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Castelnuovo del Garda (VR) – 3^ Gardaland Half Marathon

Veneto - Primapagina

Si fa presto a dire Pacer”

“E va bene, mi hai convinto: farò il pacer dell’ora e trenta, ma non so se…”. Era cominciata così la mia nuova avventura podistica. Le ho provate praticamente tutte in tutti questi anni a macinar chilometri. Strada, pista, campestre e poi montagna, disciplina che sto amando di più. Ma tutte con lo stesso obiettivo: arrivare e stare bene e chissà: magari qualche piccola soddisfazioncina a livello di prestazione. Ma mai, dico mai, mi era capitata sotto mano l’occasione di correre non per me ma per gli altri, almeno in veste ufficiale. E così Corrado, uno degli organizzatori della Gardaland Half Marathon, mi convinse: dapprima per la più abbordabile ora e trentacinque ma poi, viste le defezioni dell’ultimo momento, un “piccolo” spostamento dell’ipotetica asticella temporale in quello che pensavo fosse uno sforzo notevole. Perché si fa presto a dire 1h30’.. si fa presto a dire “pacer”. Ma poi, l’ora e mezza deve nascere con la massima regolarità nell’andatura e senza una smorfia di sofferenza. Anzi, se magari ci aggiungi qualche parola e qualche battuta fai anche contenta la truppa. Ma senza andare mai sotto e mai sopra quel 4’16” al chilometro che ti consentirebbe di farla contenta, quella truppa. Sennò chi li sente quelli!
E allora scarpe in borsa e via, direzione Gardaland, dove Corrado aspetta me e l’ormai navigata pacer delle due e quindici, Sabrina, che si diverte un mondo a fare questo e quello durante la sua cavalcata di 21 chilometri e spicci. Corrado è un ottimo “padrone di casa”: ci attende con i pettorali già pronti e ci introduce nel favoloso mondo dei pacer, presentandoci gli altri tra i quali vi è Olivier, che dovrà condividere con me il palloncino dei 90’.. senza recupero.
Cena, con tutti gli altri “colleghi” di giornata, giretto in centro (pochi minuti) e via a nanna in attesa del fatidico giorno, che nasce per fortuna senza la annunciata pioggia.
E dopo il solito riscaldamento, un garmin che non vuol saperne di partire e le consuete foto di rito, con il sottoscritto in ritardo e richiamato più volte dallo speaker; si parte. E io parto veloce, come se la cosa riguardasse solo me stesso. Olivier, che dovrebbe stare con me (o io con lui) mi è dietro… poi ancor più dietro… poi sempre più dietro e poi… poi non lo vedo più. Reduce da una brutta disavventura con un cane e da un infortunio che ancora non lo lascia stare, e “grazie” anche ad un inconveniente ad una scarpa, Olly molla ed io mi ritrovo solo con un plotone di una trentina di assatanati podisti speranzosi di abbattere quel muro: i fatidici 90’.
Per fortuna con me resterà Massimo, un amico da poco reduce da una fantastica gara sui 100km a Seregno e prossimo sicuro protagonista al “Passatore”. I chilometri scorrono senza troppo faticare, e per me è una sorpresa, e il 4’16” iniziale viene sostituito da un più impegnativo 4’12” che però potrebbe sembrare un po’ troppo veloce. La truppa invece tiene ed io giustifico l’andatura più sollecita raccontando a tutti delle salite (vere) che ci attenderanno dal 15° chilometro in avanti, quando inevitabilmente il nostro passo si farà meno svelto e il tempo al mille sarà sicuramente più alto. Giustificazione che sembra credibile e che non suscita in nessuno dei miei “seguaci” reazioni negative… come se io realmente conoscessi la strada che ci porterà al traguardo.
E terminato il lungo “drittone” sul Mincio, con inclusa l’esplosione di uno dei miei due palloncini; iniziano realmente le prime, brevi ma selettive, asperità ed inevitabilmente la truppa si sfalda a tal punto che rimaniamo in tre. Casualmente io (ovvio), Massimo (che ovviamente ha fiato in eccesso) ed un ragazzo che proviene dai trail e che non a caso si fa un baffo di quelle brevi salitelle.
E mentre il vento, il caldo e l’umidità fanno ancor più selezione, entriamo a Peschiera accompagnati dall’apatia del pur numeroso pubblico. Batto le mani in segno di incitamento, urlo qualcosa e tutto quel pubblico immediatamente si accende, applaude e urla come innescato da un ipotetico interruttore. Una ragazza giapponese, credendo fossi chissà chi con quel buffo palloncino che svolazza sopra la mia testa, si protrae in avanti e mi rifila un “go” (che in realtà significa “cinque” in giapponese; o un “vai” in inglese, fate voi), mentre lo specchio d’acqua del lago di Garda riflette gli ormai caldissimi raggi di sole che ci picchiano in testa.
Abbandoniamo momentaneamente Peschiera e anche Massimo mi abbandona per portarsi qualche passo più in avanti, lasciandomi con il mio nuovo amico trailer, con il quale parliamo di esperienze podistiche “off-road”, mentre ormai il mio garmin segna 4’20” e forse più.
Inizia l’ultimo chilometro ed entriamo all’interno del parco divertimenti dove a sorpresa si inizia a salire, salire e ancora salire: è quasi tutto in salita quest’ultimo chilometro e pure più lungo: quasi 200 metri! E allora, visto che mi sono fin troppo crogiolato al sole negli ultimi chilometri, cambio ritmo e mi proietto, sempre accompagnato dall’amico trailer, verso il traguardo che taglio con il regolarissimo tempo di 1h30’04 (real 1h29’55). Perfetto! Mi prendo i complimenti del “capo”, lascio il mio amico trailer e mi porto verso il ristoro, del quale ne approfitto ampiamente, e nella zona cambio.
Reincontro Massimo, rilassatissimo dopo il suo 1h29’, e i pacer che mi hanno preceduto, in attesa di quelli che seguiranno, compresa la casinistissima pacer delle 2h15. Nel frattempo un’occhiata distratta alla classifica… come???? Mi vedo: “cat. M5” e fin qui va bene, dato che ormai appartengo agli “over 50” ma… terzo? TERZO?? Con 1h30’?? Incredibile! Mai come questa volta (non che ce ne siano state tante) quel terzo gradino del podio è immeritato oltrechè imprevisto.
Ne parlo con Corrado: “ma vale anche se ho fatto il pacer?”. “Certo, fai comunque classifica!”.
E dopo chiacchiere, gente che mai avevo visto prima che mi ringrazia per la compagnia e mi fa i complimenti; qualche bicchiere di acqua/sali/succhi e the, svariate fette di colomba, qualche banana e altri generi di conforto e una capatina in bagno; arriva Sabrina tutta contenta, soddisfatta e casinara come sempre.
Le spiego l’accaduto e le chiedo, cortesemente, di attendere le formalità di rito per la consegna dei premi, che per fortuna avvengono in tempi relativamente rapidi.
Un saluto a tutti, compreso Olly che nonostante tutto ha voluto tagliare il traguardo, un arrivederci a Corrado e via, direzione Borghetto. Perchè proprio Borghetto? Date un assaggio ai tortelli che fanno da quelle parti e poi capirete il perchè!

 

Ultimo aggiornamento (Martedì 15 Maggio 2012 08:42)

 
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