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Firenze - 38^ Maratonina della Befana

Toscana - Primapagina

Il 6 gennaio come da tradizione, a Firenze si sono svolte molte attività culturali e sportive di gran pregio; per chi non conoscesse le tradizioni fiorentine, trascorrere due giorni nella città medicea accontenterebbe grandi, piccini, sportivi e non, chi va di gambe e chi di testa o chi va di entrambe! A Firenze, ormai da ben 16 anni, si svolgono la splendida Cavalcata dei Magi, il Presepe vivente davanti al Duomo, nonché la festa della Befana. Sono feste fiorentine di antiche tradizioni e, suggerisco, per il prossimo anno di fare una “capatina a Firenze”, per chi non ha mai vissuto una sola di queste feste. A Firenze è forte il tema dell’Epifania, sia nell’accezione tradizionale, che in quella culturale e soprattutto religiosa, anche se, con il passare del tempo, alcuni aspetti sono andati scemando, ma grazie al felice connubio fra il Comune, il Duomo e l’Arcivescovado, cosi come la medesima Opera del Duomo, si può assistere per l’intera giornata a spettacoli che incantano e fanno riflettere tutti, sia piccoli che grandi. Se poi ci mettiamo che di mattina, nel quartiere Isolotto (il Q4 fiorentino) a ridosso del Parco delle Cascine, si svolge da ormai ben 34 edizioni, la Maratonina di Firenze, una bellissima manifestazione podistica sulla distanza di circa 13,500 km, la voglia di prenotare per il prossimo anno viene tutta: mattina corsa, mentre magari i parenti possono assistere al Presepio vivente in centro, pomeriggio la meravigliosa e sfarzosa Cavalcata dei Magi… a seguire come detto, la Befana che dispensa sorrisi e regali a tutti. La Maratonina della Befana è organizzata dall’UP Isolotto e quest’anno ha registrato più di 1.000 iscritti fra competitivi e non, se poi vogliamo conteggiare amici, infiltrati, semplici appassionati che si sono ritrovati a correre fianco a fianco per i chilometri fra la Montagnola, il Parco delle Cascine, l’Indiano, forse si è superato le 1500 presenze. Un bel colpo d’occhio veder salire lungo la “Montagnola” una fiumana di canotte variopinte, un serpentone infinito per poi tuffarsi nel polmone cittadino delle Cascine.

All’arrivo posto nel parcheggio del centro polivalente dell’UP Isolotto, nonché sede della UISP Firenze, primo il sempreverde Said Er Mili, che inizia l’anno con una vittoria che difficilmente quando si presenta al via, gli sfugge, chiudendo in 43’20’’. Secondo posto per Jamali Jlali dell’Atl. Futura, a 1’14’’. Terzo posto per Gabriele Mansuino, Firenze Triathlon. Seguono a ruota, il massese Andrea Lazzarotti, Abdelilah Dakhchoune, marocchino che corre per il GS Maiano, Juri Picchi, Simone Baldi, Alessio Ranfagni. Al femminile nessuna storia per Tiziana Giannotti, Atl. Vinci, che chiude in 51’48’’, rifilando quasi due minuti alla rientrante Francesca Fallani, GS Maiano. Terza Chiara Ingletto, Firenze Triathlon. Seguono Elena Jaccheri, Francesca Frosali, Elisa Dami, Lucia Tiberi.

Il rientrante Rhida Bouzhid, marocchino da anni in Italia, vince la categoria Veterani. Due amici del GS PoliPodi chiudono la classifica dei competitivi che registra 854 arrivati. Presenza importante la solidarietà, soprattutto con i Maratonabili, il gruppo pratese che fa correre le persone disabili che da sole altrimenti non riuscirebbero in alcun modo (tetraplegici, spastici ecc.): con loro Margherita Mugnai, che nonostante i suoi molteplici handicap non solo si è laureata in Legge, ma in questi giorni ha anche sostenuto l’esame per l’abilitazione nazionale.

Splendida festa in tutto i sensi, grande l’UP Isolotto, allora quindi tutto ok? Non proprio! Al momento delle premiazioni, Mister Pieroni, il mitico Presidente da una vita dell’UP Isolotto, accennava a dei comportamenti incivili tenuti da alcuni podisti e atleti, al momento di ritirare il premio di partecipazione, che fra le altre cose constava anche di un bel paio d’infradito. Ovviamente all’arrivo, con più di mille persone è chiaro che un po’ di coda ci può stare! Non ci sta che, alcuni atleti, impazienti di attendere il proprio turno, hanno messo in atto atteggiamenti sfociati in inciviltà, tanto da indurre Mister Pieroni ad affermare: “Dobbiamo chiederci dove va la società”. Bene, pur non godendo di una testimonianza diretta dell’accaduto, direi che Mister Pieroni, avrebbe dovuto chiedere alla platea: “Dove andiamo tutti noi?” Quando si parla di società, si allude a qualcosa che può essere travisato come un “fuori di noi”, in realtà far comprendere che la società siamo noi, ormai è cosa ardua. Tuttavia, far riflettere su “dove andiamo noi, con i nostri comportamenti, i nostri modus facendi et operandi” che, molto spesso, da una parte e dall’altra di sport ormai sanno ben poco. Per la maggior parte degli atleti, lo sport, la corsa in questo caso, è visto come solo momento di valutare la propria forma, con l’orologio in mano, magari con il gps all’ultimo grido e con la medesima mentalità ormai facciamo tutto, per nulla soffermi, per nulla attenti su chi abbiamo accanto, altrimenti ci si dovrebbe chiedere come si può arrivare ad essere cosi insofferenti nel momento di ritirare un “misero” pacco? E poi, è cosi importante il pacco da indurci a comportamenti indecorosi? Tanto importante da innervosirsi lanciando la propria bottiglietta (per fortuna di plastica), in faccia al povero volontario di turno che è lì per noi da ore e ore o che magari è il medesimo compagno e di allenamenti e/o compagno della prossima domenica di gara, quando lo ritroveremo accanto, smessi i panni di volontario, rivestendo quelli di atleta come noi. Non ho il dono della sintesi, ma non riesco a sintetizzare un malessere profondo che mi attanaglia quando domenica dopo domenica so di episodi di questo genere e/o altri episodi più o meno evidenti, più o meno eclatanti, che di sportivo non hanno niente. Proporrei una domenica di “fermo”, un fermo deciso e netto voluto dalla UISP, voluto dagli organizzatori e dalle società, in alternativa fare, in ogni manifestazione, un breve breafing pre-gara sul percorso, sui dati tecnici e quelli morali, su dove andiamo, su cosa facciamo, sul comportamento da tenere nelle gare competitive e non, esattamente come si usa fare nei trail. Utopia? Forse!

Intanto proporrei alle società sportive di sensibilizzare su questi argomenti i propri associati, durante gli incontri che in genere si tengono settimanalmente nelle proprie sedi, di far firmare oltre al tesserino annuale, anche una carta “etica dello sportivo” o del “Fair-Play”, che si rifà ai valori propagandati dal Panathlon, la carta etica e morale che ogni panathleta firma all’entrata nel club, sottoscritta anche dall’ONU, dall’UNESCO, dal CONI, che fra le altre cose ripudia ogni forma di violenza, il rispetto degli avversari (e di organizzatori), soccorrere ogni sportivo ferito, aiutare con la propria presenza, esperienza e comprensione, essere realmente ambasciatori dello sport ma ancora più, che ha valore nel caso specifico ed è riportato a chiare note, che bisogna fare dell’incontro sportivo un momento di festa. Utopia?

 
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