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Brescia Art Marathon: Ippoceronte giallo volante!

Lombardia - Primapagina

Tiberti_Tito_Brescia_Art_Marathon_2012“Da quando ho imparato a camminare, mi piace correre”, proclamava il superomista Nietzsche; io aggiungerei: “e da allora aspiro a spiccare il volo”. Il superomismo non mi piace naturalmente, per questo il mio pezzo non vuole essere l'autocelebrazione di una vittoria, per quanto l'onore di transitare per primo sul traguardo della Brescia Art Half Marathon internazionale mi abbia gratificato moltissimo...

Voglio giocare con la mia esperienza di domenica scorsa per descrivere l'emozione e condividerla... Un'amica mi ha chiesto cosa si prova a tagliare il traguardo per primi. La domanda mi ha costretto a cercare dentro di me una risposta. Non certo la risposta epidermica, quella legata alla soddisfazione agonistica o alle endorfine della cavalcata solitaria o all'adrenalina della volata vincente. Senz'altro la risposta di pancia-cuore-cervello.

Mille volte mi sono interrogato sul significato della competizione in sé: spesso mi sono riscoperto a pensare che l'agonismo sia una forma di prevaricazione sull'avversario, come fosse una battaglia trasferita dal campo alla strada e con le armi del podista in vece di affilate alabarde...

Ma una volta realizzato che vincere e perdere sono in fondo due aspetti del nostro essere umani, che da entrambe le possibilità si ricavano lezioni e si conservano stimoli emotivi, ho superato le remore legate all'essere fortemente combattivo in gara! Scelgo di essere combattivo e leale nella sfida con me stesso e con l'avversario.

Agguantare una vittoria dà la possibilità di condensare in pochi istanti molte emozioni e pensieri, perché la corsa è uno sport crudele, non hai vinto finché non hai tagliato davvero il traguardo! Basta un acciacchino a vanificare in pochi minuti un vantaggio anche di moltissimi metri costruito in molte miglia...

Chiudo gli occhi e torno agli ultimi 200 metri di Brescia. Istanti fuggevoli in sequenza frenetica...

Ho dimenticato la maglia sociale nella nuova dimora pavese e sfoggio una maglietta giallo paperella targata “yoga X runners”. Penso alla maestra di yoga Tite che sarà contentissima di vedere la sua filosofia sportiva sbandierata in diretta TV.

Il cartello del km 42, mancano meno di 200 metri! Sto andando a tutta, allo stremo delle forze! Ma – partendo dal presupposto che sono un individuo libero di scegliere e in pieno possesso delle facoltà intellettuali – mi ripeto il mio “mantra privato” delle ultime settimane: “se non avessi voluto faticare, avrei scelto un altro sport...”. E di fatiche ne sto facendo moltissime: tutti i giorni stringo i denti, mancano meno di cinque settimane alla maratona e... stavolta si spara una cartuccia buona!

Sono nell'ombra, lungo i portici di via Dieci Giornate, in salita. Intravedo uno squarcio di sole, è già Piazza della Loggia. Piazza inondata di sole e di atleti che hanno terminato la Brescia Ten (10 km agonistica). Camminare so camminare... correre sto correndo da un pezzo. Proviamo a volare. Sono sfinito ma apro le braccia e sbatto le ali. Per una frazione di secondo chiudo gli occhi. Ciao Max, anche oggi mi hai fatto compagnia. Nelle fatiche solitarie sei sempre qui.

Curva a sinistra, le ali sono ancora aperte, il sole mi bacia e la fatica se n'è già andata... facce amiche, compagni di chilometri, atleti che alleno... Riconosco alcuni: il gruppo del Brescia Marathon con Mauro e Samu “in testa”, vedo papà e mamma, scorgo Barbara che poi mi rivolgerà uno dei complimenti più belli che mi siano mai stati fatti, poi, Pino Portone, amico e giudice/presidente della FIDAL bresciana.

Per qualche secondo torno al traguardo dello scorso anno, terzo in maratona, sotto la pioggia... Si ripercorre un anno di vita. Ma era già un'altra vita. Ora si guarda avanti, si progetta e si sogna, sempre di corsa, perchè – che ci crediate o no – ciascuno di noi ha il diritto di provare a volare! Occorrono coraggio, fame, un pizzico di follia e una manciata di realismo. Magari anche una bacchetta magica...

Io provo; cado spesso perché non ho ali abbastanza forti, ma oso. Non è una missione impossibile, né una magnifica perdita di tempo. E' il piacere di cogliere l'attimo, senza essere anonimi o indifferenti. Celebrare ogni momento importante per quello che è! Importante per noi, gioioso o meno, ma una tappa del nostro cammino. Della nostra corsa. Del nostro volo.

Ultimo aggiornamento (Giovedì 15 Marzo 2012 22:15)

 
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