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Ultra - Marzo 2012

Misurato ufficialmente il percorso della 100 km di Seregno

Ultramarathon - Ultra - Marzo 2012

Domenica 11 marzo, i misuratori internazionali della FIDAL rappresentati da Pierluigi Omodeo Zorini e da Dario Giombelli, fiduciario regionale e delegato dalla Federazione al Campionato del Mondo ultramaratona – 100 chilometri di Seregno (26th IAU 100 Km World and European Championships) in programma a Seregno il 22 aprile 2012, unitamente ad una scorta della Polizia Locale al comando dell’Agente Rita Castagna, accompagnati da Giorgio Molteni e Silvio Redaelli, rispettivamente segretario e consigliere Asd Marciacaratesi, hanno provveduto alla misurazione ufficiale del circuito mondiale della 100 Km. Con una modesta variazione effettuata sul percorso stabilito da tempo, mediante l’inserimento di un breve tratto di andata e ritorno con conseguente giro di boa sulla Via Tonale, nel territorio di Seregno, è stato ufficializzato a tutti gli effetti regolamentari il circuito di 20 Km che i concorrenti domenica 22 aprile dovranno percorrere cinque volte.

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100 km del Sahara: un sogno di sabbia!

Ultramarathon - Ultra - Marzo 2012

100_km_del_Sahara_2012_Claudio_Bernardo_Tullio_FrauÈ notte, tutti dormono, faccio fatica a chiudere gli occhi, sento ancora nelle orecchie il vento che mi sferza sul viso lasciandomi addosso uno strato di sabbia. Come si fa a dormire, nel pullman che ci porta verso l’oasi di Ksar Ghilane dove è posto il primo campo base della nostra spedizione?

Fa caldo, il mezzo avanza con fatica su per la salita, dopo qualche ora di strada ci fermiamo per una breve sosta, un caffè o un tè e poi via verso la meta. Nell’oasi le palme scricchiolano sotto la furia del vento, il sole fa capolino tra le nuvole, speriamo che per domani il tempo sia migliore, ma che importa? Tanto noi dobbiamo correre! Il gruppo è allegro, le varie lingue dei concorrenti si mescolano, chi conosce l’inglese può dialogare con tutti. Per fortuna Claudio mi fa da interprete, in questo modo ho avuto il piacere di conoscere atleti di altri paesi. Durante la notte nella capanna si fa fatica a dormire, qualcuno russa, il vento sembra ci parli e ci racconti storie dal sapore antico. Un cane ulula in lontananza. Finalmente è ora di alzarsi: colazione e poi tutto nel borsone, ormai siamo pronti per la partenza della prima tappa di 23 km (Ksar Ghilane – Camp Bibane).

L’altoparlante chiama gli atleti a raccolta, si fa la spunta dei pettorali, tutti pronti al via. Un vento impetuoso ci accoglie: “è il saluto del deserto”, ci dice Adriano (Zito). Via, via tutti verso le prime dune che ci accolgono, sembra ci aspettino lì da sempre, sono morbide, su e giù, una dopo l’altra. Forse le ho sottovalutate, ho il fiatone, non riesco a carburare… Ma sì, non è uno scherzo, su e giù, sono massacranti, ma dopo qualche km troviamo un po’ di pista più corribile, finalmente un po’ di relax. Claudio, come al solito al mio fianco, è la guida ideale, mi incoraggia, mi anticipa le salite e le discese, posso correre in completa libertà, in qualche frangente mi lascia pure senza cordino. È una sensazione incredibile poter correre in un ambiente incontaminato sia da agenti atmosferici che da barriere architettoniche: al massimo cadi sulla sabbia (non è mai successo), ma non ti fai male.

Ormai i più veloci ci hanno superato, dietro abbiamo circa una quindicina di concorrenti, il gruppo si è sgranato, i mezzi di supporto ci affiancano e ci controllano da lontano, i fotografi e i giornalisti al seguito ci salutano al loro passaggio. Incontriamo due somarelli selvatici che ci guardano con occhi strani, ma la nostra corsa continua costante verso altre dune e altri terreni diversi. Il cuore è gonfio di emozioni indescrivibili, qui, in questo mare di sabbia, dove l’orizzonte si perde lontano sfuggendo agli occhi , qui, in questi spazi immensi che Dio ci ha lasciato, dove soffia un vento che ci porta storie antiche, storie di popoli che qui hanno transitato per andare a cercare qualcosa per sopravvivere. Noi stiamo invece correndo, lasciandoci alle spalle tutti i problemi della vita quotidiana. Sì, sembra quasi che il deserto sia un filtro che trattiene i cattivi pensieri e ti consente di vivere in positivo.

La voce di Claudio mi riporta alla realtà: “Dai, Tullio, ancora qualche duna e ci siamo, le bandiere dell’accampamento, ci siamo”. La sua voce è rassicurante, ecco in fondo l’altoparlante che ci annuncia l’arrivo, ecco il traguardo. Tutti si stringono attorno a noi, la prima tappa è finita.

Ci avviamo verso la tenda berbera… be, tenda? Direi un riparo molto precario, un telo di juta che si regge a stento su quattro rami di legno mezzi storti, con delle corde che fanno da tiranti, anche questa è avventura! Dopo pranzo ci mettiamo sotto a riposare, il vento rinforza, qualche goccia di pioggia incomincia a cadere, ma il peggio arriva durante la notte. Il vento infuria, la tenda ondeggia paurosamente, Claudio e Caio si alzano per stabilizzare la copertura, ma dopo poco arriva un colpo di vento molto più forte: la tenda cede e ci crolla addosso. Ormai qualcuno si è addormentato nonostante il peso della tenda, qualcun altro ha abbandonato il gruppo e si è rifugiato nel tendone-mensa. Io esco dal sacco a pelo, la sollevo con un bastone e per tutta la notte respiro la sabbia che il vento continua a portarci addosso. Per qualche istante ho paura, un senso di soffocamento: il panico per un po’ si è impadronito di me. Mi faccio coraggio, mi alzo e tutto torna alla normalità, tranne il vento e la pioggia che continuano imperterriti. Finalmente è l’alba, via, ci si veste dentro il sacco a pelo, si sbatte come meglio si può tutto dalla sabbia e si richiude il borsone. Dopo colazione eccoci pronti per la seconda tappa, per fortuna solo 16 km, una tappa leggera (Camp Bibane – Bir el Ghif). Il tempo è clemente, il vento si è affievolito e il percorso non è molto sabbioso. Il pomeriggio lo trascorriamo dentro il sacco a pelo. Fa freddo: siamo in Africa o in Groenlandia? Mah, forse ci siamo sbagliati! Una fragorosa risata comune. Dopo cena, eccoci pronti per la tappa notturna: 7 km.. Bisogna coprirsi bene, il cielo è limpido e le stelle sembra si possano toccare con le mani. Claudio, se chiudi gli occhi e alzi lo sguardo, vedrai ciò che vedo io, la profondità dell’universo, tutto quello che a occhi aperti non potrai mai vedere. Sì, il cielo è un manto che ci avvolge e ci protegge, e questa notte ci accompagna in una corsa breve ma intensa di significato. Una lunga scia luminosa attraversa questa notte il deserto: sono le flaschlight che ogni atleta ha appeso allo zainetto, tutte colorate. Siamo tutti in fila indiana, tutti con il cuore che batte a mille per la gioia di essere lì ha fare qualcosa che non è sicuramente da tutti, ma che solo 150 pazzi scatenati possono concedersi di fare, sì, oltre 100 km nel deserto del Sahara. Alle 23, dopo la corsa notturna, tutti alla spaghettata, poi a nanna. Domani ci aspettano gli oltre 42 km della terza tappa maratona (Bir el Ghif – Bir Lectaya).

La seconda notte sotto la tenda beduina è trascorsa abbastanza bene, nessuno più si lamenta del russare di qualcuno, ormai la stanchezza è più forte del russare. Al mattino via in piedi, la borsa è chiusa, tutto è pronto per il via, si parte. “Dai, Tullio, con calma, oggi è lunga!”, la voce di Claudio è sempre molto rassicurante, riesce sempre a darmi la tranquillità necessaria: non è solo una guida, è ormai per me un fratello, un angelo, con lui potrei scalare qualsiasi montagna senza problemi. “Via, andiamo! Dai su, dai giù, attento, alza bene i piedi, dai, non ti distrarre! Attento, c’è una buca! Via andiamo!” Chilometro dopo chilometro eccoci al primo ristoro, tutti ci salutano da lontano, siamo ormai al diciottesimo km, una bella mangiata di datteri. Riempiamo lo zainetto d’acqua e via, ma dopo il secondo ristoro posto al trentatreesimo km, incominciano i problemi: il piede sinistro è molto dolorante, credo di avere un po’ di vesciche, su e giù per le dune: sassi sabbia, di tutto un po’, ma gli ultimi km sono costretto a camminare, una vera tortura!

Finalmente è finita, il campo base ci accoglie festoso, tutti intorno a noi: “Grandi! Bravi!” Via tutti a mangiare, poi in infermeria, la mano leggera della dottoressa mette fine ai miei problemi. “Domani correrai bene, vedrai!” “Sì, grazie infinite, domani vorrei terminare in bellezza”.

La terza notte sotto quella sottospecie di tenda trascorre veloce, ormai la stanchezza si è impadronita di noi, nessuno più ha il coraggio di lamentarsi. “Dai, ancora 23 km e ci siamo, al traguardo di Douz ci aspetta la doccia”. Tutti pronti, il freddo è ancora più pesante, ci ripariamo sotto il tendone della mensa, un colpo di vento ce lo porta via. Piove a dirotto, sembrerebbe che il deserto ci voglia tenere li, ma noi imperterriti sfidiamo le avversità del meteo. Tutti pronti, si parte, un vento contrario ci accompagna durante tutto il percorso, soffia veramente forte, probabilmente a una velocità intorno agli 80 km orari. Si fa veramente fatica ad andare avanti, la pioggia mista a sabbia ci mitraglia il viso. Potrei mettere la maschera. No, voglio che il deserto mi accarezzi il viso, voglio respirare l’immensità di questa meraviglia, voglio riempirmi l’anima di eternità, sì, nel deserto si respira eternità. Ecco il primo ristoro, una fettina di arancia e via. Dai, il vento ce la sta mettendo tutta per impedirci di andare avanti, ma noi non ci arrendiamo, noi continuiamo imperterriti nella nostra corsa. Ecco le dune, queste sono molto più alte delle altre. Su, dai su, su, e poi via una lunga discesa, giù, e poi ancora su e giù per chilometri e chilometri, ma all’orizzonte non si vede ancora nulla. Un turbinio di acqua e sabbia, l’orizzonte si confonde con le dune, tutto intorno l’eternità, un mondo affascinante che si è impossessato di noi: lo respiro a fondo, lo metabolizzo, ogni tanto mi devo soffiare il naso, è pieno di sabbia. No, la maschera no, questo è il saluto del deserto, è il ricordo che porterò per sempre dentro di me. Ecco, vedo in fondo le palme, Claudio mi annuncia che forse ci siamo, quasi non vorrei mai arrivare, vorrebbe dire rompere un incantesimo… Ma no, in lontananza la vegetazione, è il segnale che le dune sono finite, ecco in lontananza la porta del deserto, un urlo esce dal cuore di Claudio: “Tullio, ci siamo”! Stiamo per portare a termine una grande impresa, con queste condizioni climatiche: le gambe volano, l’entusiasmo è alle stelle. Sopra la porta alcuni spettatori ci salutano festosi. Eccoci sull’asfalto, ancora un km e ci siamo, la velocità aumenta, ancora 100 metri… “Vai Tullio, sei libero!” Claudio mi molla il cordino e a braccia alzate, urlando di gioia taglio il traguardo tra le braccia di Claudio e di tutti quelli che ci aspettavano. Le lacrime di gioia scendono dal viso incrostato di sabbia, l’emozione è palpabile. Sì, tutti piangono di gioia nell’abbracciarci, Adriano (Zito) si stringe a noi, ecco la splendida medaglia al collo e la maglia di finisher: “Ve la siete meritata proprio tutta!”

Grazie Claudio, mi stringo a lui, senza di te non avrei potuto portare a termine questa impresa, te ne sono grato. La voce è rotta dall’emozione, l’ingresso nell’hotel è trionfale, tutti vogliono fare una foto con noi, sembrerebbe che fossimo dei campioni, è difficile prender sonno in questi frangenti, mi giro e mi rigiro nel letto, poi allungo una mano sul comodino, accarezzo il vasetto che ho riempito di quella sabbia che ho respirato nel deserto, mi da un senso di serenità, ora posso dormire sereno. Grazie veramente di cuore a tutti.

Ndr: Testo inviato da Claudio Bernardo (atleta guida) che ha accompagnato l'amico Tullio Frau in questa impresa, primo atleta al mondo non vedente che attraversa il deserto in una competizione agonistica.  

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Ultimo aggiornamento (Martedì 20 Marzo 2012 11:16)

 

Mondiale 24 ore 2015: Torino si candida.

Ultramarathon - Ultra - Marzo 2012

La scena italiana delle ultra ha dimostrato soprattutto negli ultimi anni una capacità di crescita inarrestabile. Basti pensare come dal 2008 ad oggi siano state ben tre le occasioni che hanno visto il nostro Paese ospitare un Mondiale (100 Km Tarquinia 2008 – 24 ore Bergamo 2009 – 100 Km Seregno 2012) e tutto ciò senza contare la miriade di titoli guadagnati dai nostri portacolori nelle due specialità regine delle ultra distanze, su tutti Giorgio Calcaterra e Ivan Cudin. In questo scenario vanno segnalate alcune curiosità.

Ad esempio che due delle sedi mondiali, Tarquinia e Bergamo (24 ore del Delfino), l’anno successivo alla kermesse iridata si sono prese una pausa sabbatica e ad oggi non sono più state riproposte. Naturalmente aspettiamo ancora di vedere che ne sarà di Seregno, dove il Mondiale si correrà il prossimo 22 aprile.

In particolare, per quanto riguarda la 24 ore del Delfino, è singolare l’analogia con Torino, che si candida appunto ad ospitare il Mondiale 24 ore del 2015. Nel 2009, alla sua settima edizione, la 24 ore del Delfino (prime sei edizioni corse nella provincia bergamasca mentre l’edizione mondiale a Bergamo) risultava la 24 ore più vecchia d’Italia.

Con la momentanea pausa degli amici bergamaschi, lo scettro della 24 ore su strada più anziana è passato di fatto alla 24 ore di Torino che nel 2015 giungerà anche lei alla settima edizione (lo stesso numero che segnava “il Delfino” nel 2008). Gli amanti della cabala sono serviti.

Si aggiunga che a detta di molti, in testa Stefano Scevaroli (segretario nazionale IUTA nonché membro IAU), la 24 ore di Torino si corre su uno dei migliori tracciati del mondo, avvantaggiato com’è da una location interamente immersa in un’area verde pedonale, riparata dall’ombra degli alberi nonché perfettamente illuminata per ciò che riguarda la fase notturna. I partecipanti, inoltre, possono contare sul sostegno del pubblico sempre numeroso.

Il Parco Ruffini, poi, è anche la sede di due tra i più importanti impianti sportivi cittadini: il Palasport, ideale per le cerimonie di apertura e le premiazioni, e lo stadio Primo Nebiolo, struttura ideale per accogliere l’area di neutralizzazione, già sede dell’omonimo Galà di atletica leggera che si tiene ogni anno a giugno.

A tutto ciò si aggiunga un’altra candidatura, sempre per il 2015, avanzata dalla Città di Torino per fregiarsi del titolo di Capitale Europea dello Sport.

Una buona occasione di verifica sulla bontà della candidatura è ormai alle porte.

I prossimi 14/15 aprile, infatti, si terrà la quarta edizione della 24 ore di Torino. Per saperne di più è sufficiente collegarsi al sito dell’organizzazione, www.giroitaliarun.it, dove è possibile iscriversi e visionare in dettaglio tutte le informazioni necessarie, che riassumiamo qui di seguito:

24 ore di Torino

• Partenza: sabato 14 aprile ore 10.00 – Arrivo domenica 15 aprile ore 10.00

• Sede: Torino, Parco Ruffini

• Lunghezza circuito: 1 Km (misurato e omologato FIDAL)

• Tipo di percorso: delimitato da transenne in zona pedonale, interamente asfaltato, riparato dall’esposizione solare, perfettamente illuminato per la fase notturna

• Distanze: 6 ore – 100 Km – 24 ore

• Quote di iscrizione: 6h 25 €, 100 Km 30 €, 24h 40 €, staffette 120 € (pagamento tramite bonifico bancario)

• Hospitality: Hotel 3 stelle situato nelle vicinanze del parco Ruffini. Tariffe per camera, comprensive di prima colazione: singola 40 €, doppia 50 €, tripla 75 €, bambini fino a 12 anni gratis.

Il tutto, come sempre, accompagnato dall’attenzione che l'organizzazione dell'Asd Il Giro d'Italia Run profonde nei confronti di ogni singolo concorrente.

Tra le novità di quest’anno, infine, ricordiamo il primo Campionato italiano di ultramaratona Bancari & Assicurativi e, tra le conferme, l’ormai collaudata gara delle staffette di 8 elementi per 24 ore (3 ore per ogni frazionista).

Anche tu come noi ami l’ultramaratona? Sostieni la candidatura di Torino, iscriviti alla 24 ore, oppure alla 6 ore o alla 100 Km, vieni a provare l’emozione di correre su un tracciato “MONDIALE”. “Torino, the passion live here”, era lo slogan delle Olimpiadi 2006. “Torino, the passion is back” potrebbe essere quello per il mondiale 24 ore 2015.

Intanto di passione attendiamo quella del popolo ultra nazionale, via aspettiamo in tanti, ,il 14/15 aprile.

La 24 ORE di Torino, conferma il suo alto gradimento anche all’estero, si registrano infatti al momento iscrizioni dall’Argentina, Germania, Cecoslovacchia, Francia, Spagna.

Buone corse.

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Venezia - 1° Ultramarathon Festival

Ultramarathon - Ultra - Marzo 2012

Al parco San Giuliano di Mestre, sabato 9 marzo, ha visto la luce la prima edizione di Venice Ultramarathon Festival, una kermesse che comprendeva ben quattro manifestazioni: 6 ore, 12 ore, 24 ore e 100km.

Uno sforzo organizzativo durato diversi mesi che ci ha regalato una bellissima due giorni di gare da vivere ognuno alla propria maniera, ognuno col proprio obiettivo da raggiungere e ognuno col proprio modo di vivere la corsa. Il lavoro, quello svolto dagli organizzatori Zambon e Vedilei, ha dato i suoi frutti e premiato la loro passione per l’ultramaratona.

All’interno dell’ "isola verde”, in mezzo alla laguna veneta, un percorso di gara non tanto facile ma neanche proibitivo, costeggiava lo specchio d’acqua Mestrino per un lungo tratto e presentava una leggera salita nella seconda parte. Una pendenza che all’inizio si affrontava in scioltezza, ma dopo diverse ore di corsa iniziava ad essere vista un po’ diversamente. Un amico alla fine della 24 ore mi ha detto: “Ti ricordi ieri sera la salitina? Stamattina sembrava il Mortirolo!”

Lungo il tracciato, due ristori con il necessario per affrontare questo tipo di gare e dei volontari che hanno sfidato anche il freddo della notte (circa 0-1 gradi) per non farci mai mancare una parola d’incoraggiamento ed una battuta simpatica, nonostante la maleducazione di qualcuno che durante l’oscurità li ha anche apostrofati con parole pesanti.

Nella zona della partenza c’erano invece gli spogliatoi, i bagni, le tende per dormire, per i massaggi, insomma tutto quello che di meglio si possa chiedere a degli organizzatori; che poi gli spazi adibiti al cambio indumenti siano stati un po’ piccoli e che alcuni atleti abbiano preferito spogliarsi all’aperto è un dettaglio che Andrea ed Enrico sapranno migliorare il prossimo anno. Tanti runners iscritti, dai forti nazionali delle varie distanze dell’ultramaratona fino chi si presentava ai nastri di partenza per la prima volta, hanno onorato quella che poi è diventata una grande festa.

Molto bella, particolare e positivamente giudicata da tutti la medaglia finale. Il pacco gara, con una simpatica maglietta di cotone celebrativa dell’evento, una buff con il logo della manifestazione ed i soliti articoli, invece, nella normalità. Le premiazioni, anche se sono state effettuate in modo veloce, hanno comunque saputo tributare ai vincitori i giusti e meritati (per tutti?) onori.

Alla fine, tutti sorridenti sono andati via ripromettendosi di ritornare l’anno prossimo. Ci sono secondo me, però alcuni dettagli da migliorare. Uno schermo che indichi i passaggi sarebbe stato gradito invece della lista stampata che veniva aggiornata ogni paio d’ore. Vista la lunghezza del percorso e la sua particolarità, ci vorrebbero almeno altri tre tappeti da poter registrare i tempi intermedi in modo da scongiurare qualsiasi tentativo di taglio del tracciato come qualcuno avrebbe fatto durante la notte (alcuni atleti hanno testimoniato ciò all’arrivo e prontamente sono scattate le verifiche e noi restiamo in attesa di sviluppi). Non è bastato lo stoicismo di Zambon che durante la notte ha presidiato in bicicletta il percorso per scongiurare questo malcostume, che purtroppo non riusciamo a debellare. Volendo poi essere pignoli, un po’ di musica al passaggio sul traguardo durante la notte poteva anche starci bene, vista la lunghezza del circuito e la tranquillità che comunque si riusciva a trovare dall’altra parte del tracciato. Lo spazio c’era e sarebbe stato gradito ai più. Una domanda alla fine mi son posto: “Se avesse piovuto cosa sarebbe successo con i ristori sul traguardo? Avremmo fatto la fine di Fano? Mah?”

Una nota negativa, pur rispettando e ringraziandoli del loro lavoro, va fatta ai giudici di gara non sempre gentili con gli atleti e con qualche fotografo presente. Come prima edizione, Venice Ultramarathon Festival, ha avuto un buon successo e spero che l’anno prossimo riesca a ripetersi migliorando alcune cose.

La mia gara.

Iscritto alla 24 ore, invece è durata solo 12. Partito con grandi ambizioni, non lo nascondo, mi ero ripromesso di fare un bilancio a metà gara. Le prime ore di corsa sono state fantastiche, ero molto tranquillo e stavo talmente bene che riuscivo anche a cantare mentre andavo. I chilometri venivano macinati uno dopo l’altro molto bene e le sensazioni erano ottime. Dopo nove ore ,però, c’è stato qualcosa, ho iniziato a perdere un po’ il ritmo, fin quando a metà gara, pur essendo tra i primi con 117,3 km già corsi, stavo iniziando a perdere un po’ più del previsto e così ho preferito non precludermi la possibilità di un nuovo tentativo a Torino il mese prossimo. Diciamo che ho fatto un allenamento lungo. Prima di fare la doccia e di riposare, però, ho fatto un giro (4,2km), camminando per potermi godere la pace e la tranquillità nel diaccio della notte e stare solo con i miei pensieri. Rientrato negli spogliatoi ho anche aiutato diversi atleti, alcuni erano sfiniti e li ho aiutati a togliersi le scarpe e a stendersi, altri erano demoralizzati ed ho cercato di consolarli.

Col sorgere del sole sono rientrato sul percorso, ma ho camminato incitando tutti quanti i reduci della notte a continuare nella loro impresa. Nonostante tutto, non sono rimasto deluso da me stesso visto com’è andata la mia partecipazione, io non mi deludo mai perché so che do sempre il massimo e mi alleno seriamente. Ho dei programmi, qualcuno li definisce sogni grandiosi ed è stato saggio fermarmi. Questa è stata la mia vittoria, essere stato lucido ed aver preso una decisione. Lasciare una gara che mi vedeva fino a quel momento protagonista per avere solo una possibilità di poter arrivare ad un “sogno” non è da tutti. Da quando ho scoperto questo tipo di gare ho capito, per quello che mi riguarda, cos’è l’essenza della corsa e le emozioni che si vivono nella solitudine di una gara lunghissima. Ho capito cos’è la forza di volontà e dove si può arrivare se credi in qualcosa. Non sarò mai un campione nella realtà, mi basta esserlo nei sogni, nei miei sogni, che male c’è. La corsa mi ha insegnato tanto, per cui dico che attraverso di essa ho trovato la via della felicità.

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Ultimo aggiornamento (Domenica 18 Marzo 2012 22:51)

 

Anteprima: Una Sei Ore da Bronze Label a Putignano

Ultramarathon - Ultra - Marzo 2012

L’appuntamento è per sabato, 24 marzo, ore 14.00, in Piazza Aldo Moro a Putignano (BA), con l’obiettivo di fare il maggior numero di chilometri in sei ore consecutive di corsa. Lo sforzo verrà premiato. Un eventuale record, di categoria, regionale, italiano, europeo e mondiale, sarà riconosciuto dagli organismi internazionali, perché la “1^ sei ore di San Giuseppe” si fregia del Bronze Label IAU, garantendo lo standard di qualità della classe “A” IUTA.

Chi non vuole dannarsi l’anima ad inseguire primati e non ha aspirazioni nel Torneo Nexus, il vero decubertiano, per intenderci, può prendersela con calma, indugiando nel percorso del centro storico. Si fissi bene in mente, però, di non esagerare con le pause, in quanto, per essere classificati, bisogna percorrere almeno la distanza della maratona. Pertanto, superato il borgo antico, deve darsi da fare e alzare il passo nel velocissimo Corso Umberto.

I partecipanti hanno raggiunto quota 90, e ci si aspetta la valanga d’iscrizioni che caratterizza il rush finale dell’ultima settimana utile. Il sito www.amatoriputignano.it è a disposizione per gli ultimi aggiornamenti.

Tutto è pronto per accogliere i pedestri del sabato pomeriggio. La loro fatica sarà apprezzata e ricambiata con il pranzo e la cena del giorno della gara, visita turistica guidata, posto letto in palestra, docce, trasporto da e per Bari, quota ridotta per i partecipanti al Nexus.

Si raccomanda di non perdere la partecipazione gratuita alla quasi quarantennale “Marcialonga di San Giuseppe”, che si correrà il giorno seguente, domenica, 25 marzo, ore 9.30. Una gara FIDAL di 10 km con migliaia di partecipanti che si disperderanno fuori le porte della città. Una buona occasione offerta ai seioristi per uno scarico muscolare e nervoso. Finalmente, potranno abbandonare il chiuso circuito del centro storico e vagare nell’aperta campagna, dare sfogo alla loro corsa libera e posare lo sguardo sul lontano orizzonte.

Ci vediamo sabato 24 e domenica 25, all’ora e nel posto stabilito.

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