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Monza - 52^ Monza - Resegone

Lombardia - Primapagina

Monza_Resegone_2012_squadra_55_foto_Roberto_MandelliMR 2012 ovvero "Vivi la vita ballando, danza la vita correndo"
Il caldo dei giorni scorsi ci ha terrorizzato, l'allenamento di 15 giorni fa da Imbersago a Erve non promette nulla di buono, troppa sofferenza, ce la faremo se Scipione l'africano non leva le tolle e ci costringerà a sudare già da fermi ?
Quest'anno la squadra è cambiata, Alfredo ha voluto farsi da parte perchè - lui sostiene - il suo fisico (molto simile a quello di un keniano) non gli consente tali sforzi.
Io e Vittoriana abbiamo assoldato il Johnny, fisico da energumeno - quando ha iniziato a correre con noi decisamente sovrappeso - ma la scalinata di Madonna del Bosco ripetuta più volte e le tante birre temporaneamente sospese dalla propria vita han fatto i miracoli e in tre mesi è rimasto un energumeno, ma non è più grasso.
La squadra si chiama O3, rappresenta un pezzetto di ciascuno di noi (io sono Omar, Vittoriana nella vita è ortottista e Johnny è otorino, una O per uno a comporre il nome).
O3 è però anche il simbolo dell'ozono: 3 molecole di ossigeno che si uniscono per un breve tempo in un piccolo concentrato di energia quando l'elettricità dei temporali riempie l'atmosfera, poi tornano a fare vita propria.
Proprio simbolico il nome, uniti nella gara, amici nella vita, ma ognuno perso dentro i fatti suoi.....il nome però non l'ha capito nessuno, infatti ci hanno chiamato ovunque zerotre, ma poco importa, a noi piaceva.
Ci siamo scambiati centinaia di messaggi di incoraggiamento e pretattica, corso tanti km e tanta salita insieme in cui ho realizzato che i miei compagni sono due che non
mollano MAI, li vedrei molto, ma molto bene, al Passatore o qualcosa del genere.
Mai sentiti lamentarsi una volta o dire "sono stanco". Mai. Materiale per il prossimo libro di Trabucchi. In pratica: qualcuno di cui ti puoi fidare ciecamente.
Ed è lì il segreto della Monza Resegone: la squadra.
Se sei un individualista non fa per te, devi essere pronto ad accettare la sconfitta se uno dei tre vuole fermarsi, devi allenarti a rendere l'andatura il più simile possibile, devi conservare le forze per la salita. Devi unire le forze, devi sapere dove vuoi andare e in che tempo. Non puoi dire "mah, forse, grosso modo, poi vediamo".
L'obiettivo condiviso è diverso e recita infinite volte: "Voglio arrivare a capanna Monza entro le sei ore con i miei due compagni di squadra".
E' lì tutti i giorni davanti agli occhi da quando hai deciso di buttarti in questa avventura, te lo sei anche scritto su un foglietto che tieni sul comodino per focalizzarlo meglio....
Io sono stato nominato dagli altri due un po' come il leader di questa squadra e mi sento addosso tutta la responsabilità di questa cosa.
Intanto ci siamo scelti uno slogan per la maglietta, da una canzone dei Luf "Vivi la vita ballando, danza la vita correndo", che qualcuno vorrà fotografare, in tanti sulle
strade leggeranno ad alta voce e qualche atleta ci ringrazierà per il messaggio di gioia in un momento di sofferenza.
Le ore di sabato passano rapide e la febbre del sabato sera stavolta non è in discoteca ma sulla ex statale 36.

Tanti, veramente tanti, anche tanta gente che conosciamo e manco sospetta che siamo corridori (e di che razza) e coraggiosi ("per me siete pazzi").
A farci da sparring partner in bici il mitico Enrico, sempre più carico e sempre più partner ad accompagnarci in questa allegoria della fatica.
Credo che il grande Brueghel ci avrebbe fatto un quadro sulla Monza Resegone con il pubblico, gli atleti spenti dai crampi e tutto il resto....
Fino a Carnate tutto tranquillo, caldo, la gente pigra e sudata nei paesi applaude e ci dà il 5, noi andiamo via proprio tranquilli, si ride si scherza e si aspetta il prossimo ristoro per bere, ma la concentrazione è massima.
Poi l'incontro con parenti e amici che quest'anno sono aumentati e fanno il doppio del casino (il vantaggio di abitare da queste parti...), vero tifo da stadio.
Arriviamo a Cernusco, poco prima di entrare in paese una brutta scena: a terra un ragazzo col ginocchio dolorante che si lamenta parecchio, gli altri due compagni che invece di stargli vicino in un momento difficile dicono tra loro "noi saliamo lo stesso".....no ragazzi, questa è una gara a squadre, avete fatto un patto che è un matrimonio di 6 ore: nella buona e nella cattiva sorte.......
Poi la prima vera salita che porta a Cicognola, respiriamo gas di scarico in modo selvaggio, troppe auto in colonna intasano la strada e appestano l'aria, brutta cosa questa, dovrebbero considerare la chiusura delle strade alle auto per qualche ora.
Quasi in cima alla salita scorgo un vecchio amico che saluto e vicino a lui.....la mia mamma! Che è venuta a vedermi!!!!!
La chiamo e mi sbraccio "ciao mamma!" anche lei mi vede e ricambia, parto più leggero con un pezzettino di cuore più stretto di prima, l'indomani mattina le invierò un sms dicendole della grande gioia che mi ha dato a venirmi a vedere.

 In cima alla salita di Cicognola altra sorpresa:: la moglie e il figlio di Johhny saltano fuori davanti a noi con un grande striscione e corrono per almeno 200 metri con lo
striscione teso....non so ancora cosa ci fosse scritto sopra.
Poi la discesa alleggerisce le gambe e fino a Olginate andiamo regolari e tranquilli, lo scorso anno qui era iniziata la fatica, oggi sto benone e proseguo.
Al 30km vedo Manlio fermo con le due compagne, dall'aspetto sta male di certo, mi spiace superarlo così, avremmo voluto misurarci con loro alla pari fino alla capanna, un vero peccato.
A Calolzio parte la salita, ancora tantissima gente nonostante l'ora, ma cominciamo anche a contare quelli che mollano.
Noi teniamo ancora sul pezzo che in assoluto è per me il più faticoso e corriamo fino all'attacco delle scale.

Da qui si cammina, ma è un passo spedito, da montanaro e continuiamo a superare gente piantata a terra.
Dopo il rilevamento al 35°km invece non ne ho più e chiedo di rallentare e qui esce lo spirito di squadra. I due mi prendono per mano e mi tirano per un po', il fisico non
reagisce, ma la testa dice che devo continuare e continuo seppur con grande fatica. Sono responsabile della squadra, non posso abbandonare ora, se non svengo continuo.
Poi mi fermo e dico "un minutino solo, lo so che chi si ferma è perduto ma fatemi sedere un minutino, poi riparto".
Mi sento Abatantuono nella scena nel deserto in Marrakech Express quando sta per perdere le forze e dice "dai un minutino.....".
Bevo un gel e mantengo la promessa, riparto, ma mi sento uno zombie, le gambe non rispondono, la volontà di andare avanti c'è, ma le gambe sono di marmo, Omar, sei un pirla, hai fatto pochi lunghi, lo sapevi pure e adesso la paghi con gli interessi.
Sto davvero soffrendo come un cane, ma non voglio mollare, a Erve c'è il ristoro con la coca cola e la mia auto con la maglietta di ricambio e poi siamo arrivati, il prà di ratt l'ho fatto tante di quelle volte che non mi spaventa.
Ma a 100 metri dall'ingresso in paese una zaffata di fumo di salamelle mi ribalta lo stomaco, mi appoggio alla parete rocciosa e vomito l'anima con tutti i gel e i sali che ho bevuto nelle ultime 4 ore.
In realtà non sto solo vomitando, ma questo l'ho realizzato solo dopo.
Sto pulendo il corpo e l'anima da tutti quei pensieri e comportamenti sbagliati che ci portano lontani dalla nostra meta, i cibi spazzatura davanti alla tv a riempirci dei
vuoti, le serate passate sul divano invece di fare stretching, il pensare "non ce la farò mai", gli allenamenti senza l'impegno massimo, la poca fiducia in noi e negli altri e
la maldicenza e il pregiudizio che ogni giorno ci accompagna.....
E' una catarsi necessaria, adesso mi sento rinato. Debole, ma nuovo e pronto per ripartire.
Mi ripulisco alla bell'e meglio e ripartiamo camminando. Adesso vado e so che arriveremo in cima, mano nella mano.
I miei compagni sono preoccupati, non parliamo, ma leggo nei loro occhi la possibilità di un ritiro a causa mia.
Spezzo il ghiaccio e chiudo la questione dicendo "Ragazzi, se non svengo io non mi ritiro, anche strisciando vi devo portare a Capanna Monza entro le 6 ore".
Passo il ristoro, bevo, cambio la maglietta e sto meglio, adesso camminiamo e sul sentiero a parte qualche sporadica squadra che ancora viaggia bene di corsa non ci supera nessuno, tantomeno sul Prà di Ratt,dove Johnny quando mi vede incerto mi spinge su per i sassi.
Lenti ma costanti e senza più fermarsi, i sassi li conosco tutti, ho troppi punti di riferimento su questo sentiero, chissà come lo affrontano quelli che non l'han mai fatto prima....
Davanti a noi un ragazzo si butta a terra stremato. Il suo compagno lo rialza di peso, lo tratta a male parole  e lo obbliga a proseguire. Quando ci vuole ci vuole, ormai si
sentono le voci della capanna, il garmin dice che manca meno di un km, ci siamo è fatta.
Dico a una squadra che si lamenta perchè non finisce mai "ragazzi, 800 metri all'arrivo, ve lo giuro" e loro "sì, siamo su scherzi a parte", no, non si scherza su queste cose, ci siamo davvero e tra poco berrete la birra più buona del mondo.
E così è. Ecco la fonte ed ecco la capanna. 150 metri di scale, ma questa volta le scale sono quelle del paradiso dell'impresa, dell'avercela fatta ancora una volta dell'aver fatto funzionare la testa nel migliore dei modi.
Posa per la foto all'ultimo gradino e via sul tappeto che legge il chip e decreta la fine delle ostilità con noi stessi.
Niente baci o abbracci, nessuna scena di gioia, solo una stretta di mano collettiva, un "tutti per uno, uno per tutti" che decreta la vittoria della squadra e basta, non serve
altro, ce l'abbiamo fatta e va bene così.
I miei soci sono freschi come rose, io un po' meno, infatti mi siedo su una panchetta e sto lì bello schiscio a riprendermi.
Ci riposiamo, beviamo, incrociamo gli altri runner noti e non, vediamo arrivare tante altre squadre, poi alle 4 decidiamo di incamminarci verso la via di casa.
L'alba ci riempie il cuore di gioia, gli alpini che stanno alla fonte San Carlo li vorrei tutti al governo per la dedizione e premura con cui hanno preparato il ristoro e per come ci accolgono e ci fanno sentire coccolati dopo la grande fatica, la discesa poi prosegue e Erve è ancora affollato di gente che fa festa con birra e salamelle, di gente che dorme in auto e di gente che scende verso valle.
E' andata anche quest'anno, signore e signori, questa è la Monza Resegone.....

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)  SERVIZIO FOTOGRAFICO

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Ultimo aggiornamento (Lunedì 25 Giugno 2012 23:15)

 
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