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Mantova - 20^ Maratonina Città di Mantova

Lombardia - Primapagina

Mantova_Maratonina_Citt_Mantova_2011_passaggioFabio Rossi, nel suo breve ma esauriente intervento, ha raccontato con stile la 20^ Maratonina di Mantova, ovviamente per quello che ha potuto osservare dal suo posto di “comando”.

L'eccellente anchor-man Fabio, il cui grande merito è quello di essere prima di ogni altra cosa grande e sincero conoscitore di persone (un conto è sapere chi è una persona, un altro è il conoscerla per davvero), ha condotto alla grande – come sempre, del resto – l'intrattenimento durante l'attesa della conclusione dell'ennesima tappa dell'ennesimo Criterium amatoriale Fidal mantovano. Circuito che, a giudicare dalla presenza “esterna” sempre maggiore, riesce in qualche oscuro modo, visti i pochi mezzi a disposizione, ad esercitare comunque un certo fascino anche fuori dai confini provinciali: si veda al proposito la costante presenza, da qualche mese, di un nutrito numero di atleti Sintofarm, podisti veraci che nella terra natia, se vogliono gareggiare, non hanno altro che l'imbarazzo della scelta (e son tutte gran belle gare).

L'unica cosa che manca al racconto del mitico Rossi, neo padre cremonese che per amore ha scelto di risiedere in terra virgiliana, è il non aver potuto raccontare la gara per l'ovvio motivo di non averla vissuta in prima persona.

Il pezzo forte della manifestazione è decisamente il ponte di S. Giorgio, che sembra piazzato lì apposta per farti annichilire dalla bellezza del “Mantova Skyline” che, a dirla tutta, al mantovano medio non fa più alcun effetto. Per il narratore inglese Aldous Huxley, Mantova era la città più romantica del mondo, e questi luoghi colpirono intimamente anche Charles Baudelaire e Charles Dickens: chiaramente loro non hanno mai dovuto correre dovendo temere le canne dei pescatori intenti a gareggiare a loro volta lungo le sponde dei laghi inferiore e di mezzo, nonostante esista una buona possibilità che, a suo tempo, un giovane Gianni Truschi abbia provato a proporglielo...

Battute a parte, questa 21 km mantovana non brillerà per scorrevolezza, ma è piuttosto divertente e, oltretutto, non ci si può certo lamentare dell'organizzazione (fatto raro, di questi tempi): il gruppo sportivo dell'Atletica Rigoletto mette a disposizione volontari molto capaci e, considerando che sono tutti podisti/e e che sicuramente hanno sofferto parecchio – come avrebbe fatto ognuno di noi, al posto loro – a leggere sui visi altrui la ben nota beata sofferenza, ecco che il valore della loro presenza aumenta a dismisura. Identico ragionamento per quanto riguarda gli indaffaratissimi ed allegri volontari dell'Avis Suzzara, valutabili con poche e semplici parole: vera macchina da guerra!

Una nota di merito anche agli “Angeli a due ruote”, importanti traghettatori della maratonina, gli unici ciclisti per i quali mi sento di nutrire un sincero affetto: Gianni “Nonno Nanni” Truschi, battistrada della gara e grande campione... questa volta non ha corso, motivo per il quale non si è rotto, ed è già qualcosa; Alberto Cestrone, una marea di incitamenti a destra e a manca, per la malinconia sicuramente avrà piegato il manubrio della MTB come neppure Uri Geller, gli siamo vicini e sono sicuro che lo sappia bene; Andrea Breviglieri, capace di tentare di convincerti che va tutto “alla grande” anche se il tuo ritmo s'è appesantito di una decina di secondi al km: lo odi per questo, perché anche il tuo cane si renderebbe conto che non va per niente bene, ma poi gli vuoi bene perché lui è lì (Andrea, non il tuo cane), potrebbe essere da qualunque altra parte, invece è li.

Tanti sono i motivi per cui è valsa la pena di soffrire questi 21 km, come il vedere lo strip-tease di Werner Broz al 2° km, quando in pieno centro, andatura 16 - 17 km/h, si liberava con soave tranquillità della maglietta indossata sotto alla canotta, mentre il cappio intorno al mio collo iniziava dolcemente ed inesorabilmente a stringersi; il guizzo di Paola Sanna la quale, lungo la provinciale in direzione Soave di Porto Mantovano, si riparava dal vento ai margini del gruppo salvo poi piazzare la volata lunga una volta salita lungo il diversivo, seguita a ruota da quel diavolo di Tasmania di Alberto Porta; gli incitamenti avuti da diversi atleti, ben conosciuti e non, che fanno certamente piacere, ma che sono stati davvero troppi e credo significhi che risultavo messo davvero male.

Concludo dicendo che gli sforzi per rendere la Maratonina di Mantova una manifestazione di qualità si sono visti, ma la strada è ancora lunga ed i problemi sono parecchi: la ciclo-pedonale viene percorsa anche a Riva del Garda, ma lì non ti ostacola mai nessuno nonostante quella sia più stretta, invece a Mantova sembrava che la presenza dei podisti risultasse un po' fuori luogo; il rettilineo finale che costeggia il lago, anche se a quel punto è molto facile che si sia ormai impossibilitati a mettere a fuoco qualcosa che non siano i 100 mt esattamente davanti a te, ha un fascino tutto particolare: che sia completamente intasato dai pedoni è molto castrante, anche se è ovvio che gli stessi non possano ne farsi travolgere dalle auto lungo la carreggiata e neppure raggiungere la riva opposta prodigandosi in una bella nuotata.

In poche parole, chi ama davvero la corsa può venire a Mantova sicuro di godersi una bella mattinata in compagnia: sarà anche una mezza un po' spartana, ma la serietà della gente c'è tutta e, sopratutto, c'è Mantova e non è poco; chi pretende quel qualcosa in più farebbe davvero bene ad andare altrove: qua si corre, senza troppe pretese ma con molta, molta passione.

Un ringraziamento particolare all'amico Antonio Rossi, padre di Fabio: l'ingrato compito di immortalare momenti di pura sofferenza è il suo “pane quotidiano”. Ma noi tutti non possiamo altro che esserne lieti: quello che di noi ci restituisce il suo obiettivo è cosi piacevole da non riuscire a sembrare dolore.

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 12 Ottobre 2011 13:36)

 
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