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Villa di Teolo (Pd) – 28^ Traversata dei Colli Euganei

Veneto - Primapagina
Villa_di_Teolo_Traversata_dei_Colli_Euganei_2012TCE “versione fangosa”
Lo scorso anno la TCE è stato il mio primo trail. Ben 6 ore e 46 minuti di “tranquilla fatica”. Ricordo quanto mi era piaciuto, quanto ho gustato il panorama, il sole, i mandorli in fiore, i profumi del bosco e la condivisione di tutte le emozioni, provate lungo il percorso, con gli amici durante il terzo tempo, consumato all’aperto con temperature solari. Ricordo che indossavo la canotta dopo aver fatto la doccia… che caldo c’era! Quest’anno ho provato una “nuova versione” della medesima gara. L’attraversamento dei Colli Euganei con temperature molto più basse, con precipitazioni continue, che a volte ti accarezzavano e che verso la fine…ti “schiaffeggiavano”. I mandorli in fiore non li ho visti, ma magari c’erano. Il problema è che tenevo spesso la testa bassa per far colare l’acqua dalla visiera del cappellino. Ho visto però il bellissimo glicine che pendeva mentre attraversavo la splendida Villa di Beatrice D’Este, verso il 17° km. Il panorama con le nuvole basse “faceva molto Himalaya”. Non mi dispiaceva, anzi lo trovavo piuttosto suggestivo. Il “dispiacere fisico” ho iniziato a sentirlo dopo il 25° km; infatti, arrivata al 21° in 3h34’ mi sentivo soddisfatta. Mi ero divertita persino a “sciare” nelle discese fangose, per me ancora abbordabili. Stavo bene e non vedevo l’ora di affrontare la seconda metà,  ignara come sempre del prosieguo del percorso. Una mia particolarità è che non ricordo mai i percorsi che corro, quindi per me sono sempre nuovi, anche se alcuni tratti li memorizzo. Non so se sia un bene o un male, fatto sta che ricordavo la famosa salita del Monte della Madonna, ma non ricordavo le altre. Oppure quest’anno mi sono sembrate più impegnative per la presenza del vero protagonista di questa edizione: il fango. Io e “lui” non abbiamo molto feeling, o meglio, essendo nuova del mondo trail, non avevo mai avuto a che fare con “lui”. Nelle tapasciate lombarde è facile schivarlo, ma qui…o volavi oppure ci andavi dentro in pieno. Trovavo divertente inzuppare i piedi nelle pozzanghere, anzi, a volte le centravo in pieno e dicevo: “tanto ormai” e sorridevo. Come ho detto prima, all’inizio era fango “abbordabile” e divertente, ma dopo 4 ore ha iniziato a essere insidioso, almeno per me. Nelle discese dei boschi ho iniziato a scivolare da un tronco all’altro per non cadere per terra. Andava abbastanza bene, fino a quando non ho appoggiato violentemente la mia mano su un tronco pieno di spine. Non vi dico il bruciore! Risultato: 3 spine nella mano, sangue e terra e la paura che iniziava ad impossessarsi di me. Dopo poco, altro spiacevole episodio: agguanto sicura un tronchetto, che però va in avanti. I miei piedi piantati nel fango ed io con il braccio ho seguito quel tronco “bastardo”, sentendo un “clack” clamoroso del mio braccio destro ed un conseguente dolore talmente forte che per circa 10 minuti mi girava la testa. Ho pensato che si fosse rotto, ma a oggi lo muovo tranquillamente, anche se mi duole un pochetto e penso che dovrò “rimetterlo in dima”. Successivamente a questi episodi ho iniziato a temere le discese. Rigidissima e stanca ho affrontato il resto del percorso.  Arrivata al ristoro del 30° km circa, ho deciso di mettermi i guanti ed il giubbetto antivento con le maniche lunghe, togliendo quello senza maniche ormai fradicio. Iniziavo a sentire freddo. Un simpatico signore addetto al ristoro mi ha aiutata vedendomi piuttosto “impedita” nei movimenti. Arrivata circa al 31° km ho affrontato una salita piena di fango, tra i vigneti, che mi ha sfinita ancor di più. Da un lato trovavo divertente il fatto che tutti arrancassero per non cadere in ginocchio, aggrappandosi agli esili tronchi della vigna per riuscire a salire, dall’altro mi veniva quasi da piangere perché a breve ci sarebbe stata la famelica salita “della Madonna” che però mi è sembrata meno impegnativa della mini-salita tra i vigneti. Arrivati quindi alla fine di questa ennesima “ascesa”, sono riuscita a muovere un pochino le gambe in una discesa, ma per poco dato che sono subito arrivata al Monte Grande che, per fortuna, era privo di fango, ma che ho camminato perché stanca. Finalmente, arrivata in cima, ho visto un altro tratto del percorso che ricordavo: una discesa a tornanti asfaltata. Ho iniziato a correre contenta perché sapevo che mancava poco, nonostante il freddo nelle ossa. Purtroppo però, ad un certo punto, c’era la deviazione nel bosco, tutta discesa, ma con fango ed io sono tornata a irrigidirmi. Quest’ultima discesa fangosa mi sembrava non finire mai. Non vedevo l’ora di fare una doccia calda e di stare con gli amici, che ormai, pensavo,  staranno per andare a casa. Finalmente gli ultimi 2 km di asfalto e in discesa. Finalmente l’arrivo e il calore degli amici, con un bicchiere di birra in mano. Finalmente posso dire: l’ho finita! Ci ho messo 7h59’, ma non importa, sono contenta di esserci stata! E tutti coloro che l’hanno fatta sono una sorta di “eroi”, al di là del cronometro: complimenti a tutti! Vorrei ringraziare l’organizzazione, tra cui Matteo Grassi: davvero impeccabili! Ringrazio tantissimo anche gli addetti del Centro Parrocchiale per la disponibilità, l’ospitalità  ed i sorrisi. Ringrazio i magnifici volontari, gli alpini e tutti quelli che ho incrociato durante il percorso, sia sotto i gazebo dei ristori, sia a fare le “bandierine” sul percorso. Nonostante il cattivo tempo ci avete regalato sempre sorrisi ed allegria.  Ed infine ringrazio i miei compagni di avventura e di viaggio, coloro che hanno avuto la pazienza di sopportarmi e di aspettarmi: Gessi, Gioele e Riki; Silvia e Andrea per il passaggio e la sopportazione durante il viaggio di andata.

Ultimo aggiornamento (Giovedì 19 Aprile 2012 01:33)

 
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