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La Milano silente, il pacer scarso e il lieto fine.

Maratona - Milano Marathon 2012

Milano_Marathon_2012_arrivo_con_fontana_foto_Roberto_MandelliIeri ho corso per la dodicesima volta la Maratona di Milano (ho partecipato a tutte le edizioni) e per la quinta volta consecutiva l’ho fatta come pace-maker, quest’anno delle 4 ore.
Al di là della pioggia fine e insistente che ci ha accolto a Rho, ci ha accompagnato per tutto il percorso e per tutte le 4 ore di gara e ci ha alfine abbracciato all’arrivo in Piazza Castello, mi sembra che sia stata una bella giornata di sport e di emozione.
Ciò che mi ha colpito di più è stato il silenzio……una Milano silente, dai suoni quasi assenti, strana ed inaspettata. L’idea del Sindaco Pisapia (al di là delle opinioni politiche di ciascuno) è stata vincente, bravo Giuliano; ci hai regalato una città tranquilla (complice anche la pioggerella fine e insistente che non invogliava di certo i milanesi non runners a “mettere il naso” fuori di casa). Nessuna auto agli incroci, nessun automobilista esagitato, abbiamo corso in piena serenità.
Doveroso citare i volontari dei ristori, persone che ci hanno fatto trovare sempre tavoli ben riforniti (le banane dal 5° Km. Non le avevo ancora viste, ma sono state molto gradite). La macchina organizzativa è ormai rodata e funziona, come gli anni scorsi, in maniera egregia.
Il percorso ricalca in massima parte quello ormai collaudato e a mio parere bello, un po’ di zig-zag in centro, ma ci sta, il passaggio in Duomo, in Corso Venezia, sui viali dei Bastioni sono il “plus” di questa corsa.
Noi pacers delle 4 ore siamo in tre, Luca (270 maratone alle spalle), Alessio (alla prima esperienza come pacer) ed io. Il bello di essere pace-maker è che non fai la “tua” gara, fai la gara degli altri e per gli altri, se hai nella testa questa convinzione, è la cosa più bella della corsa. Accompagnare degli amici lungo un percorso, chiacchierare con loro, distrarli dalla fatica, incoraggiarli.
E credo che il nostro terzetto ieri abbia raggiunto lo scopo prefissato, anche se non avevamo mai corso assieme e Alessio era alla prima esperienza, ci siamo capiti al volo con un’occhiata, avevamo dentro due condizioni essenziali : essere runners e sapere che il nostro compito era portare quanta più gente possibile al traguardo delle 4 ore.
Si è creata immediatamente un’intesa che ci ha agevolato non poco.
Sotto la pioggia (non ha smesso un minuto) siamo partiti da Rho con Luca a fare l’andatura, grande sicurezza e passo regolare, un metronomo.
Via, via sfilano i km, incoraggiamo il nutrito drappello che ci attornia anche quando al 10° Km. siamo investiti da un vento freddo che ci butta in faccia la pioggia battente. Forza ragazzi!!!! Luca e Alessio si danno un gran da fare, sono veramente dei punti di riferimento per la nostra pattuglia e anch’io cerco di essere, se non pari, almeno di aiuto.
Entriamo in città, ecco, in un attimo siamo in Viale Caprilli, col primo cambio delle staffette, è bello vedere come gli staffettisti si meravigliano a vedere questo gruppone (saremo almeno 40) che avanza compatto col sorriso sulle labbra.
Dopo la mezza (1.59 e spiccioli, siamo in media perfetta, grazie a Luca) entriamo in Corso Venezia, il percorso ci porta in centro, una vera e propria passerella con Via Montenapoleone, la Scala, Corso Vittorio Emanuele, Piazza del Duomo Piazza Fontana.
Ma quanto è bella Milano? E quanto è ancora più bella con questo silenzio? Sembra che la pioggia evidenzi ancor più l’assenza di rumori, niente auto, niente clacson, quasi non credo di correre a Milano, nella mia Milano, non sono abituato a tanto silenzio.
Ma l’imprevisto è in agguato, in Via Manzoni al 25° Km un improvviso ma forte dolore all’anca mi raggela la corsa, mi viene voglia di zoppicare, tanto mi è difficile correre, cerco di gestire il dolore, ma appoggio male la destra, tendo a claudicare e vado in debito di ossigeno.
Che podista brocco che sei, Marce, e ancor più che pacer scarso!
Faccio una fatica del diavolo a stare in gruppo, non parlo più, non sono più davanti al gruppo, al fianco di Luca, non sono più di esempio e di incitazione per i ragazzi del plotone, per fortuna sopperiscono egregiamente Luca e Alessio, che sembrano due motorini, il loro passo è una danza sulla pioggia che ci intride.
Tengo duro, all’uscita da Corso Venezia (28°) mia moglie (c’è sempre, anche con la pioggia lei è presente, è la costante e la stella polare della mia vita) mi vede sofferente, ma mi incita comunque. Grazie, riesco così a tirare ancora per qualche kilometro, tengo duro fino al ristoro del 35°, lì quello scarsone di podista (e ancor più di pacer) che sono perde il contatto col gruppetto e con gli altri due.
Sono arrabbiato, con me stesso, resto indietro di 50-60-80 metri rispetto al gruppo, ora sono solo, sono rimasto solo con me stesso. Tra Pagano e Via Giotto buco il palloncino e mi tolgo ogni elemento che mi identifichi come pace-maker, il gruppo delle 4 ore è là davanti a me e io ne sono fuori, che rabbia! Ma il brocco non molla, tiene duro, il dolore si attenua, riesco a “forzare” il passo e comincio una lunghissima, lentissima, ma progressiva rimonta. Avevo 150 metri di distanza, non ho ancora ceduto. Tra il 38°e il 39° do tutto quello che ho, lo scarso ha ancora qualcosa da dire e da dare, il brocco ha voglia di ritornare ad essere punto di riferimento e di aiuto e comincio a recuperare metri. Nel silenzio della città, con questa pioggerella fine ora i metri di distacco si assottigliano, sono 75,40,20; vai, fai andare ‘ste gambe, Pacer, respira bene, su la testa! Hai un compito, portalo a termine a dovere! Con un ultimo sforzo all’ingresso del rettilineo di Corso Sempione (km. 39) mi ricongiungo con i miei due compagni di strada e col gruppo delle 4 ore; Alessio è raggiante, Luca mi rivolge parole di apprezzamento.
Ora è solo gioia e basta, la pioggia “ci fa un baffo”. I due km. che mancano all’arrivo sono per noi tre solo commozione, esultanza, incitamenti, grida, sorrisi, applausi, abbracci, groppo alla gola. Siamo rimasti in pochi, dopo il 40° il nostro gruppo è volato via verso il traguardo, noi manteniamo il passo per rispettare quel “4 ore” che abbiamo sulle canottiere.
E infatti, tagliamo il traguardo in 4.00.04; grandi!
Grazie. Grazie a tutti i ragazzi che hanno creduto in noi, che ci hanno seguito fedelmente ascoltando i nostri consigli ed incitamenti, grazie ai mie due immensi compagni di strada, Luca e Alessio, se non ci fossero stati loro, al 35° quando ero in grave crisi avrei “mollato”; la loro presenza, la loro spinta emotiva mi hanno dato la forza e la determinazione di “rimontare” lo svantaggio e raggiungerli, in tre siamo partiti ed in tre dobbiamo arrivare!
Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a rendere questa giornata una splendida pagina di sport, di educazione, di fair play, di silenzio. Grazie a mia moglie, grazie a Marco, mio paziente compagno di corsa nei lunghi allenamenti domenicali all’Idroscalo, all’esordio in maratona e che è rimasto sempre appiccicato al gruppo, bravissimo. Grazie a Consuelo, che all’arrivo mi ha omaggiato di una graditissima e per me immeritata bottiglia di Prosecco.
Grazie ancora, e di cuore, a due Cavalieri della Maratona, a due persone che si sono date da fare per 4 ore consecutive per aiutare, incoraggiare, correre, con grande modestia e rispetto.
Grazie Luca, grazie Alessio, spero di incontrarvi presto di nuovo.

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net) SERVIZIO FOTOGRAFICO

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Ultimo aggiornamento (Martedì 24 Aprile 2012 00:22)

 
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