Da casa facevano più o meno sei chilometri verso Villa Gentile, la torre genovese d’avorio di allenamenti e ripetute. Senza neanche troppa fatica, il lungo lento l’aveva portato verso l’ingresso, dove spiccava l’insegna legnosa “Ingresso atleti”. Ma le sue croniche sbadataggini (forse un’inconscia avversione alla corsa stessa) gli fecero dimenticare a casa la preziosa card. Senza di quella, non si poteva entrare. Dura lex sed lex . Ai posteri l’ardua sentenza. Per aspera ad astra. La finì con le sentenze. Si tastò nella giacca della tuta postmoderna stile “incursori”. Niente. Si tastò nel taschino portachiavi della calzamaglia stile Mago Zurlì. Niente. Non poteva infilare la card nel corsamat posto all’ingresso. Gli restava un’unica possibilità. Schiacciò l’interruttore. Il cancello si aprì subito. Si abbassò il ponte levatoio al di sopra di un bacino artificiale. Il capo lo aveva ricavato da un’ansa del torrente Sturla. Indifferenti, nuotavano coccodrilli e alcuni anaconda. “Però l’habitat dell’anaconda di solito è quello degli acquitrini dell’Amazzonia”, si fece coraggio. Il ponte levatoio si richiuse. Si ritrovò in una specie di sala d’attesa, davanti a una porta in vetro e una telecamera. Una voce metallica gli parlò: “…Sera. Cognome, nome e data di nascita”. Gli snocciolò i dati, come parlando a un ispettore della Scientifica. “Fortuna che lei è incensurato, sennò erano guai. Ha smarrito la card ancora valida. Quindi pagherà interessi di mora pari al 200% del costo della tessera, più una penale relativa al consumo del tartan pari al 50% del consumo energetico complessivo dell’impianto. Le va bene che ha superato ampiamente il test di Cooper, e il Conconi uno e due. Ma…”- “Ma?”, gli chiese pallido. “Ma non la posso fare entrare….senza card come si fa?”. Lui si buttò nel range di possibilità dato da quei puntini sospesi. “Un momento! Mi dia un’altra possibilità!”. Pausa. “Allora, fuori i personali. Iniziamo dalla Maratona “ : “Due ore e ventisette nel 1982”; “Liste Fidal del 1982, sì, trovato”. Il tono proseguì impetuoso: “Mezza maratona!”: “Un’ora otto minuti quarantuno secondi del….” “Del 1985”, continuò la voce asettica. “Ora in pista”, era proprio implacabile. “Diciotto chilometri, seicentotrentadue metri ….“ .” A Vado Ligure nel 1983, voi ci marciavate negli anni ottanta, eh?”, fu un commento sarcastico. Si aprì la porta in vetro: “Con tali personali lei ha diritto a un getto quotidiano di acqua calda. Doccia no, bisogna andare più forte. Ha anche diritto alla seconda corsia. Può fare le siepi con una dichiarazione bollata di manleva nei confronti della nostra holding di servizi che ha sostituito amministrazioni inefficienti e poco trasparenti….Ma, mi raccomando, entro domani sera alle 20 deve rinnovare la sua card pena l’aggressione del patrimonio immobiliare, coppe e trofei compresi. Hasta la vista!”. Iniziò a girare in pista. Non c’era nessuno. Villa Gentile finalmente era sua…