Oggi  a Milano si è svolta  la consueta "Corsa della speranza", tradizionale marcia non competitiva a sostegno della ricerca contro i tumori.
L'evento non è propriamente un appuntamento imperdibile per un runner:  la lunghezza del percorso è infatti di solo 6 km di cui i primi 2 fondamentalmente si spendono a dribblare corridori improvvisati e fuori allenamento o mamme  che, con la speranza di recuperare la forma di un tempo, spingono con energia enormi passeggini con a bordo i loro bebè.
Ciò nonostante, per chi ama scorrazzare nell'area C di Milano senza dover pagare il biglietto, per chi ha voglia di vanificare lo sforzo fisico con le luculliane pietanze previste all'arrivo e soprattutto per chi ha voglia di fare un piccolo gesto di solidarietà per la ricerca, è la corsa giusta!
La partenza è fissata per le h 10,30 da via Palestro. Come sempre a ridosso dello start, la fiumana di partecipanti si accalca dietro al "via" e tra i più svariati esempi di umanità che sono lì pronti a scattare, si fa largo tra la folla una famigliola milanese che cerca di avanzare il più possibile prima della partenza. Sono in 4: padre, madre e 2 figlie una sui 12 anni e l'altra più piccola di qualche anno; sfoggiano tutti una forma fisica ideale, un abbigliamento da podisti professionisti e soprattutto una gran voglia di dare il via alla gara. In particolare la  piccola è eccitatissima e, da bambina di 9 anni che si rispetti, continua a sommergere i genitori di domande  sul grande evento che sta vederla protagonista :
"Ci danno la medaglia all'arrivo?" ,
" Papi, secondo te ci mettiamo un'ora ?"
"Mamma, tra quanto partiamo?"
H 10,38 sparo e via,..si parte! La famigliola si posiziona con il papà nel ruolo di lepre, le 2 figlie in mezzo e la mamma a chiudere; superati i primi metri i "fantastici 4" riescono a prendere spazio e cominciano a correttare, sorridono, si scambiano urli di incitamento.. sono carichi! Dopo neanche mezzo chilometro accade però l'imprevedibile!
La figlia piccola urta accidentalmente il marciapiede alla sua sinistra e pianta un capitombolo fragoroso, picchiando pesantemente il ginocchio. Papà-lepre inchioda e si precipita con il resto della famiglia a soccorrere la figlia sventurata. Intorno a loro si crea il classico capannello di soccorritori e curiosi. Il danno non è grave ma il ginocchio è malconcio, gara finita, la mamma invita il papà a prendere in braccio la figlia e ad appropinquarsi alla vicina metro di Palestro.
E invece no...
La piccola, con tutta la maturità dei suoi 9 anni, capendo la situazione scatta in piedi e dice "Non se ne parla! Io la gara la finisco! "  E, totalmente inconsapevole dell'anacoluto appena pronunciato, ricomincia a correre lasciando attoniti i genitori che la seguono con lo sguardo...
Il sogno non poteva finire per una stupida caduta....
Questo è il running signori!