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A New York con Podisti.Net

Maratona - New York - ING New York City Marathon 2011

New_York_City_Marathon_2011_Massimo_Rusmini_Simona_Nadia_MarinaCon queste righe, scritte per gli amici dell'Ortica Team che volevano condividere le mie sensazioni sulla maratona di New York, vorrei anche ringraziare gli amici Stefano e Roberto di Podisti.net che hanno accompagnato me e le mie compagne di avventura Marina, Nadia e Simona, in questa trasferta da sogno.

La loro simpatia, l'esperienza e l'entusiasmo che hanno sempre condiviso con noi, sono stati i dettagli in più che hanno reso perfetto questo viaggio. 

Ciao ragazzi, rieccomi a casa!
Alle prese con una settimana di lavoro arretrato e con una prevedibilissima ‘depressione post partum’ mi lascio andare ai ricordi di questa esperienza entusiasmante, una delle più belle della mia vita sportiva.
Non ho centrato l’obiettivo che avevo di stare sotto le 3 ore (percorso duro, crampi negli ultimi 3 km, prima parte di gara troppo veloce), ma correre tra due pareti di folla urlante lunghe 38 km, perché solo il ponte di Verrazzano da cui siamo partiti era off limits al pubblico, è stata un’emozione indescrivibile… i primi 15 km li ho corsi senza capire nulla, brividi addosso, tifo da stadio nelle orecchie e gambe che andavano da sole, impossibile rallentarle!
E poi i gruppi musicali lungo il percorso, di ogni genere, dal gospel di Harlem al rap nel Bronx, dalle cornamuse(!) e dal blues di Brooklin alle canzoni di Sinatra a Manhattan… era impossibile pensare solo a correre, anche per me che sono ‘agonista inside’.
Insomma, un sogno lungo 42 km.
Sono quindi contento di come è andata la gara; volevo mettere un po’ di fieno in cascina prima del trentesimo km e pensavo di partire a 4,12, ma l’ambiente ‘caldissimo’ e il percorso ondulato non mi hanno fatto trovare un ritmo costante per cui continuavo a correggere il passo e questo mi ha fatto spendere più energie del dovuto.
Sono comunque  passato alla mezza  a 4.12 di media e fino al trentacinquesimo km abbondante ero nei tempi previsti ma poi tutte le salite affrontate, e anche le emozioni vissute, mi hanno presentato il conto.
Dal trentanovesimo chilometro, sulle collinette di Central Park, ho dovuto anche tenere sotto controllo un crampo alla coscia e non potevo più allungare la falcata, quindi ho rallentato ulteriormente invece di aumentare con le energie che tenevo da parte, ma va bene, benissimo così!
Non è da me ammettere che una maratona si possa correre solo per guardarsi intorno o per vivere un evento dall’interno, ma New York è proprio questo, basta correrla per vincerla!
Vorrei condividere alcuni momenti che mi tornano in mente…
L’attesa prima della partenza, a 3 metri dalla starting line, impegnato in un dialogo surreale sulle virtù magiche delle scarpe da gara uguali che avevamo ai piedi io, un ragazzo messicano e uno irlandese.
L’apparizione improvvisa dopo 10 km circa, dietro una curva in cima a una collina a Brooklyn, di uno squadrone di (forse) soldati scozzesi in divisa che suonavano una marcia di guerra con le cornamuse… avevo davanti un vialone in discesa lunghissimo e non ho capito più niente (e già non ero lucido)… ho fatto il chilometro più veloce di tutta la maratona in 3.35!!!!
Per ultima, la scena madre, che inconsciamente mi aspettavo di vivere e si è svolta proprio come me l’immaginavo: all’ingresso nel Bronx, al trentesimo km circa, tra due ali di folla urlante, su uno spartitraffico in mezzo alla strada c’era un gigante nero che con la faccia cattiva gridava “WELCOME TO THE BRONX”…
Quel momento ha ripagato pienamente gli sforzi di ogni tipo che ho fatto quest’anno per essere li… ma siccome bisognava pur finirla, la maratona, anche l’arrivo sul traguardo in Central Park a braccia alzate con la mia canotta ITALIA è stato emozionante; tra l’altro in quel momento avevo 10 metri senza nessuno davanti e altrettanti di dietro e quindi il “GO ITALIA GO” gridato dallo speaker  credo che fosse proprio per me!!!!
L’ultimo flash è dedicato al crampo che cento metri dopo l’arrivo ha potuto sfogarsi e mi ha lasciato solo la forza per cadere tra le braccia della volontaria più carina che c’era nei paraggi (eh beh, non di sola corsa vive l’uomo)
Un abbraccio,Massimo

 

Ultimo aggiornamento (Sabato 12 Novembre 2011 23:08)

 
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