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La gara della solidarietà
Se sto bene, la MO-RE è ormai inclusa nel mio programma di gare, ragione per cui ho iniziato a formare la terna per raggiungere la Capanna anche quest’anno. Originariamente avrei dovuto farla con la cara Sara e la novizia Alessandra. Dopo svariati dialoghi ho intuito che Alessandra “mirava in alto”, poiché mi chiedeva cose per me piuttosto improbabili, cioè i tempi da qui a là, quanto ci ho messo da lì a qui etc. Allorché le ho consigliato di cercarsi un’altra terna, ovviamente senza alcun rancore, anzi sono contenta per lei. Ha fatto un fantastico esordio! Quindi ho comunicato a Sara che eravamo rimaste in due, ma in men che non si dica, sono rimasta sola perché Sara aveva un impegno al quale non avrebbe potuto rinunciare. Ho chiamato mia cugina Sabina perché ricordavo che lei e Rita cercavano una terza e mi hanno accolto con entusiasmo. Sabina e Sabrina Tricarico con Rita Zanaboni, che ci farà da capitano. Rita è una garanzia, l’ha fatta 31 volte ed è sempre arrivata al traguardo, quindi basterà seguire i suoi consigli e far andare le gambette, o meglio, le gambone nel mio caso. La testa so che non manca, né a me né a Sabina, che me l’ha dimostrato al Passatore quest’anno. Detto ciò arriva il fatidico giorno tanto atteso. Un sabato sera caldo, ma più che altro molto umido. Siamo tutti all’Arengario. Mi piace scrutare i volti, salutare amici, notare chi sorride e chi invece deglutisce con il viso preoccupato, chi sfugge al tuo sguardo perché è talmente teso che non ha nemmeno voglia di salutare e chi, come me, ride, zompetta, fa foto e dispensa battute per tirare su il morale. Ci posizioniamo dietro il tendone ed inizia il momento, a mio parere, più bello di tutti: LA PARTENZA. Sento il Sig. Dell’Orto che ci annuncia, usciamo ed ecco davanti ai nostri occhi un “pubblico” esagerato. Inizio a sentire il mio nome urlato qua e là. So che ci sono tanti amici a vedere la partenza ma non riesco a vederli. In quel momento ho una cecità dovuta all’emozione. Accidenti che momento! Urla festanti, applausi, flash…ma chi siamo??? Anzi….ma chi diavolo è Madonna confronto a noi? Cariche di autostima e di pura adrenalina “anticipata” partiamo e passiamo in mezzo a queste meravigliose persone. Un cinque di qua, un cinque di là, vai a zig zag…ed alla fine sono già stanca…scherzo ovviamente!
Corriamo ad un ritmo tranquillo, che ci consente di parlare. Io e mia cugina siamo le più chiacchierone. Rita è silenziosa ed ogni tanto ci dice di tenere da parte il fiato, soprattutto quando iniziamo a discutere piuttosto animatamente su una divergenza di opinioni, poi ci facciamo una risata e proviamo a rimanere zitte. Ma ad ogni terna che ci supera, salutiamo e facciamo una battuta. A molte do’ appuntamento su in Capanna per una birra, dato che il mio principale obiettivo è quello: arriviamo su in Capanna in tempo utile e ci facciamo un bel “birrozzo”! Passiamo molti paesi pieni di gente che ci acclamano, ci incitano ed amici sparsi qua e là che urlano il mio nome incitandomi. A Merate ci raggiunge Fluido in bicicletta e ci chiede “avete bisogno di qualcosa? Acqua, Sali, birra….” Lo blocco subito dicendo: “BIRRA!” Al che va avanti e ci apre una bottiglietta. Io e mia cugina facciamo un sorso ciascuna e ripartiamo, dopo aver reintegrato quei sali mancanti con quel sorso tanto apprezzato. Al 25° km Rita inizia ad avere qualche problema ed accenna qualche passo, ma non c’è alcun problema. Siamo in orario e se questo può servirle a stare meglio, va bene. Riprende a correre subito ed arriviamo a Calolzio (32° km circa), anche se il ritmo è molto calato. Rita ha problemi di stomaco ed intestino. Anche a Calolzio attraversiamo un marciapiede gremito di gente festante ed urlante ed anche qui mi si chiede dall’amico “Gandalf”: “vuoi birra?” ….gliela strappo dalle mani con un “siiiii” e ne faccio un sorso, provvidenziale!
Poi inizia il “calvario” per la povera Rita. Iniziamo a fare i primi gradini in salita e Rita comincia ad avere attacchi forti di mal di pancia. Camminiamo con diverse interruzioni fino a Rossino, con Rita attaccata alla mia canotta e dove Rita si ferma e si siede affranta e bianca come un cencio su un gradino. Io e Sabina le stiamo accanto cercando di capire come potremmo aiutarla. Provo a raggiungere il ristoro per farmi dare una bottiglietta d’acqua, ma prima di giungervi un signore gentile me ne regala una. Torno quindi dalle mie compagne e do da bere a Rita. Poiché “la sosta” è lunga, provvedo subito a cambiarmi la maglietta, che ho nello zainetto. Siamo troppo sudate e l’escursione termica è pericolosa. Sabina e Rita, purtroppo, non hanno il cambio se non ad Erve. Finalmente Rita sembra che se la senta di camminare fino ad Erve, quindi ripartiamo, camminando e con Rita sempre attaccata a me. Sabina inizia ad avere mal di pancia per via del freddo che ha preso. Inizio a preoccuparmi, non per la gara, anche perché ormai siamo fuori tempo, ma per le mie compagne. Raggiungiamo Erve e Rita decide di fermarsi, distrutta sia moralmente che fisicamente. Sabina si cambia la maglietta e nel frattempo io saluto le terne che si sono ritirate. Molti sono stati male e temo che la causa sia stata proprio quell’umidità maledetta. Vedo arrivare Marco, Claudio ed Ale. Sono contenta di vederli, anche se vedo Claudio piuttosto stanco. Poi sul Prà di Ratt si riprenderà ed arriveranno su con un buon tempo. Io e Sabina, dispiaciute per Rita, siamo decise a raggiungere la Capanna, consapevoli del fatto che non siamo classificate, ma anche del fatto che la birra su ce la faremo lo stesso. Iniziamo a corricchiare per riscaldare e preparare le gambe al Prà di Ratt. Ed eccoci in mezzo al bosco….! Durante il tragitto facciamo passare terne ancora intere e vediamo terne ferme perché qualcuno sta male. Sembra una battaglia con feriti ovunque! Aiuto chi ha bisogno di una spinta e parlo con chi ha ancora fiato per farlo. Ed eccoci finalmente in Capanna, dove ad accogliermi c’è Mario che mi chiede come mai in due e non sarà l’unico. Purtroppo sono cose che capitano. Poteva accadere a me oppure a Sabina. L’importante è crederci e l’anno prossimo ritentare. La birra ce la siamo fatta…questo obiettivo l’ho raggiunto! Alla prossima!
Se sto bene, la MO-RE è ormai inclusa nel mio programma di gare, ragione per cui ho iniziato a formare la terna per raggiungere la Capanna anche quest’anno. Originariamente avrei dovuto farla con la cara Sara e la novizia Alessandra. Dopo svariati dialoghi ho intuito che Alessandra “mirava in alto”, poiché mi chiedeva cose per me piuttosto improbabili, cioè i tempi da qui a là, quanto ci ho messo da lì a qui etc. Allorché le ho consigliato di cercarsi un’altra terna, ovviamente senza alcun rancore, anzi sono contenta per lei. Ha fatto un fantastico esordio! Quindi ho comunicato a Sara che eravamo rimaste in due, ma in men che non si dica, sono rimasta sola perché Sara aveva un impegno al quale non avrebbe potuto rinunciare. Ho chiamato mia cugina Sabina perché ricordavo che lei e Rita cercavano una terza e mi hanno accolto con entusiasmo. Sabina e Sabrina Tricarico con Rita Zanaboni, che ci farà da capitano. Rita è una garanzia, l’ha fatta 31 volte ed è sempre arrivata al traguardo, quindi basterà seguire i suoi consigli e far andare le gambette, o meglio, le gambone nel mio caso. La testa so che non manca, né a me né a Sabina, che me l’ha dimostrato al Passatore quest’anno. Detto ciò arriva il fatidico giorno tanto atteso. Un sabato sera caldo, ma più che altro molto umido. Siamo tutti all’Arengario. Mi piace scrutare i volti, salutare amici, notare chi sorride e chi invece deglutisce con il viso preoccupato, chi sfugge al tuo sguardo perché è talmente teso che non ha nemmeno voglia di salutare e chi, come me, ride, zompetta, fa foto e dispensa battute per tirare su il morale. Ci posizioniamo dietro il tendone ed inizia il momento, a mio parere, più bello di tutti: LA PARTENZA. Sento il Sig. Dell’Orto che ci annuncia, usciamo ed ecco davanti ai nostri occhi un “pubblico” esagerato. Inizio a sentire il mio nome urlato qua e là. So che ci sono tanti amici a vedere la partenza ma non riesco a vederli. In quel momento ho una cecità dovuta all’emozione. Accidenti che momento! Urla festanti, applausi, flash…ma chi siamo??? Anzi….ma chi diavolo è Madonna confronto a noi? Cariche di autostima e di pura adrenalina “anticipata” partiamo e passiamo in mezzo a queste meravigliose persone. Un cinque di qua, un cinque di là, vai a zig zag…ed alla fine sono già stanca…scherzo ovviamente!
Corriamo ad un ritmo tranquillo, che ci consente di parlare. Io e mia cugina siamo le più chiacchierone. Rita è silenziosa ed ogni tanto ci dice di tenere da parte il fiato, soprattutto quando iniziamo a discutere piuttosto animatamente su una divergenza di opinioni, poi ci facciamo una risata e proviamo a rimanere zitte. Ma ad ogni terna che ci supera, salutiamo e facciamo una battuta. A molte do’ appuntamento su in Capanna per una birra, dato che il mio principale obiettivo è quello: arriviamo su in Capanna in tempo utile e ci facciamo un bel “birrozzo”! Passiamo molti paesi pieni di gente che ci acclamano, ci incitano ed amici sparsi qua e là che urlano il mio nome incitandomi. A Merate ci raggiunge Fluido in bicicletta e ci chiede “avete bisogno di qualcosa? Acqua, Sali, birra….” Lo blocco subito dicendo: “BIRRA!” Al che va avanti e ci apre una bottiglietta. Io e mia cugina facciamo un sorso ciascuna e ripartiamo, dopo aver reintegrato quei sali mancanti con quel sorso tanto apprezzato. Al 25° km Rita inizia ad avere qualche problema ed accenna qualche passo, ma non c’è alcun problema. Siamo in orario e se questo può servirle a stare meglio, va bene. Riprende a correre subito ed arriviamo a Calolzio (32° km circa), anche se il ritmo è molto calato. Rita ha problemi di stomaco ed intestino. Anche a Calolzio attraversiamo un marciapiede gremito di gente festante ed urlante ed anche qui mi si chiede dall’amico “Gandalf”: “vuoi birra?” ….gliela strappo dalle mani con un “siiiii” e ne faccio un sorso, provvidenziale!
Poi inizia il “calvario” per la povera Rita. Iniziamo a fare i primi gradini in salita e Rita comincia ad avere attacchi forti di mal di pancia. Camminiamo con diverse interruzioni fino a Rossino, con Rita attaccata alla mia canotta e dove Rita si ferma e si siede affranta e bianca come un cencio su un gradino. Io e Sabina le stiamo accanto cercando di capire come potremmo aiutarla. Provo a raggiungere il ristoro per farmi dare una bottiglietta d’acqua, ma prima di giungervi un signore gentile me ne regala una. Torno quindi dalle mie compagne e do da bere a Rita. Poiché “la sosta” è lunga, provvedo subito a cambiarmi la maglietta, che ho nello zainetto. Siamo troppo sudate e l’escursione termica è pericolosa. Sabina e Rita, purtroppo, non hanno il cambio se non ad Erve. Finalmente Rita sembra che se la senta di camminare fino ad Erve, quindi ripartiamo, camminando e con Rita sempre attaccata a me. Sabina inizia ad avere mal di pancia per via del freddo che ha preso. Inizio a preoccuparmi, non per la gara, anche perché ormai siamo fuori tempo, ma per le mie compagne. Raggiungiamo Erve e Rita decide di fermarsi, distrutta sia moralmente che fisicamente. Sabina si cambia la maglietta e nel frattempo io saluto le terne che si sono ritirate. Molti sono stati male e temo che la causa sia stata proprio quell’umidità maledetta. Vedo arrivare Marco, Claudio ed Ale. Sono contenta di vederli, anche se vedo Claudio piuttosto stanco. Poi sul Prà di Ratt si riprenderà ed arriveranno su con un buon tempo. Io e Sabina, dispiaciute per Rita, siamo decise a raggiungere la Capanna, consapevoli del fatto che non siamo classificate, ma anche del fatto che la birra su ce la faremo lo stesso. Iniziamo a corricchiare per riscaldare e preparare le gambe al Prà di Ratt. Ed eccoci in mezzo al bosco….! Durante il tragitto facciamo passare terne ancora intere e vediamo terne ferme perché qualcuno sta male. Sembra una battaglia con feriti ovunque! Aiuto chi ha bisogno di una spinta e parlo con chi ha ancora fiato per farlo. Ed eccoci finalmente in Capanna, dove ad accogliermi c’è Mario che mi chiede come mai in due e non sarà l’unico. Purtroppo sono cose che capitano. Poteva accadere a me oppure a Sabina. L’importante è crederci e l’anno prossimo ritentare. La birra ce la siamo fatta…questo obiettivo l’ho raggiunto! Alla prossima!