Giovedì 26 Luglio 2012, località Boffalora Sopra Ticino. Questo lo scenario della terza candelina che va a spegnere la “Bufalora Volt e Bas”, corsa-evento podistico organizzato da Andrea Maltagliati e che, come ogni anno, apre la quattro-giorni della Festa Patronale.
Edizione record, oltre 1000 gli iscritti e regolarmente ai nastri di partenza, sia per la gara non competitiva, sia per la prova competitiva, da quest’anno sotto l’egida ‘Fidal’.
Sin dal ritrovo, fissato per l9.30 all’Oratorio cittadino, si intravedono i fotografi che fanno ormai parte della “storia” delle manifestazioni podistiche, con quel numero infinito di scatti nei quali si spera di essere, almeno in una “istantanea”, “usciti bene”, benché folgorati dalla fatica dell’ultimo allungo (per non perdere il confronto con quello col quale abbiamo corso per tutto il tragitto; per rimanere in un tempo onorevole in relazione alla propria condizione fisica; addirittura per tentare, nell’ultima buona occasione – una gara competitiva, a fine luglio – di abbattere il proprio “personal best”; insomma, fate voi…).
‘Quelli della Via Baracca’, società podistica di Ossona nella quale milito, presenti in gran numero anche qui. Nonostante molti siano già in vacanza, e ad altri non capita nemmeno di pensare ad una prova agonistica con queste temperature, il conteggio nella classifica dei gruppi più numerosi segna 33 per i bianco-rossi, e quarto posto.
Ma tornando nel “vivo” della manifestazione, ecco che alle 20.30 viene dato lo start ai “competitivi”, e posticipato di cinque minuti quello ai rappresentanti della non-competitiva. Saranno 5,4 i km da percorrere, nei caratteristici “zig-zag” del paese, anche se sarebbe più proprio dire nei caratteristici “su-giù”… Già, i “su-giù”, “Volt e Bas”: dopo essere usciti dall’Oratorio ed aver attraversato Boffalora in direzione Bernate, si svolta per l’alzaia del Naviglio ed è da lì, dal 2° km, che inizia la sofferenza. Le rapide discese che si alternano alle infinite salite fanno da compendio a ciò che un corridore già conosce, la fatica. Il rientro all’Oratorio segue ad un breve – il solo nel percorso – tratto di sterrato, anch’esso culminante in un “muro”, la “salita spezza gambe” che porta “in alto”, dopo aver attraversato tutta la “parte bassa” del paese. Le gambe vorrebbero spingere nei restanti 400 metri, ma l’unica risposta delle articolazioni si intravede a pochi metri dal traguardo, quando il flash delle macchine fotografiche sentenzia “grazie al cielo, è finita…”. Rimane, dopo il sudore, il tempo per consolarsi con un fresco melone, offerto come appropriato pacco gara.

SERVIZIO FOTOGRAFICO