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Commenti e Opinioni

Ennesimo malcostume: ecco i clonatori di pettorali

Rubriche - Commenti e Opinioni

Abusivi_Clonatori_di_Pettorali

Non c'e' niente da fare, noi italiani siamo i numeri uno e non perdiamo occasione per dimostralo, a sud come a nord, in questo caso all'estremo nord dello stivale, il Trentino.
La Garda Trentino Half Marathon ha avuto un notevolo successo partecipativo, le iscrizioni si sono chiuse in anticipo a causa del raggiungimento del numero massimo di atleti che potevano essere serviti adeguatamente.
Fatta la legge trovato l'inganno ed ecco che la fantasia italiana s'e' manifestata, seppur in modo non nuovo (i duplicatori s'erano gia' visti a Carpi e Torino), quando diversi podisti (per ora 3 ma forse ora ne usciranno altri..) hanno pensato bene di tirare fuori il pettorale dell'anno prima (troppo simile) per correre indisturbati la bella gara di Riva del Garda.
Questi furbacchioni, pero', non hanno fatto i conti con gli occhi elettronici dei fotografi dell'agenzia che li hanno immortalati ed inseriti nei propri database per permettere ai podisti di ricercarsi per pettorale ed acquistare le proprie foto.
Non appena i legittimi affidatari dei pettorali, 997, 1537, 2365 sono andati a cercare le proprie foto, hanno incredibilmente trovato le immagini di tre sconosciuti in mezzo alle proprie a causa del pettorale identico (provate anche voi scegliendo anno/gara/nr. su http://www.photosprint.it/searchphoto.asp).
La cosa incredibile è che uno di questi podisti pare fosse iscritto regolamente ma con un altro pettorale, ma allora, vi chiederete, perche' correre con un numero del 2010, la risposta è "spettacolare": perche' il proprio pettorale lo ha dato ad un amico.
L'organizzatore Sandro Poli ha pubblicato, sul sito www.trentinoeventi.it, un annuncio in cui promette di regalare l'iscrizione a chi lo aiutera' a scoprire l'identità di quelli che lui chiama semplicemente abusivi, spiegando che questi podisti hanno contravvenuto con l'inganno al regolamento della manifestazione ed alle normative della Federazione Italiana Atletica Leggera.
Inoltre, aggiunge Poli, questi signori hanno arrecato danno all'organizzazione in quanto queste persone hanno usufruito degli stessi servizi riservati a chi era regolarmente iscritto ed aveva pagato, ma sopratutto, hanno messo chi organizza in condizione di dover rispondere in prima persona di eventuali danni da loro arrecati a cose e/o persone, la polizza assicurativa, infatti, copre solo i danni arrecati dalle persone iscritte regolarmente.

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 24 Novembre 2011 07:14)

 

Quanto costa correre in Italia...

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Quello che stiamo vivendo è il momento più difficile dell’economia Italiana. A noi non resta che fare attenzione ai nostri portafogli e cercare di spendere bene anche per le solite passioni. A tal fine abbiamo fatto una piccola indagine su quanto costa correre in Italia. Venne fatta anche nel 2009, e il soggetto di riferimento è sempre un uomo di 40 anni, sposato con due figli, un posto di lavoro, vive a Roma e dedica il suo tempo libero al podismo, ha un buon passo e chiude una mezza in 1h28'. Le scelte per i suoi acquisti passano dal negozio di fiducia specializzato, al grande centro commerciale, fino alle offerte sui siti specializzati per viaggi e tempo libero.

Fa parte di una società dilettantistica e partecipa al campionato sociale in cui vi sono in programma 29 gare, tutte nel Lazio. Cerca di approfittare delle scadenze più economiche, in particolare per le gare più lunghe.

Iniziamo con le gare: 29 nella sua regione

Num. NOME GARA KM COSTO

1 Corri alla Befana 10 10

2 Trofeo Lidense 15 8

3 La corsa di Miguel 10 10

4 Tre Comuni 23 13

5 Giro del lago di Bracciano 34 18

6 Roma - Ostia 21 25

7 Maratona di Roma (Speciale) 42 40

8 Vola Ciampino 10 10

9 Granai Run 10 12

10 Roma Appia Run 13 10

11 Campus (Speciale) 10 4

12 24X1 ora (quantità) 10

13 Race for the cure 5 13

14 Formula Run cup 10 10

15 Campagnano 10 10

16 Jennesina 11 10

17 Maratonina di Poggio Mirteto 10 10

18 Corriroma (quantità) 10 12

19 Mezza del lago di Vico 21 16

20 12X1 ora (quantità) 10

21 Trofeo Uva Italia (Speciale) 10 10

22 Mezza dei Castelli Romani 21 12

23 Maratonina delle Castagne 10 10

24 Corsa dei Santi 10 12

25 Mezza di Fiumicino 21 12

26 Corriamo al Tiburtino 10 10

27 Monterosi Run 10 10

28 Trial dei due Laghi 21 15

29 Best Woman 10 11

Totale          363 euro

Con i suo i compagni di squadra prende parte ad una mini trasferta fuori regione. Con largo anticipo prenota un volo con la compagnia di bandiera. Partenza sabato pomeriggio, rientro domenica sera:

80 € •volo A/R con una compagnia italiana• prenotato 2 mesi prima

40 ۥ albergo camera doppia, divisa con un amico, servizio di prima colazione

50 €• •il costo del pettorale

40 €• •tra la cena del sabato e pranzo domenica: totale 210€

Passiamo alla trasferta che in molti non rinunciano ad avere nel curriculum. La Maratona di NY. La lista degli italiani in gara ha riconfermato il gruppo azzurro come il più grande degli stranieri. Dal 2010 al 2011 ecco i dati: Gli italiani iscritti a NY 2011 sono stati 3764 di cui 317 romani. Gli italiani iscritti a NY 2010 erano 3936 di cui 293 romani. C'è stato un calo globale di 172 unità. Roma è cresciuta numericamente, a dispetto del momento difficile. Per andare a correre a NY, Boston, o anche a Londra in molti fanno dei sacrifici, non solo fisici ovviamente. Rinunci a più di una cosa, fai la formichina per un periodo, racimoli quanto serve e ti lasci un margine per arrivare fino in fondo. E' la politica del maratoneta, anche nella vita di tutti i giorni. Non siamo gente da beni al sole, siamo lavoratori che per una volta l'anno lasciano da parte sbattimenti e nevrosi da bollette appese al frigorifero di casa e corrono nel mondo. 5/6 giorni di assoluta goduria. Ma siamo anche quelli che, una volta tornati a casa, rimettiamo i piedi per terra, timbriamo i cartellini, alziamo le serrande dei negozi e riapriamo le porte degli uffici. Ovviamente controllando se ci sono nuovi pagamenti da fare... L'Italia sta vivendo uno dei momenti economici peggiori della sua storia dal secondo dopoguerra, ma di chi è la colpa? A quanto ancora dobbiamo rinunciare? Io credo che realizzare piccoli grandi sogni come NY è una sorta di consolazione, rifugio, coccola di vita, chiamatela come volete. Nel farlo non chiediamo niente a nessuno, non togliamo niente a nessuno. Il passo, se fatto in proporzione alla gamba, non ti fa cadere, e sono certo ti porta fino alla finish line.

Il costo della trasferta è di un pacchetto standard Classic di 6 notti

Trasferta all’estero: •New York City Marathon 6 notti•

Viaggio con• il pacchetto all inclusive dei Tour Operator• (cat. Classic 6 notti)

1.234 €• pacchetto base: volo, più albergo sulla 49° street••

Aggiungere:

300 ۥ pettorale

60 ۥ Prenotazione

319 € Tasse aeroportuali

€ 70 €• Passaporto nuovo

Totale: 1.983 €

Veniamo all’abbigliamento

•Scarpe e Abbigliamento:• •

Un atleta che partecipa a 30 gare si allena con una frequenza tale da consumare 2 paia di scarpe. Quindi in un anno acquista 2 per l'allenamento e un paio per la gara. Scarpa per allenamento e per gara:

Scarpe:

Scarpe per allenamento 90 € + 80 €

la seconda 120 €

Totale scarpe 290 ۥ

Ovviamente non compra tutto nuovo ogni anno, ma solo alcuni pezzi come ad esempio una Giacca Pioggia: 60 € - Completino nuovo estivo: 30 € - Maglia termica invernale: 80 €

Totale abbigliamento 170 €

Libri• e riviste di settore in abbonamento o non in un anno : 50 €•

Iscrizione gruppo di appartenenza (incluso tesserino Fidal) 60 €

Ha deciso di comprare un GPS: 145 ۥ

Spesa annnuale per gli integratori 40 €

Ciclo di massaggi: 2 volte al mese per un anno: 500 euro

Visita medica annuale 60 ۥ

Molte delle spese elencate non sono fondamentali per la pratica sportiva, ma ormai da podisti nel nuovo millennio ci piace affrontare, perché i gusti cambiano, i prodotti si adeguano alle nuove necessità. 30 anni fa molte delle spese da noi elencate non erano nemmeno prevedibili. Tutto cambia e i mutamenti segnano il passo delle nostre attività, che siano ludiche o per lavoro, le nuove tecnologie ci portano a nuove comodità, piccoli vizi che fanno la differenza, in gara e in allenamento.

Il Totale delle spese che il nostro podista potrà affrontare in un anno è di: 3.870 Euro

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Maratona: l’ultimo simbolo del rincretinimento presenile?

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E’ uscito ieri un articolo sul Corriere della Sera, a firma Tommaso Pellizzari che parla dei quaranta-cinquantenni che dopo una vita d’ozio si buttano sulla corsa e questo è un chiaro sintomo di rincretinimento presenile. Per l’autore era solo un sospetto, ormai divenuta certezza. A testimonianza cita un amico appena andato a New York.

Alla prima lettura non Vi nascondiamo che la nostra reazione è stata sostanzialmente negativa, anche se va dato atto che in alcuni aspetti non si può dargli torto, ad esempio sull’irrefrenabile voglia di molti principianti di cominciare la propria esperienza con una maratona, che dovrebbe essere un non obbligatorio punto di arrivo, così come considerare la Grande Mela alla stregua di una mecca del running dove ogni podista deve recarsi a rendere omaggio almeno una volta nella vita. 

Risparmiandovi i suoi commenti sulle under 25 o le moto di grossa cilindrata, Pellizzari, che si dichiara incompetente della materia (e ce n’eravamo accorti leggendo il pezzo), va poi incontro a tutta una serie di errori ma anche di banalità che non condividiamo. Secondo lui, correndo, oltre ai chili, automaticamente si perdono le unghie dei piedi. Guai poi a parlare di nutrizione sana e sfide con se stessi. Troviamo inoltre quantomeno fuorviante il passaggio sui “rischi per la salute” correndo, come se i benefici di tale attività non fossero ben più numerosi. Sembra come quello che non va in aereo perché ogni tanto ne casca uno e poi s’infila in auto in tangenziale…

Venendo poi all’aspetto tecnico, si domanda perché non ridurre la cosa ad “una sana mezz’oretta tre volte alla settimana” senza sapere che uscire a correre, magari per un’oretta, con cadenza bi o trisettimanale, corrisponde al programma della gran massa dei podisti che spesso cercano di ritagliarsi lo spazio per questa attività, senza rubare tempo alla famiglia. Ma per Pellizzari sembra che alzarsi presto per andare a correre sia disdicevole. 

Concludendo, l’autore c’informa che a causa di una “piccola malformazione della quinta vertebra lombare” non può svolgere attività fisica su terreni duri. Suggeriamo una sana mezz’oretta di corsa, magari con tratti al passo se non ce la facesse, su della morbida erbetta, oppure un giretto in bici la domenica. 

rodolfo.lollini@podisti.net

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Ultimo aggiornamento (Martedì 15 Novembre 2011 13:25)

 

Il podista tassonomico

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Ho visto gente, lungo la propria trionfante carriera, tramutarsi in veri collezionisti d’imprese. Più vanno avanti con i traguardi tagliati e più ampliano la raccolta di oggetti, riconoscimenti, cimeli delle tante gare che poi espongono in diversi angoli di casa e non solo.

Un approccio tassonomico, in cui si ordinano i ricordi in un sistema di classificazione composto da una gerarchia, del tutto personale, ma d’effetto per amici e parenti, ormai stremati dalla compulsiva attitudine del podista in oggetto.

Una volta sono entrato nello studio di un amico, le pareti erano completamente tappezzate di pettorali, tutti con la bella cornice di legno e il vetro. C’è da dire che l’effetto era assicurato, ovviamente su ognuno c’era scritta la distanza della gara e relativo final-time. Neppure le foto del mio matrimonio sono sistemate così bene. Per gli impegni podistici che hanno fatto storia il podista tassonomico ha stampato i diplomi delle maratone, li ha messi tutti in fila, creando un curriculum che fa invidia al primo della classe di quando andava al liceo.

Non contento dei risultati in gara, negli anni ha prodotto una serie lunghissima di agende sportive, dove ha trascritto tutti gli allenamenti, i tempi, i lavori nei periodi di carico e i chilometri macinati nelle settimane di avvicinamento alle maratone da fare. Le agende adesso hanno occupato il posto dei libri di cucina nella libreria del disimpegno, ogni tanto le riapre, cercando la ricetta migliore per tornare ai vecchi ricordi e, magari, l’indomani, inanellare la stessa sequenza di 1000 in pista, per l’invidia dei ragazzi del campo.

Passiamo invece all’oggetto più esposto di tutti: il medagliere. Appeso in salone, o in un punto di passaggio di casa, “Uuauuu, ma che sono tutte le medaglie che hai vinto?”, chiedono gli amici ogni volta che passano davanti alle reliquie, e tu con aria trasognata e dissacrante: “Beh, sì alcune ….” . Farlo suonare, con il tintinnio delle patacche, nei momenti in cui devi trovare ispirazione in vista di un 10,000 veloce è musica per le tue orecchie…

Poi ci sono i poster delle maratone, specie quelle internazionali, sistemati lungo i corridoi di casa. Manco fossimo al MoMa, ovviamente la Maratona di NY apre la collezione…e se non trovi più posto in casa, si passa alle pareti dell’ufficio, per la felicità dei colleghi che ormai subiscono in silenzio e rassegnati.

Veniamo allo strumento principe del podista: le scarpe. Quella del tuo personale, della prima maratona, il modello usato nella trasferta della vita, tutte rigorosamente esibite o in balcone per fare uscire la bile al vicino di casa che in balcone ci va solo a fumare quale unico rifugio concesso dalla moglie ex fumatrice, oppure, hai preferito non rischiare che il tempo le potesse segnare più dei tuoi passi e hai preferito la teca di vetro, posta accanto ai vini buoni nel tinello.

C’è gente che ha conservato la cuffia del suo primo triathlon, il chip ricordo della prima NY marathon, cimelio pagato a caro prezzo visto il refund imposto di 30 dollari, “ma chissene frega e quando la rifaccio NY …”, due anni dopo per la cronaca. Ci piace avere le nostre manie, piccoli gesti compulsivi, attenzioni verso fatiche che con il tempo sbiadiscono come i pettorali abbandonati nel cassetto della scrivania o peggio ancora lavato e stirato con la vecchia divisa sociale che non usi più.

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FF,FB,NY - anagrammatica della maratona contemporanea

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Con contributo interno di Maurizio Lorenzini.

Francoforte, Facebook, New York. I mezzi di comunicazione sono così veloci che ci inducono ad esprimere idee prima di averle pensate... Questo più che un articolo è un racconto breve, arzigogolato a mo' di flusso del pensiero. Uno stile poco ortodosso per un pezzo con pretese giornalistiche, un format curioso per non annoiare il lettore... 

E' lungo: condenso nella prima parte una sorta di riassunto dei concetti più rilevanti, i paragrafetti titolati invece raccontano di più. Diciamo che il pezzo ha un senso compiuto anche se non avrete la pazienza di leggere anche i suddetti “paragrafetti”.  

Sono un discreto atleta e mi diletto di maratona; a 30 anni suonati il mio personale è fermo a 2h23'07” (Carpi 2006) ma sento di aver ancora qualche cartuccia da sparare... Dopo New York 2010 pensai di abbandonare la maratona, sconfortato da alcuni problemi muscolari. Poi un buon dietologo trovò la soluzione al mio problema di catabolismo proteico durante sforzi intensi e prolungati come la maratona: assumendo fonti proteiche durante lo sforzo limito il fatto che il mio organismo anziché consumare grassi si “mangi” tessuto muscolare.

Con rinnovata fiducia mi rimisi alla prova della maratona in primavera, inserendo dei lunghi nella preparazione dei cross e riuscendo a conquistare un buon terzo posto nella Brescia Art Marathon in 2h27' e spicci, crono un po' falsato dal maltempo... Poi vennero alcuni mesi difficili per ragioni lavorative e di stress psicofisico, infine arrivarono una ripresa verso fine estate e la scelta di preparare la maratona di New York. Volevo tornare sulla scena della disfatta, entrare a Central Park con gambe buone e chiudere in spinta, magari essere il miglior italiano in gara! Arrivò però anche l'invito come “elite” per Francoforte, in programma solo 7 giorni prima della NYCM. Che fare? Francoforte il 30 ottobre o New York il 6 novembre? Ho voglia di correre e il dilemma è presto risolto: mi faccio coraggio e decido di correre entrambe le competizioni. Ovviamente non è consigliabile correre due maratone a distanza temporale così ravvicinata, tuttavia rinunciare all'opportunità di correre su un percorso veloce come Francoforte mi sembra sbagliato e buttare all'aria il sogno di New York mi dispiace.

La doppia maratona, intesa come sforzo intenso è senz'altro un'imprudenza, probabilmente un'autentica sciocchezza, ma l'entusiasmo obnubila le mie conoscenze della teoria dell'allenamento (in cui anche il recupero fisico è un momento fondamentale). Per mia fortuna il mio premuroso tecnico (Fabrizio Anselmo) mi riporta nell'alveo del ragionevole, anche perchè non posso permettermi di dare il cattivo esempio ad alcuni amici amatori cui dispenso consigli.

Lo stato di forma è buono e decidiamo di provare a limare il personale a Francoforte. Domenica scorsa perciò mi sono schierato al via nella città tedesca e – nonostante un vistoso calo negli ultimi chilometri – ho concluso in 2h24'14”. Non è un nuovo primato personale, non rappresenta nemmeno un piazzamento di prestigio in una gara in cui il vincitore, il keniano Wilson Kipsang, ha sfiorato il record del mondo in 2h03'... ma è un ritorno su livelli “interessanti” per un italiano non professionista. È un rientro che mi proietta con fiducia sul 2012 e che mi lascia ben sperare per la New York City Marathon di domenica. Ovviamente non sarà possibile conseguire un risultato cronometricamente rilevante, anzi spremermi troppo sarebbe senz'altro controproducente; tuttavia rappresenterà un'esperienza di cui fare tesoro (come gestione dello sforzo e strategia di gara, o come capacità di leggere la gara e il mio stato fisico e decidere lucidamente il da farsi. Ma anche come fatto culturale non sarà un momento da scartare).

Di seguito approfondisco quanto scritto sopra, senza presunzione o personalismo, ma per il semplice gusto di condividere qualcosa per ragionare ad alta voce e apprendere dal confronto e dallo scambio di opinioni.

FB: FaceBook

Il 19 ottobre, quando finalmente sono sicuro dell'invito come “elite runner” a Francoforte, in programma il 30 ottobre, e quando già so che correrò a New York, previsto solo 7 giorni dopo, aggiorno il mio status su Facebook con una bella boutade dai toni tanto enfatici quanto “sbruffoni” (addirittura in terza persona e bilingue, in pieno stile faccialibro, come se all'atletica vera – professionistica e seguita dal grande pubblico – importasse qualcosa della mia programmazione agonistica)...

“Ok, suspence finita! Tito Tiberti fa un esperimento e correrà due maratone in 7 giorni: a Francoforte il 30 ottobre, da elite runner, e New York il 6 novembre, dove darà il 120% delle energie residue! Si accettano scommesse, d'altra parte vanto un credito con Central Park e quest'anno avrò gambe buone per il finale!!! Devo una dedica a una persona e non posso fallire :)
Suspence is over: gonna run 2 marathons in 7 days: elite runner in Frankfurt on 30th Oct. and "full of enthusiam" in New York on 6th Nov.! I'll give 120% in NYCM, 120% of what's left after a PB-hunting in Germany! Gotta dedicate the result to a special One, can't fail :)”

In tempo reale sulla mia “bacheca” compaiono decine di “mi piace” e svariati commenti entusiastici: è facile scambiare una sciocchezza dal punto di visto tecnico (parliamo di atletica leggera) e sotto il profilo sanitario (è noto che i medici consiglino due maratone in 7 giorni...) per un'impresa eroica. In effetti la maratona è portatrice sana di eroismo: il solo fatto di essere in grado di portarla a termine è fonte di sempiterna autostima.

Non passa nemmeno un'ora che si fanno sentire anche gli scettici, più “riservati”, che mi contattano in privato. Un amico (Lorenzini, sei allo scoperto!) in particolare mi domanda se l'affermazione non mi sembrasse un po' “fanatica”. Certo che lo è! Ho azzardato un'interpretazione calcistica del nostro sport... Se l'atletica occupasse più di un trafiletto sulla Gazzetta potrei essere una delle firme principali, considerando la mia capacità provocatoria, sensazionalista e (auto)ironica. L'intento (ben celato) era quello di sbeffeggiare chi riesce davvero a correre due maratone a tutta in sette giorni senza “schiattare”...

E' vero, mi sono presentato al via a Francoforte e mi ripresenterò ai nastri di partenza newyorkesi, ma dubito che la seconda possa essere una prestazione che vada al di là della passeggiata turistica! A Francoforte invece qualche soddisfazione me la sono tolta. Ma racconto poco oltre, qui e ora mi preme sottolineare come sia facile lasciarsi prendere dall'entusiasmo e pensare di poter strafare. Con mezzi fisici “normali” (i miei, per esempio) e un buon allenamento si possono fare discreti risultati in maratona, ma non si possono fare miracoli. I miracoli li faceva quello che creò per 6 giorni e si riposò il settimo, non io che voglio riposarmi 6 giorni e faticare il settimo. Oppure li fa chi ricorre all'aiutino da casa (non da casa sua, da quella del farmacista!).

Avevo scambiato una scelta (atleticamente) suicida per un'avventura eroica, ma avevo dimenticato di non essere Captain America o James Dean...

Il mio onesto allenatore mi ha rimesso in riga, ricordandomi che magari con l'entusiasmo e la voglia di correre potrei anche correre decentemente a New York ma che poi ci vorrebbero mesi e mesi per recuperare (sempre ammesso che una doppia maratona non mi “scassi” qualche articolazione...). E siccome vado a NY a prendermi una parte di me lasciata tristemente lungo la 33^ strada due anni fa, non sento la necessità di essere eroico. Mi basta andare sapendo che non ho più paura dei 42km e che ho di nuovo una voglia gioiosa e infinita di correre...

David Grossman ha recentemente scritto: “Strana è la corsa, è stancante tanto da purificarti, e ti aiuta molto bene a collegare insieme le nascoste radici degli attimi, e quasi non si sa se sei tu che corri o se tutto scorre attorno a te in un lento movimento di giostra, paesi che hai già oltrepassato ecco ritornano a galleggiarti davanti nel buio”. Mi pare che correndo in controllo sugli stradoni della Grande Mela potrò cogliere meglio il panta rei cosmico ed apprezzarne la relatività dello scorrere rispetto al mio stesso essere in movimento!

FF: FrankFurt 2011

Intanto Francoforte è fatta, mi aspettavo di ritoccare il personale, ma non ce l'ho fatta, eppure sono contento del mio 2h24'14”. Sono uscito con un pensiero, che esprimevo così a un amico, a mezzo FB: “DD, sai qual è la nuda e cruda verità che ci riporta coi piedi per terra? Che io son bravo ma il mondo è 20' più avanti, che tu sei bravo ma io sono 20' più avanti, che 20'-40'-60'-etc più indietro di te ci sono decine di migliaia di runner... Quindi l'unica cosa sensata da fare è godersi quel che viene, giocandosi onestamente le proprie carte nella sfida con se stessi... una sfida che dura tutta la vita e che rende ogni gara (ma la maratona di più) così intrigante e irrinunciabile!”

Ma anche con una sensazione piacevole, che esternavo via SMS grossomodo con questa formula (comprese abbreviazioni da digitazione cellulare): “D nuovo crampi alla fine,ma sn contento.Dovevo esserC e provarC.Avevo cuore nn gambe.Avevo1pensiero felice in testa.Grazie x il tifo,l'ho sentito ad ogni passo...O almeno l'ho voluto sentire:) ora piango1po'come alla fine d ogni maratona,perché cmq é una conquista!”. O su FB mi definivo: “emozionato più che soddisfatto. Avevo un pensiero felice in testa e l'ho portato con me tutta la maratona, poi l'ho incastonato nella medaglia e spero di non averlo consegnato al vento...”.

Ho corso da solo per 40,5 km., fatto anomalo per una gara molto affollata. Per 30 km sono stato regolarissimo: 33'33” al 10° km, 1h10'50” alla mezza, 1h40'54” al 30°km. Poi ho perso qualche colpo ma in realtà la strada verso il 35° km saliva un po'. È dal 35° al 40° che mi sono “afflosciato” su ritmi vicini ai 3'40”/km. Però la donna che avevo davanti si avvicinava, al 40° ho preso quel poco di coraggio che mi era rimasto e mi sono lanciato all'inseguimento: 3'24” per il 41° km, sarebbe arrivato un 2h23'30” e un posto nei primi 50. Ottimo, pensavo! Invece ogni maratona ha una storia a sé e, mentre non facevo nemmeno in tempo a pensare “dai!”, mi hanno preso crampi improvvisi ai bicipiti femorali ed ho zoppicato fino al traguardo coprendo gli ultimi 1200 metri in 4'55”. Nonostante questo ho superato di slancio una donna etiope che era evidentemente conciata peggio di me... Come al solito, ho potuto constatare che c'è sempre chi sta peggio (sebbene non sia necessariamente un pensiero consolatorio).

La città mi ha lasciato la piacevole sensazione di un agglomerato eterogeneo di culture, etnie e stili di vita: il centro storico è ammantato di antico, la parte più moderna è vetro&acciaio&stradoni: cantieri e gru sono ovunque al lavoro. La gara si snoda in entrambe le parti della capitale finanziaria tedesca, e anche in zone periferiche, più verdi, nonché sui vialoni lungo il Meno. È un tracciato scorrevole ma non banale: qualche leggero saliscendi, tratti un po' più tortuosi, sampietrini... insomma, quel che serve per risvegliare le gambe quando si correrebbe il rischio di “addormentarsi” su velocità di crociera non elevatissime. La macchina organizzativa è perfetta, d'altra parte gli spazi della Fiera sono immensi e si prestano ad ospitare grossi eventi: il centro maratona è amplissimo e i servizi sono dislocati con logica praticità (ritiro pettorali, deposito borse, docce, massaggi, stand commerciali, servizi post-gara). L'arrivo nella “Festhalle” (un salone da concerti) è psichedelico ed esaltante, il transito al ristoro breve e perfettamente accessibile... Insomma, un modello organizzativo da imitare!

NY: New York (City Marathon)

New York mi attende venerdì: con l'amico Teo approderemo nella Grande Mela con l'idea di goderci al meglio le opportunità che la metropoli ci offre, prima sportivamente poi turisticamente! È impossibile pensare a New York come a un viaggio-maratona e null'altro, consiglio di cuore a tutti i podisti di fare il possibile per potersi fermare qualche giorno dopo la maratona ed “assaggiare” un pezzo della città sull'acqua... Sul mio blog ho messo a beneficio di un'amica una specie di “quick guide” alla visita della città, ma è a disposizione di chiunque voglia spulciarla (http://www.titotiberti.it/girotondo-nella-grande-mela.html). Vado per mettere un piede davanti all'altro, vado a NY come amatore. Voglio vivere la maratona come uno che vada per correre in 5 ore e sperimentare tutta la trafila della giornata in maratona: dall'autobus prima dell'alba all'attesa estenuante a Fort Wadsworth, dalla colazione all'aperto al posizionamento in griglia, dai colori e costumi durante la corsa all'arrivo sotto gli occhi di Fred Lebow, dal godimento del tifo lungo il percorso alla fruizione dei ristori, dal ritiro della medaglia al recupero della propria borsa... Insomma, voglio tornare a casa ed essere in grado di raccontare agli amici tutte le fasi della NYCM!

Poi quale sarà il mio crono non lo posso sapere ora, sono stanchino e non si fanno previsioni in queste condizioni. Magari darò del filo da torcere ai campionissimi, più probabilmente dovrò fare i conti con gambe molli!

ML: Contributo di Maurizio Lorenzini

Correre le maratone: ma quante?

Ecco un dilemma che affligge e angustia molti maratoneti, quale è il limite di sopportazione o , se preferite, quello della ragionevolezza?

Esiste un club di supermaratoneti, gente che percorre 42,195 km venti, trenta, quaranta e più volte all’anno, altri che si pongono la domanda se la seconda o la terza nell’arco dello stesso anno siano una buona idea. Poi, meno male, ci sono quelli che non le corrono proprio e campano ugualmente bene.

Proprio nei giorni scorsi a Reggio Emilia si è corso quanto e quando si voleva, qualcuno forse avrà fatto il record di maratone in 10 giorni,i punti di vista di partecipanti e osservatori sono molteplici , spesso in forte contrapposizione tra loro.

Prima di sollevare discussioni sulle scelte, quindi 1-2-10-20 volte e così via, chiarisco subito che in questo piccolo contributo non intendo affrontare la problema del quanto, semmai curiosare, sia pure molto superficialmente, nella logica (?!?) delle scelte che si fanno, del rapporto amore-odio verso questa distanza.

Le scelte, come queste:

D:“ Leggo da qualche parte di un tuo possibile ritiro dalla maratona, onestamente, è vero oppure è solo un effetto onda lunga delle recenti delusioni?

R. E' vero, è una decisione che mi costa fatica ma che ritengo necessaria per lo svolgimento di una vita “normale”.

Si tratta di un runner che avevo contattato tempo addietro, mi sembrava un buon esempio di linearità di pensiero, convinzione nelle scelte…mi sembrava. Ma ci torniamo dopo.

Un record personale lascia indubbiamente un bel ricordo e lo stimolo a riprovarci per fare ancora meglio; è lo stesso record personale che ci fa raccontare di una gara magnifica , perfettamente organizzata, misurazione precisissima, spesso molti di questi parametri non sono veritieri, ma guai a dirlo al maratoneta eccitato ed esaltato dalla sua performance. La “sua” maratona è la più bella del mondo.

Al contrario ci sono quelli che escono devastati dalla maratona, hanno mancato l’obiettivo e ciò genera una depressione mentale ancor peggiore di quella fisica. Povere mogli, amanti , figli , amici, colleghi, magari il soggetto in questione è un importante manager, le conseguenze sulle perfomance aziendali sono più che un rischio concreto.

Eppure quasi sempre gli insuccessi in maratona sono legati, in questo ordine, a scarsa preparazione, eccessive aspettative, alimentazione inadeguata.    

Ma torniamo alla domanda/risposta che avete letto in precedenza. Un runner di livello medio-alto, con una certa esperienza podistica, di ottima cultura, che dichiara in modo inequivocabile l’esigenza e la decisione di tornare ad una vita normale.

Ora il soggetto in questione lo scopriamo, nel vero senso della parola, che ha corso la maratona di Francoforte e che correrà quella di New York; a rendere ancora più clamorosa la notizia è il fatto che Francoforte si è corsa il 30 Ottobre e New York il prossimo 6 Novembre, anno 2011!!

Imputato Tito Tiberti, si alzi e ci faccia capire ……

yXr: yogaXrunners e il mal di schiena che non si presenta!

Non vorrei che questo passaggio passasse come uno spot pubblicitario perchè non è così, perciò sarò breve. Ho sempre sofferto di mal di schiena nelle fasi preparatorie della maratona (diciamo all'aumentare del chilometraggio settimanale) e in maniera acuta dopo aver corso una maratona (due protrusioni discali...). Quest'anno – in cui l'elemento nuovo nella mia preparazione sono due sedute settimanali di yoga con la maestra Tite Togni – sono qui sereno a godermi una schiena in buona salute. Spannometricamente, mi sento di consigliare lo yoga, che può anche non avere una dimensione meditativa spiccata ma essere un vero e proprio esercizio fisico di rinforzo e gestione del respiro.

MG: Muchas Gracias / Martina Greef

Siamo di nuovo a Francoforte; nonostante ci fossero in gara oltre 15000 concorrenti mi sono trovato a correre da solo già dopo 1,5 km e così fino al traguardo. Avevo un riferimento lontano (30” circa avanti a me) nella fortissima Agnes Kiprop con le sue lepri, ma non era un aiuto; da dietro non mi ha rimontato nessuno; quelli che ho superato erano “cadaveri” per nulla in grado di farmi compagnia o aiutarmi a tenere il passo... Ma dopo il km 15 una ciclista dello staff organizzativo mi ha fatto un po' di coraggio, accompagnandomi per dei lunghi tratti (circa 3km tra un ristoro e il successivo). Stava ben attenta a non avvantaggiarmi con la scia della bici o altro, ma ogni tanto mi regalava qualche parola di incoraggiamento e qualche sguardo di “approvazione”... Dopo il traguardo l'ho cercata per ringraziarla, ma non l'ho trovata. Mi ha trovato lei (ancora attraverso FB) che aveva memorizzato il mio numero di pettorale. È stato un gran piacere, ci siamo scambiati qualche parola, per ringraziarci e descriverci il piccolo miracolo della solidarietà sportiva!

Tra l'altro la immaginavo stereotipicamente “tedesca monolitica”, invece è una donna allegra che vive in Spagna e parla anche un po' d'italiano ; 42,195 volte grazie , Martina!

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