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Corsa e film

Liguria - Primapagina

Podisti.Net_filmIl fatto che la Maratona di Roma diventi un film ci spinge a scrivere un articolo sui rapporti fra la corsa e la cinematografia, partendo da circa 40 anni fa, da una scena indimenticabile di un’opera fondamentale per la cultura, e non solo la celluloide: un uomo corre nella solitudine dello spazio. Corre nella sfericità dell’astronave lanciata verso i confini dell’universo. E’ questa una delle sequenze memorabili di “2001 Odissea nello spazio”, uno dei capolavori di Stanley Kubrick .Tutto dà l’idea di uno sforzo ciclico, che ripete i gesti in sequenza quasi millimetrica, nella rarefazione da secrezione madreperlacea dello spazio, quasi a dirci che,anche nel futuro, la specie umana non potrà fare altro che ritornare al “bambino delle stelle”, dopo un percorso che, dall’alba dell’uomo, porta all’innovazione tecnologica dei sistemi esperti e dei computer che surrogano le facoltà cerebrali e anche il dialogo. L’astronauta che si allena, sulle note di “Gayaneh ballet suite” di Aram Khachaturian, è una delle prime immagini di podista nella cinematografia di un certo livello (il critico Enrico Ghezzi, fondatore di “Blob”, tanto per dare un’idea, sostiene che “2001” è la storia del film stesso); un altro lungometraggio memorabile è “La solitudine del maratoneta” (1958) inserito nel film “Gioventù amore e rabbia” dell’inglese Richardson. Un carcerato corre ogni giorno all’interno del penitenziario dov’è recluso. Lo nota un funzionario , che lo allena esclusivamente per fare carriera. Nella sfida con un college il carcerato è ormai in testa alla corsa con ampio vantaggio, ma si ferma deliberatamente a pochi metri dal traguardo , lasciandosi sorpassare , perché capisce che il suo primo posto, in realtà, premierebbe solo l’arrivismo dell’avido allenatore. La vera libertà, in fondo, non è solo arrivare primi al traguardo. A parer mio il capolavoro della filmografia sulla corsa resta sempre “Il maratoneta” (1976), di John Schlesinger, dove la corsa di fondo è la spia di un conflitto fra la società e un giovane intellettuale di origine ebraica, Babe, interpretato da un magistrale Dustin Hoffman. Eppure sarà la corsa a salvarlo dalla persecuzione di un vecchio nazista , mentre sullo sfondo scorrono le memorabili, struggenti visioni in bianco e nero di Abebe Bikila che vince la maratona olimpica di Tokyo del 1964

Ultimo aggiornamento (Giovedì 05 Gennaio 2012 16:44)

 
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