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Ultra - Aprile 2012

Il mio Passatore...

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Menna_Antonio_passatore_2012Paura, sì, sì, questa è paura.

La mattina l’hai passata a completare le borse che Laura ti farà trovare al Passo della Colla, ce ne sono tre: una con i cambi per la notte che indosserai al Passo della Colla; una piena di miele, cioccolata, biscotti secchi, succhi di frutta e qualsiasi altra cosa ti è venuto in mente ti potesse aiutare; una con creme, balsami, cerotti, forbici che invece speri proprio di non aprire mai.

Sono le 9:30 del 26, Francesca, tua sorella, è appena arrivata e ti accompagnerà fino a Firenze insieme alla sua bella famiglia. Il viaggio parte da Faenza e lungo la via Faentina arriveremo a Firenze percorrendo la strada che di lì a poco correrai a piedi.

La paura aumenta; cerchi di mandare a memoria ogni curva, ogni pendio, ogni discesa. I cartelli che l’organizzazione ha disposto dalla sera prima indicano chiaramente i chilometri percorsi, il pensiero ricorrente è: “Come starai lì, beh, dopotutto c’è un po’ di discesa, ma non c’è discesa che tenga dopo 80 km”.

Firenze ci accoglie con una giornata calda, poco prima un clima uggioso ci aveva accompagnato fino a Casaglia, la città è veramente in preda ai turisti, pare che del Passatore e dei 2.200 iscritti non vi sia traccia, poi, man mano che ti avvicini alla Chiesa di Santa Maria Nuova, prima un cartello, poi un altro, che caldo che fa, ecco il punto di ritrovo.

Sono tutti indaffarati, insensibili alle parole dello speaker che snocciola dati, i turisti guardano, chiedono e scattano foto.

Ti cambi anche tu; è orami un rito: le scarpe, la fascia del cardiofrequenzimetro, ti ungi le gambe, indossi il pettorale e sei pronto! Ma sei vestito abbastanza? Forse troppo, senti freddo, ma il sole di Firenze rapidamente ti scalda.

Ascolti le parole di chi l’ha corsa varie volte, cerchi di scacciare la paura esorcizzando i due mostri che da li a poco dovrai scavalcare e il solo pensiero anche adesso ti emoziona: la Vetta le Croci e la Colla di Casaglia; pensi che correrai piano, molto piano, se i 42 km di una maratona sono lunghi, 100 km sono il doppio più atri 16 e il mantra che reciti ad ogni partenza mai come ‘sta volta è vero: “Vai piano, vai piano, vai piano”.

Un ultimo messaggio sul telefono, è di Laura che amorosamente ti scrive: “Dai, dai, ti amo” e tu ami lei. Senza il suo appoggio incondizionato non saresti lì oggi, a Firenze, con le scarpe da corsa, e mentre pensi questo l’orologio segna le 14:00, ancora un’ora e si parte. Paura.

Arriva Francesca con Sotero, suo marito, e le bimbe Lucrezia e Ginevra: come sono belle, corrono saltano, scattiamo qualche foto, affido lo zaino con il cambio all’allegra famiglia ed è già ora di prepararsi, sono le 14:40. Paura fredda.

Lo striscione della partenza steso in mezzo a via dei Calzolari ricorda a tutti che è la 40^ edizione e tra i partenti c’è chi ha presenziato a tutte le edizioni, se ce la fanno loro io “devo” farcela. Ancora paura fredda.

Ti siedi in terra, non sei interessato ai turisti che quasi ti calpestano, non ti interessano gli schiamazzi degli altri impegnati in foto e scherzi, tu vuoi ricordare ogni singola immagine di questa avventura, vuoi vedere come va a finire. Le pulsazioni sono scese, non più paura, il respiro s’è fatto lento, i muscoli sono morbidi, il cardiofrequenzimetro dice che il tuo motore adesso è al minimo 54/55bpm, tum, tum, tum. Adesso batte più lento, non hai più paura, sarà quel che sarà!

Le 15:00! Lo sparo, si parte, via!

“Io vado piano, io vado piano”, non senti il caldo, ti senti bene, si va, si corre, lenti ma si corre. Dunque se una mezza la corri a 4:30 al Km, una maratona a 4:50 qui devi andare moooolto piano, diciamo 6:00/km sul piano? Ecco, non devi andare più veloce.

Sei rilassato, saluti i vari concorrenti che conosci, i ragazzi della Podistica Solidarietà di Roma, alcuni del gruppo AVIS di Forlì, tanti altri volti che ormai fanno parte di quel mondo di cui sei parte.

Il ritmo s’è fatto costante, potresti correre per anni adesso, il motore è ai minimi giri, non sudi, saluti i vari spettatori sparsi lungo il percorso, e, tra applausi e battute, scorrono via i primi 5 km.

Inizia la prima salita quella ti porterà prima a Fiesole, poi alla Vetta le Croci, ti senti bene, puoi correre, lento ma puoi correre, e non ti risparmi, tu vai. Ed ecco che, come previsto, dopo la Vetta le Croci una dolce discesa si snoda sotto i piedi, si può continuare a correre; il panorama è bellissimo le colline di Fiesole con sotto Firenze sono uno spettacolo impagabile, così come il pubblico fiorentino che in continuazione incita: “Vai! Bravi, ragazzi!! Il cuore è gonfio di gioia, le gambe girano morbide e senza spigolature, si può andare; con giudizio, ma si può andare.

Borgo San Lorenzo, sono 30 km e sembra di essere partito da pochi minuti, sei felice, ora ti aspetta la gloria del primo traguardo intermedio, rallenti, ti fermi al ristoro, un po’ d’acqua, ti ungi le gambe, i muscoli devono rimanere morbidi.

Chiedi aiuto ad una passante perché non riesci a riporre l’ampolla dell’olio, un nuovo incitamento e via, si riparte.

Sai bene che da lì a poco dovrai rallentare: il primo mostro si è rivelato un topolino, ma il secondo sta arrivando, dovrai rallentare, camminare, ma è così che hai deciso di affrontarla e così l’affronterai, ma non prima di averlo sfidato!

L’immagine del paese in mezzo al primo strappo è davanti a te! Panicaglia lo attraversi con una corsa lenta ma inesorabile, piccoli passi, uno via l’altro senza fretta e senza paura, ma intanto bruci…..

Panicaglia con i suoi 35km e spicci è alle spalle, le colline sono inondate di sole, puoi distinguere i singoli suoni della natura, gli spettatori, prima presenti, ora sono via via spariti, nessun incitamento, non c’è più il ristoro delle discese e le gambe diventano dure! Pensiero ricorrente: dovevi camminare, il primo mostro non ti ha fermato, non ti ha rallentato, ma ti ha prosciugato le forze, ha messo a dura prova polpacci e tendini e adesso come fai? Rallenti, rallenti, sei al passo!

Non è un problema, è così che avevi deciso ed è così che devi fare, cammina, spedito ma cammina.

La salita si fa ancora più dura, lo sapevi, quindi cammini. Le gambe sono diventate spigolose, l’anca sinistra ti punge, il ginocchio destro ti morde e i crampi stanno arrivando, l’aria s’è fatta più fredda e la temperatura più bassa ti avvolge.

Ristoro di Ronta, sono quasi 4 ore che sei sulle gambe, il dolore ai polpacci assomiglia sempre più ad una tagliola che, prima lacera la pelle, poi affonda i sui denti nelle fibre dei muscoli, non ne puoi più, come correrai per atri 62 km?

La tenda della Protezione Civile con il servizio massaggi; ti trascini fino all’ingresso, chiedi ad un ragazzo del servizio come devi fare e ti indica una ragazza dallo sguardo dolce, ma anni di massaggi decontratturanti ti hanno insegnato a guardare le mani del massaggiatore e la ragazza avrà anche uno sguardo dolce, ma le sue mani sono grosse e callose, è esattamente quello di cui hai bisogno! Qualcuno che riesca a togliermi quelle due tagliole dai polpacci.

Detto, fatto, in 10’ la ragazza mi mette in piedi, sto bene, appena esco dalla tenda quasi svengo; un brivido, un terremoto di muscoli, tendini, pelle e ossa mi scuote dal basso verso l’alto, non riesco a tenere fermi i denti; mi vede un medico del servizio assistenza e mi invita a tornare indietro; rispondi che devi andare, devi correre, su quella strada c’è una persona da scoprire. Batti ancora i denti mentre fai i primi 100 metri.

Capisci che stai meglio, ma non devi esagerare e ti metti al passo, iniziano i tornanti con pendenze che a tratti raggiungeranno il 18%.

42,195 metri, quel cartello che ti indica che hai concluso il tratto della maratona lo avevi visto in macchina e adesso lo vedi da vicino, sono 5 ore che sei sulle gambe e ti manca un’ora per l’appuntamento con Laura alla Colla di Casaglia dove avrai completato i primi 48km, ed è con questo pensiero che arrivi lì! Tanta gente, tante macchine, lampeggianti blu, arancioni, tappeto di rilevazione, tenda del pronto soccorso, e tu corri, corri perché la crisi è alle tue spalle, hai avuto rispetto per la salita della Casaglia e inconsapevolmente ti sei ricaricato, sei pronto ad affrontare i 58 km che mancano per Faenza.

Passo il posto di controllo della Colla di Casaglia dopo 6:07’:29”, sono le 21:07, in tabella avevo indicato una forcella di mezzora tra le 21:00 e le 21:30!

Ecco Laura, amore mio bello, quasi mi metto a piangere, mi fotografa, passo dal ristoro dove una ragazza mi suggerisce un bicchiere di brodo caldo, “perché, eh, ti fa bene” mi dice in toscano, lo bevo, è buonissimo; Laura mi accompagna alla macchina, mi cambio, la maglia che ho indosso è bagnatissima, le spille da balia del pettorale hanno lasciato il segno della ruggine introno ai buchi come un’aureola, cominci ad avere freddo. Freddo, il nemico nelle prossime ore si chiama freddo. Quindi maniche lunghe, giacchetta antivento, guanti, monti la lampada notturna e via, si parte!

Laura mi passa qualche informazione prima di darci appuntamento a 5 km più avanti; Alan e Luca non arriveranno a causa del traffico, li vedrò a Marradi. Marradi, ancora manco riesci a dirlo, Marradi, ci sono un numero incredibile di chilometri da cavalcare per Marradi, ci penseremo più avanti.

Adesso è iniziata la lunga notte del Passatore, la discesa, il buio, i vestiti asciutti, il silenzio, il bosco, tutto è con te e ti spinge, ti rende leggero. Gli occhi spaziano dentro l’immensità del firmamento, una porzione di luna rischiara la pece della notte, sei felice e piangi la tua gioia. Proprio adesso, mentre la tua corsa è leggera, ti senti di far parte di qualcosa di molto più grande di te, e questa consapevolezza di coccola, ti culla e rende la tua marcia fluida, anzi diventi ora acqua, ora sibilo di vento e non ti fermi, mentre i chilometri scorrono come le ore. Tlin, tlin, il tuo orologio ti avverte che tra pochi minuti avrà esaurito la batteria, non importa, giusto il tempo di dirigere il fascio della lampada frontale su di lui, leggere gli unici dati importanti: Km 60,02 ore 7:38’17” e il gps mi lascia definitivamente. Ora sei proprio solo!

Sei solo oltre le tue Colonne d’Ercole che erano i 50 km di Romagna. Sei nella terra di nessuno, “hic sunt leones” pensi e, mentre lo pensi, ti ricordi della professoressa di Filosofia che quando ti trovava impreparato lo diceva spesso, e ridi.

Intanto, ogni 5 km, Laura ti supporta ti rifornisce e ti meravigli di quanto ti è semplice mangiare: ora frutta, ora barrette, ora biscotti, piadina, parmigiano, insomma tutto quello che trovi mangi. Questa è una cosa buona, Laura è contenta e mi trasferisce serenità, insieme a caffè e amore! Intanto, manca poco a Marradi.

Ma quella macchina la conosco, è mio padre che non ha potuto resistere, ma come avrebbe potuto, fu lui che mi portò adolescente a Faenza per vedere quelli del Passatore, era il 1979 o giù di lì, che mi sia rimasto qualcosa attaccato? Ma, dopotutto, penso che certi amori fanno giri incredibili e poi ritornano! Lo chiamo: “Ehi, papà! Mi hai passato da pochi secondi, torna indietro”, e dopo poco eccolo lì di fianco a me; sono felice che ci sia anche lui e ci diamo appuntamento a Marradi.

Urlo di gioia attraversando il traguardo di Marradi, sono 8 ore e 13 minuti che corro, ma sto benissimo, Laura l’amore mio, Luca, Alan e mio padre sono li per me, foto, pacche sulle spalle complimenti per l’ottima forma, e mi sento in forma, un bacio a Laura, un appuntamento per un’improbabile birra a Brisighella e posso fare quello che voglio, quindi riprendo a correre e mio padre che mi accompagna per qualche centinaio di metri, sto bene si va avanti!

Con Laura ci vediamo ancora a Sant’Adriano, i ristori si susseguono e non smetterò mai di ringraziarla per il suo instancabile lavoro fatto di assistenza, amore e caffè, tanto caffè. Sono 70 km adesso, comincio ad essere un po’ stanco.

Mi rifuggo nei pensieri più belli, penso ai miei bambini, alla mia famiglia e questa è immediatamente energia per la mente e le gambe non tardano ad allinearsi e girano costanti, io metronomo, io toro!

Lampeggianti blu, auto medica, spero nulla di grave, io vado, io corro, io gambe, io muscoli, io strada!

Attraverso il confine tra la Toscana e la terra di Romagna, gioia e festa, Alan e Luca sono lì, incitano, spingono e io sono una batteria che si ricarica e volo via verso Brisighella!

Laura, poco prima di Brisighella, mi chiede: “Come va?”, inizio a far fatica a mandare giù qualsiasi cosa, questo è male, se non mangio mi fermo e io non mi devo fermare, io devo arrivare prima a Brisighella e poi a Faenza.

Le ripartenze dopo gli stop sono sempre più difficili, sono quasi 11 ore che corro e i muscoli non ne vogliono più sapere. Le cose si fanno un po’ più confuse, ma devo reagire e reagisco! Mentre elaboro questo pensiero, entro a Brisighella: 88 km e 11:28’10”, allora esiste ‘sto Paese, riesco a bere e mangio uno spicchio di mela, un paio di pacche sulle spalle con uno come me e via, riparto, discesa piccola, ma discesa, proprio non ci voleva, ogni falcata è una frustata che ti lacera i tendini, i muscoli sono marmo e io sono dolore.

Dopo 2 km, prima di Errano, a circa 10 km da Faenza, Laura è preoccupata, mi chiede in continuazione come sto, non devo avere una bella faccia, i pensieri non sono più lineari, devo resistere alla tentazione di accovacciarmi, i crampi mi salterebbero addosso come un branco di iene, e non posso, non voglio, a 8 km da Faenza non posso assolutamente fare errori. Chiedo a Laura di passarmi l’olio, voglio ungere ancora le mie gambe e mentre lo faccio mi sembra di essere di fronte ad un atlante di anatomia, i tibiali sono usciti dalla loro sede naturale e, partendo dal basso, delineano prima una riga sottile e, poco sotto lo stinco, si allargano fino a diventare quasi il retro di un cucchiaio da brodo, mamma mia che roba! Riparto, devo andare a Faenza, ma prima con Laura definiamo un strategia: ci vedremo ogni chilometro e definiremo di volta in volta cosa fare.

Faenza, 5 chilometri, dice un cartello dell’organizzazione, da qui in avanti i chilometri mancanti verranno scanditi uno ad uno, questa consapevolezza mi dona nuova energia. Affronto la prima rotonda, prenderò per il centro!

Proseguo ancora e faccio l’ultimo stop, Laura, al 98° chilometro, mi dice che ormai è fatta e guardandomi compassionevole e mi dà appuntamento all’arrivo, io l’amo e riparto.

La corsa, da quasi 10 km, non è più un gesto atletico, è diventato qualcosa di metafisico, i passi si susseguono incessanti all’unico scopo di raggiungere Faenza, 99° chilometro; il centro storico, manca veramente poco, le gambe si allungano, è finita penso, 1.000 metri, 900 metri, 800 metri, 500, 300, 200, 100! Passo l’arco del traguardo, urlo di gioia!

Sono partito il 26 maggio alle ore 15:00 da Firenze e sono arrivato a Faenza il 27 maggio alle ore 04:10. Ho percorso 100 km in 13:08:37!

Grazie Laura, amore mio, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza di te, grazie alla mia famiglia, grazie ai miei amici, grazie Passatore!

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 30 Maggio 2012 09:55)

 

Passatore: Un sogno chiamato 100!

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Cutri_Silvano_Passatore_2012Un sogno accarezzato da quando, 12 anni e circa 30 maratone fa, mi sono affacciato al mondo della corsa: fare la 100km del Passatore, almeno una volta nella vita!

E’ così che alle 10.20 di sabato 26 maggio mi ritrovo sul treno per Firenze, in compagnia del mitico Baletti, carico di paure e di adrenalina, ma deciso a dare tutto me stesso per passare, in una sola notte, dallo stato di runner assetato di consigli e racconti da parte di chi aveva già vissuto l’esperienza a quello di chi può finalmente dire: “Io c’ero!”.

Il centro di Firenze, invaso dal variopinto popolo della 100 è già una festa che vale la pena di vivere. I rituali della vestizione sono un po’ irriverenti nei confronti delle bellezze artistiche che ci circondano, ma l’atmosfera è magica.

Qui sei davvero di fronte ad una sfida con te stesso, il cronometro conta fino ad un certo punto, contano invece la consapevolezza delle proprie capacità e la gestione delle forze.

Il tempo vola, quasi senza accorgermene mi ritrovo alla partenza: inizia l’avventura!

Ho studiato per mesi l’altimetria del percorso e sono convinto di sapere con precisione dove siano le tanto temute salite e quali siano i tratti più difficili, ma non è proprio così.

Saranno le gambe ancora imballate o la scarsa abitudine alle salite, ma il primo tratto, quello che porta a Fiesole, mi sembra il tratto più duro. “Non posso stancarmi adesso, al 10° chilometro” penso e inizio, da subito, a dosare le energie, vincendo la tentazione di forzare per guadagnare qualche minuto che poi avrei dovuto restituire, probabilmente con gli interessi, nel corso della gara. Dopo Fiesole, che offre il panorama mozzafiato di una Firenze che si allontana gradualmente salutando il popolo dei runner per concedersi nuovamente ai tanti turisti, la pendenza diventa meno impegnativa, si può impostare un passo costante e puntare alla vetta Le Croci (16.5 km).

Laggiù, in fondo alla lunga discesa che porta a Borgo San Lorenzo, ci sono quattro amici che mi attendono, sono venuti per respirare l’aria magica di questa notte, per darmi supporto, per assistermi e per affiancarmi a turno… hanno portato quassù, in questi luoghi meravigliosi, un pezzo del Parco Lambro, ogni tratto della mia 100, da qui sino al tappeto di Piazza del Popolo a Faenza sarà caratterizzata dalla presenza di uno di loro al mio fianco: una spinta psicologica davvero incredibile, le battute, i silenzi, i consigli i conforti saranno la colonna sonora della gara.

Enrico mi affianca nel tratto più temuto, da Borgo al Passo della Colla, 16 chilometri circa veramente tosti, probabilmente i chilometri decisivi: “Arriverò in cima sicuramente stanco, ma non posso arrivare stremato, sarò solo a metà percorso”. Lunghe salite, impervi tornanti, Enrico sale correndo col suo passo costante e compassato, io alterno corsa a camminata, staccandomi e poi riprendendolo. Passa il tempo, passano i chilometri, vedo il cartello della distanza maratona e guardo l’orologio: 4:27… “Benissimo” penso, sento di non forzare ma ho già macinato molti chilometri. La salita si fa sempre più dura, devi conquistartela metro dopo metro, qualche breve sosta aiuta, si ride ancora quando raggiungo la macchina in attesa, il morale è alto e già si pensa alla discesa!

E, invece, il primo chilometro della discesa non è così facile! Paolo ha dato il cambio ad Enrico ma le mie gambe sono tutte un dolore, ho paura dei crampi, mi fermo e mi massaggio un po’, riparto con molta prudenza e piano piano, per fortuna, i muscoli riprendono a fare giudizio! Me l’ero riproposto più volte di non lasciarmi ingolosire dalla discesa: non deve servire per forzare l’andatura ma per correre rilassato, conservando - il più possibile - energie per la terza parte del percorso, quando la discesa sarà terminata e la stanchezza sarà veramente tanta! E allora, anche in discesa, ogni tanto cammino qualche breve tratto, riprendendo fiato.

Qualcuno, lungo il percorso, mi ha detto che il Passatore inizia a Marradi (65 km) e che prima era solo una marcia di avvicinamento. Sarà la suggestione, sarà la fatica, ma da quel punto, quando Natale è subentrato a Paolo, è cominciata un’altra gara: da una parte mi rendo conto che l’impresa è ormai a portata di mano, dall’altra la sofferenza aumenta metro dopo metro. E’ buio, ormai, da un po’ lo spettacolo delle lucine frontali che si inseguono lungo il percorso e che sembrano riflettere un magnifico cielo stellato è davvero suggestivo. Dopo Marradi, non me lo aspettavo, trovo che, almeno per una decina di chilometri, i saliscendi si fanno davvero impegnativi, temo una crisi prima o poi e allora mi gestisco, rallento, riprendo, curo la respirazione perché non voglio andare in affanno. Il mio accompagnatore è pazientissimo, mi incoraggia, dice che ho ancora un bel passo, forse vuole tirarmi un po’ su di morale. Ogni 5 km una breve sosta alla macchina, capita ancora di riuscire a scambiarsi qualche battuta e ridere e questo mi sembra un buon segno… e così, di sosta in sosta, finiscono anche questi inattesi falsipiani e arriva il chilometro 80!

Ormai, annuncio ai miei straordinari amici, arriverò, anche trascinandomi, ma arriverò in fondo quindi il primo obiettivo è raggiunto! Ma guardo il cronometro, faccio quattro conti e penso che con un po’ di volontà potrei anche stare sotto le 12 ore, ero partito con l’obiettivo 13 e quindi sono già più che contento.

A Simonetta, la psicologa del gruppo, il compito di accompagnarmi negli ultimi 20: “Quattro volte i 5 km”, penso, “affrontiamone uno alla volta così: 2 di corsa decisa, uno alternato, 2 diritti verso l’appuntamento con la macchina”.

Il cielo è davvero uno spettacolo che non dimenticherò mai! Le forze sono quasi esaurite, mi meraviglierei del contrario d’altronde, Simo dà fondo a tutta la sua esperienza di motivatrice: mentre corriamo, mi fa notare quanti siano i runner che camminano e che superiamo, mentre camminiamo ignora tutti quelli che ci passano davanti!

Sono davvero felice, penso a quando ho iniziato a correre e fare mezz’ora mi sembrava un’impresa titanica, penso a quanto sono fortunato ad avere, alla mia età, un fisico che sopporta ancora senza traumi, questi sforzi, ma penso anche a quanto siamo lunghi questi chilometri finali! Ma ci siamo ormai, la macchina è già al traguardo che aspetta! Manca davvero poco, 5 chilometri, due giri del Parco, un’inezia, un’inezia infinita!

Ecco il 99 chilometro! L’ultimo bisogna farlo bene! Almeno come il primo! Simonetta mi incita, il semaforo, l’albero, la luce diventano tutti traguardi intermedi! A 200 metri, c’è Natale: mi applaudono, mi lasciano solo negli ultimi metri, cerco di capire dove sia il fotografo, voglio sorridere nonostante la fatica, sollevo le braccia al cielo, è finita!

“Io c’ero!” alla 40^ edizione della 100km del Passatore, non dimenticherò mai questa notte magica, queste 11 ore e 47 minuti di straordinarie emozioni.

Grazie Simonetta, Natale, Paolo e Enrico! Questa è una gara che si corre con le gambe, con la testa e con il morale: le gambe e la testa ce le ho messe io, ma non vi sarò mai abbastanza grato per il supporto morale che mi avete dato!

Abbiamo anche brindato alla fine, con un ottimo bicchiere di spumante italiano (anche più di uno), degna conclusione di una notte speciale!

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Ultimo aggiornamento (Martedì 29 Maggio 2012 14:41)

 

La mia 100. Un racconto personale come poche altre volte

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012
Raffaelli_Marco_Passatore_2012  
Il Passatore nel paese delle meraviglie
 

Un viaggio fantastico dentro i paesi che nascondono meraviglie. La notte tra sabato e domenica è stata l'avventura che dovremmo vivere almeno una volta. Appassionati di uno sport bellissimo, lungo i 100 km del Passatore  raccogliamo i frutti di una semina durata anni. Se hai il cuore aperto e la mente lucida non puoi che rimanere stupito, resta solo che seguire il tuo bianconiglio fin dentro la tana, e ammirare i personaggi di un percorso unico. Il Passatore non è improvvisazione, lo fai o perché l'hai preparato, o perché sei pronto mentalmente. Tutto il resto è sofferenza oltre ogni limite.
Le emozioni provate in oltre dodici ore di corsa restano dentro di noi. Voi che ci avete seguito fino in fondo, avete segnato il passo per tutti. Beppe e Stefano, la forza e la ragione. Grazie a loro due che sono entrato nel tunnel. Ho incontrato due uomini saggi, che mi hanno protetto e seguito, hanno sofferto con me correndo e restando ammirati dalle perle che la notte aveva acceso in cielo. Grazie papà, grazie Alfredo.

Poi c’erano due folletti che partiti dalla grande città si sono persi e ci hanno insegnato che correre non è solo traguardi e fatica, ma è soprattutto partecipazione e amicizia. Ci hanno allietato, ristorato e strappato un sorriso nei momenti più bui della gara. Daniele e Stefano la vostra notte rimarrà nei nostri cuori per tanto tempo.

Il Passatore sono 100 km di assurdità e meraviglie, incontri improbabili e mete che sembrano giardini impossibili da raggiungere. Cerchi la chiave per la porta giusta ma non diventi né più piccolo né più grande, solo più pesante. Il tuo corpo mangia e si nutre di tutto quello che ha intorno, compresi dei ristori che sono la bottiglia con scritto, “bevimi”.

Ecco allora che bevi tutto fino in fondo e diventi più veloce. Non serve altro, correre in discesa e camminare in salita è questo il segreto del passatore. E’ questa la porta che si apre e si chiude senza mai dimenticare la chiave, anzi la usi ogni volta che ti serve fino a quella che ti porterà nel giardino di Brisighella, dove una piccola regina dal cuore d'oro ha preparato per te un bacio incantato. Un dono che dovrai custodire gelosamente per gli ultimi 14 km. Da solo di notte lo proteggerai dai brutti pensieri, un passo dopo l'altro come un condottiero senza esercito combatterai fino alla fine, fino a quando sarai diventato forte e grande da non temere più di nulla, da poter dire che la Colla è solo salita e stupore, fatica e discesa.

Fino a quando la piccola città di Faenza sarà la sfondo di un viaggio meraviglioso, dove consegnerai quel bacio a chi ti ha seguito fin dall’inizio, ha creduto in te e a lei ti sei affidato per non perderti. Grazie amore per quei chilometri insieme, mano nella mano, fin sul passo della Colla.

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Ultimo aggiornamento (Martedì 29 Maggio 2012 11:15)

 

Reduci dal Passatore, raccontatevi!

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Ma insomma, quasi due giorni senza avere alcuna notizia del Passatore 2012. Non parlo ovviamente dei puntuali comunicati stampa e delle cronache, per la verità un po’ asettiche, riguardanti le belle performances dei nostri due incredibili alieni, Giorgio e Monica. Chapeau, pertanto, alla loro forza e alla loro fantastica prestazione. Davvero, se penso a qualche significativa prestazione sportiva, non mi viene in mente nessun altro sportivo che possa competere con loro per costanza, abnegazione negli allenamenti e ovviamente risultati, confermati negli anni in gare come queste che non permettono certo alcuna improvvisazione. Eppure i “nostri” campioni sono ancora abbastanza sconosciuti al grande pubblico. Proprio al contrario dei tanti nostri tele- smile-atleti, abili contrabbandieri di merendine che sublimano in TV brevi successi passati, ormai quasi dimenticati.

Detto questo, dato che non ho potuto partecipare all’edizione di quest’anno, se qualche centochilometrista avesse in mente di scrivere qualche rigo a proposito, dopo ovviamente essersi ben ripreso dallo tsunami di questa 100, avrebbe tutta la mia comprensione. I comunicati stampa, per quanto utili, non mi permettono di respirare l’aria di questo Passatore 2012. Per favore raccontatevi.

Grazie e Ciao a tutti

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Passatore: settimo sigillo per Giorgio Calcaterra

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Incredibile Giorgio Calcaterra! A quant’anni compiuti, l’ultramaratoneta romano centra il settimo successo consecutivo, con il tempo di 6:44:51, al ‘Passatore’ del quarantennale, appena, si fa per dire, 32 giorni dopo aver conquistato il titolo mondiale di specialità (il 22 aprile, a Seregno).

Calcaterra entra dunque nella leggenda della ‘Firenze-Faenza’, perché con il traguardo delle sette vittorie consecutive in altrettante edizioni, un risultato mai conseguito da nessun altro atleta, supera il “mito” russo della corsa, quell’Alexey Kononov, che di ‘Passatori’ ne ha vinti sei: 1993, ’94, ’95, ’97, 2000 e 2001. Calcaterra ha preceduto di 7:09 l’esordiente Pietro Colnaghi (6:51:59), lombardo di Merate, conosciuto nelle terre tosco-romagnole per aver corso, fra le altre, la Maratona del Mugello (2° nel 2009 e 4ç nel 2010). Splendida conferma dopo di loro, l’emiliano Daniele Palladino (5° nel 2011), terzo a 22:14 (7:07:05).

Tra le donne, quarto successo della trentina Monica Carlin, a suon di record della corsa: 7:35:07 (4:35” in meno rispetto al record precedente, che le apparteneva), davanti all’esordiente russa Irina Pankosvskaya (8:02:54), che ha rimontato nel finale Paola Sanna (8:04:05).

ll via al 40° ‘Passatore’ (dalla fiorentina via de’ Calzaiuoli, alle ore 15.00 di ieri, sabato 26 maggio) lo ha dato il sindaco della città Matteo Renzi. Il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi ha preferito invece disputare la ‘Cento’ in bicicletta, accompagnato fino a Fiesole dal vice sindaco e assessore allo sport del capoluogo toscano Dario Nardella. Per la cronaca, Malpezzi ha raggiunto Faenza in 5 ore e 7’, comprese due soste al Passo Colla e a Errano di Faenza per salutare gli amici. Tornando alla gara, Calcaterra è schizzato subito in testa, affiancato da Colnaghi e dal russo Alexey Izmailov, dopo Fiesole scivolato mestamente nelle retrovie, alla fine 9°. Dietro di loro un quintetto composto da Marco D’Innocenti, Francesco Caroni, Marco Boffo, Antonio Armuzzi e dal secondo russo Dmisti Tsyganov, seguito a pochi metri dal capoverdiano Adilson Fortez Spencer Varela, poi da Daniele Palladino, Marco Cerasini, e Andrea Bernabei.

Lungo la salita verso il Passo della Colla, Calcaterra attaccava Colnaghi, transitando da solo sulla ‘vetta Coppi’ della ‘Firenze-Faenza’ in 3h13’36”, con circa 2’ di vantaggio su lui, un vantaggio che incrementava progressivamente verso Faenza: 3’, a Marradi, 5’, a Brisighella, fino ai 7’09” finali di Faenza.

Dietro il duo di testa si scatenava invece la bagarre, che ha portato a continui cambiamenti, stabilizzatisi dopo Marradi (62° km). Calcaterra giungeva in piazza del Popolo, in un tripudio di folla, così come Colnaghi, autore di una bella prestazione alla sua prima ‘Cento’. Dopo di loro, come detto, il reggiano Palladino, che precedeva di 6” il russo Tsyganov (4°), quindi Boffo (5°, in 7:08:44), il capoverdiano Fortez Spencer Varela (6°, in 7:10:43), anch’egli all’esordio, Caroni (7°, in 7:18:13), Armuzzi (8°, in 7:23:21), il ricordato Izmailov (9°, in 7:33:08) e l’imolese Bernabei (10°, in 7:34:40), primo dei romagnoli.

Alle 11.00 di ieri, domenica 27 maggio, al traguardo di Faenza erano giunti oltre 1600 atleti (tra cui nove diversabili, il primo dei quali è stato l’altoatesino Rolands Ruepp, che ha raggiunto Faenza sul suo ‘ciclone’ in 4 ore e 35 secondi). Tra loro, ricordiamo il primo faentino (Massimo Poggiolini, 20°, in 8:04:39) e il primo fiorentino (Enrico Bartolini, 17°, in 8:04:39), il podista più giovane (il faentino Lorenzo Vignoli, 19 anni, 1.248°, in 14:59:57, e i decani della corsa (39^ presenza): il ‘mitico’ Walter Fagnani, 87 anni, di Verona, 1.343°°, in 15:51:29, e Marco Gelli, 60 anni, di Sesto Fiorentino, 1.5.47°, in 18:01:02; al traguardo anche la decana delle donne (30^ presenze), la padovana Natalina Masiero, 703^, in 12:44:18. Al traguardo, per il terzo anno consecutivo, anche il prete-podista manfredo don Luca Ravaglia (1.615° in 19:21:08), che ha corso il ‘Passatore’ in onore di San Giuseppe.

Promossa ed organizzata dall’Asd 100 Km del Passatore, in collaborazione con le Amministrazioni comunali di Faenza e Firenze, e provinciali di Ravenna e Firenze, il Consorzio Vini di Romagna, la Società del Passatore, l’Uoei, i Comuni di Fiesole, Borgo San Lorenzo, Marradi, Brisighella e la partnership di duversi sponsor, la ‘Firenze-Faenza’ 2012 ha registrato 2.112 iscritti, di cui 2.035 partenti, con 257 donne e 78 podisti di 23 paesi esteri: Albania, Austria, Belgio, Canada, Capoverde, Equador, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Iran, Kazachistan, Messico, Norvegia, Polonia, Repubblica Ceka, Repubblica di San Marino, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti e Svizzera. 1.256 i tesserati Fidal e 844 gli esordienti. Positiva, come di consueto, l’organizzazione e l’assistenza agli atleti, garantita da oltre 500 volontari di una quarantina di associazioni e gruppi. Di grande efficacia e puntualità l’assistenza medico-sanitaria, assicurata dal Coordinamento delle Misericordie della Provincia di Firenze (sul versante toscano), dalla Croce Rossa di Faenza e dalla Scuola per operatori sanitari non medici di Faenza (su quello romagnolo). Non sono stati segnalati problemi di rilievo, così come sul fronte della sicurezza, garantita da: Polizia provinciale di Firenze, Polizie municipali di Firenze, Fiesole, Borgo San Lorenzo, Marradi, Brisighella e Faenza, associazione nazionale carabinieri "Cimmarrusti" di Borgo San Lorenzo ed associazioni nazionali carabinieri ed alpini in congedo di Marradi, nonché dal servizio staffetta del Moto club di Faenza.

Segnaliamo, infine, la ‘gran festa’ delle staffette scolastiche, a cui hanno partecipato studenti, insegnanti e genitori dell’istituto comprensivo San Rocco di Faenza (Biforco-Faenza), dei licei Torricelli e Ballardini (Firenze-Faenza) e delle medie di Marradi, Reda e Faenza (la storica ‘50x1.000’, Passo della Colla-Faenza, curata da GiocaFaenza TantiSport).

P.S.: tutte le classifiche della gara (assolute, regionali, ecc.) si possono consultare nei siti: www.sdam.it e www.100kmdelpassatore.it/classifiche.

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