Nuovo Portale

Questo portale cessa la sua funzione al 30 Dicembre 2012. Il nuovo portale può essere raggiunto al seguente indirizzo:

www.podisti.it

 da cui è possibile scegliere tra i diversi portali specializzati: Magazine (tutte le news e gli articoli), Calendario (tutte le gare del calendario podistico italiano), Foto (migliaia di foto da scaricare ogni settimana), ClassificheSondaggi

Da noi una donna in attesa avrebbe potuto correre?

Rubriche - Commenti e Opinioni

Fabio Maderna nell’articolo sulla Maratona di Chicago si domanda: "Ma da noi una donna nelle condizioni di Amber Miller avrebbe potuto correre?"

Amber Miller, 27 anni alla trentanovesima settimana di gestazione ha corso la maratona di Chicago, completando i 42 chilometri e 195 metri nel tempo di 6 ore e 25 minuti. Poche ore dopo aver tagliato il traguardo, Amber ha partorito June, una bella bimba sanissima di tre chili e 540 grammi.

In Italia questa donna se avesse fatto la visita medica d’idoneità sportiva undici mesi prima della gara, per la legislazione italiana sportiva, sarebbe stata idonea a partecipare (Ministero della Sanità - Decreto 18 Febbraio 1982. - Norme per la tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica. - Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 63 del 5 marzo 1982).

Nelle grandi maratone internazionali dove ho corso: Berlino, New York, Stoccolma nessuno ti obbliga a presentare un certificato di idoneità, in Europa solo Parigi e Roma vogliono il pezzo di carta firmato da un medico. Nel resto del mondo, nel caso ti fanno firmare il foglio di responsabilità all’atleta con naturale manleva per l’organizzazione: l’atleta si assume il rischio di cosa va incontro.

Un giudice sportivo italiano, nel caso avesse visto la donna incinta lungo il percorso, avrebbe comunque accusato l’organizzazione di una disattenzione e la domanda cui avrebbe dovuto rispondere sarebbe stata scontata e ovvia: va bene, l’atleta aveva un certificato medico sportivo d’idoneità valido, ma non vi siete accorti che era incinta?

Non è forse giunto il momento che la Comunità Europea si faccia carico di una direttiva utile a uniformare la materia della tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica tra i paesi dell’UE?

 
Ultimi 60 servizi fotografici