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Santorso (VI) - Da Santorso a Cima Summano

Veneto - Primapagina

Da dove iniziare la narrazione di un evento semplice, scontato, rodato da anni di edizioni precedenti (e tante salite solitarie), ma ancora una volta dalla spettacolarità senza pari?

Questo post alla fine risulterà una gallery di nomi, volti, sorrisi, natura, tanto che l'essenza della fatica e della competizione in sé saranno decisamente marginali.

Prima di tutto un virtuale ringraziamento al Fato che la notte scorsa mi ha concesso di riposare nel mio letto senza spericolati andirivieni verso l'ospedale in cui presto servizio (...). Ciao Fato, alla prossima.

Ma, nonostante la notte mi sia stata amica, il qui scrivente non aveva una granché bella giornata, poca la voglia di catapultarsi su per i Gerolimini, scarso entusiasmo e una ferocia agonistica prossima allo zero.

Per fortuna, c'era Roberto (alias Hoppy) che, con la sua irresistibile carica atomica, mi ha spiegazzato la mattina e l'umore.

Santorso (zona partenza) sembrava Palermo, parcheggio introvabile e quindi sosta selvaggia obbligatoria. Sbrigate le formalità del ritiro pettorale e pacco gara (ottimo il salame!), il passo successivo é stato accalcarsi vicino alla linea di partenza. Il tempo di salutare e scambiare quattro sane chiacchiere con un po’ di amici podisti (Fantastici Fulminei e non solo!) e un omino baffuto dello staff organizzatore ha chiamato tutti i partecipanti alla partenza: e quando scrivo “tutti” intendo dire uno alla volta, come un appello a scuola. O a naja.

Splendido.

Ma proprio mentre qualcuno si stava imbruttendo alla grande, ecco che... il bravo starter ci ha dato il via libera.

Non descrivo la cronaca della salita perché non avendo portato carta e penna rischierei di narrare un sacco di cialtronate. Il percorso é stato quello super-conosciuto, così come é stata grande la fatica per arrivare ai 1296 metri s.l.m. del Summano. Le sensazioni che ho provato sono state decisamente buone sin dall'inizio e, via via che salivo sulle erte rampe del sentiero di gara, i parziali cronometrici si avvicinavano a quelli che avevo in mente. E la cosa mi ha dato grande fiducia.

Fiducia, già, il mio unico doping autogeno.

Sì, insomma, non ho incontrato particolari momenti di trance, in 59'34'' ho portato ossa, scarpe e canotta al di là dell'arrivo posto ai piedi della colossale croce.

Di vincitori, tempi assoluti e altro ciarpame cronometrico-agonistico non scrivo: nella classifica ufficiale troverete il nominativo di chi desiderate e dalla quale trarrete le vostre considerazioni.

Il dopo corsa é stato un'altra festa, un (per me breve) momento tanto carico ed intenso quanto impegnativa si era rivelata la salita. Per questo un momento irrinunciabile.

Roberto (alias Hoppy), Alberto (alias Zanze), Matteo (alias Fulmine), la spettacolare Elena (oggi terza donna al traguardo), l'imbattibile sky-Adriano, e l'infinito Lorenzo (alias Bress - The Mr.President) hanno trasformato il tutto nell'ennesima grande e indimenticabile scorribanda verticale.

 
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