Nuovo Portale

Questo portale cessa la sua funzione al 30 Dicembre 2012. Il nuovo portale può essere raggiunto al seguente indirizzo:

www.podisti.it

 da cui è possibile scegliere tra i diversi portali specializzati: Magazine (tutte le news e gli articoli), Calendario (tutte le gare del calendario podistico italiano), Foto (migliaia di foto da scaricare ogni settimana), ClassificheSondaggi

Un pioniere della maratona: Derek Clayton

Dal Mondo - Cronache

In un numero del 1984 l’edizione americana di Runner’s World includeva l’australiano Derek Clayton nell’elenco dei migliori maratoneti di tutti i tempi insieme con Abebe Bikila (Etiopia); Waldemar Cierpinski (ex Germania Orientale); Robert De Castella (Australia); Clarence DeMar (USA); Bill Rodgers (USA); Jim Peters (Gran Bretagna); Alberto Salazar (USA); Toshihiko Seko (Giappone); Frank Shorter (USA). Il perché è intuibile dalla giornata del 3 dicembre 1967 a Fukuoka (Giappone). Crede solo lui in se stesso questo atleta nato in Inghilterra (nel Lancashire) il 17 novembre del 1942, vissuto a Belfast, poi emigrato in Australia : passa in 29’57” ai primi 10.000 m, in 30’02” ai secondi con un incredibile (per quei tempi) parziale di 59’59” ai venti chilometri. L’obiettivo è quello di fare meglio del giapponese Shigematsu, che nel 1965 aveva corso in 2h12’00”, ma in molti si accorgono che quella che sta per scaturire è una realtà avveniristica. Sempre da solo con un leggero cedimento al terzo diecimila, percorso in 30’33”, poi una flessione al quarto, chiuso in 31’44”. Derek soffre negli ultimi 2,195 chilometri terminati in 7’20”4. Risultato: 2h09’36”. Una spallata al vecchio record con un miglioramento di 2’24”. E allora venne a galla una realtà fatta di chilometri percorsi in quantità da stacanovista sull’esempio dell’altro “navigatore solitario “Ron Clarke: 225 chilometri alla settimana con punte di 322. Ogni domenica, si diceva, percorreva la distanza di 42,195 chilometri. Qualche infortunio e anche una dose di sfortuna gli impediscono di primeggiare a Città del Messico nel 1968, quando è solo settimo alle Olimpiadi. L’altro “giorno dei giorni”, a Anversa, si verifica il 30 maggio 1969: al trentesimo chilometro è ancora in linea per finire sotto 2h07’00”, alla fine termina in 2h08’34” che resterà la migliore prestazione mondiale per dodici anni. Tutto questo fra interventi chirurgici (tendini e cartilagini) e delusioni olimpiche (solo tredicesimo a Monaco di Baviera 1972) che non lo piegarono mai. Lo si può ritenere uno dei grandi front men della specialità, degli atleti che prendono subito la testa della corsa, forse vittime (in un certo senso) del proprio ego. Non a caso si allenava da solo, senza dare troppa retta a convenzioni e regole.

 
Ultimi 60 servizi fotografici