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Tista Marchesi: arrivederci Lovere e arrivo a Montisola

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Due valigie, due zainetti e niente altro. Questo il bagaglio che, da Lovere, Battista Marchesi si è portato sino all'imbarco di Sale Marasino. E' arrivato a pomeriggio inoltrato, si è seduto un attimo sulla panchina in attesa del battello che lo avrebbe portato a Carzano, piccolo paese di Montisola, l'isola lacustre più vasta d'Italia. Questa la cronaca del giorno.

Battista Trasborda, e in pochi minuti attraversa lo specchio di acqua che divide la terraferma. Dai suoi occhi traspare diffidenza, il suo cuore pulsa forte, il sangue gli scorre nelle vene alla velocità della luce. Lo si intuisce, il suo silenzio parla per lui. E' meglio lasciarlo solo con i suoi pensieri, in fondo ha un appuntamento con i ricordi del passato, quelli del 2009 e del 2010, quando l'isola lo ha respinto, per una frana e per un infortunio. Ora cercherà un accordo, se ne andrà solo a missione compiuta.

Smorza la sua stanchezza, nonostante la sveglia dell'una e quarantacinque. Potrebbe buttarsi sul letto appena entrato nella casa che ormai conosce bene, sempre la stessa:gli stessi mobili, la televisione che stavolta non funziona, una atmosfera di completa solitudine. Ma non c'è tempo. Apre le finestre, ha bisogno di aria nuova, quella stagnante la spinge fuori. Implodono nella sua testa i ricordi del passato che lui non ha dimenticato. E' meglio lasciarlo solo, perché è tutto concentrato.

Ha poco tempo per riposare, per fortuna prima di partire ci ha pensato Davide Gaioni, l'esperto fisioterapista loverese, a “confortargli” le gambe con le sue abili mani.

In questo momento si rende conto che a Lovere è l'ultimo giorno. Saluta la città per la sua ospitalità, e pure il fiume Oglio che tante volte gli ha fatto compagnia. Oggi però è una giornata nera per il fiume, o meglio, si è alzato senza lavarsi,è tutto sporco e le sue acque limacciose non vogliono nessuno, è arrabbiato, meglio lasciarlo stare. Se ne va tranquillo Tista, nemmeno un guado lo può fermare, tre salti ed eccolo dall'altra parte senza bagnarsi i piedi.

Nemmeno a Darfo si ferma in mattinata, quando un autocarro gli sbarra la strada. “Lavori in corso”, dicono gli operai. Nessuno può passare. Solo a lui è consentito, perché lui non si può fermare. Per mezz'ora mi fermo io senza spazientare, con la bici però devo recuperare, ritrovare Tista è fondamentale, dei viveri non se ne può privare.

Lo ritrovo fermo nel parco, non a riposare, lui si allena, anche l'anno scorso lo voleva sempre fare.

Quest'anno, per i suoi 70 anni, Tista ha voluto riprovare, e il risultato è eccezionale: un esercizio di forza con le sole braccia, alza il corpo e le gambe sulla sponda di una panchina come fosse una lievitazione, non è magia, una fotografia lo immortala. Gambe, braccia e mente formano un trinomio che per Tista non possono mancare. Non grida e non impreca quando si deve scaricare, lui la tensione la scarica in “panchina”, come quelli che assistono la partita: lui però non sta seduto, non lo può fare.

Un consiglio si permette di dare:chi volesse imitare, attenzione, si potrebbe far del male.

Non sarà un mese di vacanza, i saliscendi saranno una dura prova per Tista che ormai ha le armi per lottare. Ci vorrà un giorno o forse due, poi come se niente fosse, tutto sarà normale. Sono questi i momenti in cui si abbandona ai soliti ringraziamenti, così facendo non si sente solo.

Per un momento vuole parlare e ricordare l'amico Tito Salvi presidente della unione sportiva Sedrinese che lo ha sostenuto moralmente il primo giorno e ora, l'amico che lo fa sentire meglio. “Questa squadra -dice Tista,- rimane quella del mio cuore, quella dell'amico d'infanzia e campione Felice Gimondi”. Una squadra che ha scritto una storia che Tista è felice di ricordare. Domani sarà un altro giorno dice Marchesi: “Riprenderò il mio ritmo, penserò solo ai chilometri che dovrò fare, non mi dovrò più preoccupare”.

“Per domenica- conclude, voglio farmi un regalo: non mi costa cinquemila lire, né cinquemila euro, mi costerà cinquemila chilometri, saranno quelli che ho percorso sin d'ora e come ringraziamento salirò sul monte, a seicento metri, per raggiungere il santuario della Madonna della Ceriola e là, pregherò per me”. Ma nessuno dovrà ascoltare.

Battista Marchesi: 19100 km no stop per nove mesi (Racconto n.9)

 
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