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Interviste

Stefano Baldini: "La corsa non ha età..."

Rubriche - Interviste

Baldini Stefano Atene arrivoMaratona, gara simbolo di ogni Olimpiade, gara simbolo della determinazione, del sacrificio, della resistenza fisica e anche dell'intelligenza. 42,195 km prima di poter alzare le braccia al cielo in segno di vittoria e quando questo avviene sullo stesso percorso dove la maratona è nata, cioè Atene, il sapore di questa vittoria è ancora più dolce. Quando questo regala la medaglia d'oro olimpica e questa medaglia si colora d'azzurro, l'emozione che dà è unica. Tutto questo ha un nome, quello di Stefano Baldini, che nell'estate del 2004, grazie al suo arrivo vittorioso sulla pista dello Stadio Panathinaiko di Atene, ha regalato all'Italia e a tutti i tifosi e appassionati di questa disciplina, una fortissima emozione.

Un grande campione Stefano Baldini, il cui palmares, nel quale spicca l'oro olimpico, è ricchissimo di successi: un oro nell'Europeo 1998, due bronzi ai Mondiali (2001 e 2003), di nuovo l'oro nei Mondiali di mezza maratona (1996) e tante, tante vittorie.  A lui appartiene tuttora il record italiano di maratona: 2h07'22'', stabilito a Londra nel 2006. Baldini si è ritirato dall'attività agonistica nell'ottobre 2010, ma è rimasto nel mondo dell'atletica collaborando con il settore tecnico della Fidal.

Il nostro percorso di avvicinamento ai World Master Games di Torino 2013, ci ha portato a 'chiacchierare' con questo grande atleta azzurro sul tema della corsa a ogni età, sulle motivazioni da cercare per correre una maratona, su come affrontare la mezza maratona inserita nei WMG a Torino e infine con il suo saluto agli atleti che si affronteranno nel capoluogo piemontese tra circa otto mesi.

La corsa è indiscutibilmente una disciplina che supera la barriera dell'età. Qual è il 'fascino segreto'' di questo sport?

Il segreto è semplice: indipendentemente dal tuo livello, dalla velocità, dall'età, chi corre ha una grande conoscenza di se stesso e delle proprie reazioni durante uno sforzo fisico. Avere sotto controllo la connessione tra mente e corpo, riconoscere certe sensazioni, è una soddisfazione più grande di una medaglia ed è alla portata di tutti.

Che motivazioni deve trovare un atleta (specie 'master') per preparare una maratona ?

Gli stimoli e le motivazioni vanno dall'inseguire il benessere psicofisico alla ricerca del proprio limite, dalla sfida con stesso a quella con amici o avversari. L'agonismo sportivo è, a qualsiasi livello, il pane quotidiano di chi poi sa gestire al meglio le difficoltà della vita di tutti i giorni.

La medaglia d'oro di Atene è ben impressa nella memoria di tutti gli appassionati di sport. Cosa ha significato per lei quel giorno ?

Atene è stata la perfetta chiusura del cerchio: sono riuscito a concentrare nelle due ore più importanti della mia vita sportiva tutte le esperienze e quello che avevo imparato in venti anni di atletica. Poi potete immaginare cosa vuol dire per un maratoneta vincere quell'oro, sul percorso storico dove la maratona è nata: è stata una gioia pari a quella che ho provato alla nascita delle mie figlie.

A Torino, gli atleti correranno la mezza maratona. Quale consiglio può dare loro ?

La mezza è molto più vicina a un 10000 che a una maratona. E' in ogni caso una distanza da non prendere alla leggera, perché anche le condizioni climatiche la rendono più o meno impegnativa. Se farà molto caldo il consiglio è di arrivare alla partenza ben idratati e correre un po' sottoritmo nei primi 10 km per coprire più velocemente la seconda parte (negative split). Il rimontare quelli che avranno esagerato all'inizio sarà uno stimolo eccezionale per correre al massimo fino al traguardo.

La voglia di correre ritengo non passi mai. Trova ancora il tempo di sfidare il cronometro ?

Corro quasi tutti i giorni, da 10 a 15 km, spesso anche senza cronometro. Dopo aver fatto di questo strumento un compagno insostituibile, ora durante le mie uscite l'ho messo un po' a riposo. In compenso lo utilizzo per prendere i tempi agli altri.

Infine, cosa può augurare un campione come lei agli atleti che si sfideranno ai World Masters Games ?

Posso augurare buon divertimento, che deve essere sempre il fine ultimo di un'attività sportiva. Non mi sono mai tolto dalla testa questo aspetto anche nel preparare le gare più importanti e per questo sono riuscito ad avere una vita agonistica lunga e piena di soddisfazione.

Un saluto che non può che essere da stimolo per tutti quelli che intendono mettersi alla prova e un invito, per chi fosse ancora un po' indeciso, a non perdere tempo, iscrivendosi subito ai World Master Games di Torino. Per alzare le braccia al cielo, per dire a se stessi 'ce l'ho fatta'. Per aggiungere l'ennesima istantanea nell'album della propria vita agonistica e non solo.

www.torino2013wmg.org

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 20 Dicembre 2012 20:08)

 

Annalisa Minetti - Obiettivo Mondiale

Rubriche - Interviste

Minetti Annalisa Giocondi Andrea 371x495Complice i festeggiamenti per il Centenario di Solvay Italia, a cui partecipa come ospite d’onore, riusciamo in un momento di calma ad intercettare Annalisa Minetti, pronti a strappare qualche veloce dichiarazione per Podisti.net, ma non sarà così.

Capito che si vuol parlare di corsa, Annalisa è un fiume in piena. Le domande non servono, basta buttare una parola e poi annotarsi la sua lunga ed entusiastica dichiarazione d’amore per questo sport, scoperto solo un paio di anni fa e che l’ha già portata al titolo italiano sugli 800 metri ed a un podio Paraolimpico sui 1500 a Londra.

Come hai cominciato? “Facevo jogging giusto per non ingrassare, anche se si capiva che correvo facile”, debutta la Minetti. “Un giorno io e mio marito decidiamo di partecipare ad una gara in provincia di Salerno (ndr: la “Podistica di San Lorenzo” a Cava dei Tirreni, il 28 Settembre 2010). Faccio un buon tempo, mi sembra 34 minuti su 8 chilometri abbondanti con tanti saliscendi e Renato Agostinoni m’invita a Roma al Centro della Guardia di Finanza a provare sui 1500 m. Solo un chilometro e mezzo? Sarà una passeggiata, penso e vado giù spavalda, salvo prendermi una durissima lezione perché dopo tre giri sono morta, acido lattico fin sopra le orecchie. Chiudo bastonata e distrutta anche se mi dicono che con 5e16 sono già al Minimo A. Peccato che non sapessi nemmeno cosa fosse questo benedetto Minimo A. Già intenzionata a chiudere sul posto la mia esperienza con l’atletica agonistica Renato mi conferma che si tratta di un tempo buonissimo ma mi dice anche che arrivare ai vertici non sarebbe stato per niente facile. Solo che per me, che sono un testardo Capricorno, è stato come gettare un guanto di sfida che ho raccolto immediatamente”.

E allora giù con allenamenti giornalieri, anche bigiornalieri, al mitico campo milanese del XXV Aprile oppure a Pero, dove posso sviluppare la percettività per evitare radici ed altre imperfezioni della pista… Devo ringraziare il mio coach Marco La Rosa, per i suoi preziosi consigli ed i continui incoraggiamenti. Gli allenamenti duri mi piacciono, meno le ripetute sul medio, tipo cinque 1000 a 3e30. Lì mi annoio, preferisco quelle belle tirate, vicino ai 3 al chilometro.

La velocità mi piace, infatti sono stata costretta a correre i 1500 solo perché gli 800 non erano nel programma olimpico.

A Londra? “Ero tesissima. Mi sono pure mangiata un “buondì”, che poi ho sentito tutta la gara, poco prima della partenza. Fortunatamente con l’entrata in pista è passato tutto. Bronzo, ma solo perché ho corso insieme ad un'altra categoria, le ipovedenti, con due avversarie che avevano dieci anni e dieci chili meno della sottoscritta. Altrimenti sarebbe stato un oro, come dimostrato del record mondiale che ho ottenuto (4’48”). In realtà potevo anche fare di più, ma visto che non sarei riuscita a guadagnare una posizione e che in queste occasioni non si corre col cronometro, Andrea Giocondi (ndr: l’atleta che corre le gare con Lei), mi ha tenuto tranquilla nei primi 1000 metri.

Prossimi obiettivi? Secondo Marco, agli indoor di Ancona, dove disputerò sia i 400 che gli 800, posso fare 2’22”, eguagliando il mio tempo all’aperto. Al Mondiale in Francia, a Luglio, vorrei scendere a 2’19” sulla pista grande. In quell’occasione speriamo che le categorie non siano accorpate come ai giochi olimpici. So che il presidente Pancalli ci sta lavorando sopra.

Insomma Annalisa, sei passata dai successi di Miss Italia e Sanremo al podio olimpico, ma cosa Ti da più soddisfazione? Non c’è paragone, di certo la corsa. Perché nella musica, che pure mi emoziona tanto, ho avuto un dono di natura, mentre in atletica il successo te lo devi conquistare col duro lavoro quotidiano.

rodolfo.lollini@podisti.net

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 29 Novembre 2012 11:31)

 

Intervista ad Alex Baldaccini

Rubriche - Interviste

Baldaccini Alex 300x400 podisti.netAlex, ti sei ripreso dalla tua stratosferica prestazione al Trofeo Vanoni?

A dir la verità non del tutto ancora! Mi sono trascinato per un bel po' di giorni dopo il Vanoni e pensavo che la forma se ne fosse andata per quest'anno, invece domenica mi son tolto un'altra bella soddisfazione nel cross nazionale di Volpiano.

Per chi ha assistito alle premiazioni, credo che la standing ovation sulle note di "We are the champions" con te sul gradino più alto del podio sia stato uno dei momenti più emozionanti di tutta la manifestazione. A te è venuta la pelle d'oca?

Sicuramente vedere le persone presenti alzarsi tutte in piedi ad applaudire è stata una grande emozione, mi ha fatto capire meglio cosa rappresenta il Trofeo Vanoni per la gente di Morbegno e mi ha fatto realizzare appieno la prestazione che avevo appena fatto. A volte mi sembra impossibile che sia stato proprio io a realizzare quel record storico!

Il 2012 è stato sicuramente una grande annata: record al Trofeo Vanoni, vittoria alla Smarna Gora, vittoria alle Marmitte dei giganti, 6° ai Mondiali, solo per citare i risultati principali del 2° semestre. Vuoi fare un bilancio?

Il 2012 ed in particolare gli ultimi mesi sono stati un continuo crescendo di forma e risultati, penso che in questo finale di stagione abbiano dato i loro frutti tutti i chilometri, gli allenamenti e i raduni in altura fatti durante l'anno. Mi sono sempre allenato con convinzione, anche se non pensavo certo di raggiungere certi traguardi, o almeno non così in fretta! Penso che Smarna Gora e Vanoni siano i risultati migliori della mia stagione.

Possiamo dire che la "scoperta" di Baldaccini è avvenuta nel 2011, quando all'improvvisa chiamata in maglia azzurra per gli Europei rispondi non solo "presente", ma porti a casa un inaspettato 6° posto che è poi diventato 5° a seguito della squalificata di un atleta per doping. Ci vuoi raccontare questa bella avventura?

Sì, quella fu proprio una chiamata a sorpresa, contattato il mercoledì sera e partito per la Turchia il mattino seguente. Ero spaesato all'interno del gruppo azzurro essendo la mia prima nazionale assoluta e nata per caso. Nonostante questo e grazie anche ai compagni di squadra che non mi hanno caricato di responsabilità, sono riuscito a non farmi sopraffare dalla tensione ed ho fatto una prestazione sorprendente. Credo che il merito di questa "scoperta" vada al CT Raimondo Balicco e allo staff della nazionale che ha creduto in me dandomi fiducia. Questa gara credo che abbia dato la svolta alla mia carriera.

Facciamo un passo indietro e parliamo invece degli esordi.... correva l'anno 2000 quando il giovane Alex prese parte ad una gara di corsa campestre a Bondo Petello: cosa ti ricordi della tua prima "garetta"?

Della gara in se ricordo poco, ero finito a metà classifica ma ero soddisfatto, ricordo bene invece che nei giorni successivi avevo passato molto tempo a guardare la classifica, calcolare i distacchi, ecc. Non vedevo l'ora di fare un'altra gara per confrontarmi ancora con gli altri.

Subito conquistato dall'atletica?

In realtà sì, non ho mai pensato di fare un altro sport,  il mio carattere mi porta a preferire gli sport individuali, dove puoi contare solo sulle tue forze e non ci sono scuse o fortuna che tengano. Non mi piacerebbe che una mia vittoria o sconfitta potesse essere influenzata dal parere di un giudice o di un arbitro oppure attribuita alla fortuna, per cui quale sport meglio della corsa?

La svolta nel 2006, quando da junior inizi a conoscere il mondo della nazionale italiana di corsa in montagna, cosa scopristi?

Un mondo tutto nuovo e stimolante, come dico sempre i raduni con la nazionale sono fondamentali per la crescita di un giovane. Tuttavia il primo per me fu abbastanza traumatico soprattutto perché passai dai miei tre allenamenti settimanali di allora al bi-giornaliero, quindi vi lascio immaginare, però rimasi affascinato da quel mondo e fortemente determinato a ritornarci.

Nel 2007 doppia convocazione in maglia azzurra, le cose sembrano andare per il verso giusto, ma nel triennio 2008/2010 le cose non sembrano girare tanto per il verso giusto, cosa successe?

Successe un po' quello che capita a tutti, ovvero il momento di difficoltà rappresentato dal passaggio di categoria e che coincide per molti con un cambio di vita radicale, cioè passare dalle scuole al mondo del lavoro o dell'università. La maggior parte dei giovani è proprio in questa fase che getta la spugna e smette di fare sport, ma se si riesce a non mollare in questa fase poi i risultati arrivano. Certo, servono tanti sacrifici, che poi però vengono ampiamente ripagati a mio modo di vedere!

Bene, ora torniamo al Baldaccini di oggi, cosa fa nella vita di tutti i giorni Alex (oltre ad allenarsi duramente)?

Dal settembre 2011 ho deciso di dedicarmi con più convinzione all'atletica e da allora sto anche frequentando una scuola serale per diventare massoterapista che terminerà nel giugno prossimo. Spero che questa possa diventare poi la mia professione in futuro.

Il tuo rapporto con il G.S. Orobie, la società di casa.

Per farvi capire cosa mi lega a questa società vi dico solo che il mio esordio alle competizioni coincide con quello del GS Orobie, alla prima gara non avevamo ancora le divise ufficiali e corsi con una maglia di cotone con il nome della squadra applicato la sera prima con il ferro da stiro, insomma, abbiamo fatto vita parallela fin ora, senza contare che mio papà è il presidente...

Il tuo rapporto con il primo dei tuoi tifosi: papà Gianfranco.

Papà, allenatore, tifoso, psicologo, compagno d'allenamento, motivatore, è stato un po' di tutto in questi anni e penso che buona parte del merito per i risultati che sto ottenendo sia sua...

Il tuo rapporto con un amico e compagno di maglia azzurra: Gabriele Abate.

Quest'anno abbiamo viaggiato spesso assieme per gare e allenamenti, sicuramente lui rappresenta il modello di come si possa riuscire ad essere competitivi ad alto livello pur avendo un lavoro proprio da gestire, tanti sacrifici, allenamenti a qualsiasi orario e alla base tanta passione. Vi dico solo che con lui mi è capitato di correre alle 6 del mattino così come alle 21.30 della sera.

Il tuo rapporto con internet: parlaci del sito www.liverun.it, da te fondato con Abate, che compie un anno di vita.

Io e Gabriele l'abbiamo realizzato e lo gestiamo da un anno, su LiveRun cerchiamo di parlare della corsa un po' in tutte le sue derivazioni, dalla montagna alla pista, dal trail alla strada, cercando di proporre anche qualche simpatica iniziativa, video, interviste, ecc. Anche se senza la presunzione di considerarci dei giornalisti, pensiamo che sia importante, soprattutto per sport minori come l'atletica, dare la maggior visibilità possibile almeno on-line. Vi invito anche a visitare il mio sito personale www.alexbaldaccini.it

Il tuo rapporto con il futuro: progetti nel cassetto.

Visto che non sono un professionista e al momento non ho uno stipendio fisso il futuro è un po' un'incognita, certo mi piacerebbe continuare a fare l'atleta ad alto livello per un po' di stagioni, mi piacerebbe poter lottare per vincere un mondiale o un europeo un giorno, ma avrei bisogno di qualche sponsor che mi sostenga altrimenti non sarà così semplice continuare a sostenere le spese per allenamenti, viaggi e gare in autonomia...

Il tuo rapporto con la corsa in montagna: come ti ha conquistato, cosa ti ha dato e cosa tu hai dato a "lei".

Beh, subito dopo l'amore per la corsa è nato quello per la corsa in montagna, ha decisamente un altro fascino rispetto a tutte le altre discipline, non basta mettersi lì e correre al proprio ritmo, bisogna anche saper interpretare il tracciato e i vari cambi di pendenza, spingere e recuperare quando serve, ma comunque a ritmi elevati. Secondo me è la giusta via di mezzo fra le discipline dove conta solo il ritmo (pista, strada) e le lunghe distanze dove è la tenuta a farla da padrona, ma a bassi ritmi (trail, skyrace), nella corsa in montagna bisogna saper correre forte in piano ma anche gestire salite e discese alla distanza. Sicuramente è una disciplina spettacolare e ancora tutta da scoprire, soprattutto da parte dei media.

Lo sport ti ha permesso di visitare e conoscere posti nuovi: in quanti paesi sei già stato a correre?

Sono stato più o meno in tutti i paesi dell'arco alpino, a cui aggiungerei Portogallo, Norvegia, Galles e Turchia. Non sono però ancora stato fuori dall'Europa, speriamo di rimediare nei prossimi anni.

C'è qualche gara che vorresti tanto correre e ancora non ci sei riuscito?

In realtà ce ne sono molte! Penso che un giorno correrò Sierre-Zinal e Giir di Mont, ma non a breve credo. Poi mi piacerebbe tornare in Norvegia alla Skaala Uphill e comunque a me piace andare alla scoperta di gare e posti nuovi, quindi sono aperto a tutto.

Hai già rispolverato le scarpe con i chiodi per partecipare al Cross di Volpiano, gara di selezione per gli europei di cross, com'è andata?

Sono arrivato quinto ed ora toccherà a Levico (Tn) il 25 novembre. Conquistare la nazionale di corsa campestre sarà molto difficile, ma dopo il risultato della prima prova indicativa ho il dovere quantomeno di provarci.

A chiudere in bellezza questa memorabile annata anche la nomination come miglior atleta del mese, il sondaggio proposto dall'EAA (la Federazione Europea di Atletica leggera), la ciliegina sulla torta.

Non nascondo la mia sorpresa quando ho scoperto questa cosa, infatti è solo la seconda volta che viene preso in considerazione un atleta che pratica corsa in montagna (il primo era stato Arslan, sei volte campione europeo) e ne sono molto orgoglioso. Vi chiedo di votarmi in tanti (http://www.european-athletics.org/athlete-of-the-month.html), non solo per me, ma anche per l'immagine della corsa in montagna, sport che ha le potenzialità per raggiungere palcoscenici importanti all'interno dell'atletica mondiale!

2013: che Alex Baldaccini dobbiamo aspettarci?

Ogni stagione ha la sua storia, ma sicuramente io sono sempre più convinto dei miei mezzi e quindi non mi pongo limiti. Partirò con le ciaspole come mio solito, poi ancora campestri ed infine tutta la stagione della corsa in montagna.

Possibilità di diventare atleta professionista?

Chiaro che sarebbe il sogno di ogni atleta poter far diventare un lavoro la propria passione ma purtroppo al momento credo che le possibilità di diventare professionista siano scarse, la Forestale sono anni che non assume più nessun atleta e gli altri Corpi non hanno una squadra che pratica corsa in montagna. Sarebbe fondamentale per la crescita ulteriore del movimento che ogni Arma aprisse una squadra anche per questa disciplina, invoglierebbe più giovani a praticarla, senza contare che la corsa in montagna è sempre fonte di molte medaglie internazionali che di questi tempi sono abbastanza rare per l'atletica azzurra.


Alex Baldaccini (G.S. Orobie)

Età: 24

Titolo di studio: Perito Elettronico

Professione: atleta part-time

Principali risultati sportivi 2012: 5° Europei 2011, 6° Mondiali 2012, 2° Grand Prix WMRA 2012, 1° Smarna Gora 2012, miglior tempo al 55° Trofeo Vanoni e nuovo record sul percorso (28'21")

Palmares:

medaglia d'argento a squadre ai Mondiali di corsa in montagna 2012

medaglia d'oro a squadre agli Europei e ai Mondiali di corsa in montagna 2011

medaglia di bronzo a squadre agli Europei 2007 di corsa in montagna

campione italiano di corsa in montagna cat. promesse 2010

campione italiano di corsa in montagna cat. juniores 2007

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Ultimo aggiornamento (Lunedì 19 Novembre 2012 15:11)

 

Giovanni Cassano e la Gold Marathon

Rubriche - Interviste

Cesano Boscone Gold Marathon collage Podisti.Net
Il collega Lollini, con un bel reminder (Il fantasma di Cesano), ci ha riportato alla mente una maratona che tanti ricordano con piacere e qualche rimpianto, soprattutto gli over….


Puntuali sono arrivati i commenti dei lettori.

Ora abbiamo fatto un altro passo, incontrando il vero artefice, ideatore ed organizzatore della Gold Marathon, venti edizioni, vent’anni di storia.

Ciao Giovanni, dici Cesano e qual è il primo pensiero che ti viene in mente

Quando in qualsiasi momento si parla o mi viene in mente la Gold Marathon, sento ancora dopo 12 anni dall'ultima edizione la stessa emozione, ma anche gioia, coinvolgimento totale, insomma, le stesse identiche sensazioni che vivevo prima, durante e dopo la gara.Ricordo come fosse ieri l’emozione ma anche il pianto in macchina quando mi improvvisavo speaker davanti al gruppo di testa. E poi anche quando mi trovavo all’arrivo e volevo sentire, personalmente, i commenti di quelli che l’avevano corsa, tutti, non solo i primi, perchè erano loro i veri protagonisti della gara.

Ma facciamo un po’ di storia della Gold Marathon, come era nata?

Avevo corso per 3 volte la maratona di Neuf Brisach in Alsazia, nei pressi di Colmar (Francia) e qui avevo trovato tante cose che mi piacevano negli organizzatori, onestà, caparbietà, passione, pignoleria, tutte caratteristiche che appartengono al mio modo di essere, poi anche il percorso, pianeggiante, andata e ritorno, più semplice da gestire. Poi questo posto è legato al ricordo della mia ultima maratona, corsa a quarant’anni e chiusa in 2h40’40’’.

Però, niente male. Quindi importi il tutto a Cesano, quando.

Nel 1980, con l’idea di mettere gli appassionati nelle condizioni ottimali per ottenere la propria migliore prestazione in maratona. Per diverse edizioni sono riuscito anche a dare un premio a chiunque riuscisse a migliorare il proprio record.

Certo che 4 ore di tempo massimo…

Vero, ma anche vero che ieri si andava più forte di oggi..…comunque le 4 ore di tempo massimo non era stato messo per caso,avevo studiato bene il percorso per diversi anni e mi ero reso conto che il tracciato non poteva contenere per andata e ritorno più di mille concorrenti e nel punto in cui correvano nei 2 sensi di marcia con più concorrenti avrei potuto rischiare il blocco ed ecco l'abbinamento tra numero chiuso di mille iscritti e 4 ore di tempo max. E comunque un thè caldo lo trovavano tutti, anche dopo le 4 ore.

Ricordo che la logistica era sempre perfetta, tanto semplice quanto funzionale.

Ho sempre cercato di curare ogni particolare anche per l'accoglienza degli atleti, badando personalmente a convenzionare i vari hotel e prendendo direttamente noi organizzatori le prenotazioni e predisponendo il loro accompagnamento tra stazioni, aeroporti e hotel. Poi alfine di evitare speculazioni di alcun genere premevo sempre tanto sull'amministrazione comunale affinchè ci mettesse a disposizione il refettorio della scuola più vicina al centro maratona, mettendo le nostre donne alle cucine abbiamo potuto offrire pasti e cene ad atleti ed accompagnatori a prezzi politici ( devo dire, con orgoglio, sempre molto apprezzati).

Hai mai avuto problemi di misurazione, oggi non passa gara che non venga contestata la distanza. 

La misurazione capillare, di cui mi sento fiero e competente, non ha mai destato dubbi sin dalla prima edizione quando altre maratone di quell'epoca lasciavano molto a desiderare su questo punto.

Avevo sentito parlare della tua precisione, anzi pignoleria, sarà anche per questo che in tempi più recenti ti ha chiamato la Milano Marathon?

Penso di si, anzi, sicuramente è per questo. Tutt’ora me ne occupo, però devo anche dire che ho risposto volentieri alla prima chiamata perché me l’ha fatta Massimo Magnani, persona che stimo. 

Poi , ad un certo punto, la Gold Marathon giunge al capolinea.

Sin dalla 18^ edizione avevo cominciato a pensare di mollare, la manifestazione era diventata troppo grande per poterla gestire da solo.Ho quindi puntato alla ventesima edizione per lasciare il più bel ricordo possibile, chiudendo con successo e far si che ognuno poi la ricordasse come una bella esperienza. Ciò che leggo sulla vostra rivista mi riempie di orgoglio.

Un'altra delle ragioni per cui ho dovuto chiudere era la poca collaborazione della FIDAL di Milano e Roma, nessun supporto per spingere la RAI a darci quanto meritavamo, eppure tempi si facevano e i più forti erano sempre presenti.

Se vuoi aggiungere qualcosa…
Si, ti ho detto quello che sentivo e ancora oggi sento, spero vivamente che qualche organizzatore possa prendere spunto dalle mie idee ed esperienze e abbia voglia di mettersi in gioco, senza alcun scopo di lucro ma mettendoci la massima passione.

Grazie Maurizio, grazie Podisti.Net

Bene, auguriamocelo, ma se a Giovanni Cassano tornasse la voglia mi sa che sarebbero in tanti a presentarsi sulla linea di partenza.

 

  

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Ultimo aggiornamento (Lunedì 19 Novembre 2012 10:52)

 

Sergio Bezzanti e la RUN5.30 in carcere a San Vittore

Rubriche - Interviste
Era due settimane che, il lunedì sera, vedevo su FB che Sergio Bezzanti, il “papà” della RUN5.30, pubblicava il “ Diario da San Vittore” un breve racconto sulla sua esperienza all’interno del carcere di San Vittore a Milano.
Con Sergio ci siamo visti lunedì scorso, al termine del suo terzo “allenamento” con alcuni ospiti del carcere, e davanti a un cotoletta, mi sono fatto spiegare meglio di questa nuova, ennesima, loro iniziativa:
Portare la filosofia di RUN5.30 in carcere, era uno dei miei desideri da quando è nata (2009) poi, Ilaria Scauri, un'educatrice del Carcere che partecipò alla 5.30 di Milano quest'anno, ci chiese se avessimo voluto parlare di questo evento ai ragazzi detenuti a San Vittore e, il 15 ottobre, abbiamo iniziato questo progetto condiviso dalla Direzione.
Ogni lunedì, alle 9, siamo a correre e camminare con Simone, Matteo, Vittorio, Giuseppe, Marco, Maksim, Francesco, Atak, Nabil, Latzlo, e Omar; questo succederà fino al 19 novembre quando correremo una vera RUN5.30 (però alle 9 del mattino) con tanto di t-shirt personalizzata.
Insieme alle educatrici, incontriamo un gruppo di ragazzi (19-25 anni) che hanno deciso, volontariamente, di aderire al progetto. Penso che uno dei motivi che li ha 'mossi' sia vedere che, chi parlava loro, viveva l'esperienza di ciò che diceva.
Prima la teoria e dopo la pratica. Ci siamo conosciuti poi, abbiamo cominciato a correre/camminare. Si parla a 'flash' (impressioni, immagini che passano nella mente)... delle loro giornate, della corsa, di cosa fanno e cosa vorrebbero fare.
RUN5.30 è un'attività fisica, ma è soprattutto la dimostrazione pratica di un punto di vista differente sul come affrontare la giornata e, in generale, la vita; l'obiettivo è far scoprire loro che la realtà non è mai una sola.
Questi ragazzi hanno ancora la possibilità di costruire la loro vita, hanno una grande energia, quell'energia che tanti ragazzi, fuori, si sognano... ed è sufficiente far accendere in loro una scintilla per dare avvio al cambiamento.
Il contesto è davvero 'unico' e quasi impossibile da descrivere per chi non l'ha mai provato; ogni azione e ogni attività deve essere approvata e controllata, gli spazi sono minimi e gli ambienti sono quelli che sono, però sentiamo che dentro di loro c'è ancora tanto spazio per scrivere il futuro. Quando ci siamo infilati le t-shirt RUN5.30 è stata una bella emozione: chi correva, chi camminava, chi si fermava un attimo per rifiatare ma, in quella mezz'ora, eravamo un gruppo consapevole di ciò che stava accadendo, in mezzo a mura alte e grigie, ma con il cielo azzurro sopra di noi... alcuni hanno avuto subito questa sensazione altri l'avranno in seguito ma, quando hai la disponibilità (mentale) a far sì che le cose succedano, senti che non puoi più fermarti, devi andare avanti e continuare a correre.”

La cotoletta è finita, Sergio ha un appuntamento per le prossime RUN5.30 e io devo tornare in ufficio, ma ci torno consapevole che al lunedì mattina, ancora per alcune settimane, a San Vittore alcuni ragazzi vivranno un’esperienza importante per il loro futuro.
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