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Monteforte d'Alpone (VR) - 37^ Montefortiana

Veneto - Primapagina

E' evidente che la Montefortiana non conosce crisi: cifre da capogiro, come sempre, alla bellissima manifestazione di Monteforte d'Alpone (VR), presentata dalla stampa locale come “La carica dei ventimila”. Ma poiché la presenza dei tantissimi aficionados per qualcuno non è abbastanza ecco che, dal cilindro fatato, i “maghi” del GSD Valdalpone De Megni pescano la spiazzante novità: 1^ Ecomaratona Clivus!

Terribilmente indovinata! Ero alla partenza, ore 8.00: non volevo perdermi l'emozione dipinta sui volti degli amici Pinazzi, Gallina, Barbolini, Caramori, Benatti e delle amiche Panzetta e Benfatti. Davvero una meraviglia... per una cinquantina di metri. Poi la prima, impervia salita ha subito segnato i volti, ma fa parte del gioco.

Un'ora e mezza, prima della partenza della maratonina Demmy, ma non ce la si fa proprio ad annoiarsi: alle 8.30 (ma per diversa gente anche molto, molto prima) la partenza della non competitiva, che non è solo corsa, ma anche marcia o camminata in famiglia. Praticamente una moltitudine di anime - e tutte spudoratamente allegre perché la crisi può anche aspettare i giorni feriali per logorarci l'anima - che disegnano lungo i percorsi un impressionante serpentone umano che non può fare a meno di far rabbrividire. .

Non è possibile raccontare ai “profani”, a coloro che Monteforte l'hanno solo sentita nominare, a coloro che non hanno mai potuto sentirsi sopraffare dalla bellezza dell'alto campanile che si erge al di sopra delle colonne corinzie della chiesa di S. Maria Maggiore, cosa significhi partecipare a questa manifestazione e tantomeno cosa significhi partecipare alla maratonina (non mi esprimo per la “Clivus”, ma sono sicuro che Pinazzi mi massacrerà di aneddoti): l'unico modo per comprendere è il parteciparvi. Allora si potrà capire il perché di questo viscerale attaccamento a questa manifestazione, perché possa sembrare assurdo rinunciarvi, perché desiderare ripercorrere quelle terribili salite delle quali, fortunatamente, mi dimentico sempre l'esistenza da un anno all'altro, e decine di altre cose ancora. Tra le più importanti, ovviamente, l'assurda voglia di passare per l'affollatissimo “ristoro” finale a tutti i costi (visti i presenti, un vero Inferno dantesco): più che un ristoro, un pranzo quasi completo.

La chicca finale della Montefortiana è forse il pezzo forte dell'intera manifestazione: una cucina da far invidia ai marines di stanza in Iraq, un servizio di assistenza che, tra volontari, “penne nere” di Monteforte e chi più ne ha, più ne metta, ti fa sentire davvero un privilegiato. Quasi quasi far la fila per i tortellini è un onore, ammirare i cuochi che sfornano frittata senza sosta è un piacevole passatempo.

Ma, forse, le fatiche della mia maratonina Demmy mi hanno fatto eccessivamente idealizzare il tutto. Sarà... ma, allora, perché anche questi benedetti ventimila ritornano sempre, anno dopo anno?

 
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