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Ma quanto aiuta stare a scia?

Rubriche - Commenti e Opinioni

Prendiamo spunto dall’articolo di Stefano Morselli sull’assistenza di cui hanno goduto alcune nostre maratonetea Berlino. Con questo pezzo non vogliamo proseguire la discussione sul caso in particolare per stabilire la “liceità” del comportamento o quantificare l’aiuto psicologico e materiale che arriva dai pacemaker personalizzati a livello di costanza di ritmo, motivazioni, assistenza ai rifornimenti o quant’altro.Quello che vorremmo valutare è solo quale vantaggio guadagna chi corre in scia. Sia essa una donna con il suo trainer maschio o un semplice partecipante ad una gara a cui molti lettori partecipano. 

Se quando si parla di ciclismo i pareri sono unanimi e c’è chi si spinge a valutare il vantaggio in termini percentuali piuttosto alti, anche il 20 o 30%. Ma quanto si guadagna a “succhiare la ruota” del runner che ci precede? D’accordo che in bici si può andare a 40-50 km orari, ma un maratoneta è comunque vicino ai 20 km/h. Ed anche per molti amatori, velocità superiori ai 15 km/h non sono inusuali su gare fino ai 10000 metri. Non va poi dimenticato il fattore atmosferico. Con vento contrario stare coperti è sicuramente preferibile.

Cercando sul web non abbiamo trovato molto, idem dicasi facendo riferimento alle nostre letture di libri e riviste specializzate. Di certo conosciamo solo una piccola parte di quanto pubblicato in proposito. Possiamo quindi fare solo riferimento ad un paio di episodi personali. Per “misurare” lo stato di forma, il coach ci ha fatto correre al 90% dei nostri battiti massimi per diversi km. Esperimento fatto insieme ad altri compagni che ci accompagnavano. Occhi quindi sempre puntati sul cardio frequenzimentro. Ebbene, ci bastava stare dietro al gruppetto invece che in prima fila per perdere un paio di pulsazioni a velocità costante!

Voi cosa ne pensate?

rodolfo.lollini@podisti.net

 
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