardo che ci servirà lungo le ventiquattro ore di gara. Dispongo così i miei ristori, i miei cambi e poi piazzo lì anche il bandierone dell’Inter in modo che da lontano io possa vedere subito a quale distanza sia il mio posto senza sbagliare. Siamo tutti all’opera e tutti ignari della sorpresa che Dio Pluvio ha in serbo per noi tra una dozzina d’ore. Il tempo trascorre, per quello che mi riguarda, come al solito nella più totale tranquillità, conscio delle mie possibilità di far bella figura e di raggiungere uno dei risultati che mi ero preposto alla vigilia che derivavano dal sapere il modo col quale mi ero allenato e dal modo d’approcciare alla gara. Mi tiene compagnia il mio i-pod con la megacuffia che mi isola da tutti. Mancano circa quindici minuti e i giudici iniziano a fare la spunta dei partecipanti. Ormai, ci siamo. Andiamo in una parte del percorso dove è prevista la partenza e che permetterà agli atleti che correranno la cento chilometri di avere il loro fine gara proprio al passaggio sul traguardo, si, perché oltre alla ventiquattrore si correrà la corsa testé citata, la sei ore e la dodici ore; io la definirei una festa dell’ultrarunning, ma si vede che Dio Pluvio non era tanto d’accordo, oppure non era stato messo al corrente. Ore 10.00: parte la kermesse. Lungo la pista si vede subito e chiaramente quale atleta partecipa ad una gara ben precisa. Le velocità sono diverse e diminuiscono man mano che la gara d’appartenenza s’allunga. Vedo due treni che mi doppiano ogni tanto e sono Marco Boffo e Francesca Marin, anche se poi lei nel finale avrà un piccolo rallentamento. Io e tanti altri facciamo corsa tranquilla visto il numero di ore che abbiamo da correre. Il mio ritmo al giro è abbastanza regolare, 12’ alti e 13’ bassi con giri di 14’ ogni ora quando mi fermo per prendere il gel ed il piccolo pezzo di pane con bresaola oppure con olio al ristoro personale, questo fino al quarantesimo giro (oltre 88km, circa 08h 45’). In queste ore mi sono divertito come un matto senza accusare la benché minima fatica. Correre con Angela Gargano, Giuliana, Paola, Adele, Marinella e tantissimi altri amici, era sempre uno spunto per una battuta, per un incitamento e per una risata, tutto fantastico così come il pomeriggio sotto un pallido sole con tutti gli accompagnatori che facevano il tifo e prendevano la tintarella. Corro il quarantunesimo giro un po’ più lentamente per dare un po’ di conforto ad un amico, prima che atleta, che era in difficoltà, sempre però come prevede il regolamento affiancandolo per qualche metro e poi tenendomi a debita distanza, e poi continuo così fino alla quarantacinquesima tornata (circa 100km in 10 ore). Un particolare, però, mi balza agli occhi, poi confermato anche da altri partecipanti, il gps segna 3 km in più...mah?! Seguono due giri mediamente intorno ai 15’ e decido di fermarmi per un massaggio. La sosta mi fa percorrere il quarantottesimo giro in 29’, però non ci sono problemi, continuo ad essere nel gruppo di testa di una gara che vede al comando il reggiano Stefano Verona. Proseguo tranquillamente a girare tra i 13’ alti e 15’ bassi, questo dovuto al fatto che mi fermo ad entrambi i ristori che intanto già avevano fornito pasta a chi ne voleva. Il cinquantasettesimo e il cinquantottesimo giro sono lenti perché mi distraggo a studiare le condizioni del cielo che, dall’esperienza che mi deriva dall’essere un ex navigante, mi sembra non promettere niente di buono. Anche col buio riesco chiaramente a vedere dei nuvoloni carichi di pioggia e così, come nei migliori gran premi di Formula Uno, dove anche la tattica e la strategia la si adegua a volte agli imprevisti e va studiata al momento, cerco d’anticipare tutti gli altri e mi preparo alla pioggia, consapevole che sul breve avrei perso qualcosa, ma che alla lunga questa scelta m’avrebbe premiato. Ancora qualche giro ed ecco giungere la pioggia che nel volgere di qualche decina di minuti si tramuta prima in un acquazzone poi in violenta grandinata. Non c’è più il ristoro, non ho la possibilità di bere qualcosa di caldo e a questo punto decido di fermarmi perché temo per la mia incolumità fisica. Pochi temerari restano fuori, qualcuno pagherà dazio dopo, altri invece vedranno premiata la loro caparbietà e si piazzeranno nelle prime posizioni in classifica finale. Anche chi era in testa alla gara, Stefano Verona, si ritira e da quel momento Tallarita prende la testa della gara, ma poi anche lui ammainerà bandiera bianca dopo il temporale, rientrando in gara all’alba quando i giochi saranno ormai fatti ma comunque in tempo per vincere un bell’argento master. La mia sosta dura circa un’ora e dieci, ho il tempo d’asciugarmi, mettermi degli indumenti asciutti e di mangiare un po’ di pane con bresaola. Intanto, fuori un forte vento gelido spazza via tutto facendo tabula rasa. Riparto compiendo altri cinque giri, di cui due un po’ lenti, ma ormai la gara è compromessa, il freddo si è impossessato del mio corpo, il fisico cerca di combattere, la mente lucida invece mi consiglia di rientrare ancora cercando di riscaldarmi e di riprendermi. Altra sosta di un’ora steso sulla panca dei massaggi con una coperta addosso. Mi ridesto e parto ancora, compio un altro giro ma camminando ad passo lentissimo quasi 30’ per percorrere un po’ più di due chilometri. Sono una nave alla deriva, ho freddo. Angela Gargano, vedendomi, mi chiede se ho bisogno di una felpa, di guanti o di quant’altro, purtroppo le dico che ormai è andata così e che sto cercando un motivo per uscire da questa crisi e mi rifermo ancora. Sosta di un’ora e mezza questa volta senza stendermi e senza coperta, solo sotto la tenda seduto. Ad un certo punto, una voce mi dice: “Dai Ciro, forza proviamo!”. Questa non è la voce della coscienza, ma è Adele Di Lorenzo, un’altra atleta che fino al patatrac si stava giocando la vittoria della gara. Prendo un busta dell’immondizia e la metto sotto il k-way cercando di “sigillarmi” sempre di più e vado convinto di camminare fino allo scadere della ventiquattresima ora. Questo mio camminare mi dà la conferma di un dato che già era in mio possesso e che aveva solo bisogno di essere avvalorato: purtroppo, quando cammino, sono molto più lento rispetto agli altri che fanno la mia stessa cosa. Questo aspetto sarà da migliorare nei prossimi mesi con allenamenti specifici. Ancora una volta fuori e, dopo questa ulteriore sosta, ancora un giro a camminare, poi all’improvviso s’accende la luce: forse il pensiero che qualche amico ha percorso un po’ di chilometri per venire a fare il tifo per me e che qualcun altro ancora mi ha promesso la sua presenza verso la fine della gara mi mette le ali ai piedi . Compio il settantatreesimo giro in 11’46’’, molto veloce rispetto agli altri e rispetto al mio inizio gara. Ormai il treno è partito. Mi rifermo, però adesso per spogliarmi della roba che avevo addosso, mi metto a correre in canottiera e pantaloncino corto, credo di essere stato l’unico ad essere vestito così. La settantaquattresima tornata (ultima sosta) sarà l’ultima di 18’. Sono le sette e mezza del mattino mancano due ore e trenta alla fine ed i miei giri successivi saranno : 75 – 10’41’’ ; 76 – 11’08’’ ; 77 – 10’42’’ ; 78 – 10’16’’ ; 79 - 10’48’’ ; 80 – 10’42’’ ; 81 – 10’53’’. Ormai senza cronometro, lasciato nel borsone e senza riferimento sui giri compiuti corro libero da ogni pensiero, sono leggero e felice. Vedo gli amici soffrire di una sofferenza che non m’appartiene più, stringono i denti ed i loro fisici sono molto provati. Guardo il cronometro solo al passaggio sul traguardo, il monitor che era li il giorno prima non era stato più in grado di funzionare dopo la bufera notturna. In questa mia folle corsa riesco a recuperare tre giri all’atleta che è in testa alla gara, recupero su tutti e alla grande, al punto che chi mi è davanti, quando lo passo mi chiede, forse temendomi, che giro io stia correndo. Una cosa che mi ha fatto piacere è stato vedere un atleta come Fatatis, fresco vincitore della 6 ore di Seregno, anche lui nuovo a questo tipo di gara e ritiratosi, fare il tifo per me e farmi i complimenti ogni volta che passavo vicino a lui. A questo punto un giudice di gara mi dice che sono sesto, non ho possibilità di prendere il quinto che è Vito Intini, anche lui corre ad un buon ritmo anche se più lento di me, perché alla ricerca del podio e che il settimo uomo è dietro di me di una dozzina di chilometri. Così gli ultimi tre giri saranno un po’ più lenti : 82 – 11’28’’; 83 - 12’06’’; 84 - 14’09’’. Controllando le ultime due ore e mezza di gara credo di essere stato in assoluto il più veloce. Prima di concludere l'ultimo giro, mi fermo ancora alla tenda per prendere una maglietta che avevo preparato in onore di un mio amico, Efisio, anche lui giovane maratoneta, prematuramente scomparso poco tempo fa. Dopo la gara,una bella doccia e un ricco pasta party. Resto lì anche per le premiazioni in modo da onorare e dare il giusto e meritato tributo a chi è stato più bravo di me. A mente fredda mi resta dentro la felicità d’aver vissuto una fantastica esperienza, dopo di tutto era la mia prima prova in una 24 ore su un circuito, la consapevolezza d’aver dato spettacolo verso il finire della gara e di aver regalato delle emozioni a chi era li a guardare questo ometto che, dopo 23h30’ di corsa, correva come un ossesso. Domenica scorsa ho detto: “E’ tutto da buttare”. Dopo la telefonata con Accorsi dico: “Da qui si parte e sicuramente ne vedremo delle belle”. Adesso un po’ di vacanza a casa mia a Rio de Janeiro, poi si ricomincerà con la testa bassa a macinare dei chilometri, riprendendo la rotta verso quel sogno che sicuramente non è li per non essere raggiunto. Sono sicuro, ce la farò!

Add a comment
 

Capraia (FI) - 12^ Ottore

Ultramarathon - Ultra - Ottobre 2011

Capraia_Ottore_2011Parafrasando “L’enigma del solitario” di Gaarder, posso affermare senza tema di smentite che, se mi fossi sdraiata a terra lungo la micidiale quanto spettacolare salita che conduce al Castello di Capraia, magari nel punto più alto, alla fine dei 120 gradoni, e avessi osservato, per tutte le ottore, il panorama attorno e il cielo azzurro sopra di me, forse avrei anch’io potuto carpire alla natura qualcuno dei suoi segreti, o forse avrei anch’io trovato… la pace dell’anima!

Avrei dovuto scrivere un comunicato stampa, e invece, mi sono ritrovata soltanto a scrivere i miei pensieri, qua e là! Sabato 1 ottobre è andata in scena la Ottore di Capraia, chiaramente su questa distanza atipica anche nel panorama delle ultramaratone nazionali e internazionali: in parole povere la nostra manifestazione è “sui generis”. Quest’anno la gara si è svolta solo sotto l’egida della UISP e pur inserita nel calendario nazionale IUTA Ultramaratona, di fatto era fuori dal famoso Gran Prix nazionale IUTA che riunisce le maggiori ultramaratone d’Italia e, ove in genere la fanno da padrona due società molto attive nell’ultra: i Runners Bergamo e l’Atletica Villa De Sanctis di Roma.

La Ottore 2011, con un centinaio di concorrenti provenienti da tutte le regioni, è stata vinta dal lombardo Paolo Rovera, detentore del record sul percorso conquistato lo scorso anno, quest’anno due giri meno per lui: i km percorsi sono 89,750. Secondo e terzo posto per il bolognese dell’Atletica Calderara, Andrea Accorsi con 79,375 km percorsi e, primo toscano Renzo Ciampi, con km 70,750. Seguono Corrado Stefano e Damiano Tempestini.

Fra le donne l’azzurra della 24 ore non ha rivali, la bolognese Monica Barchetti che chiude a quota 71,850 km, seguita dalla compagna di Rovera, la lombarda Monica Conterno, con 69 km e terza la toscana Michela Ruberti con 59 km. Quarta la pratese Jessica Giovannini, un quinto posto super meritato lo conquista la senese Laura Failli. Lei è un inno alla vita: due anni or sono ha cominciato a correre le ultramaratone, poi qualche mese fa, la scoperta di un bruttissimo tumore non ne hanno certo smorzato il sorriso e la volontà, aiutata dal marito Fabio. A giugno l’operazione e da allora ha corso la Sei ore sotto le stelle di San Benedetto del Tronto in agosto e questa Ottore. Un inno alla vita con il sorriso e la voglia di andare avanti, sempre e comunque, nonostante tutto! Nulla è perduto!

E la Ottore? Non sappiamo se ci sarà un prosieguo, visti gli elevati costi: un ristorante a cielo aperto e una pasticceria attiva per ben otto ore, i chip dal costo davvero esoso per una piccola manifestazione, dei premi, e, a meno di un miracolo, la Ottore potrebbe far purtroppo parte di un sogno che svanisce! Chiaramente tutti ci auguriamo di no!

“Il tempo non distrugge ogni cosa…”, perché, ogni Ottore di questi 12 lunghi anni è stata “..come il più fantastico dei racconti d’avventura…” e “ la fine forse non è ancora scritta…”

Add a comment

Ultimo aggiornamento (Giovedì 13 Ottobre 2011 17:56)

 
Altri articoli...
Ultimi 60 servizi fotografici