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Reggio Emilia: Felice di essere tornato!

Maratona - Reggio Emilia - 16^ Maratona di Reggio Emilia

Mi ero ripromesso di non partecipare per il terzo anno consecutivo alla Maratona di Reggio Emilia: da una parte perché sono sempre arrivato al traguardo stracotto, da un'altra perché, visto che già il correre più di 42 km può risultare alquanto impegnativo, correrli sempre lungo le stesse strade credevo potesse essere pure molto noioso. Niente di più sbagliato.

Ero dannatamente incavolato quando, allenatomi con giudizio (una volta tanto) per una mezza maratona che quest'anno è stata purtroppo soppiantata da una 10 miglia non competitiva, d'istinto mi sono proposto per rilevare il pettorale di un amico che non avrebbe potuto gareggiare a Reggio per impegni di lavoro. In effetti, negli istanti immediatamente precedenti la partenza, quella vocina interiore che cerca sempre di portarci alla realtà nei momenti in cui “sbarelliamo” pericolosamente, insisteva nell'insultarmi, cercando di demoralizzarmi coi peggiori scenari possibili: passo del leopardo dal 30 km in poi (più o meno i km che ritenevo di avere nelle gambe), ultimi km tutti camminati fingendo di essere un turista che, per sbaglio, indossa canotta e sprinter, ecc, ecc... Ma la partenza dalle retrovie, oltre a permettermi tranquillamente di riallacciarmi entrambe le scarpe dopo lo start e di rialzare la testa senza che nessuno, intorno a me, avesse ancora avuto la possibilità di muoversi, mi concedeva anche una grande tranquillità interiore: qualunque risultato sarebbe stato ok.

Affermazione alla quale non crede nessuno. Non va mai bene massacrarsi per niente, o sei uno che vuole divertirsi totalmente oppure sei uno che cerca il risultato: nel mezzo esiste solo l'errore, l'aver sbagliato qualcosa tra allenamento, valutazione dei propri mezzi, o un centinaio di altri particolari ai quali non si è data la dovuta importanza, ma scaraventarsi nel mezzo della mattanza podistica senza la dovuta preparazione è da veri incoscienti.

Nonostante i buoni propositi iniziali, dovevo fin da subito scontrarmi con una dura realtà: se gli iscritti erano 3150, com'è possibile che abbia avuto l'impressione di doverne superare almeno il doppio? Un muro impenetrabile di podisti che, evidentemente, si stavano divertendo in un modo a me del tutto sconosciuto, ma che doverosamente rispetto. Li superavo in ogni modo possibile: a sinistra, a destra, sopra e sotto, sperando solo di riuscire a raggiungere i pacers delle 3 ore in un tempo ragionevole. La mia salvezza: Roberto Rondoni e Massimo Gazzotti hanno accompagnato con criterio fino al traguardo un buon numero di persone e, fino al presentarsi del famigerato muro, i due gruppi che guidavano erano davvero impressionanti. In queste condizioni, e con queste persone, lo sforzo sembra quasi suddividersi tra tutti i presenti, le gambe girano che è un piacere e la fatica sembra affievolirsi. Il tracciato della maratona di Reggio Emilia non perdona, ma quando vieni portato letteralmente per mano fino al gonfiabile dei 42,195 questo non importa: basta far girare le gambe ed il resto vien da sé. Anzi, come continuava a ripetere Gazzotti: “Non c'è bisogno di spingere: i km vengono da soli...”

Esperienza positiva, quindi. E, per quanto riguarda la manifestazione, non c'è bisogno di dubitarne, visto la grande qualità del servizio offerto dallo staff di persone coinvolte nella gestione dell'evento. Mi permetto di ringraziare la sig. Maria del servizio informazioni/iscrizioni, non solo per la sua gentilezza, ma anche per aver sopportato le mie mail e la mia apprensione (trasferimento pettorale in extremis), e anche tutti i volontari della Maratona di Reggio: sono arrivato nella vostra città con un motivato senso di panico, sono tornato a casa rilassato e contento dopo aver corso una maratona. Spero che l'eccellente lavoro svolto abbia soddisfatto anche voi.

PS: Ho rivisto con piacere gli amici dell'Arci Goodwin di Libiola. Peccato davvero che Franco Cavazzoli, partito come una Ferrari, per non smentirsi abbia finito la gara con un incidente alla prima curva: frattura ad un piede, una lunga convalescenza davanti a sé, ma la forza di un gladiatore per ripresentarsi alla prossima linea di partenza come se niente fosse. Auguroni.

Però sospetto una oscura manovra, visto che doveva “tirare” Mara ed Antonella per il personale: in certi casi, meglio il dolore di un attimo che un dolore insostenibile lungo 42,195 km! (eh..eh..eh.!)

 
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