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Busana (RE) - 10^ Ecomaratona del Ventasso

Emilia Romagna - Primapagina

Domenica la sveglia è suonata alle 4 e sono saltata giù dal letto operativa al 100%! Destinazione Busana, in provincia di Reggio Emilia, per la decima edizione dell’Ecomaratona del Ventasso.

Tra una cosa e l’altra (navigatore che ci porta in cima a colline su stradine dove non passano insieme una macchina e un gatto – infatti, ci siamo fermati per fare passare un gattino rosso che si è molto stupito di vedere una macchina nella ‘sua’ strada -, soste, ritiro del pettorale e del pacco gara e preparazione del cinturone coi gel per la maratona), non ho fatto se non una sgambettata breve di riscaldamento, ripromettendomi di partire piano almeno i primi km e di scaldarmi poi meglio in gara.

Dopo la spunta dei giudici…. pronti e via! Giro di lancio nel paese che, se di solito serve per scremare i più lenti su strade larghe prima di imboccare i sentieri, stavolta è stato davvero particolare, restringendosi subito in un viottolo in salita tra due case (la selezione stavolta l’ha fatta la salita), per ripassare davanti alla partenza e fare una sorta di ‘passerella’ per i parenti e i ‘tifosi.’

Lasciata Busana, dopo i primi km di discesa su sentiero, quando inizia un pochino di salita, rivedo davanti a me Monica Casiraghi. Guardo il gps preoccupatissima, pensando di stare andando troppo forte, ma appena la supero, vedo che si ferma e si ritira per non so quale motivo. Gli addetti alla segnalazione del percorso iniziano a contarci e mi dicono che sono terza, ringrazio per l’informazione, ma rispondo che la gara è ancora lunga. Ripassiamo a Busana dopo i primi 10 km e mio marito Matteo mi conferma la terza posizione, urlandomi anche il distacco dalla seconda donna (2 minuti). Rispondo: “Calma, calma, che ho appena finito di scaldarmi”, anche perché all’8° km circa avevamo superato il cartello su cui era segnato il 40° km e spontaneamente avevo subito pensato alle condizioni in cui sarei ripassata con 39 km già corsi nelle gambe…. Meglio non pensarci, ma godersi, km dopo km, questo paesaggio stupendo e il calore della gente lungo il percorso.

Usciti dall’ultimo centro abitato, gli anziani del paese non sono riusciti a mascherare la loro preoccupazione per la nostra ascesa: guardavano la vetta del Ventasso (e anche io seguendo lo sguardo di uno di loro ho potuto ammirarla per la prima volta) e poi noi, che correvamo ancora perché la salita era ancora dolce in paese, coi volti davvero esterrefatti! Appena imboccata la mulattiera del famigerato ‘Tirone’, ho chiesto al mio compagno di corsa di quel momento se la pendenza sarebbe stata tutta così o se fosse anche peggio e lui, nuovamente, mi ha ammonito che non era ancora il momento di attaccare, che adesso bisognava solo gestire e andare avanti, anche camminando, che di sicuro la differenza si sarebbe creata nell’ultima parte di gara con i 10 km di saliscendi continui e spacca gambe. Un vero profeta! Peccato che non l’abbia rivisto all’arrivo perché avrei voluto dirgli grazie per avermi frenato in quel momento. A lui devo la rimonta e il sorpasso della seconda donna che mi ha consacrato medaglia d’argento alla decima edizione di questa ecomaratona organizzata perfettamente!

Un plauso al comitato, infatti, perché ad ogni ristoro ci sono stati i sali e col caldo di ieri avrei di sicuro avuto i crampi se, oltre al mio cinturone di gel (da ieri soprannominato ‘cinturone-bar’, visto che ha potuto contenere tutto quello di cui ho avuto bisogno per 42 km), non ci fosse stata tanta abbondanza di sali! Senza contare l’acqua fresca di fonte e il tifo dei ragazzi che, lungo il giro del lago, prima di imboccare la ripida salita nel bosco, trampolino di lancio verso la vetta del Ventasso, mi hanno affiancato facendomi sentire come un corridore del Giro d’Italia che in salita gode del supporto di tifosi che lo rinfrescano con bottigliette di acqua e lo incitano ad andare a riprendere chi lo precede.

Così questi due ragazzi, che non mi avevano mai vista prima, hanno corso pochi metri al mio fianco facendomi bagnare la testa con una freddissima acqua di fonte in una bottiglietta e dandomi consigli su come affrontare la salita ripida, ma veramente ripida, che stavo per imboccare. Per fortuna, in tante skyrace ho trovato anche di peggio di questa salita, per cui non mi sono per niente spaventata e ho anche addirittura apprezzato il ventaccio che in certi momenti mi spostava anche leggermente, senza il quale l’ascesa sarebbe stata sotto il sole cocente.

L’unico rammarico è di non aver potuto godere molto del panorama che la vetta poteva offrire su tutta la pianura e l’Appennino tosco-emiliano, visto il cielo terso e l’assenza di nubi o foschia. Una giornata davvero spettacolare, che ho voluto onorare cercando di avvicinare più che potevo la donna che vedevo poco più avanti di me in salita. Con vera sportività, gli emiliani mi hanno incitata, da metà gara in poi, a raggiungerla, tanto che all’arrivo ho scoperto che con le radio gli organizzatori tenevano costantemente informato il pubblico sull’evoluzione del ‘duello tra la seconda e terza donna’ fino al sorpasso, avvenuto al 36° km su una salita che devo davvero ringraziare, anche se l’ho sofferta ovviamente anche io.

Posso dire di avere fatto tutta la gara - fino a quel momento - parlando con altri atleti che per alcuni tratti mi hanno fatto compagnia, salutando chi mi fa faceva il tifo, scambiando due chiacchiere ai ristori e accarezzando tutti i cani che incontravo lungo i sentieri. Nel momento in cui sono rimasta sola, perché i più veloci erano scappati avanti e gli altri hanno preferito, o sono stati costretti, a rallentare, è iniziata per me la gara. E’ incredibile quando vedi una donna davanti da riprendere come non senti più le vesciche ai piedi o il mal di gambe, se è giornata.

Gli incitamenti di Matteo, che mi è venuto incontro negli ultimi km per farmi un po’ di foto e video, mi hanno fatto trovare energie che sembravano esaurite per il caldo e la stanchezza. Ci ha pensato poi il lauto pranzo offerto dagli organizzatori a ritemprare tutti gli atleti! Compreso nella quota d’iscrizione c’era, infatti, un buono pasto valido sia per la cena della sera prima della gara che per il pranzo post gara a base di un primo, un secondo con contorno, frutta, dolce e bevande. Per non parlare dei premi favolosi di cui ci ha omaggiato il comitato, un paio di scarpe da corsa, salumi e formaggi tipici del luogo che valgono bene come scorta per un anno intero!

L’8 luglio 2012 resterà nel mio cuore, oltre che come emozione per essere stata la mia prima eco maratona corsa in Patria, dopo le due esperienze sulla distanza fatte in Romania alle tappe del MNRIC, come ricordo di una stupenda giornata di sport e di allegria, circondata dall’affetto di Matteo e dei compagni del Presezzo, oltre che da quello di tutte le persone che hanno reso la gara e il post gara una grande festa popolare!

E’ questa l’atmosfera in cui mi piace correre e che mi fa coronare le mie piccole grandi imprese!

 
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