Finalmente il lago Maggiore ha avuto la sua maratona. E che maratona!

Alla partenza ad Arona i 1200 partecipanti hanno dovuto affrontare la prima difficoltà: la temperatura quasi invernale, che, fortunatamente è iniziata a salire dopo qualche chilometro diventando ideale per correre. Il percorso ha portato gli atleti dapprima verso Dormelletto, dove si sono incrociati i primi che già tornavano indietro verso Arona con gli ultimi. E’ stato veramente piacevole, non solo perché ha permesso a tutti i partecipanti (cosa unica) di veder correre i velocissimi atleti delle prime posizioni, ma anche perché ha fatto incontrare amici che di solito si vedono solo alla partenza o all’arrivo, in un tripudio di saluti e battute.

Dopo essere passato di nuovo davanti alla linea di partenza e al microfono di Davide Daccò, il serpentone di corridori si è finalmente avviato verso nord. La strada non era perfettamente pianeggiante ma le forze erano ancora tante da permettere di parlare con gli occasionali compagni di corsa provenienti da varie parti del nord Italia. Dopo aver passato Lesa si è presentato un altro ostacolo: un vento fortissimo e contrario che ha reso difficile mantenere la media ed ha aumentato la fatica.

L’arrivo a Stresa, preannunciato dalla voce di Alberto Pizzi e dalla musica a tutto volume, indicava il raggiungimento dei 21,097km: qui si incrociavano gli staffettisti che avevano terminato la loro mezza e gli altri che stavano aspettando il compagno per il passaggio di testimone. I maratoneti, intanto, procedevano la loro gara, affrontando dapprima la salita di Stresa e poi quella di Baveno tra due ali di folla festante.

Si procedeva quindi verso il paesino di Feriolo, che veniva solo intravisto girando a sinistra e percorrendo le strade della zona industriale. Da qui, dopo un piccolo strappetto in salita, gli atleti risalivano sul ponte sul Toce e si avviavano verso Verbania (si era circa al trentesimo chilometro). Da questo momento la fatica iniziava veramente a farsi sentire nelle gambe, aiutata dalla strada leggermente in salita per diversi chilometri. In compenso, il paesaggio continuava ad essere fantastico: cielo azzurro e lago blu leggermente increspato.

Dopo aver percorso il lungolago di Suna, il tragitto deviava verso sinistra, con una leggera pendenza seguita da una lunga discesa che portava davanti alla Villa Taranto. A questo punto attendeva i maratoneti l’ultima faticosa salita, quella detta della Castagnola, dopo la quale iniziava la discesa che portava finalmente all’arco dell’arrivo in piazza a Pallanza.

Si può dire che tutto è stato perfetto: percorso, sole, temperatura, organizzazione. Per essere un esordio, non sarebbe potuto andare meglio!