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Sharmaratoneti delusi a Striscia la Notizia

Rubriche - Commenti e Opinioni
Striscia_La_Notizia_04.01.2012_Sharm_Marathon_podisti.netMercoledì 4 Gennaio a Striscia la Notizia su Canale 5, è andato in onda il servizio di Moreno Morello e Gimmi Ghione relativo alla mancata partecipazione di oltre 100 podisti italiani all'ultima edizione della SharmMarathon.
Podisti.Net vi ha già raccontata quanto accaduto in un precedente articolo, per chi non lo avesse letto eccolo Sharmarathon 2011: rivedremo i nostri soldi?
Morello si è incontrato con un nutrito gruppo di podisti a Padova mentre Ghione è andato a Roma, presso la sede dell'agenzia organizzatrice "Start Line Club", sede che non e' stata mostrata, come non ha accettato di farsi vedere la titolare che ha risposto alle domande (poche) solo telefonicamente.
Nei giorni seguenti, racconta Striscia, Ghione avrebbe dovuto incontrare l'avvocato dell'agenzia, appuntamento annullato pero' all'ultimo momento adducento motivazioni su cui Strascia non è stata particolarmente esaustiva.
Seppur il servizio non sia stato dei più aggressivi e dei meglio riusciti dello staff di Ricci, ad esempio si è preferito non citare il nome dell'azienda, il nome della titolare e mostrare la sede dell'agenzia, si è data voce e visibilita' alle giuste rimostranze dei tanti podisti danneggiati nella speranza che la situazione si possa smuovere al più presto.
Se volete vedere o rivedere il servizio questo è il link: http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?14437
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 05 Gennaio 2012 11:40)

 

Runner cinquantenne? A letto “corre” come un ventenne!

Rubriche - Commenti e Opinioni

Una provocazione? Una boutade da fine anno? No, solo la pura verità, almeno secondo quanto pubblicato nel sito di Action Magazine, riportante uno studio che l’organizzazione Sue Ryder Care ha condotto su 2000 podisti contro un campione di cosiddetti sedentari. Pare che il 3% dei runnes studiati si conceda addirittura la “doppietta” giornaliera e comunque per almeno il 10% la pratica sessuale è quotidiana, mentre le frequenze dei sedentari sono molto più diradate.

Corriere.it, che nell’odierna edizione ha ripreso questa notizia, c’informa inoltre sul fatto che secondo un altro studio in materia, eseguito dall’altolocato ateneo di Harvard, le performances sessuali dei runners compresi in età fra i 40 ed i 60 anni non hanno niente da invidiare a quelle di un giovane di vent’anni!

A questo punto il quesito sorge spontaneo: qual è il chilometraggio giusto per andare al massimo? In maratona? Nella mezza? Ma chi se ne frega! Intendiamo nell’altro “sport”, quello sotto le lenzuola, pazienza se tale disciplina non è compresa tra le specialità olimpiche! Tra l’altro ci domandiamo anche il perché, vista la sua diffusione in tutti gli angoli del pianeta…

Ecco la risposta circa la barriera da non valicare: 100 km la settimana. Oltre si creerebbe un sovrallenamento con calo del testosterone e tutto quanto ne segue. Ottimo da sapersi, specialmente per chi Vi scrive, abituato a macinare 60, massimo 70 km ogni sette giorni…

Concludiamo non prima di aver sottolineato come, sempre secondo il quotidiano milanese, mentre a ridosso della competizione è meglio che gli atleti si risparmino in camera da letto, per le atlete, un atto sessuale pre-gara, diventerebbe una sorta di doping improprio.

Via ai commenti dei lettori. Per le lettrici, nel caso siano interessate ad approfondimenti con un piacente runner cinquantenne, ricordiamo che in calce troveranno il suo indirizzo di posta elettronica…

rodolfo.lollini@podisti.net

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 29 Dicembre 2011 16:05)

 

E' Natale: diciamolo con un libro!

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Forse è un po’ tardi e gli ultimi acquisti sono stati già fatti, ma in periodo di crisi, c’è un comparto che tanto in crisi forse non è: è l’editoria, o meglio i libri! Regalare un libro, non ha prezzo ed in tempi di swich-off con il passaggio dall’analogico al digitale, mi ha colpito che, nel Comune dove abito, in alcune frazioni, sono stati affissi ai muri dei “decaloghi” su come sopravvivere senza Tv, fra cui era vivamente consigliata la “lettura di un buon libro”.

In libreria la scelta dire vasta è un eufemismo, dai libri quasi “inutili”, ai libri interessanti che catturano qualunque tipo di lettore, dal giovane all’anziano.

In quale contesto si inseriscono i libri che siamo a presentare brevemente come strenna natalizia? Sono libri ultimi che parlano di corsa, di natura, di luoghi che san di fascino, di tradizioni, di valori.

“Il ragazzo che cavalcava il vento”, di Leonardo Soresi, appena stampato edito da Spirito Trail. E’ considerato il più bel regalo che si possa fare sia a chi corre, sia a chi di questo nostro mondo sa ben poco oppure non ama. Sono in attesa di riceverlo per poterlo leggere, ma le premesse in giro sono entusiaste. Ci ha impiegato anni Soresi a terminarlo e ora possiamo finalmente tuffarci in un romanzo che ci proietta in un mondo diverso dal nostro. Ho ascoltato sul sito di Radio Deejay, una simil-recensione in podcast e mi sono innamorata subito ed emozionata, sembrava di vedere quel ragazzo “indio tarahumara” correre “come un lupo” per riscattarsi. Leonardo, sulle pagine del forum SpiritoTrail, asserisce: “Non sono uno scrittore e scrivendo non pensavo a gare, risultati, vittorie e campionati. Ho scritto pensando ai miei figli, ai ragazzi in generale, immaginando una storia in cui è la corsa lo strumento con cui il protagonista forgia il proprio carattere e i propri valori. Ho sempre sperato che la corsa, soprattutto il trail, potesse fare di noi degli uomini migliori: purtroppo non succede sempre ma almeno nei romanzi mi piace pensare che sia così”. Sempre modesto il Soresi, non si atteggia mai ed è sempre disponibile, è conosciuto al grande pubblico per i suoi pregevoli pezzi sulla rivista Correre e, dal 2012, anche direttore della rivista Spirito Trail.

Il secondo libro consigliato come strenna natalizia e per queste feste è “Il corridore di mezza via” di Alexander Geronazzo, la voce del nord-ovest veneto di molte manifestazioni sportive anche a carattere nazionale. Edito da Albatros, facilmente reperibile anche questo rivolgendosi o all’Autore oppure su internet. Sono di parte! Questo libro l’ho visto nascere, work in progress sul mio forum dei runnerspercaso, era la fine del 2008, inizio del 2009. Poi venne cancellato per poter dare la possibilità di ricercare un editore disposto alla pubblicazione. Io, Venanzio Pini, il protagonista, l’ho visto nascere, l’ho visto arrampicarsi lassù, “sulle ruvide Prealpi che caratterizzano Schievenin e Val di Prada”, ho fatto come suggerisce a posteriori l’autore: "Sentite la mia idea... Lasciate da parte tutto ciò che di reale e materiale avete addosso e calatevi nella parte dei bimbi d'una volta che si lasciavano cullare dai racconti dei nonni... Questo dovrebbe essere, io seduto su una poltrona a dondolo, a fianco d'un caminetto acceso, il rumore scoppiettante del castagno secco che arde sopra il braciere, e voi, adagiati sulle vecchie poltrone, ricoperte da antichi plaid a quadrettoni, poste a semicerchio di fronte al narratore, una teiera fumante e un po’ di voglia di sognare, viaggiando con la fantasia, nelle altrui spoglie, in posti reali dentro una storia inventata e romanzata, magari colorita con gli errori tipici della frenesia di chi vuol scrivere di getto, per non scordarsi il pensiero che transita nella sua mente”.

Il terzo libro che propongo al lettore è “Essere corsa” di Pietro Cristini, che ha vinto lo speciale Premio CONI, lo scorso anno. Anch’esso da richiedere direttamente all’autore, sul nostro forum oppure sul suo sito che prende il nome del libro. E’ un libro non facile, ma intenso, non è un romanzo, ma non è neanche un manuale tecnico. Spiega molto intensamente e con varie sfaccettature di come dovrebbe essere vissuta la corsa, ovvero come vera essenza dell’uomo. Perché vari sono i motivi per cui si comincia a correre, ma si continua perché la corsa fa parte dell’uomo.

Il quarto e ultimo libro che presento brevemente è: “Io e la maratona: una passione infinita”, è il libro “autobiografico” di Luigi Mundula, veterinario nella vita, maratoneta per passione: Luigi vive in una bellissima regione, la Sardegna, e lì che scopre negli anni ’90 la voglia di correre, ma soprattutto quella di concludere la maratona. Non ne concluderà soltanto una, ma una serie lunga e tutte o quasi con tempi che vanno poco sopra le tre ore. Ma non è quello di Mundula, un diario fine a se stesso, chiuso nei suoi pensieri, è un libro leggero che si divora con facilità, riuscendo ad interpretare l’innegabile intreccio che c’è fra i valori quali la famiglia, il lavoro, la natura che ci circonda, l’amicizia che si forgia ancora di più attraverso lo sport, cosi come l’amore. Un libro che accompagna il lettore dentro di sé, facendo rivivere attraverso le maratone, i luoghi visitati, i propri sentimenti, quelli che accompagnano ognuno di noi che ha provato a concludere almeno una volta la distanza classica, ma che magari vorremmo mettere nero su bianco non riuscendoci.

I Libri hanno un’importanza innegabile, il cui valore rimane probabilmente invariato e con pochi euro, in genere sempre meno di 20 euro, si riesce a regalare qualcosa che davvero ha pregio. E un libro di corsa, soprattutto se è un romanzo o una favola, non è detto che sia solo per chi ama la corsa!

Buone feste a tutti voi e … buona lettura!

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Il ruggito del coniglio

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Vigano_Luigi_450x338_Monza_2010_foto_Roberto_MandelliSfogliando Correre sono incappato in una paginetta in cui Saverio Fattori racconta il grande successo della Maratona Azzurra (però rosa) a Berlino, le polemiche che tale successo ha acceso in Italia e racconta pure la post maratona della Straneo. Post maratona da tapasciona (certamente non da campionessa), che lo ha colpito in quanto portatrice di leggerezza e serenità. Leggerezza e serenità traspaiono anche nell’articolo e mi ricordano quei momenti simili che godevo ogni volta che mi capitava di ascoltare in radio “Il ruggito del coniglio”, amena oretta di svago a cavallo di argomenti seri metodicamente banalizzati e dissacrati, appunto con leggerezza e serenità, dagli autori.

Ritorno con il pensiero alla settimana di putiferio e delle fazioni createsi pro o contro l’uso (l’abuso?) delle lepri alle quali, nella pratica quotidiana, si aggiungono pure i gabbiani. E rilevo che il tutto è stato trattato e discusso abbastanza superficialmente, intendendo con ciò rilevare che si è affrontata solo la parte visibile della questione ma non si è andati in profondità ad affrontare la parte non visibile: quella psicologica. Per la verità, il risvolto psicologico affiorava qua e là ma veniva affondato come se fosse disdicevole parlarne. Credo, invece, sia la parte più negativa della vicenda. Tento, non essendo psicologo, di spiegarmi.

Siamo sicuri che tale pratica non indebolisce la “capacità di solitudine” che ogni atleta deve possedere per essere tale? Nel velocista questa capacità deve essere allenata per la pratica di qualche secondo o di qualche minuto. Mentre nel maratoneta la cosa si complica perché deve essere capace di essere “solo” anche per un’ora o più. Ma, nell’un caso o nell’altro, si tratta di una capacità necessaria alla pari di altre per fare un passo in avanti nella costruzione dei risultati, a qualsiasi livello siano.

Certo che disporre di una lepre, di un gabbiano, di un pace maker è una bella scorciatoia nel raggiungimento del risultato, ma certamente non aiuta nella costruzione del carattere competitivo complessivo. E non vale la scusante che non sei in scia dietro una bici, che se sei abbrancato dietro la maglietta giusta devi comunque far fatica. Rimane il fatto che, se non ti alleni alla “solitudine” avrai sempre bisogno della vicinanza del compagno di squadra, dell’allenatore e persino, se necessario e paradossalmente, anche dell’avversario.

Di questo argomento se ne parla troppo poco, nessuna scuola te lo insegna e men che meno chi allena.

Forse è questo il motivo che ha portato il Prof. Ticali a considerare la critica possibile solo tra “pari”, ovvero tra …..Professori. Forse non si è accorto, visti i risultati, che il sapere dei nostri professori rispetto agli altri sparsi nel mondo non è poi così eccelso. E poi, basta ricordargli che i piedi degli atleti puzzano tutti allo stesso modo……

Se proprio dovessi tornare a tapasciare (cosa impossibile) e avessi bisogno di un…… aiutino, mi rivolgerei al gabbiano Jonathan Livingstone.

Lui, nella sua splendida solitudine e con un puntiglio inossidabile (per forza, viveva in mare!) ha appreso la perfezione del volo in ogni minimo movimento. Proprio come un grande atleta. Sono certo che oltre all’aiuto, mi passerebbe conoscenza. Scusate se è poco.

Buone sudate e Buone Feste a tutti.

 

PS. Nelle gare di Formula Uno ve l’immaginate un Alonso che chiede un aiutino a….Bip Bip? E Massa che corre con Speedy Gonzales nel taschino della tuta?

 

 

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Ultimo aggiornamento (Sabato 17 Dicembre 2011 03:36)

 

16 dicembre, un giorno molto particolare

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Data da ricordare – 16 dicembre 1994

Nel 1994 fa pensavo a correre e a divertirmi il più possibile.

Niente progetti particolari, niente pesi da portare.

Avevo un lavoro da svolgere al meglio, due genitori che adoravo e tutta una serie di amici/che con cui correvo e facevo festa. Tutto semplicissimo, favoloso e morbido.

La “Città della Speranza” è una fondazione nata il 16 dicembre di diciassette anni fa con lo scopo di costruire un nuovo reparto di Oncoematologia Pediatrica nell’Azienda Ospedaliera di Padova e di sostenere la ricerca sulle neoplasie infantili. Tale impegno si è concretizzato nel 1996 con la nascita del nuovo reparto diretto dal Prof. Luigi Zanesco e nel 1998 è sorta la seconda ala comprensiva di laboratori di ricerca e Day Hospital.

L’elevato livello raggiunto dalla Clinica di Padova, e la convinzione che solo la ricerca scientifica può garantire l’aumento della percentuale di guarigione delle neoplasie infantili hanno portato, dal ’99, la Fondazione a impegnarsi a destinare almeno un milione di euro all’anno (per dieci anni) a favore della ricerca scientifica.

La Fondazione delega la scelta e la valutazione dei progetti scientifici finanziati ad un Comitato Scientifico Internazionale del quale fanno parte i più autorevoli scienziati italiani ed europei. Dal 2003 a oggi sono stati finanziati più di 100 progetti. I bilanci sono facilmente consultabili nell’appostita sezione del sito, assieme a dati statistici ed informazioni di ogni tipo.

Purtroppo, praticamente sempre si finisce con il rapportarsi con queste associazioni onlus soltanto se colti in prima persona dalla cruda falce del destino, oppure se qualcuno di vicino a noi ne subisce l’insensata brutale violenza.

Il mio piccolo Alberto è stato vittima di una delle temibili malattie che la fondazione “Città della speranza” cerca di studiare e rendere curabili e anche se lui non è stato fortunato, in ogni istante sembra voler indicare la strada da percorrere e il traguardo da provare ad acchiappare.

La corsa, la mia corsa, è un umile atto di ribellione, di sfogo, di costante tentativo di rivalsa nei confronti di un qualche cosa di invisibile e tremendo, di inafferrabile ed assassino, di estremamente brutto ma comunque affrontabile. Niente scappatoie, gambe in spalla, cervello e cuore accesi.

Ho toccato con mano la consistenza, la grande umanità e la preparazione dei vari professionisti della salute che all’epoca curarono il mio principe malato e ho scambiato milioni di pensieri e parole con infermieri meravigliosi, volontari incredibili, medici fantastici ….e a distanza di oltre 5 anni ogni pensiero ad un attimo vissuto sembra essere sempre una novità. Nonostante la sofferenza si perpetui inalterata, ancora oggi non trovo parole adeguate per ringraziarli per quanto hanno fatto per Alberto e per noi.

Ma il dolore più innaturale e inamovibile del mondo ha solo un senso: dare una parte di sé per cercare di regalare una vera speranza a chi sta vivendo un presente terrificante. “La grande corsa della speranza”, “Stragiaxà Race 2011”, canotte gialle, amici di corsa……sono tutti piccoli (ma grandi) espedienti che aiutano a srotolare l’inspiegabile pergamena dell’esistenza, cercando di fare qualche cosa di variopinto e profumato. Magari dolce e anche utile.

Ah,.. dimenticavo: il Natale non c’entra niente.

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