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Interviste

Daniele Meucci - un balzo nella storia

Rubriche - Interviste

Magnani_Massimo_Meucci_Daniele_foto_di_Roberto_Mandelli

Fra uno spostamento e l’altro, da Palo Alto a Doha, riusciamo ad intercettare Massimo Magnani, reduce dalla trasferta che ha prodotto un esaltante risultato da parte di Daniele Meucci, rappresentante azzurro di un mezzofondo che a fatica tenta di lanciare segnali di ripresa.

Massimo sempre in giro! Ieri Palo Alto, domani Doha…

Da ragazzino qualcuno mi disse che da grande avrei fatto della strada: cerco di tenere fede….

Sì, però…

Mi rendo perfettamente conto della situazione, ma la mia vita è stata una sfida continua; qualche anno addietro alcune situazioni ed opportunità mi hanno portato a Doha, là si sono aperte nuove possibilità e sfide, appunto, che cerco di portare fino in fondo

Questo però ruba tempo agli atleti e magari ad altri impegni in Italia

E’ vero, ma quali prospettive vere ci sono da noi? Poi, come detto mi piacciono le sfide! Anche quella con Daniele lo è, e pur consapevole delle forti responsabilità che mi sono assunto, è una partita che voglio giocare fino in fondo, anche perché Meucci è atleta e persona dalla spiccata intelligenza e sensibilità, quindi, credo, sia un’esperienza da vivere fino in fondo.

Comunque i riscontri del lavoro sembrano essere buoni…

Va premesso che, consapevole dei miei impegni, il primo passo è stato quello di creare attorno a Daniele un ambito e un ambiente di lavoro che sopperisse alle mie assenze. In questo l’Esercito e “O Maggiò” Martelli (Fabio Martelli è il responsabile del Centro Sportivo Esercito ndr) sono stati determinanti, così come è il lavoro quotidiano che sta facendo Denise Cavallini, atleta, fisioterapista e tecnico che segue Daniele quando io non sono in Italia e che mi relaziona su quello che succede quotidianamente. Denise è stata “scelta” da Daniele ed io ho accettato subito di buon grado perché la conoscevo da precedenti esperienze agonistiche che mi avevano fatto capire che aveva la giusta sensibilità, conoscenza e competenza per integrarsi nel gruppo di lavoro e dare un contributo importante.

Avete, insomma, creato un Team in uno sport individuale

Sì, ma non è una novità! Abbiamo cercato di costruire attorno a Daniele le condizioni tecniche affinché fosse sviluppato il miglior lavoro possibile. Ognuno porta un mattone importante alla “causa”. Ruoli chiari, compiti ben definiti ed un unico obiettivo: la crescita di Meucci! Questo, fra l’altro, succede in tantissimi casi nel mondo! Solo chi non ha voglia di vedere la realtà, si chiude dietro al fatto che io non sono presente quotidianamente di fianco a Daniele e critica speculativamente “sull’allenamento per corrispondenza”. Nel mondo i casi di atleti seguiti da tecnici che non stanno sul posto, sono molteplici: basti pensare a quanti allenatori italiani e stranieri seguono atleti africani, ma basta guardare un po’ la mia storia di tecnico: quanti atleti che abitavano nella mia città ho allenato? Salvo qualche giovane, nessuno! Leone abitava a 800 km da Ferrara, Battocletti a quasi 3h di auto, Carosi, Toniolo, Bourifa, etc,…il più vicino, per distanza kmetrica è Pertile che abita nei pressi di Padova! Ci sono tecnici che abitano nella stessa città dell’atleta che allenano e magari lo vedono solo per gli allenamenti specifici, dicendogli addirittura: “scaldati, che poi io arrivo, appena sei pronto….”, magari, per propri altri impegni, lo vedono solo alla terza prova ripetuta….E’ forse questo un modo corretto di allenare un atleta, pur abitando nella stessa città??  

Vuoi, quindi, dire che la presenza dell’allenatore non è più fondamentale?

No, tutt’altro! Non sto dicendo che bisogna allenare per corrispondenza, ma dico che quando non sussistono le condizioni ideali, vanno individuati percorsi e modalità diversi, per arrivare comunque sviluppare al meglio le potenzialità dell’atleta. Bisogna cercare di percorrere tutte le strade possibili per arrivare a dare il miglior supporto all’atleta. Capisco anche le “resistenze” di qualcuno, ma non è una novità che il mondo dell’Atletica italiana, negli ultimi anni, sia diventato uno dei più conservativi in assoluto. Si è persa, infatti, la capacità di guardare oltre di vedere cosa succede nel mondo e di adeguarsi a nuove situazioni. Molti sono proiettati al passato, invece di guardare avanti e di cercare tutte le soluzioni possibili.

Comunque per tornare a Meucci, 27'32"86 è il quarto tempo di sempre in Italia, miglior europeo nelle liste stagionali...era prevista una serata come quella di Palo Alto? Fra l’altro Meucci è uno dei pochi atleti bianchi ad essersi espresso su valori che sono tipici dei corridori africani degli altopiani…

Per prima cosa, Daniele, dopo la gara mi ha detto: “in graduatoria ho passato gente che ha fatto la storia del nostro mezzofondo…ora devo essere alla loro altezza! E’ una responsabilità in più….!” La programmazione di Meucci era stata presentata alla Federazione fin dal novembre dello scorso anno e questa gara era la prima tappa di avvicinamento agli Europei e alle Olimpiadi di Londra. Da tempo si sa che a Palo Alto si corre in condizioni molto buone, quindi, con Daniele avevamo pensato di andare là, alla ricerca di una buona prestazione cronometrica, ma senza forzare i tempi della preparazione. I riscontri dell’allenamento dicevano che Daniele era più forte di quanto non avesse corso a Birmingham lo scorso anno (27’44”50 ndr), ma mancando le gare in pista non avevo la percezione esatta di quanto potesse correre, pur avendo la convinzione e l’obiettivo che potesse correre sotto i 28’00”. Il resto lo hanno fatto le condizioni climatiche, l’atmosfera del meeting e la classe di Daniele! La prestazione di Meucci fa capire che certi risultati sono fattibili anche dai corridori bianchi e per di più italiani, senza vivere o allenarsi in quota; serve solo avere una strategia adeguata, una programmazione rigorosa e un atleta con forti motivazioni ed ambizioni! Magari adesso c’è qualcuno che si sente confuso…., perché è diventato un luogo comune pensare e credere che certe cose “non sono più per noi”, ma “confondere le idee” in questo modo è davvero bello…!!

Meucci ha corso la seconda parte di gara decisamente più veloce della prima..., quindi, secondo te, può allora correre anche più veloce?

Daniele è arrivato a Palo Alto in condizioni buone, ma non massimali; ha condotto una gara ineccepibile dal punto di vista tecnico-tattico, lasciando intravvedere margini di progresso già per questa stagione, però bisognerà tenere conto che le gare che affronterà più avanti, saranno da correre in funzione del piazzamento, piuttosto che del tempo, quindi non è detto che migliori cronometricamente. Per quello che ho visto, Daniele ha ancora molti margini, se a Londra la gara dovesse svilupparsi su temi non troppo lenti e con pochi strappi, potrebbe anche scapparci un tempo migliore...

Coppa Europa dei 10000m, Europei di Helsinki, Olimpiadi di Londra. Come cambia ora lo scenario verso i principali appuntamenti agonistici della stagione?

Come dicevo poco sopra, la programmazione è stata impostata fin dallo scorso autunno ed in linea di massima non cambierà. Gli obiettivi di Meucci sono quelli di correre agli Europei di Helsinki sia sui 5000m che sui 10000m, con ambizioni importanti, quindi di gareggiare a Londra sempre sui 5000m e 10000m per fare una buona prestazione su quest’ultima distanza e provare a centrare la finale su quella più corta come successo a Daegu.

Non è, forse, un progetto troppo ambizioso?

No, credo di no! Credo sia alla portata di Daniele. La storia dei nostri migliori corridori e mi riferisco ai Cova, Antibo, Mei, Panetta, etc,…., ci insegna che loro non avevano problemi a doppiare le gare e a correrle più volte nella stagione, perché per Meucci si dovrebbero creare questi problemi? Quando un atleta si allena con l’intensità, l’impegno, la determinazione e la motivazione di Daniele, perché limitarlo nella sua espressione finale, cioè le gare?? Oggi Meucci è a Portland con il gruppo di Alberto Salazar per stare con un Team di alta qualità e per capire cosa fanno alcuni dei migliori atleti del mondo (fra loro Galen Rupp e Mo Farah); ha voglia di scoprire cose nuove e di ambire a traguardi importanti: perché dovrebbe essere limitato a gare speculative? L’Atletica va vissuta nella sua totalità, confrontandosi apertamente col mondo!

Quali allenamenti ti hanno fatto capire, nell'immediata vigilia che la California poteva regalare qualcosa di importante...

I segnali erano diversi. Dalla continuità del lavoro dopo l’infortunio di dicembre scorso (microfrattura al malleolo, ndr), alla determinazione nell’allenamento, alla capacità di analizzare e raccontare le proprie sensazioni, dopo gli allenamenti. Erano segnali che mi dicevano che Daniele era più forte dello scorso anno. Poi una prova su tutte, anche se all’apparenza, negativa: la gara di Ala dei Sardi. Avevo detto a Daniele di correre con gli atleti keniani per quanti più km poteva, senza curarsi del piazzamento e del risultato finale. Era importante capire “a che punto eravamo”. Daniele ha interpretato così quella gara, “saltando” dopo circa 6 km (9° al traguardo, ndr). Io, però, avevo capito su quale aspetto dovevamo lavorare nell’ultimo mese, lui tornò più motivato del solito (“non ho saputo durare fatica! Devo pretendere di più da me stesso”, mi aveva detto) e l’ultimo mese è stato un crescendo continuo della condizione fisica e mentale. Da ultimo la gara di Dublino, dove Daniele, nei primi km aveva cercato di seguire Bekele…, al ritorno a casa, pur avendo perso da Lamdassem, mi aveva detto: “in gara, dopo aver capito che stare con Bekele mi avrebbe portato al suicidio, mi sono adeguato al ritmo degli altri ma, pur facendo io l’andatura, passeggiavo; mi sono distratto nella volata finale, ma non succederà più….!” Erano presupposti importanti, segnali positivi che “l’Ingegnere” c’era!

Adesso?

Una gara su strada a New York il 12 maggio, contro i maratoneti americani che correranno a Londra, poi Coppa Europa dei 10000m, per studiare gli avversari e per provare qualche azione tattica in funzione di Helsinki; qualche 3000 e 5000 per completare la preparazione e conseguire il minimo A sui 5000m per Londra, poi lavoro, lavoro e ancora lavoro. Per corrispondenza, naturalmente….!!

Inevitabile la domanda, e la maratona?

Sono sempre 42,195 km…..! Vediamo come andrà ad Helsinki e a Londra, poi cercheremo di capire cosa succede lavorando molto a lungo, faremo una serie di valutazioni funzionali per capire come lavora il motore di Daniele nell’allenamento lungo, continuo ed intenso, quindi tireremo le somme e vedremo se e dove fare delle esperienze. Solo al termine di questo percorso decideremo se la maratona sarà una tappa fondamentale o complementare della carriera di Meucci.

Grazie Massimo e un grande in bocca al lupo a Daniele

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 03 Maggio 2012 15:38)

 

Intervista a Corrado Mortillaro

Rubriche - Interviste

New_York_Marathon_2010_Morselli_Mortillaro_Venditti_Foto_Roberto_MandelliNegli ultimi anni il nome di Corrado Mortillaro compare nelle primissime posizioni di molte competizioni, dalla Mezza del Castello di Vittuone alla Scarpa d’Oro di Vigevano, dalla Mezza di Siracusa a quella di San Gaudenzio a Novara per citarne solo alcune. Nato il 25 settembre 1985 a Siracusa, attualmente vive a Vermezzo con la moglie Rosita e la piccola Roberta, dividendosi tra impegni famigliari, atletici e lavorativi presso il Carcere di San Vittore di Milano.

Come e quando ti sei avvicinato alla corsa? Vista la giovane età, avrai iniziato molto presto.

Sì, ho iniziato nel periodo delle scuole medie. Io giocavo a volley, ma la mia professoressa di ginnastica mi spinse a dedicarmi all’atletica e così partecipai alle selezioni provinciali dei campionati studenteschi, arrivando quinto nel 2004 ai Campionati Italiani Juniores di mezza maratona.

Quali sono stati i primi successi? Con quale squadra?

Ho iniziato vincendo i Campionati Studenteschi provinciali e regionali. Nel 2006 entro nella squadra della Libertas Siracusa, ma dopo due anni passo all’Atletica Gonnesa di Cagliari con la quale divento vicecampione italiano promesse di mezza maratona col tempo di 1h09’; vinco anche i regionali di cross e nel 2010 arrivo quindicesimo al campionato assoluto di mezza maratona col tempo di 1h07’.

Come hai conosciuto il tuo allenatore, il tecnico molisano Pasquale Venditti? Come ha cambiato il tuo modo di allenarti?

Ho conosciuto Pasquale Venditti via mail. Mi ha scritto facendomi i complimenti per i miei risultati e da qui abbiamo iniziato la nostra collaborazione: lui mi manda le tabelle d’allenamento, che io poi metto in pratica. Grazie a questa collaborazione sono riuscito a vincere tredici mezze maratone, ma quella che ricordo più volentieri è la Mezza di Padenghe sul Garda, dove ho fatto il mio personale di 1h05’06’’.

Si è scritto molto di una tua partecipazione nel 2010 alla maratona di New York: ci sei andato?

Sì, sono andato a New York, ma non avevo il pettorale dei top, così sono stato messo nelle griglie con gli amatori. Ho sofferto molto il freddo e questo mi ha causato dei malesseri che mi hanno obbligato al ritiro dopo il trentesimo chilometro. Spero di riuscire presto a rifare l’esperienza, con esiti migliori.

Dal 2011 corri per l’Atletica Palzola: come ti trovi nella squadra guidata da Casagrande?

Sono stato contattato via mail anche da Casagrande che mi ha chiesto di passare alla sua squadra. Sto molto bene nell’Atletica Palzola: l’atmosfera che si respira è quella di una grande famiglia.

Negli ultimi mesi ti abbiamo visto impegnato non solo in gare su strada, ma anche su percorsi sterrati: dove ti trovi meglio?

Recentemente ho corso un trail a Borgomanero di 25 km, ma dopo ne ho risentito un po’ sulle gambe. Mi piace, però, sperimentare, tanto che vorrei fare altri trail e cimentarmi anche nelle corse in montagna. I miei fondi preferiti rimangono, però, quelli misti.

Quali sono gli avversari da battere?

Devo ammettere di essere competitivo, ma non ho avversari se non durante la corsa. Finita la gara ho solo amici.

Recentemente sei diventato papà: cos’è cambiato nella tua vita?

La mia vita è diventata molto impegnata: al mattino mi occupo di mia figlia Roberta, poi mi alleno e subito dopo corro al lavoro. Avendo così poco tempo da dedicare all’allenamento, con Venditti abbiamo studiato delle tabelle che puntano sulla velocità e la resistenza, inserendo un lungo da 26 km ogni dieci giorni.

Fai progetti per il futuro?

I miei progetti sono quelli di star bene con la mia famiglia e continuare a divertirmi praticando sport.

Perché corri?

Semplicemente perché mi diverte!

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 26 Aprile 2012 16:51)

 

Da New York a Londra, speranze e attese di Mary Keitany

Rubriche - Interviste

Mary_Keitany_New_York_2011__foto_Roberto_Mandelli_Probabilmente ricorderete la folle gara della kenyana Mary Keitany alla scorsa Maratona di New York, quando si involò dopo pochi chilometri correndo a ritmi incredibili (67'56'' a meta' gara, ndr), c’era aria di nuovo record della gara e di una performance incredibile invece si rivelò una tattica suicida….vedi link al pezzo.

http://www.podisti.net/2010/index.php?option=com_content&view=article&id=11721:new-york-e-il-harakiri-di-mary-keitany&catid=17:interviste&Itemid=103

Ora la rivedremo alla London Marathon, gara che ha vinto nel 2011 e che si correra' domenica prossima (22 Aprile). Intanto ritroviamo il suo allenatore, Gabriele Nicola, che intervistammo nel dopo gara di New York, quando cercavamo di capire che cosa fosse accaduto.  

Ne approfittiamo con lui per fare anche un piccolo passo indietro, parlando di Boston, dove era presente.

Come sono andate le cose? So che vi hanno preso parte 3 atleti della Demadonnathletics, il management con cui lavori. 

E' stata una gara corsa in condizioni meteo durissime, con temperature di circa 30 gradi nella parte finale nella quale molti dei favoriti hanno dovuto alzare bandiera bianca ma che si e' rivelata una splendida giornata per il nostro gruppo, con la vittoria della kenyana Sharon Cherop (gia' medaglia di bronzo ai Mondiali 2011 in Daegu, ndr) e il secondo posto del suo connazionale Levi Matebo Omari.  

Personalmente poi la gioia e' stata doppia perche' sono anche l'allenatore di Sharon e ci lega un fortissimo rapporto umano. Voglio bene a tutti i miei atleti, cerco di fare del mio meglio per aiutarli nella loro carriera ma con lei c'e' un feeling speciale come con pochi altri, perche' quando ho avuto dei momenti difficili sul piano personale lei mi e' stata vicina come una sorella.   

E adesso Londra, dove siamo certi che Mary si augura di tornare da protagonista tra qualche mese...

Intanto incominciamo con il dire che Mary oggi pensa soltanto alla gara di domenica, in merito alle Olimpiadi, qualora come auspichiamo sia ufficialmente convocata dalla Federazione Kenyana a fine mese, inizieremo a ragionarci da inizio Maggio.  

In quanto alla London Marathon sara' una gara durissima perche' il cast delle top atlete include il meglio del mondo a parte la russa Shobukhova e le etiopi Tiki Gelana e Aselefech Mergia. Tuttavia lei si e' allenata molto bene, la forma e' la migliore della sua vita ed e' pronta per difendere il titolo 2011, chiaramente mettiamo in conto anche una sconfitta ma io e lei siamo ottimisti per domenica.  

Ci aspettiamo una gara veloce sin dall’ inizio, con due pacers donne (le kenyane Peninah Arusei, altra atleta da me allenata, e Joyce Chepkirui) che dovrebbero leprare sino ai 25/26 km ad un ritmo da 3'17''/3'18'' per km (circa 1h 09'15'' a meta' gara), poi tocchera' a Mary prendere le redini della competizione e cercare di fare la selezione decisiva.  

Penso che la rivale piu' pericolosa sia Florence Kiplagat, la possibile sorpresa l'etiope Atsede Baysa, che viene data in grande crescita, ma tutte meritano attenzione e rispetto. Sicuramente sara' una maratona divertente per gli spettatori sulla strada e davanti alla televisione.  

Quali sono i programmi della Keitany da qui alle Olimpiadi? 

Confermo quanto detto sopra, prima pensiamo alla London Marathon e poi faremo tutti i programmi per le Olimpiadi dal giorno successivo alla convocazione da parte della Federazione Kenyana. Mai "mettere il carro davanti ai buoi" come diceva la mia nonna...

So che vivi prevalentemente ad Iten in Kenya, non so quanto segui le vicende italiane ma certamente avrai saputo del grande risultato di Valeria Straneo, che tra l'altro e' una tua conterranea. Che cosa ne pensi? 

Prima di tutto sono contento per Valeria, che conosco da molto tempo e le auguro ogni bene alle Olimpiadi di Londra, ove ho appreso ieri dalla Gazzetta dello Sport che sara' convocata. Detto questo, spero presto come persona curiosa di cosa accade nel nostro mondo dell'atletica e desiderosa ogni giorno di imparare qualcosa di nuovo che un medico, magari il bravissimo Fiorella che collabora con la Fidal, mi spieghi cosa e' capitato nel suo corpo dopo l'operazione alla milza. Non vorrei mai che un giorno Mary Keitany mi chiedesse di farsela asportare anche lei visto gli enormi progressi di Valeria pensando che sia un organo del corpo umano che non serve a nulla...

Ed infine, una domanda piu' personale. Come vanno le cose per te? 

A fine 2011, per tante ragioni che preferisco rimangano private, ho avuto un momento di grossa crisi professionalmente parlando ed avevo deciso di mollare questo tipo di vita ma fortunatamente non l'ho fatto.

Grazie a Dio, la passione per l'atletica, la stima del mio datore di lavoro Gianni Demadonna, che qui pubblicamente ringrazio, e di parecchie delle persone con cui avevo collaborato negli ultimi anni, la caparbieta' con cui Mary Keitany e le altre ragazze del management si sono battute per farmi cambiare idea e soprattutto la vicinanza umana di Sharon Cherop e Lidia Cheromei (la vincitrice della Prague Marathon 2011, ndr) mi hanno fatto cambiare idea ed oggi ne sono felice.

Grazie e in bocca al lupo per Londra...due volte.

Grazie a te e a tutti di voi di Podisti.Net  

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)

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Ultimo aggiornamento (Sabato 21 Aprile 2012 15:48)

 

Lahcen Mokraji, un outsider alla Barclays Milano City Marathon?

Rubriche - Interviste

Mokraji_Lahcen_Fabio_Maderna_foto_Roberto_Mandelli

Lo scorso 20 novembre Lahcen Mokraji, atleta marocchino nato nel 1979 a Casablanca e da 11 anni in Italia, vinceva la 5^ Maratonina Città di Crema con una gara tutta in solitaria. Come avevo scritto nella mia cronaca di quella gara, miei compagni di viaggio erano stati Roberto Mandelli e lo stesso Lahcen con il quale avevamo parlato di corse, del suo paese e del suo ambientamento in Italia, scoprendo un ragazzo semplice, ma determinato negli obiettivi, innamorato della corsa e della sua famiglia.
Da quel giorno non avevo più incontrato Lahcen anche perché una buona parte di questi mesi li ha trascorsi in Marocco e poi in Kenia per allenarsi.
Da quel 20 novembre Lahcen ha aggiunto molti altri successi al suo palmares e sicuramente il più importante è stata la vittoria, all’esordio sulla distanza, alla Maratona di Reggio Emilia dell’11 dicembre dove ha trionfato con il tempo di 2h12’29”.
L’ho incontrato di nuovo oggi a margine della presentazione dei Top Runners della Milano City Marathon e con me Roberto Mandelli (ancora tanti auguri Rob!) e Maurizio Lorenzini.

Lahcen ci raggiunge nella hall dell’hotel dove si è svolta la conferenza stampa. Ciao,come stai? Dov’eri che ti cercavamo?
Bene grazie, sono appena rientrato da un buon allenamento di 40’ qui a Milano.

E’ passato un po’ di tempo dal nostro ultimo incontro e so che ci sono grosse novità nella tua vita da atleta, ce ne vuoi parlare?
Si, i primi mesi del 2012 hanno portato grosse novità da un punto di vista sportivo e la svolta è stata l’ha sicuramente data   proprio la vittoria di Reggio Emilia. Quando sono tornato dal Marocco, sono stato contattato dal Nike Team e adesso faccio parte di questo prestigioso team di campioni. Con loro ho appena concluso un periodo di allenamento, intenso e duro, in Kenia.
Sono molto contento perché il mio impegno e, perché no, le mie potenzialità atletiche, sono state riconosciute e con il Nike Team avrò anche visibilità internazionale.

Tornando da Crema mi dicevi che eri molto riconoscente al signor Pozzi, Presidente dei Daini Carate per come ti aveva accolto al tuo arrivo in Italia: che rapporto hai mantenuto con lui e la Società che ti ha lanciato?
Continuo ad avere con i Pozzi un ottimo rapporto, per me sono come una seconda famiglia.

L’ultima tua gara è stata la Roma Ostia dove hai ottenuto un nono posto con il tempo di 1h01’37” poi l’ultimo mese, come dicevi prima, lo hai trascorso ad allenarti in Kenia con molti dei big del team Nike. Ci racconti questa esperienza?
E’ stata un’esperienza molto bella. Mi sono allenato con atleti prestigiosi, dei veri professionisti che, nonostante siano personaggi famosi, sono rimasti semplici. Pensa che sapendo che non mangio carne, mi portavano, ogni tanto dalla città, il pesce. 

Prima di lasciarti andare ancora due domande: cosa ti aspetti dalla gara di domani e chi è l’avversario che temi di più?
Come ti dicevo, sono appena tornato dal Kenia e non so se ho smaltito il grosso carico di lavoro fatto là. Le sensazioni sono buone e quindi spero ovviamente di fare bene, però la maratona è una gara che livella molto i valori e sono tanti i fattori che influiscono sulla prestazione.
L’importante per me è fare una bella gara e la speranza è di migliorare il tempo ottenuto a Reggio Emilia e, perché no, magari ottenere il minimo per Londra. Le Olimpiadi, se ti ricordi cosa ti dicevo tornando da Crema, sono un mio sogno, ma so che sarà molto, ma molto difficile poter occupare l’unico posto che resta ancora libero per la nazionale del mio paese. Se non sarà Londra lavorerò duro per il 2016 in Brasile.
Chi temo di più? L’avversario più temibile per me è il cronometro.

A questo punto Lahcen, non mi resta che farti un grosso in bocca al lupo e ti aspetto allo spugnaggio del 22,5 km, nei primi posti ovviamente!

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net) SERVIZIO FOTOGRAFICO

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Ultimo aggiornamento (Sabato 14 Aprile 2012 22:12)

 

Michele Didoni: per Schwazer e Giupponi molto più di un passaporto olimpico

Rubriche - Interviste

Lollini_Rodolfo_con_Didoni_Michele_foto_Roberto_MandelliEbbene sì, adesso lo possiamo confessare, dopo la 20 km di Lugano del 18/3, quando Alex aveva vinto in 1h17’30”, conseguendo il record italiano e fermandosi a soli 14” dal limite mondiale, ci eravamo preoccupati, dimostrando ancora una volta la nostra insipienza tecnica. Ma non è che ha un poco esagerato? Ve bene che il ragazzo aveva corso in progressione, con un negative split nei secondi 10 km ed un finale da 3’33” nell’ultimo mille, però la gara che contava per il pass sulla 50 km era la settimana successiva…

E invece no. Alex stava benissimo e con lui anche il compagno di allenamenti Matteo Giupponi che dopo Lugano (chiusa in 1h20’58”) avrebbe tutte le carte in regola per andare anche lui a Londra sui 20 km.

Domenica a Dudince l’obiettivo minimo era il 3h54’. Crono abbondantemente alla sua portata, ma va ricordato che erano due anni che Alex non terminava una 50 km. Invece ha stravinto in 3h40’58”, tempo di assoluto valore mondiale.

Settimo Milanese, dove si sta allenando seguito da Michele Didoni e dove l’abbiamo intervistato qualche mese or sono, si sta dimostrando la location ideale per lui, che abbandonerà solo per un periodo in altura in Svizzera a giugno. Questa volta non abbiamo voluto disturbare Alex, che ha il morale a mille, ed abbiamo contattato il suo coach.

Ciao Michele, e tanti saluti dall‘ex azzurra di marcia Elisabetta Perrone, che abbiamo incrociato domenica prima della Biella-Piancavallo.

Grazie mille, contraccambio. La chiamerò nei prossimi giorni. Sapevo che stava per trasferirsi in Piemonte.

Dopo la 20 km di Lugano ci era venuto il dubbio che aveste un poco esagerato.

Non eravate soli, in tanti mi avevano detto la stessa cosa. Invece devo dire che visti i tempi che registravamo con il lavoro in soglia ci è venuta in mente l’idea di ritoccare il record e così è stato. Siamo stati bravi, ma anche fortunati. Partiti forte, l’idea era quella di fare il punto a metà strada, quando ho visto l’espressione e la decisione di Alex ho capito che era la giornata giusta.

A Dudice invece...

Guarda, fare 3h40’ in quelle condizioni è molto significativo, credimi. Alex ha fatto un altro salto di qualità, non ha più paura di niente. Il percorso predisposto nella cittadina slovacca era tutto tranne che l’ideale per fare il tempo. Di solito si corre su un rettilineo da 2 km con due larghi “tornanti”, invece c’erano sette curve in un giro da solo un chilometro, con irregolarità del manto che ovviamente i marciatori “sentono” molto più dei runner. E temperatura già alta (23°), infatti i ritirati sono stati oltre 40. Un altro buon segnale visto che a Londra la gara è l’11 Agosto. Tra l’altro per delle “incomprensioni” con l’organizzazione (Ndr: Didoni vorrebbe dire di più ma si ferma qui…), all’arrivo Alex è stato lasciato all’aeroporto per 5 ore. Ma in questo momento si sente così bene sia fisicamente che psichicamente che ha preso la cosa sul ridere.

Non è un poco presto per essere in forma?

Abbiamo fatto il picco, adesso per una quindicina di giorni si scende di ritmo, senza mai andare al massimo, senza ristimolare. L’importante è tenere un bel chilometraggio settimanale (ndr: 200 km..). Stacchiamo anche qualche giorno da Settimo per ritornare a farci vedere il 15/4.

Maratona di Milano?

Si facciamo una staffetta carabinieri per un ente benefico che sostiene l’Ospedale Buzzi Per primo partirà Matteo Giupponi, poi toccherà a Diego Cafagna e poi ci sarò io, non so ancora se camminerò correrò o marcerò…

Nooo! Ma così rovini tutto!

In effetti.. ma tanto ci penserà Alex in ultima frazione a recuperare.

Passiamo a parlare della 20 km e di Matteo Giupponi. Alex gli farà compagnia?

No. Siamo concentrati solo sulla 50 km, nessuna tentazione doppietta. Quanto a Matteo, a Lugano ha conseguito il minimo A ma…

Ma il selezionatore della Marcia, Vittorio Visini, lo porterà a Londra solo se si classificherà tra i primi venti alla Coppa del Mondo di Saransk, del 12 e 13 Maggio..

Guarda, in molte nazioni quando un atleta fa il minimo A gioiscono e non si fanno più problemi. Matteo è andato un minuto sotto questo limite e quindi spero che vada a Londra anche se per caso a Maggio avesse un problema. In una gara singola può succedere. Si sta allenando benissimo e se lo merita. Ha 23 anni ed è uno dei migliori prospetti futuri in questa disciplina. Tra l’altro non “ruberebbe” il posto a nessuno in quanto non siamo messi come le nostre maratonete che sono in quattro per tre posti soltanto.

rodolfo.lollini@podisti.net

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 28 Marzo 2012 09:20)

 
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