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Una vita sul tapis roulant? Macché, è solo un caso della vita...

Ultramarathon - Ultra - Marzo 2012

Intini_Vito_rcord_24_ore_tapis_roulant“Dopo tante ore di corsa sono ancora al punto di partenza”. Potrebbe essere la frase d’introduzione del Faust di Goethe, ma era la frase che mi rimbombava nella testa nell’ultima ora di corsa della 24 ore sul tapis roulant, anzi “treadmill”. Permettetemi di chiamarlo con il nome anglosassone, visto che sono loro i maggiori utenti nonché inventori (R. Bruce e W. Quinton nel 1952) di questo attrezzo, oggi diffusissimo nelle case del nord Europa, ma usato anche come strumento punitivo nelle prigioni Britanniche nel 18° secolo in una versione molto primitiva. Fu però solo la ricerca di Kenneth H. Cooper nel 1968 a dare il via alla produzione di massa per l’home fitness.

Bene, il mio treadmill l’ho acquistato nel 2001 pensando di correre finalmente tutti i giorni. Le prime notti ero agitato e, appena sveglio, mi infilavo scarpe e mutande (sì, non mettevo neanche i pantaloncini) e via a fare la mia seduta di corsa. Forse perché era primavera o semplicemente mi stavo annoiando, all’improvviso ebbi una certa nausea tipo quella di Alex nel film “Arancia Meccanica”. Non riuscii più a salirci per anni, credetemi lo vedevo come l’investimento più assurdo della mia vita!

Passa il tempo e sempre più spesso mi capita di stare fuori per lavoro in città che d’inverno non permettono facilmente una corsetta all’aria aperta. Nel 2008 la svolta. Era una domenica di marzo e partii dall’aeroporto di Bari, con il termometro che segnava quasi 30°C, verso Francoforte. Nella valigia avevo solo una canottiera e dei pantaloncini corti. All’atterraggio lo shock. Il capitano annunciava la temperatura esterna di -1°C con neve. Impossibile correre con il mio bagaglio all’aperto. Dovevo rimanerci tre giorni… crisi totale. Non c’era la possibilità di acquistare un abbigliamento adeguato visto che l’evento era situato fuori città con orari di lavoro da minatori cinesi. Il treadmill è rientrato nella mia vita.

Da quell’episodio ho riutilizzato il treadmill in tutte le occasioni necessarie. Ho testato tutte le marche mondiali, ho una lista di tutti gli alberghi dove ho dormito e che hanno una palestra con il treadmill funzionante.

La “colpa” è di Antonio Mammoli.

Nel viaggio a Gibilterra, in occasione del mondiale della 100 km nel 2010, ho l’occasione di stare molto tempo insieme ad Antonio. Persona eccezionale nonché grandissimo atleta del mondo Ultra. Lui mi parlò con un tale fascino del suo tentativo di corsa sul treadmill quando aveva stabilito il “record italiano” della 100Km, che mi ipnotizzò. Tornato a casa, non riuscii a pensare ad altro. Parlai con il mio Presidente della società ASD Amatori Putignano, Lorenzo Valentini, e subito partì la macchina organizzativa per battere quella prestazione dei 100 km di Mammoli di 8:20 ore. La data ed il luogo doveva essere quella della famosa Marcialonga di San Giuseppe a Putignano di marzo 2011. Due mesi di preparazione sul treadmill volano via.

Problemi?

Sì, i tendini del quadricipite (quelli che s’inseriscono sul ginocchio) si infiammano un poco e qualche fastidiosa vescica di troppo.

Ricordi belli?

Sì, un albergo ad Herning in Danimarca con una palestra da fantascienza. I treadmill si affacciavano su una vetrata con vista panoramica su una piscina coperta con trampolino da 5 metri. Per tre giorni sono andato mattina e sera a correre per vedere i salti continui di atleti professionisti. Evitavo la cena con i colleghi per vedere più salti possibili per poi nutrirmi con spremute di frutta fresca e pane di segale con salmone all’“HealthCorner” della palestra. Che spettacolo!

La partenza della fatica era stata fissata alle ore 3.00 per poter finire in concomitanza della premiazione della marcialonga. A parte il freddo ed il vento gelido, tutto fila come per qualsiasi 100 km, si parte con un obbiettivo, si raggiunge un altro migliore o peggiore. Questa volta la fatica e il supporto degli amici Amatori Putignano sono ripagati con il tempo finale di 7:45:39.

Emozioni a non finire. Migliaia di spettatori sono coinvolti, lacrime scorrono. Una telefonata dal vivo con Antonio emoziona il presentatore. Sembrava di stare nel quadro del famoso pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio “Giochi di bambini”.

Perché tanta commozione? Sembrava un caso singolare, una coincidenza di stati d’animo particolari che s’incrociano. Niente di programmato, studiato a tavolino ma neanche pensato lontanamente, ma…

Eccoci nuovamente!

Il motivo l’ho capito ora, dopo quasi un anno. Torniamo indietro ad inizio dicembre 2011. Rivedo le immagini (foto e video) della manifestazione del marzo 2011. Non riesco a trovare una ragione profonda per tanta gioia vera. Non è il grido di liberazione del tifoso “Ultra” per una vittoria della sua squadra del cuore, legata semplicemente alla rivalità verso la squadra avversaria. Chi vede gli occhi delle persone che mi circondano, trova invece una partecipazione quasi idilliaca.

Voglio capire.

Richiedo a Lorenzo Valentini di riprovare, ma questa volta nel periodo di carnevale, con una 24 ore sul treadmill, che dovrà finire con l’inizio della sfilata dei carri allegorici. Putignano, città famosa per questa festività, attira decine di migliaia di turisti ogni anno, sarà possibile ricreare un’atmosfera simile all’anno precedente? Il presidente della fondazione di Carnevale, Franco Laera, dà subito l’ok.

Si cercano i treadmill contattando i maggiori produttori sul territorio italiano. Nulla, tutti si tirano indietro nonostante avessimo proposto di ritirare e riconsegnare a nostre spese i treadmill. C’è crisi?

Mancano 3 settimane al 18 febbraio, data dell’evento, ma siamo ancora senza “tappeti”. Qui ci viene in aiuto la palestra “Joy Club” che, come l’anno precedente, ci mette a disposizione i treadmill per il nuovo tentativo. Che sollievo! Si ripete la certificazione dei treadmill, si trovano i giudici Fidal e faccio nuovamente richiesta a Ralf Laue, che registra questi tentativi a livello mondiale.

Voglio di più.

Sì, voglio essere “accompagnato” da due atleti semplici, ma d’esempio. Michele e Angela purtroppo non ci sono, stanno facendo un bellissimo viaggio intorno al globo. Ci sono Andrea e Monica! Atleti perfetti. Conoscitori di molte culture. Disponibili e generosi. Qualche telefonata di coordinamento tra le varie nevicate e dicono di sì. Vogliono provare 50 Km (Andrea) e la 6 ore (Monica).

La mia preparazione non è al meglio. Più che fare molti km riesco almeno ad allenare la mente. Corro sempre quando non ho voglia, ho fame o sono sotto stress. Mentre rimando l’allenamento quando ho voglia. Funziona!

Una contrattura alla schiena mi viene professionalmente sciolta dall’osteopata Francesco Damiani. Un personaggio appassionante, pieno di vitalità. Ma c’è anche Monti che mi ricorda che devo lavorare ancora per molti anni, e allora su e giù per l’Italia.

Arrivo due giorni prima del tentativo a Putignano, dove mi accoglie una nevicata fitta. La stanchezza si fa sentire la sera prima. Sono pieno di dolori influenzali, ma decido insieme a mia moglie Marica (sempre attenta) di preferire un paio d’infusi e decotti caldi ai soliti “FANS” (antiinfiammatori).

Sorprese.

Arrivando la mattina sul luogo dell’evento, il Municipio, vedo un parallelepipedo rettangolare alto 8 metri con la mia foto e la descrizione dell’evento! Lungo tutte le strade vicino il municipio sono disegnate delle impronte da scarpe di running con la scritta “Record Vito Intini” ad indicare la direzione dell’evento. Mi fermo qui a descrivere i contorni perché potrebbe sembrare una mia pura invenzione, ma tutta la cittadina è in fermento.

Saluto e mi coordino insieme ad Andrea e Monica con i giudici Fidal. Tre, due, uno… via. Lo sparo viene eseguito dal vicesindaco Dino Angelini.

Dopo una decina di minuti sbuca Enrico Vedilei, “il vichingo”, tra le arcate del chiostro comunale. Ha deciso anche lui di darmi un sostegno, correndo una maratona sul treadmill senza esserci mai salito sopra prima (finirà in 3:25 ore). La folla riconosce il gesto di Enrico e lo applaude: grazie Enrico!

Nel frattempo, Andrea termina la sua fatica in 3:40:25 (50 Km) ottenendo la miglior prestazione europea. Parte così anche la fatica di Monica che, dopo 6 ore, fa segnare la distanza di 67,200 Km. Mai una donna ha percorso tanti km in 6 ore sul treadmill. Per entrambi incitamenti e applausi sinceri. Grazie Andrea! Grazie Monica!

I politici si mettono al servizio del popolo.

Sembra di stare nell’antica Grecia oppure in un anfiteatro romano tra i vari gladiatori. Il Sindaco Vincenzo DeMiccolis, il vice-sindaco Angelini e l’assessore Saverio Campanella salgono a turno accanto al mio treadmill per condividere la fatica. Insieme percorrono ben 5 ore di fatica e sudore sull’attrezzo magico. Si susseguono atleti da diverse società. C’è chi percorre un’interna maratona come Giuseppe Daresta e Roberto Giannandrea, chi fa “solo 30 Km” come Giuseppe Dalena e Lorenzo Valentini, oppure Mara Lavarra e Carmine Lattarulo per fare un’ora a tutta! Sono tanti i gladiatori e dovrei rivedere le foto ed i filmati per citarli tutti. Grazie! Ma ci sono anche i gregari come Pietro Console, Anastasio, Lello, Francesco, che, con cura quasi maniacale, perfezionano il mio gesto atletico in un rito dionisiaco.

Hybris (1)

24 ore sono quasi passate. Vedo la folla agitarsi e che grida sempre più forte “Vito! Vito!” Intravedo i miei genitori nella folla, sono visibilmente commossi. C’è Andrea che mi segnala con le mani gli ultimi preziosi consigli. Il sindaco trascina il questore di Bari dalla tribuna della sfilata per venire a vedere il finale. Mancano i miei fratelli Franco e Mario che mi erano vicini l’anno scorso, ma so che mi seguono via web. Infine uno sguardo a mio figlio Peter e mia moglie Marica per farmi pervadere da una leggerezza inumana segnando una andatura di 3’30”/km negli ultimi 3 minuti!

Finisco la mia lotta indossando il capello di Farinella simboleggiando l’inizio della lotta tra il Carnevale e la Quaresima (ancora un quadro di Pieter Bruegel). Lo sparo, l’abbraccio, il pianto di liberazione, emozioni vere!

Ho capito!

Non è Vito Intini ed i suoi 220,280 Km in 24 ore sul treadmill che emoziona. È il gesto atletico vivo, la fermezza nel raggiungimento di un obiettivo, la perseveranza (grazie Trabucchi), il superamento della difficoltà immensa, la fatica vera e la riuscita dell’intento che emozionano in un mondo di apparenza. C’è fame di vita vera!

(1) Hybris è un termine che compare nella Poetica di Aristotele. Letteralmente significa: tracotanza, eccesso, superbia, orgoglio o prevaricazione (NdR).

Ultimo aggiornamento (Sabato 03 Marzo 2012 23:38)

 
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