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Sommacampagna (VR) - 1° Trofeo Internazionale del Custoza

Veneto - Primapagina

Sandrelli_Fabrizio_Sommacampagna_2012Per chi suona la campana lontana, mentre i corridori arrancano nel fango, sotto la pioggia e il vento, attraverso campi, vigneti e colline teatro di antiche battaglie? Suona per me e per gli altri nostalgici che non hanno voluto mancare, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, a questo appuntamento erede della “vecchia” maratona del Custoza. Ascolto lo scampanìo melanconico ma continuo a correre senza fermarmi un solo istante, anche se le gambe sono alquanto appesantite dal susseguirsi di salite e discese e un’umida caligine - intravista attraverso un paio di lenti spesse e appannate - avvolge ogni cosa in un velo dai contorni incerti. Sì, c’è voluto un bel coraggio e anche un po’ d’incoscienza per uscire di casa, mettersi in marcia e affrontare sotto una pioggia battente questi venticinque chilometri dell’edizione inaugurale del trofeo del Custoza, organizzato sotto la regia sapiente e amorevole di Simone Lamacchi. Eppure alle 9 e un quarto di domenica 14 maggio eravamo davvero in tanti alla partenza da Villa Venier. Quando si è attesa a lungo una corsa come questa, una delle più interessanti dell’anno, niente potrebbe scoraggiarti, tantomeno un banale acquazzone e un passaggio repentino da un clima estivo a uno tardo-autunnale (tra sabato e domenica la temperatura è crollata da 32° a 14°). E occorre riconoscere che gli organizzatori han fatto di tutto per agevolare i partecipanti (più di cinquecento), a cominciare dalla quota di partecipazione modestissima (15 euro), rimasta invariata fino all’ultima settimana. Tutta un’altra cosa – insomma – rispetto ad altre manifestazioni dal chiaro intento speculativo ma ben più reclamizzate e sponsorizzate. Alla vigilia della gara avevo previsto – ottimisticamente – che avrei terminato attorno all’ora e 46’ e invece ci ho impiegato circa sei minuti in più. In assoluto non è un gran tempo, ma le condizioni sul terreno erano assai più difficili di quanto mi aspettassi. Si è trattato, in sostanza, di una via di mezzo tra un trail corto (indispensabile avere ai piedi le apposite scarpe) e una campestre extra-large, inframmezzata da qualche settore d’asfalto, ma con abbondanza di sterrato disseminato da pozzanghere larghe come acquitrini (inevitabile finirvi dentro, prima o poi), continua alternanza di saliscendi con tratti molto scivolosi e fango in quantità industriali. Inoltre, la parte iniziale - i primi sei o sette km - e quella finale del percorso ricalcavano perfettamente il tracciato della compianta maratona custoziana. Per me è stato come tornare indietro nel tempo, a una corsa svoltasi nei lontani anni settanta in quel di Gambellara (Vicenza), su un percorso quasi altrettanto lutulento e ondulato quanto quello del Custoza. Comunque, lo confesso, è stato un gran divertimento anche se non ho potuto mai tirare il fiato, visto l’ardore agonistico dei rivali (uno alle mie spalle mi ha fatto quasi inciampare, nella foga di riprendermi) che non mi hanno mai consentito di correre in solitudine, come preferisco. Particolarmente impegnativo ho trovato (forse a causa della stanchezza e del tentativo di staccare un avversario) il lungo passaggio in mezzo ai filari di un vigneto, a pochi chilometri dal traguardo. I ristori erano ben distribuiti ma, non avendone usufruito, non so dire se offrissero, oltre ai soliti “sali”, anche té tepido, indispensabile in una giornata del genere.

Tornato infradiciato al punto di partenza, ho trovato ad accogliermi i soliti, carissimi amici: Franco Lanfredi, Antonio e Fabio Rossi, co-speaker della gara. In veste di ospite di onore era presente, tra l’altro, anche Giuseppe Togni, il celebre e ottuagenario supermaratoneta. Non c’era medaglia, ma i migliori souvenir della corsa sono il mio pettorale numero 100 e le tre bottiglie di Custoza che facevano parte del generoso pacco gara, consegnato dopo la restituzione del chip. Dopo l’arrivo di Roberto (in fuga da Bolzano) abbiamo dovuto ripartire subito per casa e così mi è spiaciuto perdere il pasta party, che immagino ottimo e abbondante, come da tradizione del Custoza. Anche gli altri servizi logistici (segnaletica lungo il percorso, parcheggi, bagni e docce) credo siano stati all’altezza della situazione. Insomma, il tempo da lupi, con il suo contorno di freddo, vento a pioggia, non ha guastato la prima di questo trofeo che mi auguro superi in longevità la maratona che lo ha preceduto.

Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Maggio 2012 22:02)

 
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