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Verona - 595° Palio del Drappo Verde

Veneto - Primapagina

Partecipare alla 10 km del Drappo Verde è sempre un piacere (!) anche se gli anni passano, i capelli pure, i giovani (e veloci) sembra che aumentino a dismisura e le mie gambe mi urlano insulti sempre più indicibili.

Sarà che si tratta in genere quasi sempre della mia prima gara “corta” dell'anno su strada, ma provo sempre delle emozioni veramente belle. Quest'anno, poi, si è aggiunto il piacere di tornare alle uscite in gruppo: erano secoli che non si riusciva ad organizzare una trasferta in occasione di una gara con un gruppo di quattro elementi della “relativamente vecchia” guardia del GP Virgiliano. Ma non c'è stato tempo per abbandonarsi ai ricordi perché, tra Drappo Verde e Sgambada, Verona è letteralmente invasa dai podisti ed il parcheggio bisogna inventarselo in fretta. E non saranno stati gli 80.000 della stracittadina di Roma, ma assicuro che l'impatto visivo era notevole.

La competitiva prevedeva la partecipazione di più di 500 atleti, numero elevato ma molto ben supportato dallo staff dell'organizzazione e non finirà mai di stupirmi questo particolare del non sentire una lamentela dall'inizio al termine della manifestazione, voglio dire: c'è sempre qualcuno che raglia per il minimo problema. Non a Verona. Come pure gli automobilisti: a Mantova non fanno fatica a tentare di tirarti sotto sulle strisce pedonali, mentre domenica mattina ho notato una volta in più che a Verona la cultura pare essere sostanzialmente diversa. Certo, a parte gli sfortunati che si sono beccati un centinaio di podisti in un colpo solo e credo che siano comprensibilmente letteralmente svenuti con la fronte sul clacson.

Il tracciato di gara è veramente molto piacevole: scorci di Verona in lungo ed in largo, strappetti (tanti) in salita e l'immancabile, micidiale sottopasso del km 8, che sembra piazzato lì apposta come occasione per cambiare passo, per chi ne è in grado, ma che spinge anche a ragionare su quanto sia simpatica questa nostra mania del pagare per soffrire. Gara da bersi tutta d'un fiato: in effetti termina fin troppo velocemente, ma suppongo che dipenda dal fatto che non è assolutamente possibile annoiarsi, perché quando l'attenzione non è riservata al cronometro viene colpita da ciò che circonda, che si tratti di bellezze di natura architettonica oppure (vantaggi del non avere le ali ai piedi) di bellezze faunistiche...

Tra i tanti conoscenti salutati e coi quali è sempre d'obbligo scambiare qualche battuta, una doverosa menzione per la Divoratrice di km Sara Valdo – fresca come una rosa mentre io, dopo 185 km, credo avrei bisogno di un paio di mesi comodamente sdraiato in un' iperbarica – Antonio e Fabio Rossi: le trasferte hanno un senso anche perché ci sono loro.

 
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