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Ultra - Aprile 2012

Accorsi e Barchetti alla 6 giorni sul Lago Balaton

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

L’immenso Campeggio di Balatonfured quest’anno si tingerà ancora di più di bianco/rosso/verde, già colori nazionali ungheresi: saranno cinque (mai successo finora) i nostri portacolori in questa 6 giorni che, solo al secondo anno e dopo il successo organizzativo del 2011, vedrà al via ben 55 Atleti in rappresentanza di 14 nazioni, tra le quali Sud Africa, Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Taiwan.

In gara di nuovo Aldo Maranzina (12° nel 2011 con km 536,610), mentre avremo l’esordio di Antonio Tallarita e Giovanni Piscopo (PB km 451,00 Antibes 2011).

Le conferme italiane più attese dagli Organizzatori sono state però quelle dei bolognesi Monica Barchetti e Andrea Accorsi, i due forti portacolori dell’Atletica Calderara Tecnoplast, già protagonisti 12 mesi orsono.

“Torniamo sul Balaton non certo per una vacanza – parte subito decisa Monica – e cercheremo di migliorare le già splendide prestazioni del 2011. Certo che per me sarà duro alzare ancora il limite della MPI oltre i km 705,259 (3a prestazione mondiale dell’anno) ma ci proverò. E, dato che ci sono – prosegue Monica - proverò a limare anche i km 246,600 nel passaggio alla 48 ore”.

“Per me il discorso è un po’ diverso - ci confida Andrea – visto che nel 2011 un problema alla tibia mi ha chiuso ogni possibilità proprio quando stavo per raggiungere gli obbiettivi”.

“Quest’anno – prosegue – la bandiera a scacchi la vorrei mettere oltre km 664,757 (MPI cat. M40) nella 6 giorni e km 294,300 di passaggio sulla 48 ore, senza dimenticarmi la MPI di Lucio Bazzana, mio obbiettivo finale con quei km 754 percorsi da Lucio ad Atene nel 2010”.

Ai massimi livelli la lista dei partenti con la presenza del tedesco Wolfgang Schwerk, uno dei soli 3 uomini al mondo capaci di superare i 1000 km in una 6 giorni, con un personale di km 1010,80 (Erkrath-2007).

Altro atleta di caratura internazionale assoluta l’australiano Martin Fryer, che vanta un personale sui 6 giorni di km 783,750 e di km 433,626 sulla 48 ore.

Non meno importante la starting list delle donne tra le quali spicca l’inglese Sharon Gayter (primatista nazionale sulla 6 giorni con km 750,00), che darà ancora più lustro alla gara dopo la sua dichiarazione di voler tentare il Record Mondiale over 45, attualmente in possesso dell’australiana Dipali Cunningham con km 770,875.

A contrastare la Gayter ci proverà la tedesca Cornelia Bullig che nel 2008 si impose alla 6 giorni di Antibes con km 775,255, allora miglior prestazione mondiale femminile dell’anno.

“Siamo tra Campioni e questo sarà uno sprone per dare più del massimo – dicono in coro Andrea e Monica – anche per gratificare l’impegno di Michele (fratello di Monica) e di Leo (fidanzato della sorella di Monica), uno staff serio e preparato che ci ha seguito e che, come nel 2011 sarà con noi sul Balaton, veri artisti nel gestire rifornimenti, cambi di materiale e la logistica di una gara unica e massacrante come la 6 Giorni.”

La gara prenderà il via alle 12,00 di mercoledì 9 per concludersi alla stessa ora di martedì 15 e si potrà seguire sul sito www.unixsport.com, con webcam ed immagini in diretta dal luogo della gara, o collegandosi a www.claudiobernagozzi.net, con aggiornamenti continui sulla situazione dei ns. Atleti.

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Intervista a Francesca Marin, seconda italiana a Seregno

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Marin_Francesca_World_Championship_100_KM_22.04.2012_Seregno_foto_di_Roberto_MandelliIl 22 aprile, come molti sapranno, a Seregno si è tenuto il Campionato del Mondo ed Europeo di 100 km su strada, stravinto da Calcaterra. Tra le donne della nazionale c’era anche Francesca Marin, la trentacinquenne atleta e fisioterapista di Suno, trapiantata a Varese.

La sua prova è stata encomiabile, terminando i suoi 100km in 8h03’53’’, classificandosi dodicesima donna e seconda italiana.

Come ti sei preparata per la 100km di Seregno?

Nella preparazione di questa 100 km, a discapito di qualche chilometro settimanale in più, ho curato maggiormente la fase di riposo. L’esperienza dello scorso mondiale mi ha fatto riflettere sull’importanza del rispetto della fase di recupero, che è anch’essa allenamento. Con il validissimo aiuto di un software in grado di rilevare la condizione fisica ed il recupero rispetto all’allenamento del giorno prima ho così potuto programmare i miei allenamenti in modo da ottimizzarne l’effetto sfruttando i giorni di miglior forma fisica.

Che ambiente hai trovato nella nazionale?

In squadra ho trovato ragazzi con le stesse speranze, aspettative e la comune dedizione alla corsa. Avevo conosciuto molti di loro l’anno scorso e ho avuto modo di gareggiare in loro compagnia in diverse occasioni, ma il mondiale è stato sicuramente il più grande momento di aggregazione e condivisione. E’ in occasioni come queste che si scopre la vera natura delle persone che ti circondano e vivere i preparativi con alcuni di loro mi ha dato umanamente moltissimo.

Com’è andata la gara?

La partenza di una gara per me è il momento più difficile, i battiti aumentano, le gambe tremano (mi chiedo come faranno a correre…) e il ritmo che mi ero imposta di tenere va a farsi benedire dai primi metri. Così è stato anche questa volta, anche perché con una maglia azzurra indosso i battiti non li controlli proprio!

Ho quindi corso i primi 40km (2 dei 5 giri della gara) ad un ritmo decisamente ambizioso: ero con Monica Casiraghi e tutto sembrava facile. Presto mi sono però accorta che si trattava di un ritmo che non avrei potuto tenere per l’intera gara, ho quindi rallentato cercando di recuperare energie, ma la mancanza delle risorse bruciate in partenza si è fatta sentire nell’ultimo interminabile giro. Ho chiuso la gara in 8h03’, felice di aver migliorato il mio tempo sulla 100 km ma anche un po’ dispiaciuta per non essere riuscita a fermare il cronometro prima delle otto ore. Si impara sempre qualcosa da una gara che dura quanto una giornata lavorativa.

Come hai vissuto emotivamente la gara? Ti ha galvanizzato il tifo e la folla che faceva da contorno?

A differenza delle gare brevi che si corrono spesso durante l’anno, a volte anche un po’ improvvisandole, le gare di questa distanza hanno il fascino del “grande giorno”, ovvero dell’evento che prepari e aspetti per mesi costruendo fisicamente ed emotivamente ogni fase dell’avvicinamento. Quando il grande giorno arriva la voglia di dare il meglio di sé è tale da farti superare molti dei momenti di crisi che possono presentarsi su questa distanza. Agli altri ci pensa il calore della gente. Quest’anno ho avuto la fortuna di avere il tifo invidiabile della mia famiglia e dei moltissimi amici venuti a sostenermi. Ad ogni passaggio, nel sentirli, scoprivo di avere ancora un po’ di energia in più da dare. Il tifo è un gran serbatoio che ti dà carburante quando senti di aver finito il tuo.

Cosa ricorderai con più piacere?

Le urla degli amici lungo il percorso, gli ultimi 100 m. corsi con mio fratello e gli occhi commossi dei miei genitori all’arrivo.

Pensi già alla prossima gara o ti prendi una vacanza?

Dopo una “sosta forzata” di una settimana per far riprendere gambe e piedi ora penso alla preparazione della Monza-Resegone e inizia una nuova avventura…

Ti aspettiamo per raccontare la tua nuova sfida! In bocca al lupo, Francesca!

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Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)  SERVIZIO FOTOGRAFICO

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Ultimo aggiornamento (Martedì 01 Maggio 2012 22:53)

 

Una settimana dalla 100 km di Seregno...

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Palladino_Daniele_World_Championship_100_KM_22.04.2012_Seregno_foto_di_Roberto_MandelliUna settimana è passata quando una cara amica mi chiede di scrivere le mie considerazioni sulla 100 km di Seregno. 

Cosa ricordo...

Una magica atmosfera: quella dei tecnici, massaggiatori, atleti che già da venerdì 20 si ritrovano per la riunione tecnica, tanti applausi per i diversi interventi e nell'aria una voglia di essere nella griglia di partenza. Siamo pronti. Erba, avvolta fra le montagne innevate, è bellissima. L'Oasi degli angeli è l'ex convento che ospitava la delegazione italiana, un posto semplice e molto curato, mi è parso un luogo che concilia la concentrazione.

La parata delle bandiere, un pubblico molto caloroso ha appannato l'idea troppo "padana" che avevo nei confronti della Brianza. Grazie.

Seregno, il giorno della 100km. Con un cielo effervescente, e 30 minuti di ritardo, parte il nostro viaggio. Mi piacciono le lunghe distanze perchè puoi concentrarti sul respiro ed ascoltare il tuo corpo, confrontarti con gli altri, studiare con calma la tua tattica di gioco.

La posta in gioco è altissima: non sono soldi, non sono meriti, non è la notorietà.

In gioco ci sono ore ed ore di allenamenti, di fame, di rinunce, di "5 di mattino", di freddo, di paura dell'infortunio o di ammalarsi.

Mi è stato chiesto quale fosse il mio obbiettivo. Il mio obbiettivo era proprio quei pochi scatti che ho visto nei giorni seguenti, le mie braccia alzate, la mia carica, una esplosione di emozioni ha coinvolto me e la mia famiglia.

Cosa ho capito: che nella disputa fra Giorgio ed Alberico sulle vicende passate hanno ragione tutti e due; che nel nostro Paese il podismo è amato, stimato e frequentato ma qualcuno ha interesse a non farne parlare; che le amicizie sul podismo sono contagiose e non hanno confini provinciali o nazionali.

Chi ringrazio: tutti, ma più nello specifico, mia moglie Cinzia e mio figlio Teo; Riccitelli e la sua passione; quel sopravissuto del mio capitano e consorte (famiglia Cudin); quello stregone di Carpani; lo yoga della Roberta Gavioli; la Casiraghi e la Orsenigo, due simpaticissime brianzole doc; la gioia palpabile della Marin; i passaggi di Migneco e Tiso; le due chiacchiere spensierate col Caroni, D'innocenti, El Fadil; Lauro B. e gli amici dell' Atletica Scandiano collegati telepaticamente ad ogni mio passaggio pedana; gli organizzatori della 100km di Seregno che si sono mostrati assolutamente all'altezza di questo loro primo evento internazionale, i fotografi che in silenzio “tatuaggiano” nei nostri occhi le gioie e le pene del nostro viaggio.

Dedico questo mio risultato (il migliore e più bello della mia carriera) ad un caro amico che sta correndo una gara ben più dura della mia.

Una frase che ricorderò: “ ...Anche stavolta abbiamo portato la pelle a casa!”. Al di là del risultato, è verissimo!

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Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)  SERVIZIO FOTOGRAFICO

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Ultimo aggiornamento (Lunedì 30 Aprile 2012 12:18)

 

Castelbolognese (BO) - 31^ 50 km di Romagna

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

La 50 km di Romagna ha il sapore delle cose buone fatte in casa. Conserva ancora quel calore che è scomparso in altre ultramaratone, perfette ma asettiche. Sembra il prodotto di operose mani che privilegiano il rapporto interpersonale, non la produzione in serie. Peccato che quest’anno non sia stato donato il tradizionale bottiglione di vino, che contribuiva a creare una più intima atmosfera. I tempi impongono di stringere la cinghia.

Diciamo la verità, la corsa romagnola non è dura. Come lunghezza, rientra fra le ultra per il rotto della cuffia; come altimetria, è tutt’altro che proibitiva. Infine, il percorso propone le difficoltà con gradualità.

Si comincia con una passerella per le vie del paese, dove gli abitanti con i loro applausi fanno fare un pieno di energie mentali ai concorrenti.

I primi chilometri sono piatti e servono a scaldare i muscoli, mentre lo sguardo si posa sulle margherite e sui papaveri del ciglio della strada, sulla campagna investita dallo splendore della primavera.

Da Riolo Terme (11 km) a Casola Valsenio (22 km), qualche salitella serve a preparare cuore e polmoni. Il paesaggio ha assunto caratteri decisamente collinari. Peri e meli verdeggianti, coltivati con metodiche moderne e disposti in file geometriche, raggiungono la sommità dei rilievi. Solo la ritardataria vite sembra non essersi ancora destata dal letargo. A rendere più umana la razionalità della campagna, ci pensano i campanili che svettano longilinei sui tetti rossi delle case.

Quando al 25° km si fa sotto Moltalbano, l’apparato locomotore e cardiocircolatorio sono pronti ad affrontare i 5 km di salita. Si accorcia la falcata, si aumenta la frequenza del passo e si dà scacco matto alla montagna in due tempi. Nel primo, si compie un salto di 2,5 km; nei seguenti 500 m di discesa si riprende fiato; nel secondo, si spicca un salto di 2 km che porta direttamente in cima (30 km). La giornata è splendida, la natura è bella, ma bisogna pazientare e non distrarsi: è una gara, non una passeggiata turistica.

I 5 km di discesa si percorrono in un baleno. Si distendono le gambe e si vola. E’ giunto il momento in cui si può gustare il paesaggio. Nella valle risuona lo scampanio delle campane, che ricordano essere mezzogiorno ed in corsa da circa tre ore e mezza. Trionfa il verde intenso, interrotto dai calanchi sul cui ciglio gli alberi sembrano stare in un equilibrio precario.

Gli ultimi 15 km, sullo slancio della discesa, si fanno in un batter d’occhio, e si arriva a catapulta nei pressi degli archi di Piazza Bernardi, dov’è situato il traguardo.

Le premiazioni IUTA del 2011 si svolgono alla chetichella in un angolo di un palco riservato alla gara. L’Organizzazione della 50 km di Romagna non è stata in grado di fornire neppure un microfono! La celebrazione di un anno di fatica merita ben altro trattamento: chi non è disposto a darne una degna cornice, lo dica chiaramente.

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Seregno: bronzo mondiale m60 per Antonio Flamini

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Nella gara che ha laureato per la terza volta iridato assoluto l’italiano Giorgio Calcaterra, grande prova ai campionati mondiali della 100 chilometri per uno dei pilastri della Latina Runners, Antonio Flamini, classe 1950, specialista della ultramaratone. La kermesse si è svolta a Seregno, con 40 nazioni partecipanti, 252 atleti nazionali, più di cento master e oltre 120 open che hanno dato il via all'avventura della 100 km di Seregno Mondiale, numeri che hanno fatto diventare per un giorno la città lombarda capitale internazionale dell'ultramaratona.

Antonio Flamini, che ha corso con i colori dell’Italia per la categoria MM60, ha ottenuto una strepitosa terza posizione e medaglia di bronzo col il tempo di 9ore e 44minuti.

L’atleta della Latina Runners, dopo un incredibile passaggio ai 60km in 5h10’, a causa di un dolore che lo ha costretto a rallentare dal sessantesimo al settantesimo chilometro, ha dovuto cedere il passo all’altro italiano Carluccio Bordoni e all’austriaco Rudi Ohme.

La soddisfazione per questo risultato è perciò totale. “Sono arrivato bene – afferma Flamini - ho saputo gestire al meglio le mie forze, non ho avuto alcun tipo di problema e, soprattutto, mi sono ritrovato a gareggiare con la Nazionale italiana di ultramaratona. E´ ovvio che gare del genere non si possono improvvisare; gare di questo tipo non perdonano e i rischi che può correre chi non è ben preparato sono grandi. Bisogna avere una grande esperienza per portare a termine imprese di questo tipo. Io stesso, nonostante non mi sia potuto allenare come avrei voluto, se non mi fossi sentito in una buona condizione non avrei azzardato nulla, soprattutto perché vestivo la maglia tricolore”.

Flamini, specialista delle ultramaratone, vanta un primato di 9h09’ sulla distanza dei 100km, ottenuto ai campionati mondiali in Olanda nel 2006. Il prossimo anno i Mondiali si terranno a Seoul, in Corea, e la costanza dell’atleta pontino lo porterà al via anche di quella competizione.

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