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Maniago (PN) - Gran Trail dei Magredi

Friuli Venezia Giulia - Primapagina

Maniago_Gran_Trail_dei_Magredi_2011Una splendida giornata di sole ci accoglie nella piazza di Maniago, mancano pochi minuti alla partenza della 25 km del Gran Trail dei Magredi 1000 m. D+. Il cuore è a mille, gli atleti iscritti alla gara sono lì, tutti pronti ad affrontare la salita che da lì a poco avrebbe messo a dura prova le gambe dei partecipanti.

Lo speaker annuncia l’appello, poi un colpo di pistola e via, tutti su per la salita che dopo qualche centinaio di metri si infila nel bosco, la strada si stringe e diventa sterrato, il gruppo si sgrana velocemente, i più veloci hanno già preso il largo, gli altri siamo lì, tutti concentrati ad affrontare le asperità del monte Jouf.

Al mio fianco sicuro e attentissimo, il mio amico e accompagnatore Claudio; la sua voce continua a ricordarmi di alzare bene i piedi e di non distrarmi: sassi, radici e terreno scivoloso sono sempre in agguato. Ora la strada è diventata sentiero, non si può più correre fianco a fianco, con il cordino lungo si cammina velocemente in fila indiana; dietro di noi anche il nostro amico Vero che, da dietro, controlla e ci rassicura ulteriormente. Il sentiero sale inesorabilmente, di tanto in tanto un atleta chiede di passare; la mia andatura non è velocissima, Claudio continua a ripetermi le stesse cose: “Alza bene, guarda dove metti i piedi, non ti distrarre!” E’ molto importante avere chi ti tiene alta l’attenzione, in queste gare il pericolo è sempre in agguato; per un non vedente la montagna presenta pericoli maggiori per ovvi motivi, ma non c’è tempo per distrarsi! Via, su, sempre più su.

L’atmosfera intorno è surreale, di tanto in tanto mando un urlo per percepire la profondità della valle: intorno profumi inebrianti di fiori ed erbe di vario genere, l’aria fresca dell’altitudine è piacevole ristoro. La fatica incomincia a farsi sentire, le gambe accusano un po’ di stress: certo, ci siamo allenati, ma comunque salire fino a circa 1000 metri di quota su per un sentiero non è un gioco da ragazzi. Ma non ci sono scuse, su, e sempre più su davanti a me Claudio sicuro e rassicurante, dietro Vero che vigila. Mi sento tranquillo, il pericolo costante di scivolare giù non mi spaventa minimamente.

Di tanto in tanto il mio pensiero vaga lontano, penso a ciò che sto facendo. Nella vita mi occupo di barriere architettoniche, di autonomia dei ciechi, qui mi sto cimentando in un’impresa fuori dal normale! Sì, barriere di ogni genere, di autonomia non se ne parla nemmeno, se fossi abbandonato qui non saprei né dove andare, né dove mettere i piedi. Invece sono qui che cammino veloce, a tratti mi permetto anche di correre e mi stupisco di me stesso; mentre penso a questo, una radice di traverso mi fa inciampare. “Stai più attento, non distrarti!”, mi dice Claudio. Io prontamente gli rispondo: non è colpa mia se ogni tanto in questi boschi ci sono degli Elfi birichini che si divertono a mettermi lo sgambetto!

Eccoci in cima, il ristoro dei 5 km, le foto di rito. Claudio mi abbraccia emozionato, mi descrive le bellezze che Dio ci ha donato: un cielo azzurro e limpido ci avvolge e l’aria tersa e l’assenza di nebbia ci permette di vedere all’orizzonte il mare. I miei occhi non vedono tutto questo, ma nella mia mente le immagini sono nitidissime e l’emozione pervade anche me. Ma poi…, il ritorno alla realtà è velocissimo. “Dai!”: la voce di Claudio è ferma. “Dai, siamo ultimi, ora incomincia il difficile! La discesa nasconde pericoli maggiori della salita e poi dobbiamo recuperare anche qualche posizione, non penserai di farmi arrivare ultimo!” “No - dico io – dai Claudio, via, andiamo giù!” E via destra, sinistra. “Occhio alle radici, attento ai sassi grossi, se cadi qui non riesco a venire a prenderti!” E via, via giù fino a valle.

Le emozioni che si provano sono indescrivibili: il fruscio del venticello tra le fronde degli alberi, il profumo del sottobosco mi fa pensare a serate trascorse vicino al caminetto con castagne e vino nuovo… Sogni, solo sogni, ora si deve solo andare, camminare e correre. Lo chiamano sport, ma talvolta mi chiedo chi me lo fa fare. Fatica, fatica, fatica, tensione, concentrazione, non ci si può distrarre un attimo che la radice che ti fa finire a terra è lì pronta per te, il solito elfo birichino.

Eccoci finalmente a valle, un brevissimo tratto di asfalto mi rassicura, finalmente un po’ di pianura, troviamo anche Gigi con la sua bicicletta che ora ci segue. Via, via, ora si può correre, “Dai questo è come il Magraid, sassi e argine”. “Sì, ma che vuoi che sia? Dai, dai, che ci sono ancora 15 km circa e poi ci siamo!” “Sì, sto sognando una birra!” “Sì, vedrai che Ivan (Cudin), Andrea (Accorsi) e Max (Bello) all’arrivo ce la faranno trovare!”

Vero ci ha distanziato di qualche decina di metri e va via, noi restiamo soli, la velocità è costante, stiamo andando bene, in lontananza scorgiamo una ragazza che cammina, qualche minuto e non siamo più ultimi, dopo poco un secondo atleta e poi un altro. “Peccato - dice Claudio - non prenderemo il premio dell’ultimo classificato!” Battute, risatine, l’umore è cambiato rispetto al primo tratto di gara dove la concentrazione era altissima. Ora la superficie corribile è sì sconnessa, ma sufficientemente piatta e io corro fianco a fianco di Claudio.

Ci siamo quasi, siamo al 25° km, dovremmo esserci, invece ancora avanti. Ma dove hanno nascosto il traguardo? “Via, via ancora, dai, non mollare!” La voce di Claudio è sempre ferma e rassicurante, con lui andrei in capo al mondo, con lui mi sento sicuro, a mio agio, è come corressi da solo.

Ecco finalmente, si sente in lontananza l’altoparlante che annuncia il nostro arrivo, sono esattamente 26.800 km. All’arrivo l’abbraccio di Andrea, Ivan e Max, poi tutti gli altri intorno,è una festa, ci accolgono con calore, come degli eroi. Sì, è proprio così, solo dei pazzi! No, non pazzi, ma persone desiderose di confrontarsi sempre con nuove avventure, di misurarsi con difficoltà sempre diverse, persone che come me, come Claudio, non si accontentano più di prestazioni normali. Solo percorsi come quello di oggi possono suscitare in noi sensazioni, emozioni e brividi che chi trascorre le giornate sul divano di casa o seduto al bar non potrà mai capire.

Finalmente una doccia calda. Mentre mi risciacquo, accarezzo le mie gambe, mi sembra quasi di coccolarle! Mi avete portato al traguardo, siete stanche! Mi sento ridicolo mentre penso questo, ma mi compiaccio e penso al piatto di pasta che mi aspetta e ad un’altra birra che sicuramente mi berrò. Dopo qualche ora dalla conclusione della gara eccomi a casa, ho ancora nelle orecchie i silenzi e gli echi che la montagna mi ha regalato, le sensazioni di pace e serenità che ho provato in mezzo ai boschi incontaminati. Grazie Dio, hai fatto veramente un bel mondo e a me hai dato la gioia di poter godere di ciò che ci hai messo a disposizione.

Ultimo aggiornamento (Martedì 18 Ottobre 2011 17:33)

 
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