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Gerusalemme (ISR) - 2^ Jerusalem Marathon

Dal Mondo - Cronache

Quindicimila persone da tutto il mondo hanno risposto al richiamo di questa festa del podismo d’Israele, gli atleti si sono distribuiti sui tre percorsi proposti, maratona, mezza maratona e la breve di 10 km; nella distanza classica di 42 km e 195 m. si sono presentati al via in mille.

Il personale dello start ha dovuto lavorare intensamente perché alle ore 07.00 è partita la maratona, alle 08.20 la mezza maratona, mentre la 10 km è scattata alle ore 10,15. I maratoneti che si cimentano su questa maratona sono consapevoli che a Gerusalemme non si può chiedere al proprio fisico di fare il sospirato best time, ma si corre qui per lasciare una testimonianza positiva per la storia di questa terra per gli anni futuri.

Il percorso della maratona è stato ricavato interamente a Gerusalemme - la città capitale d’Israele conta circa settecentomila abitanti, questo giovane stato a maggioranza Ebraica è nato il 14 maggio del 1948 - i suoi 42 km sono molto impegnativi, si corre in salita o in discesa perché la città sorge su una collina di 760 metri sul livello del mare.

Oltre alle difficoltà altimetriche, questa seconda edizione è stata disturbata dal maltempo, gli scrosci di pioggia sono stati molto violenti, il freddo penetrava fino nelle ossa perché il vento soffiava come un dannato e, in alcuni tratti, le folate erano talmente forti di intensità che si era fermati sull’asfalto o addirittura sballottati a destra o a sinistra.

Dopo venti chilometri, un’impegnativa ascesa ci ha elevato nel punto più alto del tracciato esattamente nel cuore del centro storico della città più multiculturale al mondo. Correre dentro le mura di Gerusalemme è paragonabile al gesto dell’equilibrista quando scorre sulla fune sospeso nel vuoto, nello spettacolo circense il vuoto è parte integrante del gesto atletico, mentre per noi runner questo vuoto rappresenta la sensazione di impotenza nei confronti di chi si vuole impadronirsi di questo fazzoletto di terra cara agli Ebrei ai Cristiani e ai Mussulmani, con atti violenti e incivili.

Terminato il passaggio nel centro storico, un discesone ci ha riportato verso la periferia della città, anche i km finali erano disseminati di salitelle e relative discese; poi, ad una manciata di km dall’arrivo, una micidiale salita di 500 m. ci ha raggrinzito le fibre muscolari dei quadricipiti, e una fitta tempestata con grani molto piccoli ci ha ulteriormente benedetto nel km finale.

Nonostante le avversità meteo, la stanchezza e il desiderio di terminare la propria maratona con il crono desiderato è stata molto forte, così l’emozione nel farsi mettere al collo la medaglia celebrativa sulla linea del traguardo: i volti di tutti i maratoneti erano raggianti di felicità e la gioia sprizzava da tutti i pori della pelle.

Sulla linea d’arrivo del Gan Saker ha messo la punta delle scarpe davanti a tutti il ventisettenne Keniano David Toniok in 2h19’52”; chi scrive ha terminato la sua maratona in 3h57’57”. Prima donna è stata l’etiope Mihriet Anamo in 2h48’38”.

Noi corridori, salvo chi correva per la corona d’alloro, su tutto l’intero percorso, abbiamo festeggiato la nostra performance con i numerosi bambini disseminati ai bordi della strade, quante battute di mano e quanti sorrisi ci siamo scambiati! Spero vivamente che anche i numerosi soldati che hanno garantito la nostra sicurezza si siano divertiti nel vedere le nostre evoluzioni a festa.

Che dire di questi zelanti organizzatori, innanzitutto desidero esprimere un elogio lungo come i metri della maratona; persino nel pre-gara ci hanno fatto sgranare gli occhi per la spettacolarità di quanto ci hanno preparato: al centro maratona expo, ricavato nel Jerusalem International convention center, avevano preparato un ambiente futuristico con attrattive molto interessanti dal punto di vista tecnologico e di marketing sportivo, poi il buffet di pasta, verdure e dolci ci ha permesso di rinforzare le scorte energetiche per gli sforzi del giorno seguente.

Nell’ultimo articolo che ho scritto, prima della mia partenza a questo impeccabile avvenimento, mi ero posto una domanda: “Israele, che terra è?” Sapete, mi è difficile rispondere! Ci provo un pochino, è innanzitutto la terra degli uomini di buona volontà, qui le capacità intellettive delle persone sono molto elevate, questa popolazione riesce a trasformare terre desertiche in terre coltivate, per dirne una molto semplice, riescono a far crescere i pomodori, con risultati eccellenti, bagnando il terreno con l’acqua salata.

Che tristezza, però, pensare ai giovani ragazzi d’Israele, maschi e femmine, che purtroppo, per le impellenti ragioni di sicurezza, devono sacrificare i loro anni migliori al servizio militare, persino il Nazereno più di 2000 anni fa aveva tentato di sconfiggere mamma cattiveria e il re dei furbi, sua maestà il denaro.

Vorrei ringraziare infinitamente il ministero del ministero del Turismo d’Israele con il suo personale e i nostri angeli custodi, Angelo (Lolo ) Tiozzo e Alessandro.

 
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