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Conosciamo Stefano Vercelli, campione europeo master 3000 siepi

Rubriche - Commenti e Opinioni

Vercelli_StefanoIl territorio del novarese annovera tantissimi fuoriclasse sportivi: uno di questi è senza dubbi l’aronese Stefano Vercelli, campione europeo master dei 3000 siepi e fisioterapista.
Ha cominciato a correre, come molti, con i giochi della gioventù, partecipando alla finale nazionale di corsa campestre nella valle dei templi ad Agrigento. Grazie a questo successo entra a far parte della Sesto 76, nella quale, dice, “ho trovato un ambiente ideale dove crescere, come persona e come atleta”.
Nel 1990, a quindici anni, entra a far parte della Pro Patria Milano, la squadra civile più blasonata d’Italia, nell’anno del suo ultimo scudetto assoluto. “Conoscere da vicino mostri sacri dell'Atletica come Alberto Cova è stato per me un grande stimolo a concentrare tutte le energie in questo sport. A quell'età non è facile rinunciare alle uscite con gli amici per scegliere i sacrifici che allenamenti e gare richiedono. Da allievo in una sola stagione di cross ho vinto praticamente tutto: dal Trofeo Lombardia all'accoppiata Cinque Mulini-Campaccio, mai più riuscita a nessuno fino ad oggi. Anche in pista mi difendevo, soprattutto sui 3000 metri, ma ho trovato sulla mia strada coetanei che poi hanno stabilito record italiani e ottenuto partecipazioni olimpiche nelle categorie assolute. Fossi nato 10 o 15 anni più tardi forse mi sarei tolto anche la soddisfazione di indossare la maglia azzurra...”.
A questo punto un banale incidente lo costringe ad allontanarsi per quasi due anni dalla corsa, cui torna contro l'opinione dei medici e grazie all'aiuto dei fisioterapisti che lo hanno seguito assiduamente e con grande competenza per oltre 6 mesi.
Dopo l’infortunio ho gareggiato per un paio d'anni per la Cover di Verbania - con la quale ho vinto per due volte la mezza maratona di Locarno con il personale di 1h07'58" – e poi sono passato definitivamente alla Riccardi Milano. Con i 3000 siepi è stato amore a prima vista: alla prima uscita ho ottenuto il minimo per i campionati italiani promesse ed ho capito subito che sarebbe stata la gara più adatta a me. Sotto la guida dei tecnici che mi hanno seguito negli ultimi 11 anni, a partire dal compianto Nello Bertola, colui che mi ha avvicinato all'Atletica, a Moira Fagotto, compagna di vita, fino a Silvano Danzi, selezionatore della nazionale di mezzofondo, ho avuto molte soddisfazioni sia dal punto di vista umano che agonistico. Più volte ho concluso la stagione nella top-10 dei campionati italiani sulle siepi, ma buoni risultati li ho ottenuti anche sulle piste indoor: negli ultimi 5 anni in cui è stato disputato ho sempre fatto mio il titolo di campione regionale sui 1500m”.


L’ultimo successo l’hai ottenuto nel 2010 in Ungheria, a Nyireghyaza, agli europei master. Come ci sei arrivato?
Nel 2009 ho contribuito alla conquista del primo scudetto con la Riccardi e mi sarebbe dispiaciuto non poter gareggiare l'anno successivo col tricolore sul petto. Gli europei master mi sono sembrati la migliore occasione e non me la sono fatta sfuggire. Oggi, a 37 anni e dopo 25 di attività agonistica, ho appeso le cosiddette scarpe al chiodo.

Come sei riuscito a conciliare una professione impegnativa come quella di fisioterapista con la tua passione per lo sport?
In uno sport come questo se vuoi emergere devi allenarti 7 giorni su 7, svolgendo talvolta anche due sedute nello stesso giorno. Coniugare corsa e lavoro non è sempre stato facile, soprattutto in inverno. Ma non ho rimpianti: lavorare dove io stesso sono stato curato e sono uscito dall'infortunio (presso la clinica Maugeri, a Veruno) è per me un motivo di grande soddisfazione e non cambierei una virgola delle scelte che ho fatto.

Parlando da fisioterapista, ci sono differenze tra gli infortuni che occorrono ai professionisti e quelli che occorrono agli amatori?
Gli amatori, secondo la mia esperienza, si infortunano molto più frequentemente rispetto ai professionisti. Il problema principale sta nella programmazione: mi è capitato spesso di vedere amatori che si sono fatti male  dopo aver preso parte a gare, anche di lunga durata, troppo ravvicinate. Il motore e la carrozzeria di un professionista sono in grado di far fronte a carichi di lavoro che l'amatore, anche solo per motivi di età, non può pensare di replicare.

Le stagioni, quindi il caldo o il freddo eccessivi, influenzano gli infortuni?
Certo: il freddo mette a rischio i muscoli, mentre il caldo eccessivo può disidratare il fisico e portare a sovraccarichi improvvisi. In queste condizioni, programmare dei lavori di potenziamento muscolare in palestra o sostituire la corsa con altri sport come il nuoto può preparare il fisico ad affrontare meglio la stagione di gare.

Quale consiglio ti senti di dare ai corridori amatori per evitare che piccoli dolori diventino veri e propri infortuni?
Uno su tutti: affidatevi ad un allenatore. Quando si comincia a giocare a golf o a tennis è normale prassi quella di prendere lezioni da un esperto; molti credono che per correre ciò non sia necessario, ma non vi è nulla di più sbagliato! La tecnica di corsa è fondamentale per non incappare negli infortuni e solo un buon allenatore saprà darvi i consigli ed insegnarvi gli esercizi migliori.

Perché corri?
Ho sentito dare molte risposte interessanti a questa domanda: la corsa per me ha sempre rappresentato un'esigenza, come mangiare o dormire, piuttosto che un dovere. Corro per stare vivo!

Ultimo aggiornamento (Sabato 28 Gennaio 2012 11:22)

 
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