Nasce a Ulster (Svizzera) il 10 gennaio 1968 e il suo nome inizia ad essere oggetto di discussioni dopo il 6° posto alla maratona di New York del 1998. L’anno dopo diventa campione italiano di maratona a Venezia, per bissare il titolo l’anno dopo a Torino. Nel 2001 partecipa alla maratona mondiale di Edmonton: qui, primo atleta nella storia, viene pizzicato per aver fatto uso di epo. Non era la sua prima volta, anni prima era già stato fermato per efedrina. Scontati i due anni di stop forzato rientra nel giro rivincendo per la terza volta nel 2004, a Palermo, il titolo tricolore di maratona. Poi continua a correre fino al 20 luglio 2008 quando a Mende (Francia) viene trovato positivo alla cera. A questo punto arriva la squalifica a vita.

A Roberto Barbi però la voglia di correre non manca anche se dovrebbe farlo senza spillarsi un pettorale sulla canotta: e invece un numero sulla maglia se lo attacca ancora, è il numero 32. Con questo numero di gara, a Valencia, nella 31^ Maraton Divina Pastora vinta dal keniano Isaiah Kiplagat Kosgei in 2.07.59 e dalla etiope Jimma Abo in 2.34.23, il lucchese arriva 590° in 3.03.54 insieme al suo amico Alberto Chiavacci della Silvano Fedi.

Potrebbe trattarsi di omonimia, le foto ufficiali ancora non ci sono, ma un video lo ritrae mentre taglia il traguardo. Tra l’altro, forse per evitare per l’appunto di farsi ritrarre in foto, Roberto Barbi, che in classifica troviamo tesserato per una fantomatica Correre Running Society, alza il proprio pettorale e lo nasconde alla vista dei fotografi.

La passione della corsa non passa di certo, così come non passa la squalifica a vita.

Questo è il video del suo arrivo, l’ex azzurro di maratona ha la canotta bianca con sotto una maglia scura.

La classifica della maratona di Valencia