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Vestone (BS) - 6^ Tre Campanili Half Marathon

Lombardia - Primapagina

Non sono un amante delle corse in montagna ma, di tanto in tanto, cerco volentieri nuove esperienze podistiche. La “Tre Campanili Half Marathon” di Vestone veniva pubblicizzata come ottimo allenamento per molteplici obbiettivi, nonché impegnativa mezza di montagna dal grande fascino. Per me era come invitare un'oca (in questo caso... “un oco”) a bere.

L'occasione era ottima: finalmente un rilassante allenamento in compagnia degli amici Umberto Pinazzi, grande appassionato di Trail, e Davide Gallina, ultra-maratoneta che non disdegna le avventure in montagna. Ma la storia, almeno per me, è sempre la medesima: una trasferta iniziata, con tutta la buona volontà possibile, in perfetto “stile goliardico”, cessa di essere tale nell'istante esatto in cui le spille bucano il pettorale posizionato sulla canotta di società... In quel preciso istante, volenti o nolenti, inizia una gara.

La partenza, impeccabilmente in orario dopo aver presentato una manciata di “Top-Runners”, è piuttosto suggestiva: il paese di Vestone è vero gioiellino dove, a prima vista, non sembra si debba vivere poi tanto male, ed il gonfiabile dello sponsor viene posizionato esattamente sotto al primo dei campanili che danno il nome alla corsa. Visti i tempi che corrono, particolare leggermente inquietante.

Non vedrò neppure per un istante i vincitori della corsa, il keniano Robert P. Surum e la etiope Hirut A. Gebremikaiel, perché non farò in tempo a mettermi appena dietro alla linea di partenza che la stessa cosa verrà fatta da almeno un centinaio di partecipanti, costringendo tutta la truppa ad arretrare (arretrare, non arrendersi!), però mi piace pensare di aver condiviso con loro – i vincitori – almeno le medesime imprecazioni all'arrivo delle salite. Che non hanno tardato ad arrivare: se i primi 6,5 km mi hanno permesso di velocizzare il passo, facendo “il galletto” - pardon: l'Oco! - superando decine di partecipanti, arrivati in località Forno d'Ono iniziavano i giochi, quelli veri. Qui, ricordando di non amare particolarmente le corse in montagna, iniziavo spudoratamente a camminare: in effetti, vista la pendenza importante, quasi non perdevo contatto con chi invece continuava a correre. Lo so: Filippide (o Fidippide che sia) si sarà rivoltato nella tomba ma, sarò pure ignorante, non mi risulta che lui abbia mai corso in montagna. D'altra parte, era o non era iniziata come un ritrovo per un allenamento “Soft” insieme ad amici?

Sarà, ma la tenacia di Ana Nanu, che mi superava con passo leggero, breve ma costante, mi ha fatto sentire un po' sciocco.

Proseguo sfruttando al massimo i brevi tratti di quasi-rettilineo che incontro, tra una salita e l'altra, implorando spudoratamente acqua a tutti gli spettatori che, dal giardino di casa, sono comunque già pronti ad offrire assistenza. Un anziano mi spara addosso un'assurda quantità di acqua con una canna, ma non posso far altro che ringraziare: siamo quasi a 1000 m. ma si sente solo un calore allucinante.

Il percorso si fa ora molto ondulato, alternando tratti di bosco a strade asfaltate di paese mai troppo lineari: nel volantino c'era scritto corsa in montagna, inutile ora far finta di averne sottovalutato il reale significato. E' dura, non posso dire di non avere nelle gambe la distanza perché mentirei sapendo di mentire, la verità è che la “Tre Campanili” è una mezza davvero tosta, sottovalutarla è molto facile e molto pericoloso.

All'arrivo, ma anche prima, incontro atleti alquanto allucinati, taluni sono stati costretti a fermarsi a poche centinaia di metri dal termine, sopraffatti dai crampi o dalla “benzina” che finisce. Personalmente, ho preferito rallentare nelle discese facendomi superare dal mondo intero, anche perché quando hai la chiara sensazione che per affrontare le medesime senza perdere il passo e cadere rovinosamente servirebbe una terza gamba, forse è meglio farsene una ragione e smettere di sentirsi in competizione.

Fermo a pochi metri oltre il traguardo, confortato da una piacevole brezza che dalle mie parti avrei solamente potuto sognare, attendo l'arrivo dei miei compagni di viaggio. Ripensando a quanto ho odiato questa manifestazione nei momenti di fatica estrema mi rendo conto che, invece, è dannatamente bella. L'organizzazione, inoltre, è semplice, diciamo essenziale, ma pure soddisfacente. Arriva Davide, col passo tranquillo ma sicuro di chi macina i km senza che la cosa gli arrechi disturbo alcuno, ed arriva Umberto, magari un po' meno tranquillo e decisamente meno sicuro, ma molto contento di aver partecipato. E poco male se, visto che come dice lui: “Gli Alpini sono una garanzia”, al ristoro finale si è sentito un po' tradito; lasciare Vestone con sensazioni negative, eventuali problemi muscolari a parte, non è per niente facile.

 
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