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Tista Marchesi: a 600 metri per pregare

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Dai forza! Spingiamo, quasi ci siamo. Ma lei non ne vuole sapere, la salita è ostica per tutti. Scricchiola, dondola di qua e di là, sgomma, arranca, ma cos’è? E' la bicicletta che segue Tista, lei fa il portaborse, ma non è stipendiata come quelli che lavorano al ministero. Oggi però batte la fiacca, di faticare proprio non ne vuole sapere. Per sdebitarsi, Tista gli dà pure una spinta, e che spinta, vuole portare lassù anche lei, al santuario della Madonna della Ceriola di Montisola, anticamente battezzata “Santa Maria de Curis”, per via della sua effige scolpita su un ceppo di cerro.“Avevo fatto il voto che sarei ritornato”, precisa Marchesi, “non ho fatto il marinaio, le promesse sono abituato a mantenerle. Ecco perché in questa prima settimana, ci sono salito ben due volte.”

Ci voleva una ricarica spirituale, “non servono solo le gambe”, dice Tista, “è lo spirito il vero motore che mi dà la forza di proseguire; in questa chiesetta ho trovato ciò che cercavo. Prima di uscire ho voluto lasciare un mio regalo: i cinquemila chilometri sinora percorsi, la mia prima fatica che sarà religiosamente custodita.”

Scende soddisfatto, la giornata soleggiata dopo le burrasche delle scorse settimane gli riscalda il buon umore. Se ne accorge ad Olzano un giovane e spiritoso panettiere trentacinquenne, Marino Ziliani, che tiene tanta voglia di parlare e di scherzare.

“Col mio furgone,” dice, “porto il pane in tutta l'isola, incontro tante di quelle donnette che...”. Schiacciando l'occhio sinistro ci confida: “non sono ammogliato e per questo mamma mi dice sempre: “O Marino, figlio mio, perché non metti la testa a posto?” Risponde tosto l'interpellato: “La testa a posto ce l'ho, la donna purtroppo no. La mia speranza è in Tista,sono certo mi porterà fortuna. Le aspiranti leggendo la mia storia, se la faranno a spallate per rubarmi il cuore.” Al Marchesi, tra il perplesso e il divertito, gli si rizzano non le orecchie come i cani quando puntano la preda, ma solo quei quattro canuti capelli rimasti.

“Caro ragazzo, se riuscirai nella tua ‘impresa’, vorrà dire che mi inviterai a nozze, a novembre però.” Una bella risatona giunge spontanea per sciogliere l'adunata.

Gli accade spesso di essere fermato, ma che sia una papera con tredici paperelle, beh, è' difficile da credere! Invece è proprio vero. Se loro non possono parlare, è il Sior Pino che parla per loro, bloccando Battista per un momento: “Lo sai perché questi anatroccoli nuotano sempre vicini alla loro mamma? Hanno paura di essere ‘rubati’, ogni tanto ne manca uno, se lo frega qualcuno.” “Credevo che le mani lunghe - risponde Tista - le avessero solo quelli che tutti i giorni finiscono sui giornali e, invece, abbiamo veramente toccato il fondo, ma non del lago.”

Lasciate le papere al loro destino, Battista continua a correre sull'argine del lago, forse troppo vicino, potrebbe inciampare e cadervi, qualcuno obietta. Esatto, ma Marchesi sa bene quello che fa, non lascia nulla al caso, la zona la conosce bene. La strada è in leggera pendenza verso il lago, lui preferisce correre sull'argine in piano per non prendere una brutta piega. Piccoli trucchi che sino ad ora gli hanno permesso di superare i quindicimila metri di dislivello”approssimativamente” senza particolari problemi o conseguenze.

La sua proverbiale empatica sintonia con i Montisolani è nota. E' iniziata nel 2009 dopo il primo sbarco e si è mantenuta nel tempo. “La gente del posto non è cambiata, è brava gente che riesce a farmi sorridere anche quando non ne avrei voglia. Inconsapevolmente sono loro che mi aiutano ogni giorno. Spero - dice Tista - questa volta di lasciare un'impronta più tangibile del mio passaggio rispetto al passato, un'impronta che rimarrà nel tempo”.

Tista Marchesi: 19100 km no stop per nove mesi (Racconto n.10)

 
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