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Passatore: Un sogno chiamato 100!

Ultramarathon - Ultra - Aprile 2012

Cutri_Silvano_Passatore_2012Un sogno accarezzato da quando, 12 anni e circa 30 maratone fa, mi sono affacciato al mondo della corsa: fare la 100km del Passatore, almeno una volta nella vita!

E’ così che alle 10.20 di sabato 26 maggio mi ritrovo sul treno per Firenze, in compagnia del mitico Baletti, carico di paure e di adrenalina, ma deciso a dare tutto me stesso per passare, in una sola notte, dallo stato di runner assetato di consigli e racconti da parte di chi aveva già vissuto l’esperienza a quello di chi può finalmente dire: “Io c’ero!”.

Il centro di Firenze, invaso dal variopinto popolo della 100 è già una festa che vale la pena di vivere. I rituali della vestizione sono un po’ irriverenti nei confronti delle bellezze artistiche che ci circondano, ma l’atmosfera è magica.

Qui sei davvero di fronte ad una sfida con te stesso, il cronometro conta fino ad un certo punto, contano invece la consapevolezza delle proprie capacità e la gestione delle forze.

Il tempo vola, quasi senza accorgermene mi ritrovo alla partenza: inizia l’avventura!

Ho studiato per mesi l’altimetria del percorso e sono convinto di sapere con precisione dove siano le tanto temute salite e quali siano i tratti più difficili, ma non è proprio così.

Saranno le gambe ancora imballate o la scarsa abitudine alle salite, ma il primo tratto, quello che porta a Fiesole, mi sembra il tratto più duro. “Non posso stancarmi adesso, al 10° chilometro” penso e inizio, da subito, a dosare le energie, vincendo la tentazione di forzare per guadagnare qualche minuto che poi avrei dovuto restituire, probabilmente con gli interessi, nel corso della gara. Dopo Fiesole, che offre il panorama mozzafiato di una Firenze che si allontana gradualmente salutando il popolo dei runner per concedersi nuovamente ai tanti turisti, la pendenza diventa meno impegnativa, si può impostare un passo costante e puntare alla vetta Le Croci (16.5 km).

Laggiù, in fondo alla lunga discesa che porta a Borgo San Lorenzo, ci sono quattro amici che mi attendono, sono venuti per respirare l’aria magica di questa notte, per darmi supporto, per assistermi e per affiancarmi a turno… hanno portato quassù, in questi luoghi meravigliosi, un pezzo del Parco Lambro, ogni tratto della mia 100, da qui sino al tappeto di Piazza del Popolo a Faenza sarà caratterizzata dalla presenza di uno di loro al mio fianco: una spinta psicologica davvero incredibile, le battute, i silenzi, i consigli i conforti saranno la colonna sonora della gara.

Enrico mi affianca nel tratto più temuto, da Borgo al Passo della Colla, 16 chilometri circa veramente tosti, probabilmente i chilometri decisivi: “Arriverò in cima sicuramente stanco, ma non posso arrivare stremato, sarò solo a metà percorso”. Lunghe salite, impervi tornanti, Enrico sale correndo col suo passo costante e compassato, io alterno corsa a camminata, staccandomi e poi riprendendolo. Passa il tempo, passano i chilometri, vedo il cartello della distanza maratona e guardo l’orologio: 4:27… “Benissimo” penso, sento di non forzare ma ho già macinato molti chilometri. La salita si fa sempre più dura, devi conquistartela metro dopo metro, qualche breve sosta aiuta, si ride ancora quando raggiungo la macchina in attesa, il morale è alto e già si pensa alla discesa!

E, invece, il primo chilometro della discesa non è così facile! Paolo ha dato il cambio ad Enrico ma le mie gambe sono tutte un dolore, ho paura dei crampi, mi fermo e mi massaggio un po’, riparto con molta prudenza e piano piano, per fortuna, i muscoli riprendono a fare giudizio! Me l’ero riproposto più volte di non lasciarmi ingolosire dalla discesa: non deve servire per forzare l’andatura ma per correre rilassato, conservando - il più possibile - energie per la terza parte del percorso, quando la discesa sarà terminata e la stanchezza sarà veramente tanta! E allora, anche in discesa, ogni tanto cammino qualche breve tratto, riprendendo fiato.

Qualcuno, lungo il percorso, mi ha detto che il Passatore inizia a Marradi (65 km) e che prima era solo una marcia di avvicinamento. Sarà la suggestione, sarà la fatica, ma da quel punto, quando Natale è subentrato a Paolo, è cominciata un’altra gara: da una parte mi rendo conto che l’impresa è ormai a portata di mano, dall’altra la sofferenza aumenta metro dopo metro. E’ buio, ormai, da un po’ lo spettacolo delle lucine frontali che si inseguono lungo il percorso e che sembrano riflettere un magnifico cielo stellato è davvero suggestivo. Dopo Marradi, non me lo aspettavo, trovo che, almeno per una decina di chilometri, i saliscendi si fanno davvero impegnativi, temo una crisi prima o poi e allora mi gestisco, rallento, riprendo, curo la respirazione perché non voglio andare in affanno. Il mio accompagnatore è pazientissimo, mi incoraggia, dice che ho ancora un bel passo, forse vuole tirarmi un po’ su di morale. Ogni 5 km una breve sosta alla macchina, capita ancora di riuscire a scambiarsi qualche battuta e ridere e questo mi sembra un buon segno… e così, di sosta in sosta, finiscono anche questi inattesi falsipiani e arriva il chilometro 80!

Ormai, annuncio ai miei straordinari amici, arriverò, anche trascinandomi, ma arriverò in fondo quindi il primo obiettivo è raggiunto! Ma guardo il cronometro, faccio quattro conti e penso che con un po’ di volontà potrei anche stare sotto le 12 ore, ero partito con l’obiettivo 13 e quindi sono già più che contento.

A Simonetta, la psicologa del gruppo, il compito di accompagnarmi negli ultimi 20: “Quattro volte i 5 km”, penso, “affrontiamone uno alla volta così: 2 di corsa decisa, uno alternato, 2 diritti verso l’appuntamento con la macchina”.

Il cielo è davvero uno spettacolo che non dimenticherò mai! Le forze sono quasi esaurite, mi meraviglierei del contrario d’altronde, Simo dà fondo a tutta la sua esperienza di motivatrice: mentre corriamo, mi fa notare quanti siano i runner che camminano e che superiamo, mentre camminiamo ignora tutti quelli che ci passano davanti!

Sono davvero felice, penso a quando ho iniziato a correre e fare mezz’ora mi sembrava un’impresa titanica, penso a quanto sono fortunato ad avere, alla mia età, un fisico che sopporta ancora senza traumi, questi sforzi, ma penso anche a quanto siamo lunghi questi chilometri finali! Ma ci siamo ormai, la macchina è già al traguardo che aspetta! Manca davvero poco, 5 chilometri, due giri del Parco, un’inezia, un’inezia infinita!

Ecco il 99 chilometro! L’ultimo bisogna farlo bene! Almeno come il primo! Simonetta mi incita, il semaforo, l’albero, la luce diventano tutti traguardi intermedi! A 200 metri, c’è Natale: mi applaudono, mi lasciano solo negli ultimi metri, cerco di capire dove sia il fotografo, voglio sorridere nonostante la fatica, sollevo le braccia al cielo, è finita!

“Io c’ero!” alla 40^ edizione della 100km del Passatore, non dimenticherò mai questa notte magica, queste 11 ore e 47 minuti di straordinarie emozioni.

Grazie Simonetta, Natale, Paolo e Enrico! Questa è una gara che si corre con le gambe, con la testa e con il morale: le gambe e la testa ce le ho messe io, ma non vi sarò mai abbastanza grato per il supporto morale che mi avete dato!

Abbiamo anche brindato alla fine, con un ottimo bicchiere di spumante italiano (anche più di uno), degna conclusione di una notte speciale!

Ultimo aggiornamento (Martedì 29 Maggio 2012 14:41)

 
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