Il Giro del Varesotto è finito, purtroppo!
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Che fatica! Ma alla fine ce l’ho fatta. Ho corso cinque delle sei tappe del Giro del Varesotto 2012, non sono arrivato primo ma nemmeno ultimo, ho accumulato gioie, acido lattico, dolori e tensioni non solo muscolari. Ma alla fine anche il mio nome compare nella classifica finale del Giro del Varesotto. Quel mio nome stampato su quella classifica certifica che il mio impegno è stato vero, serio e frutto di grande determinazione. E questo, per me, è un premio che vale più della massiccia medaglia, troppo massiccia!, che ci hanno dato ieri sera a Casorate Sempione.
E’ stato tutto bello, quest’anno: il clima ideale in ognuna della 6 serate, l’organizzazione che non è stata perfetta solo perché la perfezione non è di questo mondo, la partecipazione eccezionale. Tutte le sere ritrovarsi tra un migliaio di atleti, tanti con i loro tifosi al seguito, è stato semplicemente esaltante.
Ma ieri sera a Casorate Sempione è stata la partenza “separata” delle donne a rendere la serata un più speciale del solito. In questo modo abbiamo potuto ammirarle meglio alla partenza e poi anche lungo il percorso, quando i più veloci di noi maschi hanno cominciato a raggiungere e superare le meno veloci di loro. E’ stata davvero un bella idea questa degli organizzatori, bravi! Anzi, a tal proposito ne approfitto per proporre loro di dimezzare, nel 2013, la quota d’iscrizione delle donne così da averne di più accanto, davanti e dietro di noi maschietti quando correremo il prossimo Giro del Varesotto. Sì, perché se nella vita esiste qualche certezza, una di queste riguarda (misteriosamente) proprio la partecipazione ogni anno al Giro: io, ad esempio, sono felice di aver concluso questa fatica. Giuro che appena prima di ogni gara ho sempre provato un mix di sensazioni e di emozioni davvero forti, come se dovessi vincere chissà che cosa. Quindi essermi liberato da un tale fardello di tensioni emotive non mi dispiace. Però so anche che l’anno prossimo, pur tra mille dubbi, anche se la crisi economica continuerà a pesare e la scelta dovrà per forza tener conto anche dei costi, io vorrò esserci ancora. Anche perché gli esperti ci dicono che queste gare così corte e così veloci fanno bene alla salute. Ma sarà vero? Boh!
Intanto, devo riconoscere che alcuni riti che inesorabilmente si ripetono sempre uguali ad ogni tappa del Giro non riescono mai a stancarmi: la ricerca del parcheggio per l’auto all’arrivo, la sgambettata di riscaldamento con qualche amico che sempre trovi lì, le chiacchiere e commenti su tempi, classifiche, distanze, ecc., la ressa per l’ingresso nella gabbia, la puzza di sudore e lo sforzo che mi sembra sovrumano già quando mancano ancora 4500 metri all’arrivo. Che tortura, ma che gioia!
Insomma, ora sono contento di non avere più il pensiero di queste gare così impegnative, ma la domanda si pone inevitabile: si tratta di vera gioia?
Ultimo aggiornamento (Domenica 10 Giugno 2012 09:21)