La Corsa di Miguel
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Al largo di Montevideo (Uruguay) il mare sembrava caffelatte. E’ tale la portata del Rio della Plata, che la terra portata dal grande fiume del Sudamerica si confonde con l’Atlantico. L’Argentina si faceva riconoscere così, con il “Rio” e la sua presenza ingombrante. Ricordi di gioventù: ricordi della grande Buenos Aires, con le avenidas larghe come autostrade, delle sue inquietudini narrata dal grande Borges; una metropoli come New York, dal ritmo forse più lento, come in una melodia di Astor Piazzolla. La gente faceva la coda per entrare nello stadio del River Plate, magari c’era il derby con il Boca Juniors, la squadra fondata dagli emigranti genovesi. A Montevideo, invece , erano stati i cittadini di Pinerolo a fondare il mitico Penarol, la squadra di Ghiggia, l’attaccante del 2 a 1 al Brasile nel giorno della tragedia nazionale. Appena al di fuori della grande città, lo sguardo andava infinito verso Santa Fe, la Pampa. Le strade erano di terra….Probabilmente l’Argentina di adesso sta meglio di quegli anni settanta, il periodo della dittatura militare, quando anche chi voleva correre era fermato dalla polizia per accertamenti. E la corsa aveva attecchito anche laggiù, con i grandi nomi di Carlos Zabala, vincitore della maratona olimpica di Los Angeles 1932 in 2h31’36”, e di Delfo Cabrera, primo alle Olimpiadi di Londra 1948 sempre sui classici 42,195 chilometri. Dorando Pietri, il 24 maggio 1910, aveva vinto la maratona di Buenos Aires in 2h38’48”, al termine di un percorso più lungo di almeno 300 metri. Il grande carpigiano contribuì, con quella vittoria, a propagandare il verbo della corsa in un paese dal grande potenziale umano e sportivo. Seguendo questi esempi aveva iniziato a correre Miguel Sanchez, la cui corsa fu interrotta dal regime dittatoriale di Videla nel 1978. Quello fu l’anno in cui la nazionale argentina di Cesar Menotti vinse i campionati mondiali di calcio più contestati dalle organizzazioni umanitarie: gli stessi componenti dell’undici biancoblu (Fillol, Passarella, Ardiles), a distanza d’anni, dichiararono di non essere stati d’accordo con il regime e di avere giocato solo per il popolo, non per la giunta. Grazie a donne che hanno camminato con la forza della disperazione attorno alla Plaza de Mayo, le madri dei desaparecidos (“mothers of the disappeared”, cantate dagli U2), è venuta alla luce la vicenda di Miguel, come di tanti giovani che hanno lottato per la libertà. Domani a Roma gli viene dedicata una corsa ormai celebre, che quest’anno è dedicata anche alla memoria dell’azzurro Cosimo Caliandro.