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Ivrea (TO) – 35^ Ivrea - Mombarone

Piemonte - Primapagina
Vaccina_Tommaso_Ivrea_Ivrea__Mombarone_2011Partire dalla città e scalare di corsa una montagna fino alla cima: questa è la Ivrea Mombarone. Gara famosa nel panorama nazionale della corsa in montagna e giunta alla 35^ edizione, la adocchio da tempo e desidero correrla in verità con diversi timori: la lunghezza del percorso, le incognite del tracciato, nuovi e vecchi avversari abituati alle skyrace, ma, soprattutto, un dislivello positivo superiore ai 2000 metri in salita.
Mi convinco che sia l'anno giusto per tentare, ma per prudenza decido di portare con me il cardiofrequenzimetro per avere qualche riscontro in più e gestirmi al meglio.
Subito dopo la partenza il ritmo in testa risulta tuttaltro che blando: Lenzi mi dicono sia il più in forma, si porta avanti a fare il ritmo nella prima parte che dal centro di Ivrea conduce con qualche sali scendi ai piedi del Mombarone.
Costeggiamo i laghi a nord della città, solo Pellissier detentore del record sembra poter resistere al nostro ritmo. Le mie pulsazioni sono già alla soglia e tutto ciò non è incoraggiante; poi però inizia la salita vera e mi trovo davanti, stacco i diretti avversari e l'entusiasmo mi porta a superare le 170 pulsazioni al minuto. Grave errore penso, è appena iniziata la salita e non posso permettermi di andare in acido lattico.
Cerco di gestirmi, restare calmo, mentre il tifo non manca e i miei occhi restano incollati al sentiero: radici, sassi, fango e asfalto. La pioggia torrenziale di sabato ha reso tutto molto scivoloso, la scelta di scarpe protettive per i miei tendini un po' doloranti non sembra sufficiente a evitare pericolosi sbandamenti. Sto ancora sprecando troppe energie.
Solo nei tratti asfaltati ho l'impressione di recuperare forze preziose e correre bene, ma prima di metà gara inizio a sentire lo sconforto del maratoneta che ha fatto male i conti, questa gara ha un dislivello superiore a qualunque altra mai corsa e so che le energie perse all'inizio le pagherò con gli interessi.
A San Giacomo, punto fondamentale che segna metà del dislivello da compiere, trovo i miei amici Sarah e Gianni che entusiasti mi stanno aspettando, e il loro tifo mi dà ancora voglia di soffrire e provarci, anche se la cima è molto lontana...e i ristori frequenti non sono facili perchè il terreno non permette distrazioni, impossibile anche sapere chi sia al mio inseguimento e quale sia il distacco.
Ma nella mente rivivo tutte quelle gare di questa lunga stagione che non sono andate nel migliore dei modi: la vittoria sfumata alla Monza Resegone, la maratona primaverile che non ho finalizzato, la mancata convocazione agli europei...tutto questo serve a caricarmi e a non mollare. Finiscono le piante e poco dopo mi compare lo spettacolo della cima del Mombarone, ancora lontana e altissima, la piramide da raggiungere.
Finiscono i prati e inizia la roccia mentre qualcuno col megafono mi chiede urlando come mi chiamo. Non ho il fiato per rispondere, aspetto di essergli a un metro e quando lo informo sulla mia identità inizia un tifo sfrenato di tutti gli appassionati che hanno allestito una postazione con ristoro e campanella da suonare degna di un "ultimo giro" di pista.
Cosa significhi tutto questo non lo so ancora, ma pochi passi e diventa chiaro: è finito il sentiero come lo intendo io atleta di pianura e inizia l'arrampicata, sempre più verticale su massi a tratti scivolosi.
Penso che questa non sia più la mia gara perchè è al di là delle mie capacità di correre bene in salita e cerco solo di gestire il vantaggio accumulato senza prendere troppi rischi; a tratti cammino, alcuni passaggi sono tecnici ma tutte le volte che guardo per un attimo alle mie spalle vedo il vuoto, un bel vantaggio rassicurante.
La punta si avvicina, inizio a credere veramente che sia fatta, le gambe sono stanche e il cronometro mi dice che il record è sfumato, ma continuo a correre dove posso perchè il pubblico della cima mi chiama, e tutto questo è fantastico.
Pochi gradini ancora e vedo la piccola linea del traguardo, per un attimo stupito che tutto questo possa avere una fine. Ho vinto, ho superato di poco le due ore di gara, finalmente osservo il panorama delle altre cime innevate durante la notte, il monte Rosa, le nubi basse sulla pianura, la strada compiuta. Daniela mi saluta entusiasta, è sempre bello avere una persona che aspetta oltre il traguardo. Arrivano gli altri atleti; secondo Pellegrini che ha recuperato nel finale, Mersi terzo, dopo due vittorie in questa gara, gli amici Luigi e Francesco che mi hanno consigliato di tentare questa scalata, mentre Lenzi e Pellissier si sono ritirati. Brava la prima donna Nicole Peretti con un ottimo tempo, e la seconda Perico Enrica che con un labbro rotto trova la forza per arrivare, terza Nex Christiane.
Questa mia stagione nella corsa in montagna finisce con un bel successo, grazie a chi mi ha saputo motivare, seguire con pazienza, essere compagno nella fatica quotidiana e  vicino nelle immancabili insoddisfazioni.
Grazie agli amici Gigi, Flavia, Saturnino e Tito.

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 21 Settembre 2011 23:52)

 
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