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Monza - 52^ Monza - Resegone

Lombardia - Primapagina

Monza_Resegone_2012_squadra_228_foto_Roberto_MandelliPer un motivo in più!
Penso che la Monza Resegone sia una gara per persone vere prima ancora che per atleti. Una gara dove il fattore umano prevale su quello strettamente tecnico e dove fattori che vanno al di là del semplice dato statistico siano predominanti sulle fredde cifre.
Penso che vi siano svariati motivi che inducono queste persone a correrla: vuoi per migliorare il tempo in assoluto o quello della precedente edizione; oppure solo per giungere lassù: ognuno alla ricerca del proprio “Walhalla”, sentendosi per almeno una notte un guerriero vichingo e dimenticando, per una notte, le ferite fisiche e morali che la vita, purtroppo, a volte ci “serve”.
C’e’ chi la corre per scommessa e c’e’ chi scommette su se’ stesso, nella sublimazione dello sforzo fisico come mezzo per accrescere la propria autostima.
Beh: qui non vorrei scrivere di tempi, di prestazioni e di scommesse. Qui vorrei scrivere di una storia, piccola come ogni piccola storia di ognuno di noi; ma nel contempo grande, come grande è il cuore di chi la vive. Una piccola grande storia fatta di sofferenze e speranze; e di una promessa. Mantenuta!
Claudio festeggiava i suoi primi 50 anni di vita in una corsia di ospedale, avvolto da un variopinto telo che gli permetteva di trasportare senza impicci un catetere; mentre sul braccio faceva capolino una valvola inserita in una vena. Era aprile, circa due mesi e mezzo prima del via della 52esima edizione della Monza-Resegone e Claudio, con il suo coinvolgente sorriso e il suo inguaribile ottimismo quasi irriverente e spocchioso, mi vede e mi accoglie nella sala ospiti del reparto chirurgia. Un abbraccio, un “come va” buttato lì’ e la risposta che mai mi sarei aspettato... da un altro: “Amico, tra due mesi e mezzo io sarò in Capanna Monza, quel “mostro” che ho sotto le palle non lo so!”. Lascio all’immaginazione di ognuno di voi cosa possa essere quel “mostro” cinicamente diagnosticato nella vescica di un uomo di 50 anni.
Attonito, lo guardo fisso, incredulo di quanta forza interiore possa avere una persona nel suo stato. Un attimo e la mia risposta non poteva che essere affermativa: andremo lassù ancora una volta! Ne parlo con Alessandro, scottato dall’esperienza agrodolce della scorsa edizione ed ho la risposta che da uno come lui ci si può aspettare. Si farà, “come” non ha importanza ma si farà.
23 giugno 2012 ore 22,16 o poco più: tre persone vere, tra le oltre settecento presenti ai piedi dell’Arengario di Monza,  indossano  una canotta bianco-arancio e varcano il tendone posto alle spalle della partenza, sull’alto podio che li proietterà verso il ponte dei Leoni. Alessandro Chiappa, Marco Stracciari e Claudio Stucchi sono pronti, o quasi, per questa nuova avventura.
Quasi, perchè se Claudio si è diviso tra operazioni, infiltrazioni e chilometri percorsi quasi sempre in solitaria, Alessandro ed io abbiamo quasi unicamente percorso sentieri di montagna, tra un allenamento qua ed una gara là: senza macinar chilometri su strada, senza “lunghi” e senza, quindi, una preparazione specifica. Tutti e tre con un solo obiettivo: sconfiggere moralmente quel “mostro” e dimostrare che si può, con il fisico, ma anche con la testa. E fa niente se per quest’anno il cronometro non verrà acceso e qualcuno, guardando le classifiche, si domanderà il perchè di un tempo così. Ci siamo, tutti e tre… e questa è la cosa importante.
La partenza è esaltante tra due ali di folla mai viste, folla che si distribuirà su quasi tutto il percorso. I centri abitati che attraversiamo diventano stadi e i loro marciapiedi una festosa ed urlante gradinata; gli abitanti diventano i coinvolgenti e partecipi spettatori di un evento che di anno in anno è sempre più sentito. Donne che urlano, uomini che ci chiamano per nome e battono le mani e bambini che “offrono” il loro “cinque alto” per raccontare agli amici che loro c’erano, che hanno “toccato” gli atleti e chissà: proprio grazie a questo trascinante entusiasmo un  giorno saranno loro a percorrere la statale verso Erve e noi, invecchiati e claudicanti, a raccontarci le nostre storie passate e ad offrir loro le nostre grinzose e tremolanti mani per un “cinque alto”.
E la gara? La nostra gara? Quanto di meglio e di peggio può offrire una gara del genere, corsa di notte con temperature, umidità, dislivelli e terreni che variano a seconda di dove si è. Prima caldo opprimente ed umidità spaventosa, poi la leggera ed inebriante brezza che solo la Brianza offre in questo afoso periodo dell’anno e poi di nuovo caldo, opprimente, lassù sul Pra’ di Ratt. Un mix di situazioni che agevolano o stroncano, a seconda della preparazione, della sopportazione e dell’esperienza di ognuno di noi.
Alessandro, come e più dello scorso anno, soffre questa lunga “cavalcata” che ci porterà a Calolziocorte: da Calco in avanti sarà per lui un calvario. Beve, si ferma ripetutamente e si cambia, e se Claudio incredibilmente dimostra un’inusuale freschezza per la situazione che sta vivendo, Alessandro assume sempre più un preoccupante smunto colorito, nonostante le amorevoli cure della sua Cinzia, che lo supporta in questa avventura.
E’ decisamente il più sofferente dei tre ma alla vista della prima salitella che ci farà superare, ancora tra due ali di folla, la piazzetta di Calolzio, si riprende come per magia: come se la salita fosse l’unica panacea di tutti i suoi mali. Lui, uomo di montagna, adora questo tipo di situazione ed inconsciamente ce lo dimostra ritrovando un passo che sembrava perduto.
Situazione che rincuora anche me: ero sinceramente stufo dello stesso passo, di quella lunga e sempre uguale lingua d’asfalto. Avevo bisogno di accorciare il passo e di misurarmi con questa nuova dimensione e vedere se tutto l’allenamento fatto col passo corto ed in punta di piedi potesse portarmi benefici, una volta giunto all’esame finale. La risposta è affermativa e il fatto di cominciare la lunga salita asfaltata che ci porterà ad Erve mi avvolge di un effetto a dir poco inebriante.
Con questa nuova ed inaspettata situazione cominciamo la seconda parte della nostra gara. Ma per poco, troppo poco. Claudio è stanco. Non tanto per la pur tranquilla andatura fin lì tenuta ma più probabilmente per un recente passato che per molti versi gli è stato nemico. L’ospedale, le cure, le infiltrazioni ed uno stop di circa un mese prima della ripresa gli stanno presentando il conto. Un conto salato.
E allora si cammina, pur con un’andatura abbastanza svelta. Qualche terna ci supera di slancio, come quella di Dario che terminerà decimo; qualche altra, in palese difficoltà, la superiamo noi. Qualcuno, se possibile, è conciato molto peggio. C’è chi è fermo e giace ai bordi della strada, chi si aggrappa al guard-rail e chi non sa più dov’è e cosa fa e zigzaga su quell’aspra lingua d’asfalto. E’ la Monza-Resegone, che lo vogliate o no.
Così si raggiunge Erve, una mano sulla schiena di Claudio per fargli passare il controllo, ben oltre le tre ore e il piacevole incontro con le reduci del trio “Tapaqueens”. Sabrina e Sabina sembrano ancora toniche ed arzille ma Rita invece non c’è più: anche per lei, dopo 30 edizioni e 30 arrivi, si abbatte la dura legge della “Monza”. Spossata e sofferente Rita alza per la prima volta bandiera bianca.
Abbandonata Erve veniamo finalmente inghiottiti dal Pra’ di Ratt, che avevamo visto dal basso illuminata come mai dalle tantissime piccole lucine frontali di chi lassù ci è già arrivato. Uno spettacolo meraviglioso per chi resta, un crocevia di emozioni e sofferenze per chi, invece, lassù ci deve arrivare.
E ci saremo anche noi, ancora tutti e tre, ancora con Alessandro sul suo terreno e pimpante come mai questa notte; con Marco che da poco ha scoperto questo terreno e cerca di farlo suo e con Claudio che non molla mai e che anzi, su questo infido, irto, perfido, sassoso e polveroso tratto scopre in se’ nuova linfa.
Un altro lungo stop, inaspettato soprattutto nella sua drammaticità. Un lungo stop, tutti in fila ed aggrappati ad una natura amica e nel contempo ostile. Due, ben due barelle calate su quel ripido sentiero per raccogliere le stanche membra di chi non ce la fa più, nel tentativo di trascinarli dove si respira e dove, finalmente, troveranno adeguata assistenza. Ed un infinito grazie a chi ci supporta e ci assiste con amorevole attenzione. Mai mi stancherò di rivolger loro almeno un pensiero, soprattutto in situazioni difficili come difficile è il loro lavoro e “difficile” è il luogo che li vede ancora e sempre più protagonisti.
Alla bocchetta un breve stop, un sorso di “qualcosa” e di nuovo via, camminando ma con ritrovato vigore. Vigore che vede il suo apice quando magicamente si apre davanti a noi un inaspettato quanto invocato varco. Alessandro, davanti a tutti, inizia a scalpitare, poi a correre sempre più velocemente ed alzando sempre più quei giganteschi piedoni che sorreggono il suo metro e ottantasei e i suoi oltre ottanta chili. Che bellezza! Claudio lo segue, incurante della stanchezza che lo avvolge ormai da quasi due ore. Mai domo, mai vinto non perde un metro e anzi più va e più vorrebbe andare. Io sono l’ultimo della fila ed è con grande gioia mischiata ad un filo di rammarico che seguo i miei due compagni fino alla fine. La Capanna Monza ormai è presa, la promessa ormai è mantenuta ed in poco più di quattro ore e mezza saliamo l’ultimo gradino del rifugio e superiamo la marrognola stuoia ai nostri piedi.
Claudio si gira, e con il suo ghigno quasi irriverente e spocchioso mi parla con gli occhi. Un abbraccio, forte e sincero come quel suo sguardo. Siamo avvolti dai braccioni possenti di Alessandro. E’ finita, tra mille ostacoli e difficoltà, e siamo ancora tutti e tre. Stanotte non abbiamo vinto la Monza – Resegone. Abbiamo raggiunto il nostro “Walhalla”: e come tre guerrieri vichinghi, tre protagonisti della mitologia norrena, festeggeremo un giorno mangiando carne di cinghiale e bevendo idromele, alzando al cielo i nostri calici, alla faccia di un “mostro” che voleva dividerci ma ora più che mai è sconfitto. Moralmente, fisicamente, definitivamente.
La magia della Monza Resegone, ancora una volta…
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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)  SERVIZIO FOTOGRAFICO

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 27 Giugno 2012 21:52)

 
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