Certe volte fra il dire e il fare c’è il mare…ligure.Quello che ha fatto Emma Quaglia non è proprio alla portata di tutti. Nel giro di sette mesi si è migliorata di tre minuti su una distanza come la maratona che intimidisce chiunque, che può servire come un piatto freddo la mitizzata e demonizzata crisi del trentesimo chilometro. Invece Emma, classe 1980, è riuscita a trovare la Grande Mela proprio all’ombra della Mole Antonelliana. Scusate se adoperiamo un po’ di retorica, ma oggi la maratona italiana ha davvero scoperto una protagonista. Emma è passata con estrema facilità dai tremila siepi (9’48” il suo personale, insieme con maglie azzurre e titoli) alla gara più lunga del programma olimpico. Il progetto è partito nel 2011, con la Maratona di Hannover conclusa in 2h33’23”. Poi sono seguiti mesi di preparazioni intense seguiti da qualche problema fisico (tendini), dal cambio di allenatore (da Sergio Lo Presti a Claudio Berardelli, dell’èquipe di Gabriele Rosa) e dalla decisione di fare della corsa su strada la professione. A aprile un buon secondo posto a Milano (2h31’15”) è stato messo in crisi da diversi fastidi muscolari: la “dottoressa”, però, (laureata in medicina) in passato è riuscita a superare problemi ben più seri (vedi: tumore alla tiroide) e la sua incrollabile tenacia è riemersa a settembre nella half marathon di Arenzano (GE), vinta da sola, nella calura, in 1h13’20”. Il tempo, quindi, faceva promettere bene per un appuntamento autunnale che doveva essere New York: il successivo colpo di scena ha aggiunto forse un pizzico di thrilling in più ma è giovato in tutti i sensi. A questo punto è lecito aspettarsi un ulteriore miglioramento da una maratoneta nata proprio con le categorie giovanili, con i sani 1.500 e quindi tremila siepi, e scopertasi maratoneta negli “anni della ragione”. Un’ultima annotazione: la cussina è la prima donna, nella storia dell’atletica ligure, a scendere sotto il limite di 2h30’00”. Chapeau!