Ieri a Cremona erano in palio i titoli italiani individuali di specialità e parrebbe logico che, vista la posta in palio, al termine della gara fosse previsto il controllo antidoping.
Quello che sembra logico a noi comuni commentatori, non lo è per chi in Fidal ha la responsabilità di prevedere l'antidoping che infatti non c'e' stato, come del resto gia' capitato a Lucca in occasione dei Campionati sui 10.000 su strada.
Al termine della gara cremonese ci sono state telefonate tra i dirigenti presenti e altre figure federali, probabilmente, se non ci fosse stata la fantastica prestazione della Ejjafini a rompere le uova, tutto sarebbe passato via liscio senza troppo scalpore ma cosi' non è stato e qualcuno s''e accorto subito che si era trattato di un errore che avrebbe avuto delle conseguenze.
Non ci voleva la sfera di cristallo per immaginare che, almeno in campo femminile, in chiave azzurra, ci sarebbero stati tempi di valore, forse nessuno poteva immaginare il primato italiano ma ero lo stesso ufficio stampa della Fidal che dava la Ejjafini favorita ed in ottima forma, inoltre era prevista la presenza della Straneo che aveva gia' sbalordito prima a Bologna sulla mezza con 1h10'32" e poi a Berlino in maratona con 2h26'33".
In ogni caso, quando ci sono dei titoli in palio, non dovrebbe mai mancare il controllo antidoping e se il regolamento Fidal non lo prevede come obbligo ci auguriamo che venga presto modificato in tal senso.
Ora si cerchera' di correre ai ripari in quanto al fine di permettere la ratifica del primato italiano è necessario, da regolamento Fidal, che l'atleta faccia le analisi entro 24 ore dall'ottenimento del record.
Al di la' del caso specifico si tratta di un regola cervellotica che presta il fianco a diverse criticità, da un lato di scarica sull'atleta l'onere ed il costo delle analisi, dall'altro gli si lasciano 24 ore di tempo per, eventualmente, alterare possibili valori fuori misura.
Intanto e' di questa sera la notizia che giovedì mattina verrà rimisurato il percorso della gara.

"Non si può essere innovativi per sempre. Io voglio creare classici" (Coco Chanel).

A 78 anni, Alfiero Nena ha compiuto un altro piccolo miracolo. Nessuna rivoluzione, nessun soggetto ardito, nessuna perla misconosciuta della città di Roma da offrire in forma di creta al pubblico sportivo. Alfiero ha scelto un classico - il più grande di tutti. Il Colosseo, accompagnato dal suo inconfondibile runner. Due immagini che rappresentano lo spirito stesso della Maratona di Roma e di chi vi partecipa. Un'icona che tutti i maratoneti al traguardo potranno indossare al collo, il 18 marzo 2012. I più veloci, già alle 11:15. I più testardi e duri, alle 3, alcuni anche alle 4 del pomeriggio. Molti la terranno tutto il giorno, fino alla sera, come a dire "…ce l'ho fatta. Il Colosseo l'ho conquistato, ed ora ce l'ho sul petto".

Poche volte è stato così iconico, il lavoro di Nena. Il Colosseo esce dalla rappresentazione in rilievo, ed imprime la sua forma a tutta l'opera, le regala irregolarità, movimento. Unicità. L'asimmetria del lavoro ne è il marchio, e la stessa firma di Nena, quest'anno sembra voler sfondare il perimetro del gesso. "Ci sono ancora - grida Nena attraverso il suo scalpello - e amo ancora Roma e la Maratona e voi che la correte".

L'opera riporta sul fronte la scritta "Corriamo uniti per la pace" (in assoluto il tema più caro allo scultore, da quando ad 11 anni vide coi suoi occhi il bombardamento della natia Treviso) - e sul retro, oltre all'emblema di Roma Capitale, saranno incise le parole "Vinciamo Ogni Discriminazione", ad ideale completamento del messaggio d'amore e unione del fronte.

C'era stato, in principio, un progetto nuovo. Ma è stato evidente fin dal primo momento come Nena, alle soglie dell'ottuagenarietà, desiderasse offrire quello che sa fare meglio. Il suo più grande classico, una summa delle sue 14 precedenti opere per la Maratona di Roma. Ecco, allora, la nostra e vostra medaglia della Maratona di Roma 2012.