Nuovo Portale

Questo portale cessa la sua funzione al 30 Dicembre 2012. Il nuovo portale può essere raggiunto al seguente indirizzo:

www.podisti.it

 da cui è possibile scegliere tra i diversi portali specializzati: Magazine (tutte le news e gli articoli), Calendario (tutte le gare del calendario podistico italiano), Foto (migliaia di foto da scaricare ogni settimana), ClassificheSondaggi

Torino - 25^ Turin Marathon

Turin Marathon in tv: lo spettacolo degli amatori (un sogno realizzato)

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

Tazza_fumante_podisti.netLa bellezza di Firenze, osservata da Piazzale Michelangelo, toglie il fiato. Non è il massimo per chi si appresta a correre una maratona, però quando i tuoi occhi spaziano su un panorama tra i più famosi al mondo, è naturale provare una forte emozione. Giù in basso la città è ancora sonnacchiosa in questa stupenda domenica d’autunno ma qui, alla partenza, c’è tanta vita, tanto entusiasmo, tanta bella gente che ha fatto dello sport amatoriale uno stile di vita. È bello guardarsi attorno, cogliere i gesti, i riti, gli sguardi, le parole di così tante persone che oggi sono qui, come noi, non per vincere ma per il gusto di esserci, per provare ad arrivare fino in fondo, per raccontarlo con orgoglio e soddisfazione a chi avrà piacere nell’ascoltarlo.

L’occhio destro si apre poco alla volta, fatica a mettere a fuoco la scritta rossa proiettata sul soffitto dalla sveglia elettronica. Legge 9:20. Una serie d’impulsi nervosi parte dal cervello e, attraversando il mio corpo mollemente adagiato sul materasso, raggiunge la punta dei piedi. La prima sensazione è di estrema rilassatezza, quasi benessere, ma come provo a rigirarmi nel letto la lunga serie di dolori articolari, accompagnata da diverse imprecazioni mentali, mi porta a pensare che dormire a lungo non sia proprio così tanto sano.

Giù in Piazza Santa Croce la postazione dei telecronisti Rai è in pieno fermento. Bragagna controlla il microfono e s’informa con Tomassetti, il regista, sull’organizzazione delle riprese. Monetti è intento a ripassare le sue statistiche che, come sempre, saranno puntuali e precise. Nel camion regia fervono i preparativi, si controllano i monitors, si provano i collegamenti. Su in alto, alla partenza, Orlando Pizzolato e Laura Fogli sono tranquillamente appoggiati alle loro mountain-bikes e si scambiano ricordi del loro glorioso passato, pianificano gli impegni futuri. Elisabetta Caporale, appoggiata alla moto, guarda l’orologio perché manca davvero poco alle nove, è quasi ora di partire. Un ultimo controllo alle cuffie, un’ultima prova di collegamento, la diretta Rai è iniziata e la corsa anche. Allo sparo i campioni scappano via veloci, poche centinaia di metri in falsopiano e giù in discesa. Noi cominciamo lentamente a muoverci, siamo proprio in tanti e, comunque, di fretta non ne abbiamo. Orlando affronta la discesa, senza bisogno di pedalare, a lato del gruppetto di battistrada che si è già formato. Laura è leggermente più indietro e si è appostata vicino alla favorita femminile di questa gara. Bragagna e Monetti hanno iniziato la loro telecronaca e chi è a casa è già stato imbottito di nomi, nazionalità, tempi e pronostici. Sembra la solita cronaca della solita maratona dove, purtroppo, non c’è un Bordin o un Baldini che fanno esaltare ed emozionare telecronisti e spettatori. Qui si snocciolano i dati dei soliti africani che la faranno da padroni e, chi non è proprio appassionato di podismo, ha già in mano il telecomando per vedere se c’è qualcosa di più sveglio su qualche altro canale. Ma questa volta le immagini sono più veloci delle dita che, di colpo, si fermano. Dall’elicottero, dopo aver inquadrato la facciata dello stupendo Palazzo Pitti, le riprese tornano sul percorso della gara e si vede Pizzolato che, mentre pedala sul lungarno, si ferma, gira la bicicletta, chiama il cameraman e torna indietro.

Qualche minuto dopo ho i gomiti appoggiati sul tavolo di cucina, osservo la fumante scodella di caffelatte mentre sto decidendo che cosa, dopo aver versato cucchiaiate di lecitina di soia, inzupparci dentro. Facciamo dei biscotti integrali? Facciamo. Intanto una mano prende il telecomando, i primi canali nazionali sfilano via nell’indifferenza totale, poi anche quelli Mediaset. Scorrono veloci parole troncate di teleimbonitori vari (ma c’è qualcuno che segue davvero certi programmi?), poi l’artrosico pollice destro esulta quando sul video compare la scritta Raisport. Nella sovraimpressione leggo: “Maratona di Torino”. C’è il sole anche lì, come a Monza, lì c’è un po’ di nebbiolina che qui non c’è. Non c’è Bragagna, lo capisco perché un tizio riesce a cominciare un discorso e portarlo a termine senza essere interrotto. Questa telecronaca promette bene.

Bragagna: «Orlando, abbiamo visto che stai risalendo a ritroso il gruppo, come mai? I migliori non sono ancora tutti lì insieme? Noi da qui non ci siamo accorti che qualcuno di loro si sia staccato.»

Pizzolato: «In effetti è così, i migliori sono ancora tutti insieme e la vera bagarre non si è ancora scatenata, solo che oggi non ho proprio voglia di seguire i soliti noti. Oggi si cambia. Se volete mandate Elisabetta a seguire i primi, adesso vado a cercare due persone che voglio conoscere, che meritano un po’ di visibilità come tutti quelli che troverò vicino a loro.»

Le telecamere non inquadrano le espressioni di Bragagna e Monetti ed è un vero peccato, mentre Tomassetti esce di colpo dalla monotonia della solita telecronaca sobbalzando sulla sedia.

Bragagna, balbettando: «Scusa Orlando, non capisco…»

Pizzolato: «So bene che non capisci ma qui, oggi, stanno correndo più di settemila podisti. Non ho voglia di pedalare per oltre due ore vicino a quei pochi che sappiamo già che andranno a vincere, oltretutto raccontando le solite tiritere. Per una volta, perché amo questo sport più del compenso Rai, ho deciso di far vedere a casa cosa succede nelle retrovie di una corsa bella e importante come questa. E non cercate di fermarmi perché vi prendo tutti a calci nel (beep).»

Laura Fogli nella cuffia ha sentito tutto e ride, Elisabetta Caporale si agita sul sellino posteriore della moto e chiama fuori onda in regia: «Ehi, che devo fare? Potevate avvisarmi che oggi c’era un cambiamento di programma. Ditemi qualcosa!»

Bragagna ha l’espressione di uno che ha appena preso uno schiaffone e non sa perché. Si gira verso Monetti che, invece, sorride e fa un gesto molto eloquente che in parole si traduce: “Che ti devo dire?”

Pizzolato: «Se non avete ben capito, adesso ve lo spiego come si deve. Qui ci sono quasi 7500 persone che si sono sobbarcate un sacrificio fisico ed economico pur di esserci. Sono qui per passione, perché amano questo sport e vogliono solo combattere contro il loro miglior personale o sperare di riuscire a finire questa gara entro il tempo massimo. Senza questa massa di amatori italiani ed esteri che pagano i loro bei 40/50 euro d’iscrizione, oltre alle trasferte, agli alberghi e ai ristoranti, che futuro pensate avrebbero queste gare? Credete che ci sarebbe qualche imbecille che rischierebbe di organizzare maratone a Firenze, Roma, Milano, New York o dove volete voi per avere al via qualche decina di atleti di buon livello e basta? Perché credete che ogni volta che si legge un comunicato stampa di un comitato organizzatore la prima notizia che viene messa in evidenza è il numero di iscritti? Perché è la massa degli amatori la vera fortuna di una corsa, se poi gli organizzatori sono bravi a trovare grossi sponsor si possono permettere il grande campione da sbandierare - e da pagare - che magari una volta su dieci fa un record. Se avete paura dello share, adesso vi dico io cosa fare. Sul video aprite tre finestrelle, in una mettete Elisabetta con i campioni, nell’altra Laura con le top runners e nella terza ci sto io con i miei tapascioni. State tranquilli che a casa, quando cominciano a vedere inquadrati i mariti, fidanzati, figli, nipoti o gli amici, si scatena un giro di telefonate infernale perché tutti chiameranno tutti e dallo schermo non si sposta più nessuno. Anzi, volete scommettere che oggi facciamo ascolti da paura? E se vi state (beep) addosso, me la prendo io in diretta la responsabilità.»

Nella telecronaca cala il silenzio, non perché qualcuno abbia staccato l’audio del collegamento, perché le parole di Orlando arrivano diritte come un pugno nello stomaco: lasciano senza fiato. Bragagna che stava già armeggiando con il cellulare alla ricerca del numero del Direttore dei Servizi Sportivi Rai, si ferma. Oltre a essere persona intelligente e preparata è anche uomo di sport e sta sinceramente considerando che Orlando non ha tutti i torti. Una cosa del genere nessuno l’aveva mai nemmeno immaginata e, forse, è arrivato il momento di provarci.

I biscotti impilati davanti alla tazza non sono ancora terminati che sono costretto a rimanere con il cucchiaio a metà strada. Benedetta la calma con la quale sto facendo colazione, pochi secondi più in fretta e mi sarei soffocato. Il giovane telecronista (ma quali santi hai in paradiso, ragazzo mio, per fare le scarpe a un monumento come Bragagna?) informa che sta per partire una novità assoluta, un esperimento tentato per la prima volta. Già ho problemi con l’italiano, figurarsi con l’inglese che mi è sconosciuto, mi sembra di capire che l’esperimento abbia un nome. Newscam. Bene, mi dico, e quindi? Quindi sul video inquadrano in una finestrella a sinistra la testa della corsa, a destra gli amatori nelle retrovie. E succede più di una volta. C’è quello che corre con un cappellino a forma di tetto di pagoda, quello vestito da indiano, ragazze con svolazzanti gonnelline tricolori, tapascioni sorridenti e gesticolanti saluti dietro ai palloncini dei pacers. Il giovane telecronista dice: «La massa degli amatori è davvero un grande spettacolo, sono la fortuna di queste gare.» Faccio fatica a vedere i biscotti residui sul tavolo, l’emozione e la gioia mi velano gli occhi.

«Max, guarda che quello viene verso di noi.»

«Ma figurati, deve essere successo qualcosa, hai visto che c’è anche quello con la telecamera? Che cavolo sta succedendo?»

Pizzolato: «Eccoci qua, siamo tra i corridori nelle retrovie della corsa perché voglio conoscere e farvi conoscere due persone un po’ particolari. Scusate, fatemi passare… salve ragazzi, Massimo e Antonio vero?»

«Scusi, dice a noi? Ma lei non è Pizzolato?»

«Sì sono io, ma non datemi del lei, per favore. Voi non lo sapete ma sono venuto a cercarvi apposta quando ho scoperto che eravate iscritti a questa gara. Leggo spesso e volentieri le cronache su Podisti.net e quindi so che avete fatto la vostra prima maratona a Milano, lo scorso mese, grazie a una mia tabella. Mi ero ripromesso d'incontrarvi dato che non esiste un allenatore che non conosca i suoi atleti. Voi siete l’esempio vivente che volontà e passione abbattono qualsiasi ostacolo, vedo che ci avete preso proprio gusto. Continuate pure a correre, vi seguo in bici e così scambiamo quattro chiacchiere.»

Sarà che Pizzolato è piuttosto conosciuto tra i podisti, sarà che vedere uno con la telecamera accesa ha lo stesso effetto del miele per gli orsi, nel giro di qualche istante siamo circondati da un mare di atleti. Addirittura un po’ più avanti si accorgono del trambusto e, vedendo quello che succede, rallentano per farsi raggiungere.

«Max, mi spieghi cosa hai combinato stavolta? Cos’è, un’altra delle tue genialate?»

«Io? Giuro che non ho fatto proprio niente, non ci capisco nulla neanche io.»

Le parti qui sopra in corsivo sono un estratto di un sogno che feci veramente pochi giorni prima della Maratona di Firenze che ho corso nel 2006. E lo scrissi. Fabio Rossi lo pubblicò con piacere su queste pagine, un “Pandadisgraziato” di mia conoscenza lo fece pervenire a Orlando Pizzolato che lo pubblicò sul suo blog. Errore grave. Dopo pochi mesi non ne poteva più di sentirsi chiedere, e dover dare spiegazioni, del perché una cosa del genere non si poteva fare per davvero.

Sono passati cinque anni e l’artrosi mi ha costretto a diventare un ex podista. Eppure i sogni fanno ancora parte della mia vita, qualcuno lo inseguirò per sempre senza riuscire a trasformarlo in realtà, qualcuno, come avete letto, invece è già realtà anche se lo chiamano esperimento. Fate sentire la vostra voce, fate giungere alle orecchie di chi di dovere che è stato un esperimento riuscitissimo, da provare e riprovare ancora. Già dalla prossima, stupenda maratona, che guarda caso si correrà a Firenze. Urlate forte senza paura perché voi, cari amatori, siete davvero lo spettacolo più bello. Statene certi, davanti a una tazza fumante di caffelatte c’è chi farà un grande tifo per voi.

Add a comment

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 16 Novembre 2011 16:20)

 

Torino: che bella la maratona!

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon
Arrivo a Torino, in treno, sabato pomeriggio con un amico e già nel breve tragitto che separa la stazione dall’albergo, camminando per le strade del centro storico e chiedendo indicazioni, capisco che l’accoglienza riservata dalla città alla maratona è ottima. La conferma arriva al village, allestito in piazza Castello, dove vado a ritirare il pettorale e a chiedere informazioni per la gara: tutti sono cordiali e molto disponibili con tutti.
Dopo la cena, in piacevole compagnia dell’amico Tony (del Team Gazzetta Run) e di Francesca Colombo, trascorsa confrontando sensazioni e tattiche di gara, trovo una Torino in versione serale molto viva con tanta gente che affolla strade e locali in un clima di festa con concerti in piazza e iniziative legate alla maratona.
Finalmente arriva il momento della gara e fatti gli “in bocca al lupo” di rito ai miei compagni di avventura, mi schiero in partenza con Enzo Follin, giunto a Torino di primo mattino, e subito individuiamo il nostro obiettivo: i palloncini fucsia dei pace delle tre ore sono pochi metri davanti a noi.
Ecco lo sparo! si parte… il primo km nel caos della partenza corso a 3’55’’ serve a raggiungere proprio quei palloncini che dovranno scandire il ritmo fino al km 42,195; ci mettiamo in gruppo e iniziamo a macinare km a 4’15’’ nella cerchia dei paesi intorno a Torino, belli i passaggi da Moncalieri e Nichelino con tanta gente ad applaudire e la banda del paese.
Il passaggio alla mezza a Orbassano è ottimo, poco superiore a 1h29’ ma si avvicina rapidamente il pezzo critico. La salita dal km 24 al km 28 è decisamente impegnativa con un paio di strappi da segare le gambe; nel frattempo al km26 Enzo deve rallentare per un dolore al ginocchio.
Finita la salita inizia il lunghissimo rettilineo di corso Francia, 13 km in leggera discesa, che porta fino all’ultimo km e che permettere di recuperare energie e tempo spesi in salita; al km 36 si entra in Torino e qui arriva la crisi e nonostante la tanta gente che ora assedia il percorso e la ormai vicinanza del traguardo, la fatica si fa sentire e l’acido lattico si accumula nei muscoli ma riesco, soffrendo, a rimanere “agganciato” ai pacer e sotto l’arco dell’ultimo km capisco che è fatta!
L’arrivo è fantastico tra le due ali di folla di via Roma e la passerella finale in piazza Castello, il display dice 2h:58’.59’’ (il real-time sarà 2h:58’.41’’) e la soddisfazione di aver infranto la barriera delle tre ore è indescrivibile e ripaga tutti i sacrifici e tutta la fatica della preparazione. Che bella la Maratona!!!
Add a comment
 

Torino - Turin Marathon

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

La 25^ edizione della Turin Marathon ha ospitato, oltre al Campionato Italiano Assoluto, anche il Campionato Nazionale Bancari ed Assicurativi, riservato appunto ai dipendenti di istituti di credito e di assicurazione.

Il campionato bancario è una manifestazione con cadenza annuale ed ha luogo ogni volta in sedi diverse, a seconda della disponibilità di un circolo atletico bancario a farsi carico dell'organizzazione e di una maratona nazionale ad ospitare la "gara nella gara".

L'edizione torinese del 2011 è stata ottimamente curata dal Circolo UniCredit Torino ed ha visto ai nastri di partenza circa 240 atleti delle varie categorie d'età.

Inoltre UniCredit ha inteso anche premiare i propri dipendenti - provenienti da tutto il Gruppo, banche estere comprese - istituendo un'ulteriore speciale classifica "UniCredit Trophy".

La scelta della Turin Marathon si è rivelata quanto mai azzeccata per il perfetto funzionamento di tutta la macchina organizzativa della gara piemontese: del tutto trascurabili i tempi d'attesa per tutte le formalità (ritiro pettorale e pacco gara, deposito borse, accesso alla start line). Logistica perfetta con Expo, partenza, arrivo e servizi vari (bagni chimici, tende spoglatoio, docce, deposito borse) concentrati nell'area della centralissima Piazza Castello.

Bello ed utile lo zaino che costituiva il pezzo forte del pacco gara, sempre gradito il pasta party del sabato sera, magari un po' spartano (tavoli apparecchiati sotto le stelle...), ma non sempre offerto dall'organizzazione delle maggiori maratone.

La partenza, in perfetto orario, potrebbe essere l'unico dettaglio suscettibile di miglioramento: la sede stradale transennata risulta un po' stretta per gli oltre tremila runners e l'assenza di gabbie suddivise per tempi può danneggiare gli atleti più performanti che si attardino nel riscaldamento pre-gara.

La scorrevolezza dei viali della capitale sabauda, comunque, fa sì che già dopo un centinaio di metri dallo start si corra senza alcun condizionamento e il serpentone colorato si lancia verso il Lingotto senza alcuna difficoltà.

Ogni 500 metri una postazione di batteristi anima la corsa battendo il tempo ai runners e almeno nei primi chilometri questo aiuto in più fa girare le gambe più velocemente.

Il primo amico che mi raggiunge e supera è Dario Poggio, un altro bancario che andrà a chiudere ben sotto le 3h20', alla grande! Poco dopo passiamo vicino al Palavela, teatro di tante battaglie sportive per la mia squadra di calcio a 5, quando giocavamo in B a cavallo del 2000...quanti ricordi, ma si deve tirare avanti.

Arriva e mi saluta con calore il mitico Capitano Marziano (al secolo Fabrizio Cosi) che si invola subito con un passo molto più sostenuto del mio, meglio rinunciare al piacere della conversazione con lui per salvaguardare le speranze di finire la gara!

Al decimo chilometro, la doccia fredda: una nostra collega di banca, venuta apposta dall'Ungheria per l'UniCredit Trophy e che ho accompagnato nell'ultimo tratto del viaggio sabato da Milano, peraltro atleta d'elite accreditata di un recente 2h47' a Berlino, ha sofferto una contrattura alla gamba ed ha dovuto abbandonare la corsa: mi avvisa comunque che va tutto bene e che rientra con calma verso piazza Castello. Che rabbia, sarebbe arrivata a ridosso delle prime dieci nella classifica assoluta femminile se avesse chiuso sui propri tempi abituali.

Nel frattempo trovo un gruppetto di runners che procedono con passo molto regolare, anche se per me un po' spedito, ai quali mi accodo per qualche chilometro. Si tratta di una buona scelta, almeno per il momento, perché la fatica non si sente e le condizioni climatiche eccezionalmente buone (fresco, ma non freddo, cielo mediamente sereno e vento assente) invitano alla corsa sciolta e rilassata.

Superiamo Moncalieri e poi Borgaretto, dove a settembre ho corso ai campionati bancari di atletica in pista (ma questi bancari lavoreranno un po', ogni tanto???).

Attraversando i paesi della cintura torinese troviamo bande musicali e gruppi folcloristici che salutano il passaggio della corsa, il pubblico non è molto numeroso lungo tutto il percorso, ma in alcuni passaggi centrali nei paesi ci sono piccole ali di folla calorosissime: davvero complimenti a tutti coloro che ci hanno incoraggiato, senza che si sia mai sentito un (dico uno) clacson "alla milanese". Speriamo che a qualcuno fischino le orecchie....

Passata la mezza, inizia un tratto piuttosto duro di salita, per fortuna non continua, ma comunque impegnativa, che durerà fino al 28° chilometro. Prudentemente ho lasciato la compagnia che seguivo nei pressi del passaggio al 20° ed ho rallentato correndo sopra i 5' al km. Fin dall'inizio il sentore di un crampo ha costituito una certa preoccupazione e mi ha indotto a guadagnare più minuti possibile finché stavo bene, ma tenere il ritmo precedente anche in salita avrebbe significato la disfatta sicura.

I ristori, sempre ben forniti di liquidi e solidi, scandiscono il percorso ogni 5km e - dal decimo in avanti - non ne salto uno, approfittando sempre dei sali e delle gelatine di frutta.

Si scollina a Rivoli e da lì ci si lancia verso Torino, percorrendo il lunghissimo corso Francia: al 30° chilometro tutto fila ancora liscio e passo in vantaggio sulla tabella delle 3h30', ma su uno degli ultimi cavalcavia il crampo si manifesta in maniera più chiara e da lì inizia la battaglia contro i miei personalissimi demoni. Il passo si accorcia per non flettere il muscolo indolenzito e ovviamente si va più piano.

Verso il 35° arrivano i due compagni di squadra Silvano e Fabrizio che mi seguivano (nel campionato bancari esiste anche una classifica a squadre che tiene conto dei primi quattro tempi maschili e del primo femminile per ciascun team): entrambi stanno bene e vanno via in scioltezza (chiuderanno in 3h28'). Chiedo se abbiamo altri compagni più avanti, ma purtroppo pare di no: dovrò cercare di tenere il più possibile, visto che al momento il mio tempo contribuirà alla classifica finale a squadre.

Al 36° chilometro arrivano i palloncini delle 3h30' e riconosco una maglia dell'Atletica Lambro in ottima condizione, pare tenere i pacers senza fatica: si tratta di Francesca Colombo che ha raccontato poco sopra la sua splendida gara torinese. Complimenti per il risultato!

Negli ultimi chilometri le avvisaglie di crampi aumentano d'intensità, nonoostante tutti gli espedienti per scongiurarle e il ritmo di corsa si abbassa di conseguenza. Riesco comunque a non fermarmi mai, tranne una ventina di metri al ristoro del 40° km per bere due dosi di sali, arrivando poco sopra le 3h34'.

Alla fine la nostra squadra arriverà comunque abbastanza indietro nella classifica per banche, accusando circa 4h totali di ritardo dalla Banca Popolare di Bergamo, campione nazionale. Però ci consoliamo, a livello di istituto, con il collega veronese Salvatore Erbogasto che indossa la maglia tricolore con un più che buono 2h41' e spiccioli.

 

 

Add a comment

Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Novembre 2011 19:42)

 

La mia Turin Marathon con personal best

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

Colombo_Francesca_2011_225x300_foto_Roberto_MandelliSabato, per la prima volta dopo la nascita di mio figlio, mi concedo un week end per me stessa e parto per Torino.

Non ho aspettative, non l'ho preparata questa maratona, ho solo parecchie mezze sulle gambe, vicine al mio personale che mi fanno ben sperare.

Ho paura perché non ho lunghi e quando finalmente arrivo all'Expo Run incontro l'amico Maurizio Lorenzini che, sapendo che non l'avevo preparata, cerca di convincermi a partire piano.

Io come sempre gli do ragione e poi... E poi arriva lo sparo alle 9.30 e mi trovo al primo km già a 4:50/km, con l'amico Tony che prova a stare con me per abbassare il suo tempo e mi fa presente che siamo partiti un po' forte. I km scorrono e fino alla mezza passiamo regolare: 1:45:32 segna il display posizionato e penso che per ora sto bene, ma adesso arriverà la salita. Ed eccola la salita, dal 23 al 28 si sale costantemente, intanto mi sono persa Tony che ha rallentato. Vedo che in salita calo al massimo a 5:10, noto che spingo bene con le gambe e passo parecchie persone, mi sento bene, ma ho paura, paura per quei lunghi che non ho...

Finalmente al 29° km scolliniamo e comincia una leggera discesa che fa girare le gambe e mi trovo a fare parecchi km a 4.45 di media; al 34° penso che presto farò un botto, e invece con, le gambe sono fresca, il fiato c'è e continuo a spingere. Vedo, al 36°, un amico che non corre, fa lo spettatore e mi dice che mi vede bene e mi chiede il perché: gli rispondo che “sto da dio”, sono in spinta, non calo e vedo che il pallone delle 3.30 è sempre più vicino. Al 37° mi affianco al pacer delle 3:30 e gli chiedo in quanto chiudono. Mi rispondono che arriveranno sotto le 3:30, penso che forse è la volta che ce la posso fare, cerco di rimanere concentrata e di non emozionarmi troppo perché non è ancora finita e può accadere ancora tutto.

Balzo davanti ai palloncini delle 3:30, e poi penso che forse sto esagerando, mancano ancora 3 km. Al 40° sento le gambe un po' dure, rallento un po', penso che in meno di dieci minuti sono arrivata e stringo i denti, forse, finalmente, riesco ad abbattere il muro delle 3:30. Entro in zona arrivo, è pieno di gente, mancano all'incirca 500 metri, ho le braccia alzate al cielo, sono incredula, le lacrime mi escono dagli occhi e non riesco a controllarle.

Guardo il cronometro sull'arrivo e mi dice 3:29:45, sono tanto felice, mi inginocchio e piango. E' la prima volta che piango e mi emoziono in maratona, forse perché non me l'aspettavo o forse perché ho fatto una gara perfetta...

Grazie Torino per le emozioni che mi hai regalato... Oggi ho coronato un sogno e complimenti agli organizzatori per la perfezione con cui è stata organizzata la gara, spugnaggi e ristori perfetti e pubblico eccezionale.

 

(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)

Add a comment

Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Novembre 2011 16:20)

 

Turin Marathon: muro infranto!

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

Lo scorso aprile, in occasione del mio quarantaduesimo compleanno, Nicola, un vecchio amico di famiglia, mi augurò buon compleanno regalandomi un auspicio, che poi era pure un interrogativo: “Gibe, perché in occasione dei tuoi 42 anni non ti regali 42 chilometri sotto le tre ore?”.

Sorrisi. Sognai per un attimo l’ istantanea di quel momento, un lampo, un battibaleno, un arcobaleno!

Tornai alla realtà ringraziando per cotanto, ma l’autunno era distante, in mezzo tanta vita giornaliera da vivere, chilometri da correre, di gusto, col piacere di farlo senza vincoli al polso. Fra Casella e Montoggio, in Valbrevenna: strada, sentieri, salite e boschi, senza programmare un bel accidente.

Ci sarebbero state poi alcune sfide da affrontare, un po’ per strada, un po’ per monti, sempre con la mia logica, l'istinto irrazionale.

Ancora, la Placentia Marathon, corsa in occasione della prima domenica di marzo, aveva sentenziato, senza tanti giri di parole, tre ore ed undici primi e svariati secondi, podisticamente parlando distante un oceano da quel confine, un mostro d’acqua, un mare immenso, ove affogare qualsiasi miraggio. Un sogno da riporre in arbanella sotto sale a conserva, come un’alice … nel paese delle meraviglie.

Dopo 26 anni ho ripreso un treno, neanche sapevo come, cosa dovevo fare. Ho passato una settimana ad informarmi da amici sul da farsi: obliteratrici, fasce chilometriche, biglietti acquistabili online, persino dove vendono le sigarette!

Ad Alessandria treno alle 6.38, in stazione alcune ed assonnate loro malgrado portatrici di degrado. Sulla banchina avvolti nella nebbia fredda mattutina, tute podistiche dei sodalizi piemontesi, zainetti della Turin Marathon. Nel vagone è un attimo fraternizzare, basta una scintilla, gli occhi si accendono e brillano. Si animano e via ci si racconta. Fra gli altri, faccio la conoscenza di Federico Brugnolo, è un ferroviere di Mignanego, scopro esser collega di un mio amico; ogni tanto corre in pista a Sarissola.

Addirittura ci siamo già, abbiamo corso, incrociati inconsapevolmente, irriconoscibili nel buio, e/o per i cappellini che portiamo, ingiarmati di colori di abbigliamento arlecchino, frutto di collage di pacchi gara, riconoscimenti.

Mi racconta che da ragazzino faceva atletica, poi nulla. Oggi cinquantenne ha ricominciato in quanto non ha mai fatto la maratona, il desiderio di coronare un sogno. Oggi (ieri), a Torino , un incanto lungo 3h46 minuti… Felicissimo.

Andrea Biggi, pur’esso dell’Atletica Vallescrivia, mi aspettava, è da sabato a Torino, ospite di un amico. Un anno travagliato il suo, infortuni a catena, ma non ha desistito. E’ alla seconda maratona, chiuderà in 3 ore e 25 minuti. Grande.

Piazza Castello splende illuminata di tanta gente; sole e storia. Fa freddo, un freddo cane che si va via via ad accentuare usciti dal centro. Genova è presente, i genovesi sono in molti, si riconoscono per canotta ed accento; vincono la gara con il cussino Abdelaziz Ennaji El Idrissi.

In concomitanza del lungo Po, nella campagna, cala la nebbia umida e gelida, occlude la vista delle Alpi; intanto prosegue il pellegrinaggio di fatica volontaria. La corsa con l’andare dei chilometri s’insonorizza. Le batterie picchiate a forza con le bacchette da bambini e ragazzi ritmano la corsa; in concomitanza dei centri urbani tanti applausi generosi. Ad Orbassano la banda musicale, poi forse ancora delle altre, in altri nuclei. La maratona ha poca poesia, ci si deve concentrare e basta, e non è per niente semplice. Un esercizio di auto ascolto. Di stimoli e determinazione. Una corsa costante, preferibilmente senza alcun strappo, frenando la gamba pure quando,, soprattutto all’inizio, è come un giovanotto ribelle.

Non sono capace di correre in gruppo, amo vedere davanti agli occhi libero di guardare. Infatti, ho cercato fino che ho retto di stare davanti o al fianco al pacemaker delle tre ore.

Pensavo ad un ipotetico rasoio tagliente, una fresatrice che m’inseguisse impazzita, affamata di tritarmi. A cani randagi, coyote con denti aguzzi pronti a sbranarmi. Alla terra che dietro a me si apriva come un enorme voragine ed inghiottiva tutto e tutti. La voragine delle tre ore.

“Cello”, al secolo Blanchet della Turin Marathon, un meraviglioso condottiero: costante nel suo scandire la cadenza del passo, prodigo di aiuto psicologico; poche estremamente scelte parole. Grazie.

Ho abbattuto il muro limite anche grazie alla presenza di Ferdinando Todaro della Podistica Cornigliano. Lo avevo davanti, a fianco, dietro. Ci guardavamo, parlavamo, facevamo coraggio, poi silenzio.

Abbiamo condiviso, fatica, dolore speranza e disperazione. Lo guardavo attentamente, il suo gesto atletico, un fare bellissimo. Pensavo nella mia testaccia di ZZ (dura): “Nando è fortissimo, bravissimo, un fisico della madonna, il volto una maschera guerriera greca, un vero adone, fisico da IronMan; però ha due gambe come me. Le muove alternandole una dopo l'altra e se ci riesce lui, ci riesco anch'io, ci devo quantomeno provare”. Anche Todaro ha dato una sballata a quel suo muro. The Wall.

Ricordo di aver corso gli ultimi 12 km senza gambe, loro andavano lungo i viali, giuro senza sentirle, nel mentre combattevo una guerra epocale nella mente. Uno scontro senza esclusione di colpi. Da una parte l’esercito nemico armato di asfissia, nausea, dolori: al fegato, milza, zona pube, di rinuncia. Dall’altra le residue difese forti di speranza, tenute assieme dal cuore. Un cuore gonfio di passione per questo sport, pulsante della stima amica mostratami nel tempo.

Con me hanno corso in molti, li ho immaginati in un gruppetto tutt’intorno, alternandosi nel sostegno, nei consigli e rimproveri.

A Torino quattro anni fa corsi la mia prima maratona. Il mio primo pianto emozionale sportivo. Piansi dal trentasettesimo km all’ arrivo. Non smisi neppure dopo aver tagliato il traguardo. Chiamai a casa per dire che ero sopravvissuto, piangevo ancora; lacrime di sfinimento, lacrime di stupore.

Ieri a Torino ho scartato il regalo che a posteriori Nicola mi aveva donato (indicato) ad aprile. All’interno un muro abbattuto, la vista oltre quel limite, l’aria che si respira; un nuovo liberatorio pianto. Lacrime di gioia, un vagire felice.

“Solo in mezzo a tanti, solamente tanti chilometri da percorre insieme a tanti”.

Add a comment
 
Altri articoli...
Ultimi 60 servizi fotografici